Orme nella neve.
Questa sera sono uscito dal lavoro, andando nel piazzale per
prendere lauto, ho visto delle impronte sulla neve. Sulla neve ogni impronta è una
storia, c'e' lorma forzata che sosta oscillante tra un impreco e il non sapere
dove andare. Cè l'impronta di chi si sente braccato dalle preoccupazioni. Cè
la traccia del passo amareggiato di chi deve dividere condividere il peso della
vita con questo improvviso lenzuolo bianco. Cè la tenera scia degli
innamorati. Ci sono i passi allegri dei bambini. Ci sono innumerevoli impronte di
sconosciuti che casualmente incontro nella vita e che come pennelli dell'animo dipingono
nei miei ricordi indelebili ricordi di passi già accaduti.
Lemozione della nevicata.
Soffice, morbida, bianca, lieve
lieve. Sembra panna, sembra neve.. No, stavolta è proprio neve sul serio. Il
'signor G' alias Giorgio Gaber parlava della schiuma, nellallusiva simpatica canzone
in cui a un semplice shampoo erano attribuite virtù terapeutiche dello spirito: La
schiuma è una cosa buona, come la mamma, che ti accarezza la testa quando sei triste e
stanco. Una mamma enorme, una mamma in bianco. Ma non è lo stesso per la neve?
In questi giorni le città non apparivano più le stesse: arrotondati e addolciti i
bordi delle case, smussati gli angoli alle macchine, attutiti i rumori della fretta e dei
televisori. Chissà se è qualcosa di simile a ciò che sintende
allorché si parla di abbassare i toni nel dibattito e nello scontro
civile... Di certo non ci piacciono nemmeno le nostre città grigie e metalliche, cinte
da un anonimato sempre più respingente e algido che la neve è sembrata almeno per un
giorno ammorbidire e paradossalmente sciogliere: non fossaltro che per quellelementare
solidarietà che si genera tra automobilisti in colonna infreddolita, ovvero tra
spalatori improvvisati coi moon-boot da sciatore della domenica... leggiadri fiocchi
si sono accomodati lentamente uno sopra laltro in poche ore hanno modificato in
modo meraviglioso il panorama; lo stesso che a volte sopporto puro dovere. Ma diventano
belli persino i paracarri, quando indossano lo spessore di un bianco cappello a
cilindro. Né sono cose che v
Favria 1.02.2012
La prudenza è, secondo S. Tommaso, 'occhio ed il pilota dell'anima, non meno che di tutti i suoi movimenti e di tutte le sue azioni. Il vocabolo prudens, prudente, deriva da porro o procul videns, per significa colui che vede da lontano; e prudentia viene da procul videntia, cioè facoltà di vedere le cose da lontano.