Da gobbo sono felice che la Juve sia in testa in serie A e il Grande Toro è primo nella serie cadetta. Il prossimo anni ci saranno dei magnifici e mitici derby. W lo sport!

Il dubbio consolida ciò che la certezza metterebbe in dubbio!

La vita…
La mia vita, come quella di tutti gli esseri umani è un’opera d’arte, che lo sappia o che mi piaccia o no! Per viverla come esige l’arte della vita devo, come ogni artista, quale che sia la sua arte, affrontare ogni giorno delle sfide difficili, e scelgo obiettivi che molte volte sono, almeno nel momento in cui li scelgo, sono ben oltre la mia portata. Insomma la vita ogni giorno è una sfida e devo sempre tentare l’impossibile. E’ solo così che posso solo sperare, senza potermi basare su previsioni affidabili e tanto meno certe, di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandomi così all’altezza della sfida. Durante questa quotidiana sfida l’incertezza è l’habitat naturale della mia vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore della mia quotidiana attività. Sfuggire all’incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che una felicità “autentica, adeguata e totale” sembra rimanere costantemente a una certa distanza da me, simile ad un magnifico orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerco di avvicinarmi ad esso, ma io testardamente con sincera fiducia continuo a camminare verso il confine tra la terra e il cielo.
Favria 27.04.2012 Giorgio Cortese

Stampando su un grande foglio una notizia a grandi lettere, certe persone pensano di spacciarla per vera!

Mai discutere con uno stupido, ti porta al suo livello e ti batte con l’esperienza!

Il dramma di adesso è che la stupidità si è messa a pensare e che è attaccata pateticamente alla cadrega

Se sei cornacchia non fare il pavone!
La primavera è cominciata già da un bel pezzo, ma le rondini non si sono ancora viste. Del resto, anche se fossero arrivate, non potrei essere sicuri di godere già di un tempo bello e mite, perché una rondine non fa primavera . Questo modo di dire si ripete da secoli anche in senso figurato, per dire che un caso isolato non è sufficiente per trarre conclusioni generali . Gli uccelli sono presenti in molti proverbi e modi di dire . Ci sono anche i piccioni, nell’espressione prendere due piccioni con una fava, che significa raggiungere due scopi diversi, due risultati, con un solo mezzo. L’espressione deriva dal linguaggio dei cacciatori. Ma questo mi fa pensare ad un uccello di maggiori dimensioni e bellezza, il pavone. Il pavone viene citato in un’espressione che ho sentito ripetere spesso: farsi bello con le penne del pavone . Questo modo di dire deriva dalle antiche favole scritte dal greco Esopo e dal romano Fedro, nelle quali si raccontava che una cornacchia, vergognandosi della propria bruttezza, raccolse le penne colorate del pavone e le usò per nascondere le sue modeste piume; così agghindata si mescolò a un gruppo di pavoni. Ma questi la riconobbero subito, le strapparono le penne e la cacciarono via beccandola con violenza. Allora la povera cornacchia, così malridotta, tornò tra le sue compagne, ma anche loro la respinsero. La favola significa che ci sono persone simili alla cornacchia che si fanno belli attribuendosi meriti e opere che non hanno nemmeno iniziato solo per il mal di cadrega! Insomma se sei cornacchia non fare il pavone!
Favria 28.04.2012 Giorgio Cortese

L’unica strada: rispettare gli elettori. Senza rispetto c’è solo l’arroganza di certe persone.

Il genio è uno che quando fa del suo meglio, fa il meglio che si possa fare. La stessa cosa di sé la pensa uno sciocco di mia conoscenza che si ritiene indispensabile

Battaglia comune contro la “macelleria sociale dell’IMU”
Certo il termine “macelleria sociale”, quando viene accostato a un intervento sulla spesa pubblica, in genere segnala una sola cosa: che quelle misure, quei tagli, quei sacrifici proposti come necessari al risanamento dei conti per fronteggiare un’emergenza finanziaria, producono un effetto devastante sulle fasce più deboli della popolazione. Secondo gli esponenti del governo la vera “macelleria sociale”, non è negli effetti di una manovra che, considerato il momento di emergenza internazionale nel quale è stata presentata, va considerata “inevitabile” nel perimetro dei tagli, ma è tutta in quel fenomeno diffuso e troppo a lungo tollerato che si chiama evasione fiscale. Personalmente sono d’accordo alla lotta all’evasione con tolleranza a zero ma i cittadini si aspettano tasse giuste e non esose! Le Stato e i Comuni non possono esigere le tasse se poi sono loro stessi pagano male e tardi e mettono sul lastrico tanti piccoli artigiani. Vergogna!. Sono consapevole che il debito pubblico pesa come un macigno, ma bisogna coniugare sacrifici ed equità, insomma, per far quadrare il cerchio bisogna varare misure di risanamento e allo stesso tempo riforme per la crescita.
Ma l’evasione è anche figlia della sfiducia dei cittadini verso una Stato, Regioni, Province e Comuni, esosi, burocratici e diciamolo anche speconi con i nostri soldi.
Allora, la battaglia per ridurre l’evasione va condotta avanzando contemporaneamente e in modo evidente anche sul terreno della riduzione delle tasse e, per garantire un presente e un futuro economicamente sostenibile alle giovani generazioni, le più colpite dalla crisi, si deve accompagnare al completamento delle riforme del mercato del lavoro e delle pensioni e riducendo certi ingaggi dei manager che gridano vendetta di fronte alla crisi economica attuale.
Questa crisi economica e sociale e la sempre più pesante pressione fiscale è figlia del mito del Prodotto Interno Lordo, il Pil.
Questa idea del Pil è nata in Francia nel settecento, con l’idea che la forza economica di un Paese non la misurano i capitali, o le materie prime che possiede ma dal red¬dito annuale, poi¬ché un Paese non è ricco perché ha mi¬niere o petrolio, ma solo se è capace di mettere questi capitali “a reddito”, il che dipende da molti fat¬tori, persone, tecnologia, cultura. E poi attualmente con il mito di continuare all’infinito nel crescere con i volumi d’affari! Se nel settecento questa idea era rivoluzionaria, adesso ri¬schia di essere fuorviante e nella nostra Patria; il Pil è poi cresciuto anche grazie a un abnorme aumento del debito pubblico, e mi pare troppo comodo e irre¬sponsabile far aumentare il Pil au-mentando la spesa della pubblica am¬ministrazione e contemporaneamente aumentare la pressione fiscale sulle famiglie, già tartassate dai continui ed ingiustificati aumenti di luce, gas e di tutte le utenze domestiche.
Oggi penso che non ci sia alcuna garanzia che rilanciare il Pil significhi anche aumentare i posti di lavoro e il be¬nessere delle persone, e che le varie tasse come l’IMU, che considero spregevole, garantiscano la ripresa, poiché se la crescita continuasse a essere guidata e drogata dalla speculazione finan¬ziaria, e quindi dalle rendite, la nostra vita continuerebbe certa¬mente a peggiorare anche con qual¬che punto in più di Pil che verrebbe sempre divorato dai vari spread speculativi.
Forse le varie amministrazioni civili a tutti i livelli non si rendono conto dell’impoverimento di quegli antichi capitali civili che si chiamano relazioni di vicinato e di prossimità e professionalità che sono stata la fortuna del Canavese industriale e artigianale. Attenzione questo tessuto si sta progressivamente inaridendo e provoca un contagio anche nel tessuto civile della Comunità.
Per poter ricostruire, e presto, questi indispensabili capitali, occorre prima saperli vedere, e poi magari misurare, perché questi patrimoni ci sono stati lasciati dai nostri padri e abbiamo il dovere morale di custodire e sviluppare, se non vogliamo essere ricordati come la prima generazione ingrata della storia, quella che ha interrotto la grande catena di solidarietà tra generazioni. Sono convinto che la Comunità dove risiedo, il Canavese, la Patria possiedono ancora, ma fanno fatica a trasformare in rampe di lancio, la ricchezza dell’esperienza delle persone che vi vivono, la ricchezza media delle famiglie. Come italiani abbiamo combattuto battaglie difficili e decisive, come furono quella dell’alfabetizzazione della popolazione nell’Italia da poco unita di 150 anni fa, o la ben più difficile crisi di bilancio del 1992. In questo senso, impedire la “macelleria sociale”, non significa solo arginare sprechi e sottrazioni di risorse pubbliche, ma anche accelerare il varo di riforme strutturali nel senso della solidarietà e del patto tra generazioni. È ritrovare il valore dell’azione comune e della condivisione di obiettivi, cogliere l’opportunità di una sfida certo dura ma che, in fondo, è molto più semplice di quanto possa apparire.
Favria 29.04.2012 Giorgio Cortese

Felice
Quando penso che tutto sia perso, è proprio quello il momento di ricominciare, raccolgo ciò che di buono sono riuscito a creare
e portalo con me, nel mio animo, il resto lo lascio. Ogni giorni mi vesto di un sorriso e di tanta speranza nei miei simili. . Ci sono dei tempi per piangere ed è sempre ora di sorridere Ogni giorno alleno il mio animo per le future battaglie ed imparo da quelle che io chiamo sconfitte. Certi giorni quando i legacci di pensieri negativi avvolgono il mio animo, tendo l’orecchio al mio animo e sorrido, ed allora riprendo serenamente il ritmo della mia vita Ascolto sempre gli altri e sono felice di che cosa sono, insomma sono sempre FELICE!
Favria 30.04.2012 Giorgio Cortese