“Chi giunge per primo sul campo di battaglia e attende l’arrivo del nemico, è riposato, chi arriva all’ultimo momento e si precipita all’attacco, è affaticato”. Secondo il commentatore Jia Lin, Sun Tzu intende affermare che chi si schiera per primo in posizione vantaggiosa e lì attende il nemico, ha tempo di prepararsi e le truppe saranno riposate. Se la posizione vantaggiosa è già occupata dal nemico, è consigliabile non avanzare ma ritirarsi su un’altra posizione, fingendo di non sapere come attaccare. In questo modo, il nemico penserà che sono privo di strategia e muoverà contro di me. Allora sarà possibile capovolgere le parti, stancando l’avversario mentre attendo in calmo riposo.

Le rughe della vecchiaia formano le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i bambini imparano a leggere i loro sogni.

La vita: la si comprende guardando all’indietro, la si vive guardando in avanti.

Quando!
Quando nella vita mi si aprono tante strade e non so quale scegliere, non ne imbocco una a caso, ma aspetto con calma,placida e olimpica attesa. Respiro con la profondità fiduciosa con cui ho respirato il giorno in cui sono venuto al mondo, non mi faccio distrarre da nulla, aspetto e aspetto ancora, resto in silenzio ed ascolto il mio animo nel profondo. E quando mi parla allora si farò la scelta giusta!


Dare ombra alle quotidiane parole
Ritornando a casa questa sera mi sono ricordato di questa poesia di Paul Celan, e poi a casa ho ritrovato l’appunto che ho trascritto: “Parla anche tu, / parla per ultimo, / di' la tua sentenza. / Parla, ma non dividere il sì dal no. / Alla tua sentenza dà anche il senso: / dalle ombra. / Dalle ombra sufficiente, / dagliene tanta. Ecco mi pare che il poeta ebreo tedesco, vuole con questi versi colpire chi pronuncia sentenze definitive quasi fosse l'unico interprete autorizzato della verità. Sono quelle persone che non si lasciano mai frenare da un'esitazione, asseverano “senza ombra di dubbio”. Ecco appunto la bellissima immagine dell’ombra che invece dovrebbe alonare le parole. Solo così esse escono dalle labbra quasi in punta di piedi, con discrezione e pudore. Anziché essere un flusso veemente e inarrestabile, sono centellinate e avvolte nella pellicola del silenzio perché sono pesate e pensate. Sono frasi che lasciano spazi ancora bianchi che ammettono approfondimenti e un'ulteriore vita in coloro che le ascoltano, un po' come accade alla poesia che ha bisogno degli “a capo” così da lasciare un vuoto che l'eco nell'animo del lettore riempie. È proprio l'esatto contrario della chiacchiera che non ammette spazio e interstizi, oppure dell'urlato che impedisce il dialogo. Un personaggio di Pirandello diceva: “Quanto male ci facciamo per questo maledetto bisogno di parlare!”.
Favria 24.02.2012 Giorgio Cortese

Non sono e non sarò mai certo di ciò che potrebbe suscitare maggiormente il mio stupore, l'unica certezza è che lo stupore suscita maggiore stupore se è vissuto con grande stupore