Orgoglio bianconero!
Articolo che non è farina del mio sacco, ma merita di essere letto!
Nellestate del 2006, ci fu raccontato che il male del
calcio, ovviamente a tinte bianconere, era stato finalmente debellato. Con lepurazione
della Triade e laffossamento della Juve, ci spiegarono che il calcio sarebbe stato
finalmente pulito e che nessuno avrebbe più potuto dubitare della buona fede di chi lo
amministrava. Per quanto ci riguarda, abbiamo sempre osteggiato questa visione, indicando
Farsopoli come il trionfo dei disonesti in abito bianco, ma va ammesso che negli anni
successivi, nonostante sviste arbitrali allucinanti, con reti convalidate nonostante
sei-sette giocatori in fuorigioco o rigori assegnati in seguito a tuffi degni di finali
olimpiche, la stampa mantenne la parola, accettando ogni errore come umano e sempre
commesso in buona fede. A ben guardare, tale atteggiamento non era poi così inedito:
nessuno ebbe da ridire, per esempio, quando, sei anni prima di Farsopoli, Collina decise
di fare disputare una partita decisiva per lassegnazione di uno scudetto in una
piscina, dopo oltre unora di intervallo tra un tempo e laltro; così come
nessuno ha mai rimproverato lo stesso arbitro pelato per quella partita in cui permise allInter
di pareggiare contro la Juve a tempo scaduto, dopo avere assalito Buffon ed avere infilato
la palla in rete con unazione che difficilmente sarebbe stata ritenuta regolare
anche in un campo di rugby. Si disse che in fondo era giusto così: lInter non
meritava di perdere. Ma il sentimento popolare richiedeva pulizia e pulizia fu effettuata.
Qualche juventino progressista accettò di buon grado quello scempio, in nome
del buon vicinato e di un ardito tentativo di rendersi simpatico a chi inneggiava allHeysel
e augurava una Superga anche alla squadra bianconera. Ancora una volta, va detto che loperazione
smile riuscì, anche meglio del previsto: la Juventus targata
Elkan-Cobolli-Blanc non faceva solo sorridere, ma proprio sghignazzare. Per chi ci odiava,
non cera più bisogno di polemizzare o di invocare la morte degli juventini: la Juve
era già morta, non avendo un presente ed avendo rinnegato anche il proprio passato. Ma da
un paio danni sono cambiate tante cose. O meglio, ne è cambiata una sola: alla
guida della Juve cè un uomo che ha il bianconero nel cuore e che, dopo essere stato
Capitano (con la C maiuscola) in campo, lo è diventato anche in panchina. Antonio Conte
è un trascinatore e, in pochi mesi, è riuscito a trasformare una squadra senza anima in
una corazzata impressionante, che ha le stesse caratteristiche della vecchia (e vera)
Juve: carattere, forza, volontà. Guarda caso, la Juve torna a vincere e cosa succede? Il
calcio è nuovamente sporco e gli arbitri sono in malafede. Ma come, non si era detto che
la Juve rubava perché cerano Moggi e Giraudo? E adesso per colpa di chi ruba? Di
Marotta? O di Alessio? Anche loro comprano le schede svizzere? E quanti arbitri hanno
sequestrato? Peccato solo che dopo il 2006, proprio perché stavamo entrando nellera
dei buoni sentimenti, sia stato eliminato il sorteggio degli arbitri, permettendo al
designatore di sceglierli in totale autonomia, altrimenti sarebbe stato interessante
tornare a leggere articoli su come truccavamo i sorteggi. 18 tiri, di cui 8
nello specchio della porta, contro i 9 degli avversari, nessuno dei quali tra i pali.
traducendo i numeri in parole, un dominio. Questa è stata la gara della Juventus a
Catania: una partita nella quale i bianconeri hanno superato gli avversari in ogni voce
statistica. I siciliani hanno giocato bene, confermandosi formazione di livello tra le
mura amiche e il fatto che il possesso palla dei bianconeri si attesti solo al
53% ne è
Albis Ardua, Ai bianchi gli ardimenti!
(motto Lanceri di Novara)
Lamico Valerio, correggendo un mio errore di questa mattina mi ha fatto ricordare che se l'Arma di Fanteria rappresenta da sempre la base degli Eserciti di tutto il mondo, l'Arma di Cavalleria si è sempre distinta fra le altre come l'Arma aristocratica per eccellenza. Tutto ciò ha un fondamento logico. Quando gli Eserciti erano costituiti in base al censo, era certamente più adatto, per chi se lo poteva permettere, combattere a cavallo piuttosto che a piedi. Tutte le Cavallerie Europee hanno questo retaggio di "nobiltà" nel loro passato, misto ad una visione scanzonata e distaccata della vita, del pericolo, della morte. Solo con una simile visione delle cose terrene è possibile comprendere episodi come le cariche che i nostri reggimenti hanno condotto durante la seconda guerra mondiale in terra di Russia.La Cavalleria è l'Arma ricca di tecnologia e qualità umane, capace di operare in piccoli nuclei per l'esplorazione e la ricerca di informazioni e con la massa e la potenza dei carri da battaglia, in grado di iniziare e concludere il combattimento. Ecco allora alcune delle cariche di cavalleria celebri:
18 giugno 1429, battaglia di Patay, dove avvenne la carica della cavalleria pesante francese contro l'esercito inglese. Per la prima volta vengono sconfitti arcieri armati di longbow, larco lungo inglese, in uno scontro diretto, segnando una punto di svolta nella guerra dei cento anni..
12 settembre, 1683, duratae lasseddio di Vienna da parte dei turchi ottomani, 20 000 cavalieri dell'esercito polacco-austro-tedesco comandato dal re polacco Jan III Sobieski con un'avanguardia di 3000 ussari pesantemente armati, caricano le linee turche, forse è stata una delle più grandi cariche di cavalleria della storia.
18 giugno, 1815, durante la battaglia di Waterloo, 2 000 cavalieri inglesi caricano la fanteria francese e 9 000 cavalieri francesi caricano la fanteria inglese.
30 aprile 1848, la famosa carica di Pastrengo, nella 1 Guerra dIndipendenza.,
compiuta dagli "Squadroni da Guerra" dei Carabinieri Reali, assegnati alla
protezione del Re
31 gennaio 1941, battaglia di Agordat, durante la seconda
guerra mondiale, combattuta in Eritrea ad Agordat, con questa battaglia iniziò la guerra
dAfrica Orientale tra Italiani e gli schieramenti anglo-sudanesi. Le truppe italiane
al comando dellintrepido tenente Amedeo Guillet caricano ripetutamente una colonna
di autoblindo inglesi. Eroico il gesto del tenente
27 agosto, 1942, penultima carica di cavalleria della storia, effettuata dai Lancieri di Novara - 5° sul fronte russo, sul Don.
17 ottobre, 1942, a Poloj avviene, l'ultima carica di cavalleria in assoluto, effettuata dal 14º Reggimento Cavalleggeri di Alessandria contro i partigiani comunisti in Jugoslavia.
E permettetemi conclude con il bellissimo motto del Genova Cavalleria: "Soit
à pied soit à cheval mon honneur est sans ègal".
Favria 1.11.2012
Il grido di guerra!
Il grido di guerra, detto anche grido d'arme, trova la propria
origine nei tornei e nelle giostre durante i quali gli araldi pronunciavano il grido di
ciascun cavaliere al suo ingresso in campo perchè egli fosse riconosciuto. In battaglia
lo si usava in segno di raccolta o di incitamento: in Italia SAVOIA, in Francia MONT JOIE,
in Spagna SANTIAGO, i primi crociati DIEU LE VOLT. Questo grido, doveva essere
un motto conciso in una, due, o tre parole. I gridi di battaglie dei vari eserciti e
delle varie popolazioni si possono definire, il primo intento di usare un arma
psicologica, che scoraggiasse i nemici ancor prima dello scontro, ma anche per farsi
coraggio. Ogni popolo aveva il suo grido di battaglia e i suoi metodi per incitare i
soldati e intimorire i nemici.
Sembra che il grido "ip ip urrà" era usato dai britanni per intimorire i nemici
prima dello scontro i legionari di Cesare che a sentire questi urli inizialmente si
intimorirono . Vi è poi un altro tipo di grido giunto di cui si ha notizia ed è
"Eia,Eia,Alalà", un altro canto greco è il peana, che era il tipico
grido degli opliti greci quando avanzavano compatti per darsi battaglia, il tutto
accompagnato con il suono dei flauti. Altre notizie ci vengono fornite dall'opera Anabasi
dove riporta che le falangi greche, mentre attaccavano cantavano e i nemici spesso
fuggivano prima di ingaggiare battaglia. In epoca moderno abbiamo l'hurrà che era l'urlo
che lanciavano i fanti tedeschi quando uscivano dalle trincee nella prima guerra mondiale.
Caso a parte furono i Romani che raramente urlavano, in quanto i legionari si limitavano a
percuotere gli scudi con il gladio, era il barritus,
stando il più delle volte in silenzio fino alla carica finale,
pare che il risultato fosse molto spaventoso, dando un idea di inesorabilità, dando ai
nemici un impressione di professionalità e freddezza. Il tutto per dare un chiaro
messaggio all'avversario, che si trovava di fronte a" bestie assetate di sangue, ma
fredde e disciplinate", una furia calma e disciplinata , ma pronta ad esplodere
ecco una breve raccolta di gridi di battaglia:
Alalà per gli ateniesi nelle guerre persiane e in quella del Peloponneso
Ambrones per gli Ambroni nella battaglia delle Aquae Sextiae (secondo Plutarco)
Amit ! Uccidi ! per i musulmani nella battaglia sacra di Badr
Aragó ! e Sant Jordi ! Aragona e San Giorgio, per i catalani e gli aragonesi
Banzai ! per i soldati dell'esercito imperiale giapponese durante la II guerra mondiale
Boo-Ya ! per il 75º reggimento rangers dell'esercito degli Stati Uniti d'America
Bourgogne ! per gli eserciti del duca di Borgogna del XV secolo
Coelum denique ! (Il cielo finalmente) per i crociati
Desperta ferro ! per gli almogaveri durante la Reconquista; oggi è utilizzato dai paracadutisti spagnoli
Deus vult, (Dio lo vuole, per i crociati
Dex Aie ! (Dio ci aiuti) per i normanni alla battaglia di Hastings; questo grido fu ripreso dalla Royal Guernsey Light Infantry durante la I guerra mondiale, le truppe sassoni di Aroldo sempre nella stessa battaglia: Ut ! Ut ! Ut ! Out ! Out ! Out.
Olicrosse ! e Godamite ! Holy Cross e God Almighty, per la guardia sassone nella battaglia di Hastings
Geronimo! per i paracadutisti degli Stati Uniti d'America
Guyenne ! Saint Georges ! per i Guasconi schierati con gli inglesi nella guerra dei cent'anni
Heb Hep Hierusalem attribuito ad alcune unità romane dopo la distruzione di Gerusalemme
Hey-Ah ! citato in numerose occasioni nella Bibbia
Hooah ! per i fanti dell'esercito degli Stati Uniti d'America
Hooka Hey! per i sioux Lakota di Cavallo Pazzo e più in generale per i Dakotas dopo la sua morte
Hooyah ! per i Navy Seals degli Stati Uniti d'America
Hrr na ne ! (A loro) per gli ussiti durante le guerre ussite
Huj, Huj, Hajrá ! (Più presto, più presto) per i conquistatori ungheresi
Montjoie ! Saint-Denis ! per gli eserciti dei re di Francia fino a tutto il XVI secolo, dal nome del santo patrono di Francia
?? ???! pronuncia Na Nozh! (Alla baionetta) per l'esercito bulgaro fin dalle guerre balcaniche e utuilizzato ancora oggi
Nobiscum Deus, Dio è con noi, per il tardo impero romano e quello bizantino
Non-Lèi ! per i cavalieri occitani che avevano partecipato alla difesa dei catari durante la crociata contro gli Albigesi (1209-1244)
Parvati Pateyah Har Har Mahadev, Vittoria al dio supremo,Siva, signore dei Parvati in sanscrito, per gli indiani del medioevo in combattimento contro invasori stranieri e per gli hindu Marathas nelle guerre contro i Moghuls musulmani
Portugal e São Jorge ! (Portogallo e San Giorgio) per gli eserciti portoghesi dopo il XIV secolo; in precedenza i portoghesi usavano lo spagnolo Santiago !
Prény ! Prény ! per gli eserciti del duca di Lorena
Remember Fort Alamo ! per i ribelli texani in ricordo della battaglia di questo nome
Saint George ! per gli esercito medievali del re d'Inghilterra
Santiago ! e Santiago i cyerra, España ! per i cristiani spagnoli durante la Reconquista
Santiago ! Castilla ! per gli eserciti del re di Castiglia nel basso Medio Evo
Savoia! per gli ufficiali del Regno di Sardegna ,fino al 1860, e per il Regno d'Italia, fino al 1946.
Semper fi ! Semper Fidelis = sempre fedele, e Oorah ! per i marines degli Stati Uniti d'America
Sha! Sha! Sha! per i soldati e gli appartenenti alla resistenza cinese durante la II guerra cino-giapponese (1937-1945) e la II guerra mondiale
Sieg Heil ! per i nazisti
¡Tierra y Libertad ! Terra e libertà, per i rivoluzionari messicani di Emiliano Zapata
Tohu ! per i giocatori di rugby maori.
Viva San Marco! per l'Esercito della Repubblica di Venezia
Tuc un! Tuc un! grido dei ribelli tuchini in Canavese contro i signori feudali, un grido che si dovrebbe ripetere adesso contro larroganza delle varie caste che ci spolpano.
Favria, 2.11.2012
Gli altri siamo noi!
Il desiderio di porsi diversamente a servizio degli altri, le Protezioni civili di Favria un esempio di funzionalità e collaborazione.
Dopo le alluvioni di inizio anni duemila, si è avvertito nella
nostra Comunità. ancora una volta il senso della necessità di mettersi a servizio degli
altri, in forma gratuita, senza nessun altro scopo che quello di portare un pò, di
sollievo a chi in particolari situazioni, si riscopre svantaggiato sotto diversi aspetti.
Si sa però che le idee non si concretizzano allimprovviso, ma che necessitano di
essere purificate dell'entusiasmo temporaneo, magari dettato solo dall'emergenza o da un
momento particolare, ed essere così rafforzate e poste come maggiormente credibili e
magari concretizzabili. Il tempo, infatti, ha scaricato da quell' originaria idea tutto
ciò che poteva essere entusiasmo del momento ed ha posto le condizioni per arrivare ad
ipotizzare concretamente Ia costituzione di un gruppo di protezione civile locale.
Tra la fine dell'estate ed i primi d' ottobre del 2000 è sorto, anche a
Favria un Gruppo Comunale di Protezione Civile, in seguito denominato P.C., quale
ulteriore e nuovo tassello di volontariato da aggiungersi a quelli già esistenti. Poi nel
2007, verso la fine dellanno una parte dei volontari originari, per dissidi che sono
ancora troppo recenti per dare una giusta ed oggettiva valutazione dei fatti, sono
fuorusciti fondando un nuovo gruppo, denominato
I Volenterosi Volontari si sono prodigati nel soccorso in terra di Abruzzo, portando in quel luogo, dopo il terremoto, uomini, mezzi e soccorsi con generi di prima necessità. Si sono prodigati nellemergenza delle abbondanti nevicate che hanno interessato le valli dellAlto Canavese, sono intervenuti nellalluvione in Liguria e nel terremoto in terra di Emilia, insomma sempre presenti, generosi e operosi come le api che compongono il Gonfalone Comunale.
Favria, 4.11.2012
4 novembre!
Come cittadino con un recente passato di amministratore comunale ritengo che la prima guerra mondiale fu un altissimo prezzo di sangue e perché il sacrificio costò seicentomila morti, e un milione di feriti, moltissimi dei quali rimasero mutilati. Oggi finalmente quella pagina di storia viene vista con occhio imparziale, senza più alcuna retorica, o illusione, o mitizzazione. Quel tremendo conflitto, che ha visto gli alpini partecipare in prima fila, è stata una guerra, con i soldati costretti a stare nelle trincee pantanose, affamati, impauriti, sempre in attesa che arrivasse lordine di uscire allassalto per conquistare qualche centinaio di metri, una trincea nemica, o una collina insignificante sul versante strategico.
Ma conquistarla significava lasciare sul terreno migliaia di morti; pochi giorni dopo, non di rado, veniva di nuovo perduta.
I soldati erano spesso giovani ventenni, strappati ai loro campi, agli affetti, al lavoro quotidiano, ai loro veri interessi, per andare a morire in luoghi sconosciuti, per combattere altri soldati che non avevano alcuna ragione di odiare. Nelle trincee popolani di tutte le regioni, i quali spesso conoscevano soltanto il loro dialetto, non riuscivano quasi a capirsi, se non sul piano dei sentimenti e dei fatti.
Dopo la fine della Grande Guerra i nostri predecessori fondarono
qui, in Favria, una sede ANA, che non è più solo unassociazione, ma un corpo
vitale indispensabile per
Oggi 4 novembre 2012 il mio pensiero va agli alpini che il 10 ottobre 1924, hanno fondato il locale gruppo Alpini. .
Il gruppo come sempre in prima fila per la solidarietà e il volontariato oltre a tutte quelle manifestazioni dichiaratamente alpine.
Ritengo che noi penne nere siamo la ricetta vincente contro la crisi, un modo di vita alpino che non bada allimmagine e ciò nonostante è da oltre un secolo vincente tra gli uomini di buona volontà.
Certo noi alpini ogni anno che passa siamo sempre di meno, in questa Penisola sbrindellata, e sappiamo stare insieme anche essendo diversi; difendiamo gelosamente le autonomie ma amiamo appassionatamente il tricolore, ed essendo pratici pratichiamo la solidarietà delle maniche rimboccate senza pretendere nulla, perché noi alpini sapete ci appartiene soltanto quel che si guadagna e che si sa portare a spalla, con fatica, nella vita.
grazie!
Favria 4 .11. 2012
Solo, solo completamente solo nel vasto mare e non un santo a
consolare lanima mia si sofferente
Samuel T. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio
Gli occhiali
Gli occhiali sono dispositivi ottici costituiti da due lenti
trasparenti e da una montatura di vario materiale che servono a correggere i difetti della
vista o a proteggere gli occhi dal riverbero solare, dal vento, dalla polvere. Luso
delle lenti come sistema correttivo viene fatto risalire, con scarso fondamento, a Nerone,
che pare si servisse di uno smeraldo come monocolo. Nel corso del XII secolo si
conoscevano solo alcuni sistemi di ingrandimento che derivavano da semplici pezzi di vetro
concavi o convessi che non davano unimmagine reale delle cose, tanto che non erano
apprezzati in quanto distorcevano le immagini reali. Le prime testimonianze documentate
sulluso delle lenti come correzione della vista arrivano dallEuropa del XIII
secolo. Pare infatti che venissero usati dai monaci durante il Medioevo per le
trascrizioni degli antichi libri. Il primo a descrivere luso delle lenti per
migliorare la vista fu Ruggero Bacone nel 1262. Egli fece alcuni esperimenti con le lenti
e gli specchi e descrisse i principi del riflesso e della refrazione. Iniziò così a
scrivere gli effetti dei suoi esperimenti. Era ben visto e protetto dal Papa Clemente IV,
ma quando il Papa morì egli dovette continuare in segreto i suoi studi. Venne scoperto,
accusato di eresia e imprigionato. Quando uscì di prigione continuò gli esperimenti. Le
lenti divennero occhiali circa 20 anni più tardi. La loro invenzione viene attribuita ad
Alessandro Spina, nel 1280. Tuttavia luso degli occhiali si diffuse, soprattutto in
Inghilterra, nel XVII secolo. Infatti in questo periodo vi furono delle pubblicazioni da
parte dellastronomo Johannes Kepler che svolse degli studi e fornì degli scritti in
cui spiegava luso corretto delle lenti e soprattutto la differenza tra lenti concave
e lenti convesse. Nel 1780 Benjamin Franklin inventò le lenti bifocali, mentre alla fine
dell800 furono inventate le prime lenti a contatto per opera del tedesco Adolf Eugen
Fick. I primi occhiali erano costituiti da due lenti unite insieme e venivano tenute
vicino agli occhi con le mani e non si portavano in modo continuativo. Man mano vennero
migliorate, quindi le lenti erano tenute insieme da una molla che dava la possibilità di
tenerli sul naso. Oggi sul mercato ci sono svariati modelli, si potrebbe dire per tutti i
gusti e per tutte le tasche. Certo che quando si deve programmare unazione, il
nostro cervello usa le informazioni che la vista gli manda poi agisce di conseguenza. Non
importa se sa altre cose. Se quel che osserva è alterato, anche il movimento che ne
consegue sarà alterato. E una scoperta che apre nuovi scenari su come la mente vede
e costruisce unimmagine del corpo, secondo alcuni ricercatori se un individuo
osserva limmagine della propria mano ingrandita, tende a muoversi come se
effettivamente avesse una mano gigante. Anche se sa che non è così. E magari fatica,
come hanno mostrato gli esperimenti, ad affettare un oggetto piccolino. La visione insomma
domina, nel cervello, sulle altre informazioni e allora ritengo che nella vita quotidiana
contino gli esempi che trascinino molto più di inutili discorsi. Perché la gente ha
occhi, testa e cuore e se si v
Favria 5.11.2012