Il 15 novembre  sono avvenuti nei secoli passati queste due episodi, uno in Svizzera e l’altro in Italia che  hanno assunto nel corso dei secoli due ricordi diversi.

Morgarten è una montagna di 1245 m della Svizzera centrale, situata al confine  tra i cantoni di Svitto e Zugo. Qui si combatté il 15 novembre del 1315 una famosa battaglia, dove un piccolo raggruppamento di fanti svizzeri inflisse una clamorosa sconfitta agli  Austriaci del  duca Leopoldo I d’Asburgo, numericamente superiori. Morgarten fu una delle vittorie che segnarono la via all indipendenza della Svizzera.. La battaglia fu significativa perché vide l'affermazione della fanteria armata di picche e alabarde su unità di cavalleria pesante. In qualche misura, segnò l'inizio della fine per la cavalleria pesante come elemento tattico decisivo, a vantaggio dei picchieri, che avrebbero dominato i campi di battaglia fino all'introduzione dei moschetti. Sul luogo della battaglia c’è oggi un monumento che  ricorda il coraggio dei montanari. Il  15 novembre di ogni anno sul luogo si svolge un tiro storico commemorativo della battaglia.

Zappolino è una frazione del comune di  Castello di Serravalle e qui il 15 novembre 1325 si combatté una sanguinosa battaglia fra le milizie ghibelline modenesi e quelle guelfe bolognesi, romagnole e fiorentine. Lo scontro avvenne verso il calare del sole o alle tre e mezza del pomeriggio[ e vide schierati circa 30000 fanti e 2500 cavalieri per i bolognesi, contro 5000 fanti e 2800 cavalieri per i modenesi, molti di questi di provenienza germanica e quindi piuttosto esperti d'arte militare. I modenesi, agli ordini di Passerino Bonacolsi, attaccarono, guidati da Azione Visconti e dal marchese Rinaldo d’Este, i cavalieri delle prime linee bolognesi, mentre la cavalleria di  Gangalando Bertucci di Guiglia attaccò sul fianco, arrivando dalla parte di Oliveto. Alle manovre prese parte anche Muzzanello da Cuzzano, esperto del territorio come Gangalando, nonché signore dell’omonimo castello, situato a poca distanza dal luogo della battaglia. La battaglia fu molto breve, circa un paio d’ore, ma si concluse con la terribile disfatta dell'esercito bolognese. Infatti, nonostante la superiorità numerica, le truppe, prese di sorpresa dall'attacco laterale, si diedero alla fuga, molti uomini ripararono all'interno del castello di Zappolino, altri in quello di Oliveto, altri ancora raggiunsero, inseguiti, Bologna, e qui trovarono rifugio entrando dalla porta S. Felice. I morti furono più di duemila. I modenesi giunsero fino alle porte di Bologna, distruggendo al loro passaggio diversi castelli. Non tentarono però l'assedio della città, ma si limitarono a schernire per alcuni giorni gli sconfitti correndo quattro palii fuori le mura e alla fine tornarono a Modena portando in trofeo una secchia rubata in un pozzo, tuttora esistente sotto un tombino fuori porta S. Felice. A seguito di tale episodio, e forse grazie anche al poema di Alessandro Tassoni che ne narra in chiave eroicomica gli eventi  “La secchia rapita”, questo avvenimento è oggi chiamato “La battaglia della secchia rapita”. Alcuni mesi più tardi, nel gennaio 1326, la pace firmata dalle due parti vide la restituzione dei terreni e dei castelli conquistati dai ghibellini ai bolognesi, probabilmente in cambio di denaro, passato nelle mani di Passerino Bonacolsi. Il sacrificio di duemila uomini si era quindi rivelato del tutto inutile. Eroi, che senza il vile trattato successivo allo scontro, avrebbero avuto gli onori della storia.. Nonostante uno scontro di tali dimensioni sia stato quasi dimenticato, forse per non aver sortito effetti storico – politici di rilievo, il ricordo della tragedia restò vivo negli animi degli sconfitti per diverso tempo. Antonio Beccari, poeta girovago che aveva vissuto alla corte degli Oleggio, diversi anni più tardi citò infatti lo scontro di Zappolino in una sua rima, dove egli cantava la crudeltà e la perfidia dell’animo umano.

Favria, 15.11.2012                Giorgio Cortese