Ogni giorno la buona educazione è la mia migliore difesa contro le cattive maniere altrui.

Solo una lieve figura
Sono in coda all’ufficio postale. Un uomo sulla sessantina, molto alto, gli occhiali da vista un po’ obliqui sul naso e i capelli bianchi scarmigliati, gli atteggiamenti al confine tra la pazzia controllata e la genialità esibita, agita con insistenza il modulo delle raccomandate. “ Come si compila? “ chiede affannosamente alla signora che lo precede. E al signore che lo segue: “ Va bene se scrivo con il pennarello? “ . Per farlo si appoggia su un libro che ha in mano, un trattato di filosofia che fa in modo non passi inosservato. E infatti tutti lo notano, il libro e lui. Molti lo guardano come un imbecille, ma questo non pare turbarlo, al contrario: imbecille o no, è riuscito a rimarcare la propria diversità. Poteva rassegnarsi, uno come lui, a essere un umile nessuno in coda all’ufficio postale? Poteva sapere come si riempiono le caselle, nome cognome indirizzo, di una banale raccomandata? Lo sguardo di chi non desidera essere guardato può nascondere la volontà di codificare' gli altri, come pensava Sartre, oppure la paura della realtà. Ma chi desidera essere guardato crede di esistere in forza dello sguardo altrui e non si accorge di offrire solo questa tenue apparenza, come un’ombra che per essere tale vuole sempre essere illuminata.
Favria 16.03.2012 Giorgio Cortese

Una sfrenata ambizione nasconde una grande stupidità.

Lo stupido odia la conoscenza e il consiglio, la sua ottusità è per lui come una cosa di cui vantarsi. Pensate lo stupido ama cosi tanto la sua stupidità, ed è inutile correggere uno stupido, se provo a correggerlo lui mi desterà ancora di più.

Buon mattino anche a te che hai pensieri sereni, se la vita ti sorride fai sorridere chi sorrisi non ne ha.

Sorridere e' contagioso!!!! Buona giornata
Sorridere è contagioso! Puoi prenderlo come un raffreddore! Quando stamattina qualcuno mi ha sorriso, ho iniziato a sorridere anch’io! Svoltato l’angolo, qualcuno ha notato la mia espressione …E quando questa persona ha sorriso mi sono reso conto che lo avevo contagiato!!! Ho riflettuto su questo sorriso e ho capito il suo valore. Un semplice sorriso come il mio può fare il giro del mondo! Quindi se vedi un sorriso non permettere che passi inosservato! Iniziamo subito un’epidemia!!! E contagiamo il mondo! BUONA GIORNATA !!!

Nella vita ci vuole un po’ di storia per spiegare un po’ di tradizione

Al calar del sole.
Al calar del sole rimiro i colori della sera e distinguo a fatica i volti di chi mi sta vicino, volti che non nascondono un sorriso. Certo sono stato segnato dal quotidiano viaggio ma non ho perduto la speranza. E ora che il giorno finisce riesco a vedere con occhi nuovi ciò che ho conosciuto e che sono stato. E allora, coraggio levo lo sguardo perché di fronte a questa bellezza del cielo stellato non mi resta che godermi l’infinito

Il vero amico!
“Il massimo sforzo dell'amicizia non è quello di mostrare i nostri difetti a un amico, ma quello di fargli vedere i suoi” La Rochefoucauld. Questa breve considerazione sull’amicizia, una realtà rara e preziosa, mi fa riflettere sul termine "amico" distribuito a piene mani in politica, nelle relazioni sociali e nella stessa esistenza quotidiana. Nell’amicizia c’è un aspetto delicato e imbarazzante, eppur necessario, quello della correzione fraterna. Avere il coraggio non solo di essere sinceri svelando all'amico i miei difetti, ma anche far emergere i suoi che egli, per la tipica e comune cecità causata dall'orgoglio, ignora: è, questa, un'operazione ardua e difficile perché purtroppo ho perso così degli amici.. Certo, per farlo devo avere prima la schiettezza di denunciare prima i miei limiti, ma poi mi devo inoltrare anche su questo terreno minato, con tutta la cautela, la lealtà, la finezza e il garbo necessario. Perché nella vita quotidiana i veri amici vedono i miei errori e mi avvertono; i falsi amici li vedono e li fanno notare agli altri.
Favria 17.03.2012 Giorgio Cortese


Dentro di noi c’è sempre in agguato il rischio della petulanza prevaricatrice nei confronti degli altri o delle novità. In italiano per definire questo vizio, c'è un termine familiare molto vivace, il “ficcanaso”, sempre in agguato, pronto a giudicare, a criticare, ad assegnare pagelle agli affari altrui.


100 asilo Servais, una volta il premio di coraggio oggi un premio agli educati
Buongiorno, leggendo la storia del Servais e del suo testamento, sono rimasto colpito dal premio da elargire a quelle persone che effettuavano un atto di coraggio, proprio della concezione ottocentesca, infatti l’art. 1 del testamento recita testualmente: “Dono alla città di Torino, che mi è così simpatica e che amo come mia Patria, a questa città, nella quale sono domiciliato da quasi ventotto anni, la cifra di trecentomila franchi (300.000), la cui rendita annuale sarà distribuita, nella totalità o in misura parziale, sotto il nome di ‘ premio Giovanni Servais’ a coloro che, dotati di virtù attive, compiranno atti di coraggio e di abnegazione, in particolare atti a tutela della vita o dei beni dei privati. I premi saranno di importo determinato, più o meno considerevole a seconda dei casi e delle posizioni sociali; dovranno essere in rapporto ai servizi resi alla società; potranno essere anche accordati alla donna o ai bambini di coloro che sono stati oggetto della loro devozione.” Se nell’ottocento la concezione del coraggio, inteso nel suo nobile atto, era molto sentita, oggi la nostra società del terzo millennio è attaccata da una malattia che la sta, invece, portando in rovina. Questa epidemia penso di definirla “Il senso civico con il metro del falegname”. I soggetti affitti da tale morbo reclamano leggi severe contro gli altri ma guai a toccarli, hanno appunto un metro retrattile, da li deriva il nome della patologia.
Quando reclamano dei diritti il loro metro di responsabilità sociale si allunga a dismisura, ma quando devono fare fronte a dei doveri il loro metro diventa uno strumento di misura di precisione, talmente si riduce. Certo su questo influisce il nostro “carattere Italiano” che si evidenzia nel fatto che gli Italiani non si sentono parte integrante del proprio Stato ma danno prioritaria importanza alla famiglia, al privato, ai gruppi nei quali sono inseriti e nei quali si riconoscono. Lo Stato diventa così un ostacolo, un peso e viene visto come soggetto che abusa dei suoi cittadini. Verso lo Stato si hanno solo pretese e si tendono a non considerare i doveri che impone comunque una vita collettiva.
Purtroppo questa errata convinzione si è aggravata soprattutto negli ultimi 20/30 anni, perchè la politica è sempre più degenerata a luogo per farsi gli affari propri, e non dà la sensazione di occuparsi degli interessi generali della comunità, accentuando chiaramente il desiderio dei cittadini di arroccarsi e rinchiudersi nel proprio privato per “difendersi a tutti i costi contro lo Stato predatore, potere oppressivo e non invece regolatore delle relazioni sociali ed economico finanziarie”. C’è però anche da riconoscere che questa caratteristica generale dell’Italiano medio ha origini lontane nel passato. Basti pensare che ci sono sempre state differenze tra il nord ed il sud del paese e grandi differenze di opinioni erano manifeste già ai tempi dell’unità d’Italia, tanto da far pensare che la sbandierata Unità ai tempi fu più una forzatura che una naturale integrazione di un territorio abitato da un unico popolo. Figlio di questo malessere è l’Evasione fiscale che è una chiara conseguenza di questo modo di essere Italiano. Non riconoscendosi nello Stato le tasse diventano prelievi da evitare alle proprie tasche, alla propria famiglia ed al proprio gruppo: non sono coscientemente considerate come una partecipazione a creare il bene collettivo, per realizzare quelle opere e servizi comuni di cui tutti beneficiamo. Poi la proliferazione delle mafie, “delle famiglie”, è altrettanto una conseguenza di questo pessimo rapporto dei cittadini con lo Stato, e sta sempre più prendendo piede anche al nord. Mi crea sgomento quando sento e leggo di paesi che si ribellano quando viene imprigionato un mafioso. Purtroppo è vero, in questi luoghi lo Stato non è presente, ha abdicato al governo della mafie, ma ben poco si può fare quando si arriva al punto tanto grave in cui la maggioranza dei cittadini giustifica pienamente questi comportamenti. La stessa corruzione, la facilità di accordarsi per “passare sopra le irregolarità” con cui tutti facciamo i conti giornalmente e spesso accettiamo perché “non c’è altro da fare”, accentua la sensazione di una nostra caratteristica naturale tipica, tanto che è diventata talmente una cosa normale che ormai non ci si ribella più, è parte della nostra “cultura quotidiana”. Ed ecco logicamente lo scatenarsi delle guerre delle lobby, dei privilegiati, dei gruppi di potere il cui solo interesse è tutelare le proprie posizioni dimenticandosi dei bisogni e delle esigenze della collettività. E penso che chi mi legge se si mette a riflettere ed aggiungere altre situazioni ci si riconosce, almeno un po’, in questa considerazione sul carattere dell’Italiano medio: chissà quante ci è venuto in mente. Se tale problema storico caratteriale non verrà opportunamente considerato, non potrà che continuare a degenerare nel tempo e rendere tutto più difficile e caotico di quanto già non sia. Per questo oltre a tutti gli interventi che il Governo ha avviato o intende avviare, serve contestualmente una grande campagna culturale che faccia capire ai cittadini che sono parte di un unico popolo e dentro uno Stato che ha il compito di pensare al bene della collettività, sembra banale dirlo, quasi inutile, ma non forse per gli Italiani. Ma attenzione: il difficile è che per farsi capire non servono più le sole parole, non ci crede più nessuno. Saranno solo i fatti concreti che mostrano su chi ci governa ad ogni livello ha veramente a cuore la propria Comunità, la propria Provincia, Regione, ed infine la Nazione. Per farlo si deve, per esempio, dimostrare di voler affrontare i veri problemi dei cittadini, l’emarginazione e la povertà crescente, non rincorrere le imposizioni della finanza, né cedere ai poteri forti delle lobby. Finora purtroppo non è stato così! Ed ecco allora che ritorna di attuali il pensiero di quel grande filantropo del Servais. Se cento anni fa ha lasciato una considerevole somma per il premio di coraggio al Comune di Torino e una somma discreta al Comune di Favria per la costruzione dell’asilo. Aveva capito già da allora che se non si incomincia ad insegnare fin da piccoli dei sani valori la società non progredisce. Ed ecco, allora, che è importante per quello sopra enunciato che il fantasma dell’educazione ritorni ad essere concreto nella scuola e nelle società. Partendo dalla scuola d’infanzia che agisce da fondamento alla nostra società, perché certi concetti se non vengono recepiti da piccoli poi non si fanno più propri. Penso che tutti ogni giorno dobbiamo fare i conti con il rapporto educativo con ci sta di fronte. E penso che per questo è importante l’educazione. Purtroppo rispetto alla mia generazione oggi molti giovani arrivano a scuola, con l’errata convinzione, che quest’ultima non abbia niente da dire loro, perché le cose che a loro servono le hanno già apprese attraverso altri strumenti, penso ad Internet, o dalla cultura giovanile nella quale vivono. Ecco mi domando , ma sia noi genitori che gli insegnanti siamo preparati, ma proprio tutti, e motivati e coinvolgenti per questo passaggio epocale da Gutemberg alla cultura virtuale attraverso internet? Penso, ma sono un profano, che dalle aule scolastiche e dalla società, sia impossibile tenere fuori il mondo nel quale i ragazzi vivono e che sentono sulla propria pelle. E come cittadini e come Amministratori possiamo e dobbiamo dare degli esempi concreti ed ecco che è mia intenzione di concedere la liquidazione da Sindaco e lo stipendio auto congelato—sospeso dal luglio 2011 per istituire per i prossimi anni un premio agli alunni favriesi che nel percorso dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, le cosiddette scuole dell’obbligo un premio all’alunno che rispecchia i canoni dell’educazione. Perchè nella vita l’educazione non è una qualità del cervello dove si può essere più o meno dotato o una fascia sociale di reddito ma un sentimento che deve essere insegnato. L’educazione è figlia dell’onesta e del rispetto e senza questo non si va da nessuna parte e non si cambiano gli italiani
Favria, 18.03.2012 Giorgio Cortese



L'arrogante è un debole con se stesso. L’arrogante veste un abito di organza, si veste solo all'apparenza. Ma per me che guardo all’essenza vedo in trasparenza un atteggiamento di pura ed inutile deficienza. E così arriviamo all'arroganza del potere questa eterna malattia ha sposato l'ignoranza che uccide chi ne è contagiato in un abbaglio di cultura nello scacchiere quotidiano di parole vuote.