“E' come un fungo sotto un leccio”, modo di dite toscano per indicare la piccolezza rispetto a ciò che gli è accantto.

 

L’attimo immobile.

Questa mattina sono uscito dall’ufficio per andare da un cliente. Dall’altra parte della strada brulicava fervido il mercato, ma la strada per un attimo a causa di due automezzi  in manovra alle due estremità della via,  la strada è stata per un attimo momentaneamente vuota. E’ stato solo un attimo! Si un insignificante. brevissimo attimo!Una porzione di tempo talmente rapida da passare inosservata ad un mondo distratto e a tutte quelle persone che si affaccendavano nel consueto mercato settimanale. In quell’attimo immobile, il tempo non è figgito ma si è fermato solo  un attimo. Mi sono sentito in quell’attimo forte per scoprirmi un attimo dopo ancora più fragile. Mi  è venuta voglia di alzare lo sguardo nel limpido cielo e quasi non scorgere la luce nel profondo azzurro. In quell’attimo vibrava la mia mente ora assolutamente libera dalle nere masse gelatinose dei miei pensieri.. Poi l’attimo è finito con il rintocco del battito del mio cuore, ma nell’attimo passato ho raccolto questi brevi pensieri sul passaggio del tempo e dei luoghi, immobili,  e dei volti, mobili e transitori, che lo popolano. Una delle poche cose che la poesia sa fare, d'altronde, è mettere in comune un'esperienza. Descrivere con precisione le poche verità che si sono intraviste attraverso la propria personale esperienza, di un attimo immobile

Favria, 19.07.2012            Giorgio Cortese

 

Che cosa sono i regni senza giustizia, se non delle vaste imprese brigantesche? S. Agostino

 

Statistica

La statistica studia come raccogliere i dati e come analizzarli per ottenere l'informazione che permetta di rispondere alle domande che ci poniamo. Si tratta di avanzare nella conoscenza partendo dall'osservazione e dall'analisi della realtà in modo intelligente e obiettivo. Il primo a parlare di statistica fu il filosofo tedesco Achenwall nel XVIII secolo come scienza deputata a raccogliere dati utili per governare meglio. Con la statistica ed i sondaggi si cerca di gettare il cuore oltre la realtà, insomma di andare oltre il presente. Per rimare nell’argomento oggi ho letto, secondo l’Istat, che in Italia  ci sono oltre 8 milioni di poveri, pari insomma all'11,1% dei nuclei familiari.  Sempre secondo l’Istat di questi poveri il 5,2% lo è in termini assoluti: circa 3,4 milioni di persone. Secondo la statistica si intende come soglia di povertà relativa per due persone è pari a 1011 euro. Aumenta inoltre l'intensità della povertà relativa, dal 21,5% al 22,3% in un anno, ed i poveri sono sempre di più poveri, ed il  7,6% delle famiglie italiane è a rischio povertà. Per adesso non sono povere ma basta una piccola spesa improvvisa per portarle nel baratro della povertà! Dalle statistiche si deduce che in  Italia è povera o quasi povera circa una famiglia su cinque. Leggendo questi dati dell’Istat sono andato a rileggermi per quanto riguarda il nostro territorio Canavesano   una recente indagine del “Centro Studi si Sintesi”, dal quale ricavo i dati, il   territorio ha ancora un buon livello di ricchezza, le attività produttive e la forza economica non mancano, almeno rispetto al resto dell’Italia, anche se la crisi qui ha colpito molto duro, forse più che altrove. Il proliferare di bar, ristoranti e cinema, un buon scambio interpersonale e culturale, unito ad una robusta predisposizione per lo sport, il turismo e l’arricchimento culturale sono un segno di vitalità. Ma l’importante presenza di immigrazione straniera“senza i ricongiungimenti e il crescente  peso della disoccupazione femminile e giovanile provocano una forte difficoltà a  rendere completa l’integrazione nel tessuto produttivo ormai fortemente modificato rispetto al recente passato. Quanto sopra detto non fa che incrinare i rapporti sociali intesi sia come sicurezza economica che sociale. Ma il più grosso handicap che abbiamo in tutta Italia e qui è molto forte è  il progressivo invecchiamento della popolazione, le   dinamiche demografiche sono praticamente schiacciate verso lo zero,  che porterà nei prossimi anni a forti squilibri e forse ci sarebbe da pensare di più alla terza età. Infatti il tasso  di natalità è talmente basso che non risulta sufficiente a coprire la mortalità del territorio, e solo l’ingresso di nuovi residenti, magari stranieri attratti dalla speranza di poter trovare impiego nell’area, ha permesso negli ultimi anni di mantenere la crescita del numero di abitanti nel Canavese in linea con quella media del resto del Paese. Ma dallo studio del  “Centro Studi di Sintesi2 del giugno c.a., emerge che nel territorio un dato inquietante,  il   tasso di mortalità per tumori è superiore ad altre parti d’Italia, anche dove, in termini di industrializzazione non risultano esserci grosse differenze con la realtà Canavese. Buona risulta essere in Canavese la dotazione infrastrutturale scolastica  con la  discreta presenza di  biblioteche ma  mancano gli asili statali per i più piccoli, che infatti li frequentano in numero superiore alla media di altre realtà del nord del Paese, nel contesto dell’istruzione e cultura hanno una posizione importante a livello nazionale   Colleretto Castelnuovo e Ceresole Reale che sono  nei primi 20 comuni a livello nazionale per variabili relative all’istruzione e alla cultura, nel Canavese il livello di istruzione e buono. Essendo favriese sono andato a vedere la posizione che occupa Favria, che è  posizionata al 4.029 posto nella  graduatoria della qualità della vita e del benessere nei comuni italiani , una speciale classifica delle realtà dove si vive meglio denominata  Borghi Felici ( Centro Studi Sintesi) In conclusione  i dati sono esposti non sono solo dei freddi numeri, dietro di loro c’è l’istantanea della difficoltà palese dell’Italia nel superare la crisi, personalmente penso che non abbiamo più bisogno di a sprecare carta ed inchiostro. Scusate lo sfogo, ma penso che siamo tutti stufi di questo modo di governare ad ogni livello fatto di Ukase e di Grida di manzoniana memoria.G li editti da Zar , come già sopra detto non servono se non si fanno seguire subito fatti concreti. La crisi non si ferma a colpi di leggi ma rimettendo in moto la macchina economica, iniziando dall’edilizia ed inasprendo la lotta all’evasione. Ma i governanti ad ogni livello trovano più facile fare delle ukase, per dire che il Re non è nudo, anche se non ha vestiti…..siamo al ridicolo,  tagliamo veramente gli sprechi.

Favria, 20.07.2012              Giorgio Cortese

 

La politica non è una scienza, ma un'arte. Otto von Bismarck

 

Oggi ho avuto la conferma che alle persone nell’afforntare la vita quotidinana non mancano di forza, ma di tanta umile volontà

 

Camminando per  Favria

Cammino di sera per le strade semideserte  di Favria. Cammino e rifletto, ai bordi della mia strada, nel parco Martinotti tutto è verde è pieno di vita. Molti posti ho visto, molte situazioni mi sono capitate e penso. Mi fermo nella piazza davanti al  Castello e penso ai giorni d’Autunno di diversi anni fa, adesso che sono nel mese di Luglio. Mi ricordo che, allora come adesso, l’autunno era una stagione che arrivava  senza dirmi niente, una sorpresa puntuale come un pullman che si fermava in questa piazza nel giorno di ferragosto con le strade vuote.

Arrivava sotto la suola delle scarpe che sussurravano all’asfalto, mentre camminavo, in quella giornata che andava verso l’imbrunire di tanti anni prima in Via S.Pietro. Me lo trovavo al fianco quasi senza accorgermene in via  F. Costantino e  mi  sorrideva con gli occhi splendidi e malinconici in  Viale Matteotti, un sole tiepido gli accarezzava le spalle, lo scaldava come uno scialle caldo sulle spalle di una nonna in via  Garibaldi. Penso, oggi, a questo   periodo dell’anno che viene chiamato “mezza stagione” ma   che poi mi riempie tutta la vita di teneri ricordi.

L’autunno che, per qualcuno, è il tempo della tristezza, diventa per me il momento di una gioiosa malinconia. Nell’ora  di pausa, l’ora dell’attesa, mi ricordo allora delle foglie  delle piante che sporgevano da solidi muri di via  Tarizzo, pronte a dire addio agli alberi per planare eleganti sul selciato che le aspettava. Erano capaci di cambiare colore ad ogni piccolo soffio di vento, prima verdi, poi rosse, dorate e infine marroni. Mi ricordo che c’era tutta una vita racchiusa in quei pochi secondi che le portavano dal cielo alla terra. Ci sono infinite storie da raccontare in quel volo e i miei furtivi passi quando mi  sembrano eterni ma che duravano un attimo.

Si la bellezza dell’autunno, era uno squarcio di luce che sbucava leggero e prepotente da dietro un palazzo; il via-vai delle persone che incontravo in  Piazza Martiri, che correvano, nella frenesia del sabato mattina,  assorte con in testa mille cose da fare e da acquistare nei negozi della piazza, ed al mattino, uscendo di casa, l’incontro con i bambini che si affacciavano all’esistenza con solo il peso di uno zaino dai colori sempre di una tonalità più intensa. Il  raggiante ricordo che conservo di più nel mio animo erano degli occhi luminosi delle ragazze che avevano lasciato nella borsetta le lenti scure dell’estate e si avviavano verso il lavoro o alla scuola. In queste giornate d’estate mi viene da pensare  all’autunno sia  simile al ritmo blando di chi deve affrettare il passo, ma anche la stagione dei libri nuovi per gli studenti, è il frusciare delle ore di luce che mi portano per mano verso una sera dolce e preziosa. L’autunno  è il ricordo di una giacca beige che indossavo, tanti anni fa,  il ricordo della canzoncina che canticchiavo con la mente, sull’auto mentre andavo a lavorare,  mi ricordo che era  un pezzo di Lucio Battisti, una canzone che parlava di carrelli da spingere al supermercato “sottobraccio a te” e di “prezzi rincarati”.  Ma la cosa che mi ricordo nitidamente era di quel ragazzo seduto nel parco che una sera incontrai mentra andavo a comprare del pane, un ragazzo con la barba ed aveva al collo una lunga sciarpa scura. Mi ricordo che l’avevo fissato a lungo, pensando già allora a che cosa pensasse. Adesso penso che forse  perché l’autunno è la stagione per riflettere, forse era normale che fosse lì a fare  un bilancio della giornata o, magari, di un’intera esistenza, pensare al sentiero della vita dove ci sono due strade e nessun “vigile” ad indicare dove andare. Posso lasciar decidere ai  piedi o fare conto sulla testa, qualunque sia la decisione il risultato è dentro una busta chiusa che nessuno sa quando verrà aperta. Questo è l’autunno! Dopo c’è solo l’inverno, quella che neanche un metereologo pazzo può chiamare “mezza stagione”. Ecco riprendo il mio cammino, in queste calde giornate di Luglio, le strade sono sempre quelle dell’autunno di tanti anni fa, ma la vita vita è una, il cammino è sempre quello.

Favria  21.07.2012               Giorgio Cortese

 

Scriveva M. Barres  in “ Sotto l’occhio dei barbaris- 1888” che: “Il senso d'ironia è una grande garanzia di libertà” ma si potrebbe aggiungere che l’ironia non si  può definire ma si sente e con l’ironia incomincia la libertà

 

Una risata  seppellirà i sicofanti!

La potenza del riso è terribile il sorridere radioso può aprire un breccia di  serenità e di simpatia nella vita quotidiana. In questo senso,  penso che la libertà di espressione del pensiero, con qualsivoglia mezzo, non possa e non debba essere lesa da provvedimenti di censura preventiva che tendano a mettere in soggezione chi voglia, appunto, esprimere liberamente le proprie opinioni. Il riso è l'emanazione di una forza dolce e quieta, perché chi ha il coraggio di ridere, è  momentaneamente padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire. Il semplice ridere mi concede una decisa superiorità d’azione  sulle persone che mi sono vicine. Secondo un vecchio proverbio irlandese:” “Dio ti dà il tuo volto. Il sorridere tocca a te.” E’ anche vero che Camus  nella Caduta scriveva: “Dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia”. Se è vero che quest’unica faccia che ho a disposizione e forse la sua non entusiasmante bellezza non dipendono da me, è però altrettanto vero che non ha neppure del tutto torto Camus. Ed è ciò che il proverbio irlandese afferma nella sua seconda parte: io posso con un mio semplice atto trasfigurare il viso, ecco ciò che riesce a fare il sorriso. È stato detto che al di là dell’artificiosa definizione della iena come “ridens “, il ridere è un’azione tipicamente umana e ha in sé una forza dirompente perché riesce a dar luce a un profilo sgraziato. Ecco, allora, la necessità di non ridursi a persone sempre cupe, che sembrano inseguite per le strade da funerei corvi. Personalmente il riso mi da la possibilità di ritrovare, anche nell’amarezza, un filo di speranza, una scintilla di  luce e farla sbocciare in un sorriso.

Vorrei concludere una battuta dello scrittore inglese settecentesco Laurence Sterne:  “Un sorriso può aggiungere un filo alla trama brevissima della vita”.  Sono personalmente convinto che un sorriso allunga la vita, mia e degli altri, e pazienza  se qualcuno in questo modo si rode un po’ dentro.

Favria 22.07.2012              Giorgio Cortese