Scriveva François De La Rochefoucauld che “l’egoismo è il più grande degli adulatori”. Ma perchè tantissime persone smaniano dalla voglia di essere adulate. Che tristezza!

 

Il simbolo di infinito è dovuto a John Wallis (1616-1703) e compare per la prima volta nel 1655 nell'opera Arithmetica Infinitorum. E' una modificazione di quello che usavano i romani per indicare una miriade

 

La civetta e la cicala- Fedro

“Con schiamazzo assordante, la cicala infastidiva la civetta avvezza a cibarsi nel buio e a dormire di giorno nel cavo d'un tronco. Implorata perché smettesse, acutizzò il suo schiamazzo e, di nuovo, ad un'altra preghiera, s'indispose di più. La civetta, appena capì che a nulla l'era giovato e che pure le parole erano inutili, fermò la prepotente con questo stratagemma: "I tuoi canti non mi fanno dormire e pare che derivino da un suono di cetra apollinea, per questo, desidero bere con te il nettare che di recente Pallade mi ha donato; vieni se tanto ti sta a cuore, brindiamo!". Quella che di sete bruciava, appena capì che la sua voce aveva un valore, cupida volò là; la civetta, lasciato il cavo, inseguì la trepidante e la invitò alla Morte. Così ciò che in vita non concesse, l'accordò da morta.” Colui che non brilla di gentilezza, per lo più, va incontro alla pena della sua arroganza

 

Vi prego abitanti dello Slugland non fate come noi!.

Noi abitanti del Bel Paese, ci dividiamo in fazioni come per il tifo calcistico, pronti a denigrare o ad esaltare il nostro beniamino politico. Noi abitanti del Bel Paese, molto spesso sosteniamo i nostri governanti presenti e passati e anche quando non ne avremmo l’intento, solo perché l’arroganza e la supponenza animosa dei nostri interlocutori, rivolgono anche per riflesso le loro ingiurie anche verso di noi, e cosi ci fanno collocare e prendere le parti di personaggi o situazioni che nemmeno conosciamo o avalliamo. 

E così,  l’entusiasmo e  l’ammirazione, il buon senso quasi sempre soccombono, infatti non ho mai visto un granata dare ragione ad un gobbo per un fallo fischiato dall’arbitro durante il derby..

Noi abitanti del Bel Paese, molte volte ci rendiamo conto degli errori degli amministratori, tuttavia, le nostre lagnanze al massimo sono tanto fumo ma poco arrosto, le nostre lagnanze sono simili a palle di plastica lanciate contro il muro, partono furiose,  ma poi miseramente rimbalzano sul muro senza scalfirlo.

Noi abitanti del Bel Paese, se non siamo ne guelfi o ghibellini di un partito politico, ci mettiamo in disparte e cosi ci asteniamo dall’esprimere giudizi o valutazioni, e se interpellati semplicemente concordiamo con l’opinione prevalente senza entusiasmo.

Noi abitanti del Bel Paese, anche se ci piace camminare o andare in bici, molte volte rinunciamo perché ci sono pochi marciapiedi e quelli esistenti hanno delle evidenti barriere architettoniche, e cosi ci spostiamo in auto incrementando l’inquinamento.

Noi abitanti del Bel Paese ci inalberiamo ma poi ci rassegniamo se dobbiamo pagare l’IMU e poi vediamo quanti soldi pubblici vengono sprecati in feste e inutili manifestazioni.

Noi abitanti del Bel Paese, soffriamo molto, quando rientramo da un viaggio all’estero e ci rendiamo conto che la  disoccupazione giovanile cresce sempre di più e i governanti locali hanno appena il necessario per garantire i servizi essenziali, figurarsi se possono permettersi di destinare dei fondi per incentivare nuovi insediamenti produttivi su aree dimesse con le casse comunali che piangono,

Noi abitanti del Bel Paese,  non ci preoccupiamo quando le luci dei palazzi pubblici rimangono sempre illuminate, certo sono soldi nostri, ma siamo sempre pronti a giustificarli

Noi abitanti del Bel Paese prestiamo una scarsa attenzione sull’operato degli amministratori locali e cosi non ci accorgiamo della buona amministrazione attraverso l’operosità dei dipendenti e governanti che discretamente, dietro le quinte, si adoperano affinché ogni servizio, ogni adempimento sia eseguito senza arrecare danno, ritardo o fastidio ai cittadini.

Noi abitanti del Bel Paese, ci dimentichiamo delle promesse elettorali e invece dovremmo pretendere che da progetti diventassero delle concrete realtà.

Noi abitanti del Bel Paese, ci dimentichiamo ad ogni tornata elettorale su chi ci ha governato e non ci preoccupiamo se veniamo raggirati, per noi abitanti del Bel Paese l’importante che non ci siano ostili perché senza una raccomandazione politica non facciamo nulla, neanche il polliao delle galline.

Perché noi abitanti del Bel Paese, quando realizziamo che i governanti svolgono  male il loro incarico, non solo non li attacchiamo, ma siamo comunque pronti a sostenere che i loro avversari avrebbero fatto di peggio. E allora i nostri amministratori pensano di lavorare bene anche se molte volte sono inadeguati al loro suolo.

Noi abitanti del Bel Paese, non prestiamo attenzione se vengono fatte delle scelte  politiche coraggiose e lungimiranti per le future generazioni.

Noi abitanti del Bel Paese, quando eleggiamo i nostri rappresentati gli firmiamo una cambiale in bianco, e si sa la cambiale è un titolo immediatamente esecutivo e a noi non ci rendono conto, intanto ci dimentichiamo..

Noi abitanti del Bel Paese, non ci accorgiamo dell’importanza che viene data alle questioni generali rispetto ai casi particolari; alle scelte che riguardano l’intera comunità più che il singolo cittadino amico della fazione che governa.

Noi abitanti del Bel Paese, purtroppo non  ci accorgiamo delle misure adottate per la tutela a e la salvaguardia dell’ambiente; dagli strumenti normativi che disciplinano e favoriscono uno sviluppo sostenibile del territorio.

Vi prego abitanti dello Slugland non fate come noi. Da noi, che siamo i veri lumaconi, slug, l’avrai capito, votiamo per affinità e cameratismo, siamo accomodanti, difendiamo il quieto vivere e tiriamo a campare.

Ma allora se non ci accorgiamo fino adesso di niente, ridestiamoci , partecipiamo, protestiamo con la non violenza e badiamo l’inerzia, il tutto senza alcuna soggezione, altrimenti siamo solo e sempre delle lumache che strisciano, facciamo nostra la massima del poeta latino Terenzio: "Audaces fortuna adiuvat." "La fortuna aiuta gli audaci."

Favria, 12.10.2012        Giorgio Cortese

 

Certi giorni non mi perso ma trovo solo delle destinazioni alternative.

 

Dall’anglosassone merac…

Molte volte paghiamo senza capire e allora mi sono chiesto ma   cos'è la marca da bollo? L'origine della marca da bollo, in tal senso, è molto antica. Il termine marca, deriva dal tedesco medioevale märke o forse dall'anglosassone mearc che significano limite, confine, frontiera dello Stato. Da  qui nasce il concetto di imposta dovuta per attraversare i confini di un certo territorio. Secondo alcune fonti un sistema riconducibile alle odierne marche da bollo era già in vigore ai tempi dell'Impero Romano. Pare che l'imperatore Giustiniano facesse redigere gli atti pubblici utilizzando della carta apposita dove era scritto il nome del funzionario preposto a gestire le casse dell'Impero, come mezzo di autenticazione. La marca per bollo è stata da sempre  sin dai tempi remoti un balzello che il  suddito doveva pagare per entrare o uscire dalla marca con un documento che attestasse l'identità del soggetto o le merci che trasportava. Nel Regno d’Italia le prime marche da bollo furono introdotte nel 1863 e dal 1911 furono estese anche alle Colonie Italiane in Africa e le prime marca da bollo sono coetanee dei primi francobolli dello Regno D'Italia. Oggi   la marca da bollo costituisce perlopiù un imposta che grava su determinati atti rilasciati dalla Pubblica Amministrazione e viene utilizzata nella nostra Patria principalmente per gli atti notarili, i passaporti e la convalida di altre dichiarazioni e atti pubblici.

All’estero nel Regno Unito in passato erano utilizzabili anche i francobolli con la funzione di marca da bollo. In altri Paesi europei invece l'utilizzo della marca da bollo è stato abolito, anche se in alcuni casi la tassa di bollo su determinati atti si paga ancora ma con diverse modalità. Dal giugno del 2005 in Italia le marche da bollo di tipo tradizionale sono state sostituite da nuovi contrassegni adesivi che sono rilasciati in via telematica direttamente dall'Agenzia delle Entrate alle tabaccherie e agli altri esercizi convenzionati. Dal 1° settembre del 2007 questo nuovo sistema ha rimpiazzato completamente quello precedente e i vecchi tipi di marche da bollo sono diventati non più validi.

Ma allora la marca da bollo nata per tassare i sudditi che uscivano da un territorio, la marca, è rimasta oggi a noi cittadini che ci crediamo solo liberi a parole. E poi la marca da bollo nata anticamente con la funzione come imposta o balzello, dovrebbe servire a fare funzionare lo Stato, ma mi pare che sia divenuta nell’era digitale un puro cavillo burocratico della Pubblica Amministrazione e dei suoi padroni gli inestinguibili burosauri e noi soliti pantaloni paghiamo sempre!

Favria, 13.10.2012               Giorgio Cortese

 

 

Tornare a casa dopo aver aiutato chi ne ha bisogno!

La donazione del sangue è un emozione che devi assolutamente provare!

Ti aspettiamo mercoledì mattina 17 ottobre 2012 a Favria, cortile interno del comune dalle ore 8 alle ore 11,00

 

 

14 ottobre 2000, la rabbia dell’Orco!

Il torrente gonfiato a dismisura da cinque giorni di piogge anche in quota

Verso la fine dell'estate e precisamente nei giorni di poco precedenti l'equinozio d'autunno, 18-20 settembre 2000,   una serie di impulsi freddi nord Atlantici cominciano a scendere rapidamente sul Mediterraneo occidentale generando in sequenza due tempeste equinoziali a distanza di una settimana l'una dall'altra con un intermezzo anticiclonico. Gli effetti furono   pesanti per tutto il settentrione con allagamenti e danni ingenti provocati dai temporali diffusi e persistenti, persino accompagnati da forti grandinate. Ma quello era solo l'inizio.

Dal giorno 10 ottobre altri sistemi frontali Atlantici cominciano ad interessare nuovamente le regioni settentrionali portando piogge a volte copiose, ma non alluvionali, infatti questi sistemi trovano la loro origine in un vortice ciclonico situato sulle Isole Britanniche, che essendo pilotato da correnti piuttosto intense consente loro di attraversare rapidamente tutti i settori, seguito da repentine schiarite. Quello che accade tra i giorni 13 e 17 fu estremamente diverso. Le correnti fredde nord atlantiche infatti si slegano dal minimo principale tuffandosi nuovamente sul Mediterraneo occidentale e formando un vortice locale che stazionerà per 5 giorni ad ovest dell'Italia, bloccato verso est dalla presenza di un'alta pressione di blocco, interessando con persistenza le regioni di nordovest, e questo periodo sarà ricordato come uno dei maggiori disastri occorsi al nord Italia. Probabilmente sette anni fa questo articolo verrebbe scritto al  lume di una candela. Sì, proprio come quando c'era l'oscuramento, ai tempi dell'ultima guerra. Le circostanze sono diverse, ma è un fatto che nella Valle dell'Orco non si ricorda a memoria d'uomo una catastrofe naturale di portata paragonabile a questa. Certo, nella valle Soana e nelle altre vallate canavesana,   per non parlare della Valle d'Aosta,  si sono verificati casi analoghi, forse anche più gravi. Ad ogni buon conto, quell’anno da sabato e sino a martedì, tutti i paesi dell'alto bacino dell'Orco, da Ceresole a Sparone e Pont, sono stati letteralmente flagellati dalla furia degli elementi, rimanendo completamente isolati dal mondo.    Per quasi cinque giorni, una ininterrotta cascata di pioggia, talvolta mista a grandine e costantemente accompagnata da violente raffiche di vento, si è abbattuta sulle pendici, sui fianchi e sulle cime delle nostre montagne. Fatto quanto mai inconsueto per la stagione così avanzata, lo zero termico era attestato tra i 2mila500 e i 3mila metri di altitudine, ciò che non solo ha impedito alle precipitazioni di girarsi in neve almeno alle quote più alte, ma ha causato lo scioglimento di parte dei ghiacciai.    La conseguenza è stata il rapido e inarrestabile gonfiarsi di ruscelli e torrentelli, tutti inevitabilmente destinati a coagulare le loro energie nell'Orco: dimentico della suo tranquillo e placido alveo originale, il fiume scendeva verso valle con furia indescrivibile, producendo gorghi spaventosi, strappando dal terreno gli alberi come fuscelli, svellendo ponti, erodendo senza tregua centinaia di metri di strade, giungendo a trascinare per chilometri massi e automobili, arrivando in qualche caso a sventrare le case più prossime alle rive.  Anche Favria viene colpita dagli eventi alluvionali infatti pur chiudendo le paratoie della roggia sull’Orco, la furia del fiume le supera e attraverso esse dilaga in Favria formando un fiume all’interno del paese che lo attraversa da nord a sud  utilizzando come provvisorio alveolo via M. Tarizzo,  Via Cernia, Via Sormano, altro ramo in via L. Tarizzo, Vi San Pietro e Via San Rocco. Altri rami si formano su via Busano per esondazione della Roggia, a San Antonio, Chiarabaglia, San Giuseppe, Annunziata e Manesco. Insomma fu un week-end che mise a dura prova l’esiguo numero di volontari della neo costituita protezione civile comunale. Ma una volta superata l’emergenza i volontari  si prodigarono per lo sgombro della zona del Pedaggio di Cuorgnè che rischiava di essere allagata, alla base di atterraggio degli elicotteri sempre a Cuorgnè cooperando con volontari accorsi sia dalla Provincia che da altre regioni. Intanto in Favria presso la sede degli Alpini si raccoglievano derrate alimentari, portate spontaneamente dai cittadini, da consegnare agli abitanti delle vallate alpine in difficoltà, io ero presente e fu una vera gara di solidarietà. Nei giorni successivi i volontari si spingevano sotto il coordinamento del COM da Cuorgnè a Locana  non senza aver precedentemente dovuto superare a proprio rischio e pericolosi tratti di carreggiata particolarmente dissestati. Lo vista che si presentava era desolante paesi irraggiungibili se non con l'elicottero, linee telefoniche a singhiozzo, assenza di energia elettrica, acqua potabile e riscaldamento. Questo lo scenario della Valle Orco dopo la grande alluvione del 2000, destinata per la sua violenza a cancellare il ricordo di tutte quelle passate: un triste primato, del quale tutti avrebbero fatto a meno.  Ho scritto la cronaca di quei trsisti giormi per non dimenticare, sono passati 12 anni, ma il ricordo che serbo è ancora vivo nell’animo.

Favria, 14.10.2012  Giorgio Cortese