Scriveva Micheal De Montagne che gli  uomini sono portati a credere soprattutto ciò che meno capiscono.  Conosco un novello Arpagone, che si aggrappa a tutti i rami, anche a quelli secchi e che continua a fare credere a delle persone delle immense frottole

La sconfitta francese a Waterloo determinata dalla pioggia

La pioggia violenta di questa sera mi ha fatto ricordare quanto ha influito la meteorologia sui grandi eventi della storia. Per esempio Napoleone quando fu costretto all'esilio,dopo la fuga dall’Isola d’Elba ecco i  100 giorni di speranza per Napoleone dopo la disfatta della campagna di Russia; eccolo allora a Waterloo contro gli inglesi in un tentativo disperato di riportare la Francia sugli scudi. La sera del 17 giugno 1815 nelle campagne attorno a Bruxelles sono accampati i francesi. Si sta avvicinando un'attiva perturbazione, il cielo è coperto. Il piccolo Corso sta studiando la strategia d'attacco quando sente forte lo scrosciare della pioggia sotto la tenda e scuote il capo. Piove per ore, tuona, non accenna a smettere sino alle prime luci dell'alba. Tutti i campi sono allagati, l'effetto sorpresa sfuma, bisogna almeno aspettare che si asciughino un po', altrimenti si resterà impantanati. Scoccano le 7, le 8, poi le 9 ma non ci sono cenni di schiarita e l'aria rimane particolarmente umida, il vento è debole.  Ma il piccolo Corso sceglie un percorso alternativo ma diventa prevedibile e soprattutto consente ai prussiani di dar manforte agli inglesi. Bonaparte viene soverchiato e vede svanire i suoi sogni di gloria.

Nell'esilio di Sant'Elena chissà quante volte avrà ripensato il piccolo Corso alla serata decisiva, maledicendo quella pioggia beffarda che gli aveva stroncato il suo lungo corso nella Storia. Come vedete le condizioni del tempo condizionano la nostra vita e la storia molto più di quanto possiamo pensare.

Favria  30.04.2012            Giorgio Cortese

 

E’ proprio vero che il Padreterno, per compensare l'uomo delle enormi carenze fisiche nei confronti degli animali, lo ha dotato della ragione ma ha purtroppo omesso di fornirlo della combinazione esatta per servirsene

 

Il curriculum, 1 maggio 2012

Oggi festeggiamo 1 primo maggio, la tradizionale festa del lavoro. Questo mi fa venire in mente che come Sindaco ho ricevuto in questi bellissimi e splendidi anni da pubblico amministratore persone in ricerca di lavoro, mi viene in mente , in particolare quando un bel sabato mattina dell’anno scorso, mi trovai sulla soglia dell’ufficio, si era d’estate e la porta restava aperta, un giovane immobile. Ancora adesso rivedo quella figura, così sbiadita nel suo decoro, miserabile nella sua rispettabilità, così disperata nella sua solitudine. Mi ricordo ancora che nei curriculum, presi da internet,  scialbi come il copia ed incolla, non mancano nella freddezza dello standard adottati sempre di un fremito di un appello, non di rado esplicitato da una lettera accompagnatoria che mi faceva stringere il cuore di Sindaco.  Dietro quelle righe, infatti, c’era giovani e non, senza grandi speranze, con problemi economici alle spalle.  Quel giovane neo laureato aspirava ad un posto di lavoro mi ricordava   Bartleby, il protagonista dell’omonima opera di Herman Melville, il romanziere americano che è nella memoria di tutti per il suo celebre   Moby Dick. Bartleby aspira a un posto di scrivano, in pratica di impiegato, ed è lì con la rassegnazione di chi sa già di dover eseguire un lavoro alienante e senza creatività.  Tacendo, copia fogli e fogli, mentre fuori pulsa la vita degli affari. Non ha amici e neppure una casa sua, non intesse dialoghi, ma respinge ogni coercizione o prevaricazione con un atono I would prefer not to, “preferirei di no”. Ignorato dai colleghi e dagli stessi padroni, egli chiuderà la sua storia in modo drammatico, dopo un’esistenza grigia nell’ufficio delle “lettere smarrite” di Washington, in inglese dead letters , “lettere morte”.  Il pensiero va oggi ai tanti precari che, per sopravvivere, devono accettare condizioni di lavoro aleatorie e che non possono neppure obiettare: “Preferirei di no!” mi viene da pensare agli stranieri costretti spesso a situazioni umilianti di quasi schiavitù.  Oppure a chi ha messo inserzioni e inviato il curriculum e non ha uno straccio di risposta.  Un po’ tutti dobbiamo raccogliere l’appello silenzioso di Bartleby e dei tanti suoi colleghi, anche più sfortunati.

Favria 1.05.2012                  Giorgio Cortese

 

I palloncini mi ricordano le bugie, e se le bugie fossero palloncini vivremmo tutti sospesi da terra! Ed allora non teniamoli stretti tra le mani, diciamo basta a questi inutili fili di Arianna che non conducono a nulla, apriamo le mani e lasciamoli volare via

 

Non possiamo perdere questo importante Cuore di Volontariato. Non possiamo lasciare da soli Vigili del Fuoco Volontari,  le nostre indispensabili sentinelle del territorio!