Sfoglio con calma le pagine vissute, scrivo con passione quelle ancora da vivere. Quando mi capiterà di rileggerle non avrò rimpianti se l'inchiostro che ho usato era il mio

Miei diritti e gli altrui doveri
“La morale, che dovrebbe essere lo studio e la pratica dei diritti e dei doveri, finisce per diventare lo studio dei doveri altrui verso di noi.” August Strindberg, 1849-1912, drammaturgo svedese. Diverso tempo fa leggendo un libro ero rimasto colpito. La frase, sferzante, ha un indubbio fondamento di verità. Certe volte sono un giudice inflessibile della moralità altrui, soprattutto quando i vizi del prossimo colpiscono i miei diritti!. Quando, invece, devo giudicare me stesso, l'oggettività della morale lascia spazio a un metro molto allentato che può essere tirato come più mi aggrada. Vorrei porre l'accento sulla definizione che Strindberg dà della morale, essa è “studio e pratica dei diritti e dei doveri”. Vorrei fare notare la duplicità, perché non basta la definizione e il riconoscimento di ciò che è bene e di ciò che è male, del giusto e dell'ingiusto, del vero e del falso. La morale è un’applicazione vitale e personale. Inoltre i contenuti dell'etica riguardano sia i diritti sia i doveri. Facile è premere il pedale sui primi; essi, però, hanno necessariamente un'altra faccia che è quella appunto dei doveri ed è solo nell'equilibrio di entrambi i volti che la morale ha senso ed è autentica. Permettetemi di ritornare così al punto di partenza ironico di Strindberg: non si può scaricare tutti i doveri sugli altri per tutelare i miei diritti. Sarcasticamente lo scrittore Oscar Wilde scriveva che:”la moralità è l'atteggiamento che adottiamo verso le persone che ci sono antipatiche”!
Favria 25.02.2012 Giorgio Cortese


Scriveva Cicerone che non può essere veramente onesto ciò che non è anche giusto. Una massima di vita sempre attuale. Buona notte