Riflessioni sui primi cento anni dell’Asilo Servais a Favria

Era il  17 giugno 1912 quando veniva redatto lo Statuto dell’Asilo Giovanni Servais o meglio Jean Servais, come si era firmato nel testamento olografo del 1893 lasciando al Comune di Favria la somma di 30.000 franchi…. Nasceva quel giorno ufficialmente l’asilo anche se dai documenti in nostre mani pare che abbia iniziato l’attività già dal 1903.

Ho iniziato questa breve riflessione partendo dal testamento, perché senza questo  nobile gesto non esisterebbe l’asilo Servais a Favria. E se a Favria abbiamo questa bellissima Istituzione che le amministrazioni Comunali precedenti hanno provveduto a rammodernare e ad ampliare, lo si deve a quella limpida figura di filantropo che era il savoiardo J. Servais. Uomo veramente affezionato al Canavese che volle lasciare a questo Comune il lascito per costruire un asilo.

Scopo degli asili, di allora, era di accogliere e preservare dai pericoli della strada i figli dei lavoratori, aiutare le famiglie a sostenerli mediante la refezione, educare i bambini nello sviluppo intellettivo, religioso, morale e fisico. Non va dimenticata la nobile figura della moglie Rosalia Germano, originaria  di Borgo D’Ale che per aiutare il lascito del marito, donò un terreno di sua proprietà. Non vanno   dimenticati  il  signor Frasca Gio.Battista , il signor Battuello Sebastiano ed il signor  Costantino Antonio  che contribuirono grazie al fulgido esempio del Servais con dei loro lasciti alla costituzione dell’Asilo.

Certo il Servais oltre ad avere simpatie liberali, interesse per i problemi sociali, atteggiamenti filantropici, era anche un personaggio di alta caratura morale  e un valente scrittore, infatti pubblicò cinque tragedie in francese sua madre lingua.

Il  lascito di 300.000 franchi per il premio di coraggio al   Comune di Torino ne è un fulgido esempio e di questo ne avremmo bisogno anche oggi. Con questo libro andiamo a festeggiare una bella pagina di storia locale, che possiamo inserire a pieno titolo fra le grandi trasformazioni culturali di carattere socio assistenziale che caratterizzarono la fine dell’ottocento e l’avvento del novecento. Ecco, in questa occasione vorrei proprio fissare l'attenzione sul ricordo, una dotazione che tutti abbiamo a livello personale e comunitario. La civiltà attuale è "smemorata", immersa com'è nell'immediato e nella frenesia del futuro: non per nulla si sono perse per strada le nostre radici cristiane. Eppure, come diceva il critico Giorgio Pasquali, “chi non ricorda, non vive”.

È necessario ritrovare quel tesoro di valori e di sentimenti che abbiamo ereditato, non per conservarli in una biblioteca o in uno scrigno, ma per riattualizzarli così che riscaldino ancora il cuore, orientino la vita, diano senso al nostro procedere nella storia.

Favria 12.05.2012              Giorgio Cortese 

 

Spesso penso a quante cose avrei da raccontare, ma riesco a esprimere così poco!

 

Con calma olimpica attesa.

Certi giorni la vita quotidiana è dura e ruvida, mi sembra quasi di  nuotare in un immenso acquario, con trote, tonni, salmoni e calmi orsi sulla sponda ad aspettare. Ed io aspetto pazientemente il lento e naturale fluire degli eventi. Attendo che il tempo giochi bene le sue mosse, ed io non le intralcerò. Me ne starò buono, con calma placida olimpica attesa, ad osservare, con il mio  attuale ruolo da   non protagonista perchè ora, è così che è. Nella vita quotidiana lascio piccole   tracce briciole di me, lungo il cammino, per non perdere quel filo a cui la logica è perennemente legata. Appendo i miei sogni a quelle poche verità che mi appartengono. A quelle piccolissime certezze, che sono doni della vita, con cui vado avanti. E non mi arrendo dinanzi alle difficoltà, sempre avanti con la schiena dritta, il mio animo non è ancora contaminato dalla polvere della paura perché sono in pace con la mia coscienza. Aspetto con pazienza, il mio respiro è calmo, aspetto con il senso dell’attesa per le cose buone.

Favria 12.05.2012   Giorgio   Cortese