Il ticchettio del cuore.

Lo sento nel silenzio  il ticchettio di questo mio cuore, come il crepito di un tamburo che soffia la sua melodia   lungo il quotidiano percorso Pulsa, sobbalza, si gonfia di emozioni. Accelera il suo ritmo fino a lasciarmi senza fiato, mi dona la vita, gioisce e piange insieme a me. Se si spezza  ed il dolore diventa insopportabile, le cicatrici restano ma si rimarginano con quel medicinale che si chiama Tempo. Poi il l ticchettio ritorna ed è subito pronto a riaprirsi per una nuova vita.

Favria 14.02.2012                Giorgio Cortese

              AAA Federalismo fiscale cercasi?

Mi  domando che fine ha fatto il federalismo fiscale, cioè la mega-riforma dei sistemi di finanziamento degli enti locali su cui a lungo si è retta la precedente maggioranza di Governo? La risposta onesta, dopo cinque manovre di correzione dei conti pubblici in meno di sei mesi e un nuovo governo, è che non lo sa nessuno! E che forse varrebbe la pena ricominciare a occuparsene seriamente, dato che da soli gli enti territoriali di governo sono responsabili di più della metà della spesa pubblica complessiva, al netto di pensioni e interessi. Nessuna riforma strutturale delle amministrazioni pubbliche è dunque possibile se non si interviene anche su questa componente. In sintesi, la situazione attuale è la seguente. Faticosamente, e dopo un rinvio rispetto alle scadenza originaria, il processo di attuazione della legge delega sul federalismo fiscale è stato portato a termine, con l'approvazione di tutti i decreti previsti. Solo che si tratta, per usare un eufemismo, di una attuazione solo parziale, visto che l'incapacità di risolvere i nodi politici e tecnici presenti nella legge delega ha condotto il governo precedente a riprodurli invariati nei decreti, rimandando a interventi legislativi futuri per una soluzione definitiva. Si tratta, per capirsi, di ben una settantina di ulteriori interventi amministrativi e legislativi che richiedono ancora di essere approvati. A questa situazione, già confusa, si sono aggiunte poi le varie manovre di risanamento introdotte a partire dall'estate. Queste hanno avuto come motivo dominante un netto peggioramento della situazione finanziaria degli enti locali, nel senso di una riduzione dei trasferimenti e di un inasprimento dei vincoli imposti dal patto di stabilità, compensati da un anticipo dei limitati margini di autonomia tributaria già previsti nei decreti. La manovra del governo Monti ha ulteriormente accentuato questa tendenza, tagliando ulteriormente i trasferimenti e compensandoli con accresciuti spazi di manovra sui tributi, con la reintroduzione della tassazione sulla prima casa per i Comuni, la previsione di un nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, l'incremento della addizionale regionale sull'Irpef e l'introduzione di una maggiorazione sulle accise per finanziare i trasporti locali. E poi la prevista abolizione delle Province, almeno come ente politico autonomo, porterà effettivamente ad una ridistribuzione delle risorse e delle funzioni di questo ente di governo verso l'alto, le Regioni, o verso il basso, i Comuni. Mi pare che ci sia bisogno di un forte intervento riformatore da parte del Governo che riporti ad un disegno razionale tutta questa complessa materia, avendo ben in mente gli obiettivi finali e i passaggi intermedi. Vista la situazione, le cose da fare sono naturalmente moltissime. Ma al primo posto in termini di urgenza, ritengo che andrebbe senz'altro messa la revisione dei patti di stabilità interna. Al momento, l'accumulo degli interventi su questo fronte ha condotto ad una situazione paradossale, in cui Comuni e Regioni sono costretti ad accumulare surplus crescenti per rispettare i patti, tagliando dove possono tagliare, cioè essenzialmente la spesa per investimenti, l'opposto di quello che c’è bisogno in un momento di crisi economica come l'attuale. Mi pare che si debba trovare un sensato e umano  equilibrio tra rigore dei conti e autonomia locale, che riproponga il pareggio di bilancio come vincolo fondamentale per l'attività degli enti locali e che lasci all'indebitamento lo spazio per finanziare gli investimenti. La legislazione recente ha cercato di trovare questo equilibrio in un accresciuto ruolo delle Regioni, che si dovrebbero fare garanti del rispetto del patto per le proprie autonomie locali, anche in una logica intertemporale. È necessario che questo processo venga consolidato, dando alle Regioni gli strumenti per intervenire. In una logica più strutturale, al cento dell'azione riformatrice del Governo andrebbe rivisto il meccanismo di ridurre i trasferimenti e aumentare i tributi, come si è fatto con gli ultimi interventi, per evitare l’incremento dei divari territoriali esistenti. Omogeneizzare diventa dunque ancor più necessario, ma va fatto sulla base di criteri razionali. Infine mi chiedo ma con la reintroduzione dell'imposta sulla prima casa, la revisione delle rendite catastali e l'introduzione del nuovo tributo sui servizi, mi pare evidente che il mattone, gli immobili, costituiranno di nuovo in futuro il fulcro fondamentale della autonomia tributaria municipale! Ma allora ha ancora senso mantenere un'addizionale comunale sull'Irpef, quando ne è già prevista ed è stata ulteriormente ampliata una regionale? Una compartecipazione comunale al gettito del tributo dovrebbe essere più che sufficiente, anche per limitare i costi amministrativi e mantenere qualche razionalità ad un'imposta che gioca ancora un ruolo fondamentale nel nostro sistema tributario. Ricordandoci sempre dei “soldi rubati”, mi riferisco all’evasione fiscale, che è un enorme Pil Sommerso della nostra economia. Perché con l’evasione si sottraggono risorse alla collettività, si impedisce ai più sfortunati di vedersi assicurata una vita libera e dignitosa, come previsto dalla Costituzione, e allo Stato di programmare investimenti produttivi. Ma nell’ultimo decennio, invece di rendere più stringenti in senso anti-evasione le norme fiscali, si è marciato verso la direzione opposta, sia a sinistra che a destra, e il deterrente penale è stato addolcito: prima è stata resa più blanda la cosiddetta legge "manette agli evasori",1982,  e poi sono state rese inefficaci le norme penali esistenti contro il falso in bilancio delle società non quotate. Concludo con questo amaro paragone se nella nostra Patria un cittadino viene sorpreso a rubare in un supermercato finisce davanti a un giudice, mentre un evasore compie, ad esempio, un atto penalmente rilevante se dalla sua dichiarazione dei redditi emergono imposte non versate per oltre 103.291 euro, e quindi redditi non dichiarati per oltre 250 mila euro!!!. E per finire si lesina gli aiuto alle famiglie in difficoltà ma si danno ai grossi gruppi industriali e bancari-assicurativi.

Favria  14.02.2012              Giorgio Cortese

 Durante la notte

Durante la notte ho camminato molto, poi ho sollevato lo sguardo e un tappeto di stelle mi ha avvolto  di luminosità e splendore fino a farmi sentire "nulla" al confronto, se immagino dov'è posizionata l'ultima stella del universo ce ne sarà un'altra più in là. Con questo  pensiero riesco ad avvolgerle dentro di me come se fossero lacrime del cielo. Questo mi ricorda se certi notti cammino con l’animo inzuppato  di amarezza, fissando i miei passi sul selciato, ma se alzo la testa lo sguardo si perde nel più fantastico spettacolo di cui sono partecipe, così la vita si allontana da me in un volo verso quell'infinito di meraviglie proiettandomi in un commovente mistero d'amore, allora ogni dimensione del mio "infinitamente piccolo" si diluisce in quegli spazi eterni.

Favria                            Giorgio Cortese