Finché ho dei ricordi, il passato dura. Finché ho delle speranze, il futuro mi attende. Finché ho degli amici, il presente vale la pena di essere vissuto

 

Inizio di Dicembre.

Il vento di questa sera mi pare  beffardo e curioso, corre veloce sulla Comunità e sulla campagna, un vento glaciale e invernale e nulla  lo può fermare. S'infila dappertutto e fa parlare le foglie del parco scompigliandole tutte. Questo vento invernale mi ricorda che tra ventiquattro giorni  arriva il   Natale. Questa notizia penetra nelle vie silenziose del mio animo, tra le persiane dei sentimenti  socchiuse ai pensieri. Ed allora come ogni anno nasce una limpida e sempre nuova luce.  Nell’animo profondo brilla la luce e con essa le emozioni danzano di nuovo sul labile confine delle parole non ancora scritte ma che germogliano già nel pensiero. Vedo negli occhi delle persone che incontro la luce di una nuova parola che alimenta la luce del mio animo: “Arriva il  S. Natale”. Una parola che può sembrare banale nelle frenetica vita quotidiana, ma che apre un nuovo cammino di speranza, in attesa che la luce varchi i tetri confini dell’odio. Certo mi rendo conto che è una speranza lieve, una speranza che bussa nel gelido inverno, ma che scalda il mio animo per tutto l’anno.

Favria, 3.12.2012           Giorgio Cortese

 

Chi sente il bisogno di ostentare, non ha nulla di "prezioso" da far vedere. Chi vale davvero non deve ostentare niente e non ha bisogno di farsi vedere che fa finta di fare qualcosa!

 

Blagheur!

Dei cari amici mi hanno raccontato di come certe persone facciano sfoggio di ogni loro azione, e questo mi  ha fatto ricordare la famosa favola di Esopo “L’asino e il leone, Il leone e l’asino strinsero un giorno alleanza e decisero così di andare a caccia insieme. Si divisero, però, i compiti: l’asino avrebbe spaventato gli animali e il leone li avrebbe catturati. Per rendere l’asinello più spaventoso, il leone gli preparò una bella criniera di foglie rosseggianti; poi si incamminarono. Giunti dinanzi a una caverna dove si trovavano delle capre selvatiche, il leone si fermò davanti all’entrata per catturarle a mano a mano che uscivano e l’asino invece entrò, balzando in mezzo a esse ragliando a squarciagola. Quando il leone le ebbe prese tutte, l’asino tornò fuori e gli chiese se non aveva dimostrato di essere un valoroso guerriero nella caccia delle capre. “ Altrochè” gli rispose il leone “persino io avrei avuto paura di te se non avessi saputo che eri un asino”. Questo breve riflessione ho voluta intitolarla con un termine dialettale piemontese, blagheur, che come tutti i termini idiomatici rende immediata la considerazione che si ha su certe persone. Ma il termine è poi passato anche in italiano dal francese blague, vanteria, ostentazione. Questo termine si pronuncia sempre con enfasi e con una lieve punta di disprezzo, perché chi  sente il bisogno di ostentare, non ha nulla di "prezioso" da far vedere. Ma chi vale  davvero non deve ostentare niente e non ha bisogno di farsi vedere che fa finta di fare qualcosa. Insomma siamo all’ostentazione, gia ostentare che significa appunto esporre qualcosa con insistenza e vanto, esibire quello che non si ha, ostentare non è certo un verbo per nobili e umili animi è un verbo  assai superbo, esaltante e  stonante  che rasenta la volgarità   spesso abbinato al blagheur che non dice mai la verità.  Lo scrittore irlandese George Bernard Shaw scriveva che “l'uomo è l'unico animale capace di arrossire. Ma è anche l'unico ad averne bisogno”. Purtroppo, spesso, in molte persone prevale la boriosa sfrontatezza. Queste persone si spalmano sulle guance il colore neutro dell'indifferenza morale, della spudoratezza, del vantarsi sempre e comunque per essere sempre al centro dell’attenzione, e per questo arrivano a concepire ogni tipo di fanfaronata e millanteria. Certo siamo esseri umani e allora ognuno ostenta quello che ha. Alcuni le proprie ricchezze, altri la superbia, altri ancora la falsità, e via dicendo, basta stare attenti a non credere sempre a tutto ciò che ci viene "ostentato".  Anzi mai credere ma dubitare sempre per poi attraverso il ragionamento giungere a una conclusione che probabilmente non porta alla verità ma a idee più chiare. In conclusione chi fa  il fanfarone davanti a quelli che lo conoscono bene, si guadagna giustamente le beffe come nella sempre attuale favola di Fedro e per loro rimane solo il saggio consiglio di S. Agostino” Ritornate in Voi stessi è li che abita la verità”, ed aggiungo il mio  personale consiglio ogni mattina guardatevi allo specchio e  guardatevi dentro l’animo.

Favria,  4. 12.2012       Giorgio Cortese

 

 

Saggezza popolare sempre attuale.

“Quan che la merda la munta al scagn, o la spüsa o la fa dagn! “Traduzione: quando lo sterco sale di livello, e da terra sale su uno sgabello, essendo sempre dello sterco, non può fare che due cose:o puzzare, o far danno!. Adesso che ci penso, può fare entrambe le cose specialmente se si è montato la testa.