Scriveva Micheal De Montaigne che bisogna imparare a sopportare quello che non si può evitare. questo monito è sempre attuale per quelle persone che io personalmente definisco ammalate di mal di cadrega, che dovrebbero rassegnarsi che nella vita quotidiana nulla è eterno e tutto passa!

XXV Aprile una ricorrenza che deve unire e non dividere
Autorità, rappresentanze combattentistiche e d'arma, ospiti e carissimi concittadini e concittadine e commilitoni, con immensa amicizia e vanto mi permetto di salutare la festa annuale del Gruppo Alpini di Favria che avete voluto fare coincidere con la Festa della Liberazione.
In questa giornata d'aprile, celebriamo il 67 anniversario della Liberazione d'Italia dal regime nazifascista, ma anche le radici profonde del nostro senso di appartenenza alla Nazione e la ricorrenza anche del 89 anniversario della fondazione del gruppo alpini.
A voi carissimi alpini Va tutta la nostra sincera riconoscenza per quei valori alpini di solidarietà e di appartenenza del territorio che con il Vostro esempio trasmettete alle future generazioni. Il sacrificio in termini umani di quanti portando con sincero orgoglio la penna sul cappello sono morti per la nostra Patria.
Il loro è stato un sacrificio necessario affinchè le guerre non ci siano più e per ricordarci che l'amore per la Patria non si compra al supermercato ma deve essere innato in ognuno di noi. Quando 89anni fa, i reduci fondarono il Gruppo Alpini lo fecero anche fissando delle regole di appartenenza. Erano regole semplici ma sufficienti: chi si impegnava a fare parte dell'associazione doveva essere un alpino.
Era allora l'unica condizione perché non servivano altri titoli, ne faceva merito particolare la condizione sociale. Alpino bastava: voleva dire tutto, condizionava i rapporti, ogni azione di vita. Per gli alpini le regole valgono ancora, anche oggi, in una società liquida e sempre più di corsa, dove le regole vengono cambiate solo per fare più soldi, sopravanzare gli altri ed acquisire nuovo potere. Una società del tutto e subito. E sono regole che affascinano sempre di più i giovani. Gli alpini hanno nel dna il forte senso di solidarietà e dell'amicizia e ricordare la fondazione degli alpini è un salutare bagno nella storia per riprendere la forza di andare avanti con le regole che hanno lasciato i padri fondatori. Ma ecco che ogni anno puntuali come sempre arrivano le polemiche sul 25 aprile, con la retorica nei toni e strumentale nelle intenzioni, è il triste ritornello di quella parte della nostra Patria che non si è ancora riconcilia con la propria storia, che continua a male intendere il valore dei concetti del termine di Patria e di Resistenza e a continuare a “combattere” una guerra finita, grazie a Dio, 67 anni fa.
Ecco il nauseante ritornello che ci propina chi usa la storia per dividere, mistificandola allo scopo di renderla contundente, con l’abuso della memoria comune a fini di bassa cucina politica smerciando una cattiva moneta che quando circola troppo a lungo scaccia quella buona. Così avveniva l'anno scorso quando veniva celebrata 'Unità d'Italia e quest’anno il 25 aprile con come per il 1861, rischia di diventare pericolosamente una data senza contenuto.
Allora durante il fratricida conflitto i giovani fascisti e i giovani partigiani inseguivano ideali simili ma non uguali a quelli che la politica usa ancora oggi per mobilitare le masse. Libertà, Patria, per loro non erano, però, meri slogan, ma progetti con una visione della società futura diametralmente opposta. Per nostra fortuna hanno prevalso, con un grandissimo sacrificio umano, quelli che lottando nelle montagne, nelle campagne, nelle città e nelle fabbriche, lottavano e morivano per la democrazia ed avevano e la storia ha dato torto a quelli sciagurati che si erano schierati col dittatore. Ma se pur drammaticamente divisi, e anche se molti di loro parlavano solo il dialetto, erano tutti figli di una Patria che a scuola, sui giornali, nelle piazze e nelle chiese cercava e proponeva punti di riferimento, condivideva comunque una civile tradizione e coltivava l'ambizione di una vicenda comune. grazie al sacrificio di chi è morto per la libertà è venuto il tempo della democrazia.
Oggigiorno mi sembra che il sacrificio fatto da tanti giovani per dare oggi a noi tutti la libertà mi pare che venga vanificato con una certa politica con una gestione autoreferenziale che accresce ed aumenta nel potere il senso di onnipotenza di chi, ad ogni livello governa. Il rapporto della politica con il popolo è in una fase delicata e per rispetto ai morti che oggi onoriamo dobbiamo evitare, che il sacrificio di sangue fatto venga oggigiorno vanificato. Voglio infine ricordare che la politica ed amministrare anche le piccole Comunità è prima di tutto servizio e non come intende certa gente come gestione del potere che genera altro potere e che viene mantenuto attraverso un suo uso spesso spregiudicato. La democrazia che è nata dal lacerante conflitto della lotta di liberazione, la Costituzione la nostra stella polare, ed è una creatura delicata e preziosa. La democrazia si basa sulla fiducia del cittadino nei confronti delle Istituzioni e la perdita di questa fiducia apre la strada ad una deriva che potrebbe condurci di nuovo alla dittatura.
Certo oggigiorno è dura, ci sono persone che seminano ad ogni livello anche nella nostra Comunità il seme della disunione. Dobbiamo diffidare di chi con parole dolci come il miele dice di mettersi da parte e poi cerca di portare avanti dei programmi che si riveleranno solo fiele e che sono miseramente attaccati alla “cadrega”, bisogna dire basta ai soli volti noti e che qualcuno nei media definisce “storici”, cambiamo il vecchio modo di fare politica.
Ma oggi cari concittadini non dobbiamo né accontentarci di una data sola, o di tre, come il 2 giugno e 4 novembre, per sentirci e dirci italiani.
Oggi dobbiamo scegliere ad ogni livello persone oneste e persone nuove e rottamare in politica i soliti nomi noti ed ormai obsoleti per cambiare veramente, e allora cambiamo perché lasciare che certe persone continuino a sguazzare come se nulla fosse e lasciare che lo sguazzo continui è un dramma, cambiare si può e si deve.
Viva gli alpini! W il XXIV Aprile, Viva l'Italia!
Favria 25.04.2012 Giorgio Cortese