Ritengo che una delle più coraggiose decisioni che prendo ogni giorno è quello di essere di buon umore. Se poi tutti, anche solo una volta al giorno, provassero a regalare un sorriso, provate ad immaginate che incredibile contagio di buon umore si espanderebbe sulla terra

  “De Bello  Immuditia” canavesano.

Ci troviamo periodicamente sempre con i cassoni dell’indifferenziato, umido,plastica, carta e vetro pieni zeppi, il “de bello” sui rifiuti, purtroppo continua ancora e l’emergenza va avanti. E’  un’emergenza vera, che tutti possono vedere con i loro occhi, oltre ad avere un forte contenuto simbolico. Già immondizia, lemma che deriva dal latino “immuditia” che deriva da “immundus” dal significato di immondo.  Ma  questo ennesimo diniego di raccolta a macchia di leopardo, se deciso dai sindacati, su quali Comuni raccogliere e quali no mi fa pensare che non sono loro deputati a comandare dove raccogliere e dovrebbero invece pensare a quali soluzioni intraprendere per i dipendenti che non verranno riassunti  dalla nuova società, queste sono decisioni che dovrebbero essere intraprese da parte della dirigenza. Mi pare che in certi ambienti sindacali si fatichi ad uscire dalle difese corporative, spesso demagogiche e di difesa di posizioni settoriali. Ho letto sui media locali, di grandi Comuni canavesano che non pagano, non  sono aggiornato sulla questione, ma per quanto mi ricordi mi sembra   sensato che gli Enti comunali non paghino i giorni di sciopero, mi pare il minimo, perché avrebbero potuto chiedere anche i danni per interruzione di pubblico servizio. Ma questo ennesimo sciopero mirato sui  sugli Enti cattivi, in quanto rei di non avere pagato mi fa pensare che siamo ormai una società da buttare che non si riesce a smaltire. Ma che volete farci, i partiti e i vari leaders sul territorio sono troppo occupati nell’approntare le liste elettorali perché il 24 febbraio è vicino, troppo vicino per parlare d’altro e poi dovrebbero prendere delle chiare prese di posizione, delle decisioni finalmente, ma   queste decisioni forse gli farebbero perdere dei voti senza sapere quanti ne acquisirebbero. L’emergenza rifiuti viene da lontano e non ci porterà da nessuna parte. Richiede un ragionamento politico vero, che indichi delle scelte, delle priorità per il futuro. E’ il cosiddetto “modello di sviluppo”, alias “stile di vita”, che tutti intendono ma nessuno vuole affrontare davvero seriamente, sia perché sembra la fatica di Sisifo, sia perché la nostra politica è da sempre abituata a rimandare certe scelte per il futuro preferendo il tranquillo presente e le comode promesse elettorali che ci vengono periodicamente rifilate. Ritengo che l’emergenza rifiuti sia solo l’altra faccia dell’emergenza democratica, con un sistema politico squassato che non ha mai pensato al futuro ma solo al presente! In questi ultimi trenta anni, una parte della classe politica non ha mai  governato correttamente e con parsimonia il quotidiano pensando alle future generazioni che saranno successivamente nate sul patrio suolo! Che politica è stata prima di Tangentopoli nella cosiddetta Prima Repubblica, e che politica è stata negli ultimi vent’anni nella cosiddetta Seconda Repubblica ?E’ stata “buona politica”? E qualcuno ha mai pensato al dopo, si è posto il problema dei figli e ormai dei nipoti? Ci si è domandati se questa è una democrazia accettabile, al di là dei suoi aspetti formali più o meno vilipesi? Se non è piuttosto diventata una forma di governo dell’oggi ostaggio prima dell’economia, poi della finanza e in definitiva di quel denaro “ferrigno” che mischia l’economia nera, nerissima delle mafie a quella biancosporca dell’economia “presentabile”?  Un oggi però senza domani? Quindi se i nuovi eletti non danno una sterzata le urne non sono altro che una versione senza lezzo degli attuali cassonetti che si stipano all’inverosimile.

Favria, 6.1.2012                   Giorgio Cortese