Rottamiamo le solite facce note. Rottamiamo chi da venti anni promette e non mantiene. Rottamiamolo  questo usato poco sicuro

Il male? È un nano miope, codardo e narcisista.

Il nano è  il diabolus ex machina, il cuore di tenebra che catalizza e permette che si realizzino i sentimenti più antiumani covati dal Potere, Infallibile conoscitore delle miserie umane, il nano è però del tutto inabile a stupirsi o a partecipare alle sorti altrui. La sua mostruosa disumanità è tutta concentrata nel suo sguardo, nel suo modo di avvicinare il mondo nella sua sete di potere Il nano da l’illusione di conoscere tutto, mentre conosce solo se stesso. Queste considerazioni sono tratte dal libro di Lagerkivist Par “il nano” ma mi sembrano molto attuali.

Arroganza.

Non é il nome di un profumo, bensì un sentimento, uno stato d’animo che non ha niente di nobile, né di generoso. Per me é un vestito di pessimo gusto, orribile  eppure sono convinto che tutti ne possediamo un lembo e qualcuno ci si veste con un abito completo vista l’esiguità della sua statura. Purtroppo la forza   interiore di farne una piccola palla grinzosa e buttarlo da una parte é una qualità che pochi riescono a sviluppare. E si l’arroganza è il cane da guardia dell'umana insicurezza. Le numerose manifestazioni di arroganza degli ultimi tempi sono delle spie preziose dello stato deprimente del costume attuale e danno un’immagine negativa della nostra società, un mondo dove si cercano ancora scappatoie del potere e dove arroganza e fama superano di gran lunga le legge e le regole del vivere civile. Ma la strafottenza e senso di superiorità non riguardano solo personaggi in vista ma piccole formiche che si pensano elefantie sono solo dei poveri nani. Conosco delle persone che hanno nel loro animo i vari gradi di arroganza, quella grave che é caratterizzata dal disonestà interiore di chi riesce tranquillamente a calpestare, mentendo e sapendo di mentire i suoi presunti amici con assoluta assenza di vergogna per affermare i propri diritti calpestando quelli degli altri. Certo ognuno di noi ha il suo carattere e certamente il mio non è facile ma mi viene da pensare che l’arroganza naturalmente non vive in solitudine ma in compagnia dei suoi sinonimi e cioé alterigia, prepotenza, superbia, insolenza, e devo dire, almeno per me, la sua forma meno sgradevole é la spavalderia che é forse l’unica sfaccettatura che personalmente riesco a malapena a tollerare, e mi fa sorride quando vedo questo in certe persone perché, in fondo, forse serve a dei deboli di animo a dargli  un pizzico di coraggio nelle situazioni impreviste,  e a tener testa agli arroganti veri, proprio per evitare ferite gravi.  Personalmente ritengo opportuno per evitare di infettarmi di inserire nel mio  fagotto quotidiano un fazzolettino di umiltà, così tanto per mettere un profumo fresco adatto in tutte le stagioni, per essere piacevole soprattutto con me stesso e per ricordarmi della disponibiltà, educazione, e tolleranza, condannando a priori la prevaricazione sugli esseri più miti,  ricordandomi sempre che il buon senso, secondo la mia opinione,  è la più alta componente dell’intelligenza. Ma se per caso dovessi varcare quel confine che mi potrebbe trovare in stretta  confidenza con l’arroganza, sarò grato ai miei più cari amici di farmelo notare e farò di tutto per ristabilire le opportune distanze.

Favria  5.5.2012            Giorgio Cortese

 

Completiamo il cambiamento non abbiamo bisogno di tornare indietro, si deve superare definitivamente le vecchie logiche e le persone che sono volti storici.  Cambiamo pagina!

 

La battaglia di Falkirk

La pioggia di questi giorni mi ha fatto ricordare una battaglia combattuta nel passato sotto una pioggia torrenziale dove il piccolo, era veramente gracile di corporatura,  generale  inglese Hawley decide di soccorrere Stirling assediata ma viene sbaragliato sulle alture di Falkirk Moor dall'armata  Ecco come si svolsero i fatti, e la pioggia  torrenziale aiutò molto gli scozzesi giacobini. Nel gennaio 1746 i sostenitori di Carlo Edoardo Stuart, il giovane pretendente, erano impegnati nell'assedio del castello di Stirling. Per soccorrere Stirling e sorprendere l'armata giacobita il generale Hawley mosse da Edimburgo con dodici reggimenti di fanteria, alcuni dei quali veterani della Guerra di Successione Austriaca ritornati in patria dalle Fiandre, e un treno di artiglieria di dubbia qualità.

Aveva insomma con se dei veterani di tante battaglie ma la cosa non gli portò giovamento. Il 16 gennaio il generale inglese era a Falkirk, più o meno a trenta chilometri da Stirling, con 8.000 uomini. L'armata giacobita si mise in marcia il 17 di gennaio con 9.000 uomini, altri mille erano ancora a Stirling per impedire una sortita della guarnigione, e si impadronì rapidamente le alture a sud di Falkirk minacciando il campo inglese prima che Hawley si rendesse conto del pericolo ed ordinasse alle proprie truppe di avanzare verso il nemico occupando l'estremità orientale delle stesse alture. Nella fretta i pochi pezzi di artiglieria finirono impantanati nel terreno paludoso che si trova tra Falkirk e Falkirk Moor e non riuscirono a giocare nessun ruolo nella battaglia che stava per iniziare. Curiosamente questi tre cannoni furono gli unici che non caddero in mano al nemico. Gli inglesi si schierarono in tutta fretta su due linee e immediatamente lanciarono i dragoni, schierati all'ala sinistra, contro le truppe scozzesi confidando sulla superiorità della cavalleria sulla fanteria nemica (che il comandante inglese immaginava male organizzata e poco addestrata). Gli scozzesi rimasero coraggiosamente fermi sul posto, senza disordinarsi, e tirarono una salva di moschetto da brevissima distanza scompaginando le linee nemiche e costringendo la cavalleria ad una fuga precipitosa. Galvanizzati da questo primo, parziale, successo, i clan, abbandonati i moschetti, si lanciarono sulla fanteria nemica. I soldati inglesi, impressionati dalla carica nemica, scaricarono i loro moschetti in modo disordinato e poco efficace (anche a causa della pioggia torrenziale) e cedettero di schianto fuggendo verso il proprio campo. L'impeto degli scozzesi fu fermato dal fuoco dei reggimenti inglesi dell'ala destra che, non potendo avanzare contro il nemico a causa di una profonda forra davanti a loro, cambiarono fronte in modo da prendere di infilata il nemico che avanzava. Solo per pochi istanti, poi l'irruenza degli uomini delle Highland ebbe ragione anche di questo ultimo tentativo di resistenza e l'ala destra fu travolta e messa in rotta dalla furia scozzese. In venti minuti di battaglia gli inglesi avevano perso circa 700 uomini, 300 dei quali prigionieri. Il loro campo era stato saccheggiato dal nemico e tutta, o quasi, l'artiglieria era caduta in mano ai giacobiti. Gli scozzesi si accontentarono di occupare Falkirk, prima di ritornare verso Stirling per continuare le operazioni di assedio. Probabilmente ben pochi inglesi si sarebbero salvati se i giacobiti avessero deciso di inseguire con più vigore il nemico in fuga.

Favria  5.05.2012                   Giorgio Cortese

 

Non esiste cretino che sia silenzioso ad una festa o durante una campagna elettorale. E allora in questi casi non discutere mai con un idiota: ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza. Perché lo stolto non vede lo stesso albero che vede il saggio . E poi come scriveva Jean de La Fontane, 1621-1695, poeta  e favolista francese:”Di tre, il più asino non è mai quello che si pensa.”

Se è vero che la veste copre grandi difetti. Allora certe persone aspirano alla fusciacca  da Sindaco per coprirli?

 

La mossa del cavallo

Mi sono trovato in situazioni nella vita dove viene voglia di dire che “la miglior difesa è il contrattacco, sull’attacco dell’avversario”. Certo ci sono innumerevoli situazioni strategiche in cui si può dimostrare la verità di questo concetto, che in alcuni casi può anche essere trasformato in qualcosa come “il miglior attacco è il contrattacco sull’attacco dell’avversario”. Penso che non si debba mai  attaccare per primi ma aspettare la prima mossa del contendente e sorprenderlo con una contromossa. Infatti “la miglior risposta la si ha quando questi ha preso l’iniziativa e non può badare troppo allo stare in guardia” questo concetto militare si applica molto bene nella vita quotidiana e si applica a qualunque interazione umana e non solo al combattimento, e mette in evidenza il vantaggio dell’aspettare tranquilli e dell’immediata risposta all’attacco. Non esiste infatti attacco che non possa essere bloccato o addirittura trasformato in contrattacco. Chi attacca inevitabilmente è costretto a scoprirsi, esponendosi a una pronta e idonea risposta. Certo tutto dipende dall’abilità e capacità di controllo di chi si difende: è molto più facile attaccare che difendersi da un attacco. Ma se il difensore è abile, la sua difesa diventa il migliore degli attacchi.  Insomma partire dopo per arrivare prima che è la sintesi moderna dei due accorgimenti dell’antica strategia orientale, lette in un libro, quali: “Sbatti l’erba per snidare i serpenti” o “Costringi la tigre a lasciare le montagne”. In pratica l’idea è quella, che in una situazione di equilibrio, di mostrarmi debole invitando l’avversario ad attaccare per poi reagire con un rapido contrattacco.

Buona mossa del cavallo a tutti.

Favria 6.5.2012                             Giorgio Cortese

Secondo un Proverbio cinese: “Anche un coniglio intrappolato è pronto a lottare”. E allora nella vita mai arrendersi e lottare sempre!