Penso che certi giorni devo rubare la trave, sostituire la colonna. Questo pensata di origine orientale utilizza la metafora della tradizionale struttura architettonica cinese, sorretta da colonne e travi di legno. Rimuovendo o sostituendo queste con altre di legno scadente, alle prime intemperie la costruzione crollerà.

Promesse, mai fidarsi di certe persone!
“Promettete, promettete a lungo, perché la speranza è più viva della riconoscenza.” Ho trovato questa frase su internet in un sito di aforismi, e quanto sopra scritto viene attribuito a un certo De la Roche, personaggio a me ignoto. La battuta è, però, interessante ed è spesso una divisa dei politici che certamente non risparmiano sulle promesse. Tra parentesi, mi viene in mente, con l’attuale clima politico amministrativo a Favria, l’altra frase che il Grillo parlante rivolge allo scapestrato Pinocchio di Collodi: “Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che ti promettono di farti ricco dal mattino alla sera. Per il solito, o sono matti o sono imbroglioni”. Vorrei, però, mettere l’accento sulla seconda parte della frase dell’aforisma sopra scritto, sulla riconoscenza. Infatti la riconoscenza è ben più fragile ed effimera rispetto all’attesa e alla speranza di favori. Questa è una verità sacrosanta, quando mi sono trovato necessario per un favore o un aiuto, mi sono sempre stato tenuto, in quel frangente, buona considerazione da chi ne ha avuto bisogno
Una volta che il falso amico ha raggiunto il suo scopo mi va bene se ringrazia e tutto finisce lì. Anzi, a volte come scriveva lo scrittore francese, La Rochefoucauld: “La gratitudine, nella maggior parte dei casi, è solo un desiderio velato di ricevere maggiori benefici”.
Nella vita quotidiana devo essere sempre riconoscente se ho ricevuto un onesto favore ma certe persone dovrebbero evitare di ingannare con una ragnatale di inutili promesse i loro concittadini e fare nascere delle false speranze. Ricordo a questi “personaggi”, vere “facce di gomma” che Dante nell’Inferno ha un monito conciso: “Lunga promessa con l’attender corto”, XXVII, 100, per condannare le promesse non mantenute e per metterli all’Inferno..
Favria 16.04.2012 Giorgio Cortese