L'uomo nell'arena
Non è il critico che conta, né l'individuo che indica come l'uomo forte inciampi, o come avrebbe potuto compiere meglio un'azione. L'onore spetta all'uomo che realmente sta nell'arena, il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore, dal sangue; che lotta con coraggio; che sbaglia ripetutamente, perchè non c'è tentativo senza errori e manchevolezze; che lotta effettivamente per raggiungere l'obiettivo; che conosce il grande entusiasmo, la grande dedizione, che si spende per una giusta causa; che nella migliore delle ipotesi conosce alla fine il trionfo delle grandi conquiste e che, nella peggiore delle ipotesi, se fallisce, almeno cade sapendo di aver osato abbastanza. Dunque il suo posto non sarà mai accanto a quelle anime timide che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta. di T. Roosevelt

Perché certi giorni voglio tutto subito? Perché mi ostino a volere affermare tutte le mie capacità , che penso di avere, nello stesso tempo? Devo portare pazienza ed aspettare il mio turno con impegno e devo essere contento della quotidiana sfida che è bella. Questo non è un compromesso, ma penso che rappresenti la schietta essenza della vita..

E io non ti pago!
Nella storia passata i sovrani, soprattutto se erano militarmente forti, avevano l’abitu¬dine di ripudiare i propri debi¬ti. Ciò è avvenuto sino dai tempi dell’Impero Romano. Se erano in bolletta e non disponevano di eserciti leali, facevano, quello che adesso gli esperti chiamano “un debt equipe swap”, come i francesi quan¬do cedettero ai Savoia prima il Piemonte e poi la Sardegna, pensando valessero meno del credito vantato nei loro confronti dai Signori di Chambery. Dalla fine degli anni ’80, agenzie bilaterali e multilaterali di aiuto allo sviluppo, come il Fondo monetario e la Banca mondiale, hanno non solo “rimesso” ai Paesi più poveri il debito che questi ave¬vano nei loro confronti, ma anche quello con terzi, pure privati. Una vera sanatoria di massa, l’altra faccia del ripudio di massa. Perché ricordarsene in questi gior-ni? Non soltanto l’Islanda ha detto ai suoi creditori,grandi e piccoli, pubblici e privati, un “Non ti pago!” più eloquente di quello della commedia di Eduardo De Filippo. Ma le vicende del debito greco non so¬no terminate e hanno molto in co¬mune con il ripudio, ingoiato, a ma¬lincuore, dai creditori. Il 9 maggio 2010 si pensava di aver risolto il pro¬blema con una toppa. L’ultimo ac¬cordo, quello di metà febbraio, an¬cora non attuato, prevede uno swap tra obbligazioni garantite unicamente dal governo greco e titoli con un supporto multilaterale, le grandi banche che detengono la metà del debito greco, stimato in circa 350 miliardi di euro, perderebbero il 70% del valore no¬minale, ma ne recupererebbero il 20%, se e quando l’economia elle¬nica andrà bene. Alcuni hanno comprato titoli greci a prezzi stracciati, mediamente il 30% del valore facciale, in certi ca¬si pure il 15%, con la prospettiva di guadagni considerevoli in caso di accordo con le grandi banche ¬quando, si stima, il valore di mercato si situerebbe sul 50-60% di quello nominale. Anche tenendo conto di questi effetti, i creditori della Grecia subiranno in media u¬na perdita del 75%. Si sarebbe potuto aspettare un “saorificio” minore da parte dei creditori? Non proprio, con la piazza in fiamme e un programma di auste¬rità che, secondo economisti ottimisti, minaccia di avvitare Atene in un sempre maggiore impoverimento, tale da mettere a repentaglio non solo l’attuale Governo, ma anche i successivi, si è preferito mascherare un sostanziale ripudio, il primo di queste dimensioni in un Paese Ue, piuttosto che fronteggiare guai peg¬giori come l’uscita della Grecia dall’euro, frantumazione dell’eurozona e del¬la stessa Ue. Si è creato, però, il precedente pericoloso, perché adesso altri Stati dell’unione monetaria, nel caso, possono chiedere, e ottenere, un trattamento ana¬logo, perché Davide non è più forte di Go¬lia, ma ha una mira migliore! Quale conclusione? Nel diritto internazionale non esiste nessun giu¬dice che autorizza il ri¬pudio di crediti vessato¬ri nei confronti dei debitori, ma si è sviluppata una nor¬mativa commerciale e finanziaria, internazionale che, riallacciandosi a quelle del lontano passato, contempla il “Non ti Pago!”, quando le implicazioni economiche e sociali del debito sono eccessive. Morale i piccoli risparmiatori ci rimettono sempre, paga pantalone e gli gnomi della finanza la fanno di nuovo franca! Ma alle persone alle famiglie al fattore U, come essere umano, nessuno ci pensa?
Favria 5.03.2012 Giorgio Cortese

La VITA è:
1.RETTA CONOSCENZA, che mi da gli strumenti necessari per il mio quotidiano viaggio.
2.SAGGEZZA, per usare la conoscenza accumulata nel modo che meglio servirà alla scoperta della mia presenza e del mio presente.
3.COMPASSIONE, per accettare glia altri, che possono avere una mentalità diversa dalla mia, con gentilezza e comprensione, mentre con loro e in mezzo a loro percorro la mia strada.
4.ARMONIA, per accettare il flusso naturale della vita.
5.CREATIVITÀ, che mi aiuta a capire e a riconoscere nuove alternative e sentieri inesplorati.
6.FORZA, per resistere alla paura e continuare ad avanzare senza garanzie di ricompensa.
7.PACE, per mantenermi sereno e concentrato nell’animo
8.GIOIA, per permettermi di cantare a di ridere e di danzare lungo l’intero cammino
9.AMORE, che sarà la mia costante guida quotidiana
10.UNITÀ, che mi porta al punto di partenza, il luogo dove io sono unito a me stessi e a tutte le cose .