Scriveva Albert Einstein che: “La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.” Ecco perché ogni giorno certe persone che incontro hanno i pensieri appiattiti…ma allora non hanno mai aperto il loro pensiero!

Chi ha paura della libertà di espressione?

Chi si batte per la libertà di pensiero, lo  fa per difendere o affermare anche e soprattutto la libertà del pensiero altrui..

Ritengo che battersi sempre, per difendere la libertà di pensiero, la libertà di ogni essere umano, è il perno di ogni azione morale. Senza questa base siamo simili ad una società di mercenari.

L'esercizio della libertà di pensiero, di parola, di stampa è di per se stesso un rischio; ma, direi, che è proprio il rischio a dare alla libertà il suo fascino eterno e irresistibile: una libertà senza rischi, infatti, dopo poco tempo diventerebbe abitudine.

Ritengo che sia un sacrosanto dovere dei cittadini raccogliere firme e presentare petizioni, perché questa è l’essenza della democrazia.

Chi ha paura della libertà di espressione ha paura già di se stesso e vuole negare agli altri esseri umani il  diritto alla libertà di parola. Vuole negare il diritto di un essere umano di esprimere le proprie speranze ed i propri sogni. Insomma il diritto di dire e di scrivere quello che si pensa e il diritto di ascoltare e di leggere quello che pensano gli altri. Il grado di civiltà che una società, si misura anche dal grado in cui il pensiero può esprimersi liberamente, certo la libertà di pensiero deve essere esercitata con garbo ed educazione, senza beceri insulti agli avversari.

La libertà di pensiero è in conclusione la capacità di elaborare, di meditare, di approfondire e di manifestare che è poi la caratteristica principale di noi esseri umani.

Favria, 16.11.2012             Giorgio Cortese

 

Dove lo scopo è produrre, costruire, là è il regno dell'arte; la scienza domina dove lo scopo è l'indagine ed il sapere puro.

 

Ladri & ladroni

Martedì nel condominio dove abito c’è stata la disgustosa visita di malviventi che hanno violato alcuni abitazioni. Questo penoso episodio mi   ricorda una poesia del poeta Luciano Luisi che avevo trascritto tra i miei appunti: “È entrato un ladro. Era giorno. Ha forzato/ una finestra dopo avere distorta/ la serratura. E poi non ha rubato/ niente. Neppure uno spillo. E non conforta questa notizia insolita. Ha vagato/ nelle stanze deserte e ha fatto scorta/ fraudolenta d'immagini e ha lasciato/ l'impronta della mano su ogni porta/ è dappertutto nell'aria il suo fiato/ come un marchio…” Penso che questi versi posso descrivere la scena che si presenta alle persone quando si accorgono della  violazione della loro casa. Ma un passo successivo sia ancora di più significativo e  riesca meglio a cogliere lo stato d’animo delle persone vittime di un furto: “L'offesa è d'avere la nostra intimità/ spiata. Questo: è questo che ha rubato”.  Ma nella vita quotidiana ci sono ladri e ladroni, se i primi sono quelli che entrano rubano e devastano le abitazioni i secondi più subdolamente rubano in continuazione come già scriveva Giuseppe Mazzini, figura determinante del Risorgimento, che scriveva :”Nei tempi antichi, barbari e feroci, i ladri s'appendevano alle croci: ma nei presenti tempi più leggiadri s'appendono le croci in petto ai ladri”. Una frase che disegna perfettamente il personaggio, raro esempio di legame stretto tra i suoi scritti ed il suo vivere civile. E appunto questa sua citazione ritengo che sia significativa del suo rigore morale, frase che ho trovato in un libro l’anno scorso leggendo una biografia a lui dedicata e l’ironia non riesce certo a mitigare la cruda verità dell’affermazione. Molte volte le onorificenze, le cariche gli incarichi sono la tradizionale foglia di fico che non riesce a coprire vergogne di cui poi non ci si vergogna più di tanto. Secondo una massima proveniente dalla Cina vale allora ancora oggi il detto: “Ruba un chiodo e sarai impiccato come malfattore; ruba un regno e diventerai un principe”.  Non vorrei passare per un giacobino della Montagna, giustizialista a tutti i costi, ma permettetemi di deprecare, che troppi crimini rimangano  impuniti o si dissolvano in bolle di sapone quando di mezzo c'è chi ha la possibilità di schierare reggimenti di avvocati o di ostentare un potere intoccabile, forse confondendo la legittimità con la legalità. Catone, il famoso Censore, carica politica della Roma Repubblicana,   affermava che: “I ladri dei beni privati conducono la vita in carcere e in catene; i ladri dei beni pubblici nell'oro e nella porpora. “ oppure come affermava alcuni secoli dopo un'altra figura alta della morale romana, Seneca, quando metteva in guardia che:”i delitti piccoli sono puniti, quelli grandi portati in trionfo”. Siamo una società che va alla deriva dove ormai è diffuso il virus dell’amoralità, della furbizia, dello scarso rispetto per i beni pubblici, di perdita del senso dello Stato e si sono sfasciati i rapporti di vicinato, ognuno vive nel suo sfrenato individualismo. La Giustizia viene percepita, purtroppo, come ad una ragnatela ormai lacera dove i ladri di rame ed i topi d’appartamento la fanno sempre franca e vengono solo acchiappati dei piccoli moscerini, mentre i grossi calabroni lacerano impunemente le sue ragnatale, e questo di certo non aiuta e fa aumentare la febbre dell’egoismo personale. Per la sicurezza di tutti noi, non ci voglio leggi draconiane ma l’applicazione delle leggi che già esistono e la certezza delle pena per riattivare l’antivirus che sia chiama fiducia delle Istituzioni e poi fiducia nei nostri simili. Ogni giorno ci  dovremmo sempre ricordare che il merito non sempre è da cercare dietro una carica pubblica, una croce da cavaliere o commendatore. Dovremmo cercare di smentire nei fatti la battuta sarcastica di un dramma di Brecht: “Ti ho insegnato a essere onesto, perché intelligente non sei”

Favria, 17.11.2012                  Giorgio Cortese

 

“Chi è fedele nel poco lo è anche nel molto e chi è disonesto nel poco lo è anche nel molto”. Gesù