La primavera non è primavera se non arriva troppo presto G.K. Chesterton
Sono sempre più convinto che una persona maleducata è come una parola fuori posto, la trovo sempre in bocca di uno stolto. Il bello che questa persona si pensa un genio come Napoleone ma forse è un piccolo Napoleone e avrà anche lui la sua Waterloo!!!

Serve a tutti più passione!
Il Paese è sotto traccia, ancora molto sotto traccia, sta disperatamente cercando una svolta non solo di tipo economico ma soprattutto di tipo morale e comportamentale. Penso che tutti possiamo contribuire a questo sforzo, potendo influire sui comportamenti di tante persone. Nessun cambiamento è possibile se ciascuno, nel suo posto quotidiano cammino, non fa quello che è necessario per la salvezza comune. Sempre ammesso, e non concesso, che la salvezza comune sia un obbiettivo desiderabile. Nel frattempo leggo che la Confindustria dice che per la nostra Patria questa crisi è peggiore del '29, e snocciola numeri paurosi! Dai dati si evince che la nostra economia stia soffrendo addirittura di più di quanto accaduto durante la Grande Depressione. Tra il 1929 e il 1935 il prodotto interno lordo del nostro Paese subì infatti una flessione di circa il 5%. Dal 2007 ad oggi l'arretramento è stato invece del 6%. Si tratta per di più di una peculiarità tutta italiana perché nel resto del mondo è invece accaduto esattamente l'opposto. Se infatti nella prima metà degli anni Trenta l'economia mondiale registrò una contrazione del 6%, nei 5 anni appena trascorsi il Pil è cresciuto a livello globale di quasi il 25%. Il rapporto fornisce un'analisi dettagliata e ricca di cifre sul malessere della nostra economia. L'Italia inizia la sua lunga frenata già nella seconda metà degli anni 90 ma negli ultimi 10 anni il rallentamento si fa più intenso e il distacco rispetto agli altri paesi aumenta. Tra il 2000 e il 2010 il Pil pro capite italiano, ossia la ricchezza prodotta da ogni abitante, diminuisce del 2,3% mentre in paesi come Germania, Gran Bretagna e Svezia cresce di oltre il 10%, in Spagna del 7 e in Francia del 5%. Nella classifica delle economie mondiali l'Italia è così scivolata dall'ottavo posto che ricopriva nel 2000 al decimo attuale, con la prospettiva di perdere un'altra posizione prima del 2016. Ma la cosa grave è che per ogni neonato che nasce in Italia ha per dote un debito di oltre 32 mila euro sul capo, che bel regalo! Mi chiedo dove fosse la Confindustria in questi anni!!! Vivevano su Marte! E loro che cosa propongono per risollevare l’economia: l’abolizione dell’articolo 18! Ma con l’abolizione dell’articolo 18 gli Imprenditori si riprendono quello che i lavoratori erano riusciti a conquistare dopo anni di lotte e sacrifici. Perdiamo un principio di civiltà che viene gettato nella spazzatura in nome dell’Europa e del Libero Mercato. Certo se siamo arrivati a questo punto i passaggi sono stati graduali. Si è iniziato con la legge 223 del 1991 che ha introdotto i licenziamenti collettivi, oggi con la riforma dell’art. 18 si introduce il principio del licenziamento individuale. Premetto non che prima non erano possibili, ma adesso viene introdotto un principio chiave , che si è già nell’Europa, compresa la Germania, ma li i rappresentanti dei lavoratori siedono nei Consigli di amministrazione delle aziende. Se passa l’abolizione dell’ articolo 18, in caso di licenziamento per motivi economici, quindi per “giustificato motivo oggettivo”, se il lavoratore non riesce a dimostrare, con onere della prova a suo carico, che il provvedimento è discriminatorio, il giudice, pur in presenza di un provvedimento che sia illegittimo, può solo deliberare un risarcimento a favore del lavoratore e non più il suo reintegro nel posto di lavoro. Quindi, in sostanza se passa questa norma così come ipotizzatato, le aziende potrebbero licenziare senza alcun timore di un obbligo di reintegro. Mi pare superfluo ricordare che il mercato del lavoro gira se c’è lavoro ed in un momento di crisi come adesso mi pare un comodo alibi per permettere alle grandi aziende di licenziare liberamente. Penso che se il Governo non cambia rotta dobbiamo mobilitarci tutti perché stanno uccidendo il nostro futuro, non c’è più l’uomo al centro ma solo freddi ritorni di calcolo economico! Voglio solo ricordare che l’essere umano è l’unico animale che ha bisogno di dare un senso alle cose che fa. C’è chi, questo senso o significato lo chiama missione, scomodando una parola impegnativa ma non così lontana dalla realtà. Tutti noi abbiamo inconsciamente bisogno di una missione e se questa manca o ha cessato di essere attiva perché uno scopo è stato raggiunto, entriamo in crisi, sentiamo che manca qualcosa. Se qualcuno pensa che in tempi di crisi è già tanto avere un lavoro si dimentica che a valle del lavoro di ognuno ci sono comunque persone che hanno bisogno di un buon prodotto, un buon servizio, un buon insegnamento, una buona terapia, una buona assistenza e così via e che tutte queste prestazioni saranno di qualità solo quando coloro che le eseguono, i lavoratori, lo faranno con passione e dedizione, e questo fa bene al mercato del lavoro.. Questa passione e questa dedizione possono però scaturire solo da qualcuno che ha compreso il senso di quello che sta facendo, accedendo in questo modo all’unica vera soddisfazione che può dare un lavoro: il senso di essere stati utili a qualcosa. Questo è il vero nodo del lavoro, ridare passione, non minacciare licenziamenti. Mi sembra che invece c’è da parte di chi invoca l’abolizione dell’articolo 18, solo approssimazione e cinismo. Ma bisogna anche dire che questo discorso vale anche per il lavoratori, se Atene piange, Sparta non ride a giudicare dai comportamenti di tante persone che pur lavorando, sono assenteiste a vita!. Mi rendo conto che non è facile trasmettere ad una persona in che cosa consista la sua “missione”: per questo servono pazienza, passione, cultura, una qualche inclinazione pedagogica, senso civile, indipendenza, integrità personale e una profonda conoscenza dell’ attività specifica. Troppe qualità, mi diranno. Il fatto che tutte queste attitudini, un tempo erano comuni nei lavoratori, dirigenti e padroni d’azienda, e oggi si sono fatte rare, ma proprio per questo dobbiamo recuperare per ripartire tutti assieme mettendo in centro sempre l’uomo e non il gelido calcolo economico.
Favria 21.03.2012 Giorgio Cortese

Quando incontro qualcuno che mi deve riconoscenza me ne ricordo subito. Chiedo scusa di quando certe volte incontro qualcuno verso il quale ho un debito di gratitudine e non ci penso! Ma incontro anche delle persone che pur avendo insegnato e raggiunto l’età della saggezza, ritengono l’educazione un optional comportamentale, l’arroganza e brigare di nascosto come un’alta qualità morale, Vergogna!!!!