In politica non è il partito politico più forte a sopravvivere, ne quello più intelligente, ma il movimento politico pronto al cambiamento.

Elogio al verde

“ molte volte aveva disiderato d’avere cotali insalatuzze d’erbucce”. Boccaccia. L’insalata, questo lemma che deriva dal participio passato del verbo: insalare, verbo ormai in disuso. Questo participio è formato da in e sale, quindi insalata è qualcosa che si sala, o se si preferisce è la verdura che si condisce con il sale. Già l’insalata che  si chiama in spagnolo ensalada, francese salade, tedesco salat, inglese salad  e in turco salada, deriva da insalare ossia coltivare condire con il sale. Gli antichi latini la chiamavano acetaria prendendo come riferimento l’aceto che si asperge sulle varie verdure crude o cotte. Ma questo termine significa  anche  mescolanza confusa e disordinata di più cose o idee: il suo discorso è stato tutto un’i.; anche, più raro, fare un’i. di qualche cosa, buttarla all’aria, ridurla in disordine, sciuparla.  Esiste anche il modo di dire “ Mangiarsi qualcuno in insalata”, ossia di   vincerlo, superarlo con molta facilità. Infine nel gergo cinematografico, il groviglio della pellicola uscita fuori dai rulli. L'insalata intesa in senso stretto è un "cibo d'erbe e simili che si mangiano condite con sale, aceto e olio e per lo più crude." I latini la chiamavano "acetaria" prendendo motivo dall'aceto, col quale si condisce. Anche le verdure con la quale si prepara, prendono il nome di insalata. Oggi il termine insalata ha assunto un significato più allargato, indicando non solo crudità di ortaggi a foglia, ma un mix di alimenti di varia origine, che possono essere serviti come unica portata, antipasto o per guarnire un secondo piatto.Le insalate possono quindi contenere verdure cotte, per esempio con patate, fagiolini, asparagi, o di cereali, insalate di riso, di pasta, di mais, di grano, insalate di legumi con fagioli e cipolla di Tropea,  insalate di carne, di nervetti, tartare, insalate di pesce, insalata di mare, di polpo, insalate di frutta con arance o macedonie. L'insalata in senso stretto, quella composta da verdure a foglia, si consuma in tutti i paesi, ma in momenti diversi: per esempio, nella maggior parte della penisola viene servita come contorno al secondo piatto di carne o pesce, mentre in Alto Adige viene spesso servita a inizio pasto, pratica molto interessante perché sfrutta il senso di fame di inizio pasto, che amplifica l'appetibilità dei piatti, massimizzando il piacere di mangiare l'insalata, un piatto potenzialmente ipocalorico e quindi poco appetibile. Placare con l'insalata il senso di fame, oltre ad amplificarne l'appetibilità e quindi facilitare il consumo di verdura anche a chi non l'ama particolarmente, rende possibile una riduzione delle calorie del pasto, perché si tenderà ad assumere meno calorie con le portate principali. Personalmente quando penso all’insalata mi viene da pensare ad un piatto di pietanze miste particolarmente ricco e abbondante, tale da costituire un pasto leggero e per un consumo veloce, come all’insalateria di Cuorgnè dove si gustano delle insalatone prelibate e leggere. Beh mi è venuta fame e cosi  vado a mangiare all’insalateria di Cuorgnè dove mangiare, assaggiare e degustare sono tre attività,  nonostante interessino tutte il cibo,  che hanno finalità completamente diverse. L'atto del mangiare ha come finalità principale il nutrimento, una condizione essenziale tale da garantire il mantenimento e lo sviluppo della vita. Il gusto è una qualità sensoriale piuttosto complessa ed è il risultato, fra l'altro, della percezione dei sapori fondamentali e degli aromi percepiti per via retro nasale. Il senso del gusto coinvolge pertanto anche l'olfatto e senza il suo ausilio è praticamente impossibile riconoscere,   le varie insalatone.In qusta insalateria non solo si mangia ma si gusta con pazienza i gusti della terra madre, insomma una piccola oasi di pausa dalla frenetica vita quotidiana

Favria, 8.1.2013             Giorgio Cortese

 

Fé 'l fol per nen paghé la sal

Questo modo di dire piemontese ci presenta quei personaggi furbetti, che ogni tanto incontriamo nel nostro cammino quotidiano, che si fingono dementi per non pagare il dovuto, nel dialetto si indica il sale, ovvero trovano sempre un'astuzia per mettersi al riparo da cose spiacevoli. Questo modo di dire è nato nel 1683 Vittorio Amedeo II impose ai sudditi, con un editto, che il sale, fortemente tassato, venisse acquistato dalle famiglie non in base alla necessità ma secondo le esigenze dell'erario. Solo i pazzi non erano interessati da ciò, in quanto erano a carico di tutti. Evidentemente qualcuno si è finto pazzo per approfittare della situazione e adesso molti ci provano ancora.

Favria, 9.1.2013               Giorgio Cortese

 

Mantenere gli impegni, il quotidiano coraggio

La base del bene comune,  mantenere la parola data. Mantenere la parola data è alla base del nostra società, senza questo cade la fiducia reciproca che ci accompagna  nella vita di ogni giorno.Rispettando la parola data, riprendiamo un principio che deriva dalla nostra tradizione contadina, quando le transazioni si facevano sulla parola, con una stretta di mano. Era un principio che si imparava fin da bambini: le promesse vanno mantenute. Sono personalmente convinto che rispettare la parola data, un principio insegnato fin dall'infanzia e scolpito nel cuore, possiamo contribuire alla costruzione del bene comune. Perché mantenere gli impegni è sinomimo di persone coraggiose che valgono il doppio deglia altri ma purtroppo ci sono dele persone che il lemma coraggio non sanno che cosa vuole dire….e sprecano i già pochi soldi che ci sono. La parola coraggio, usata a sproposito da certi pusillanimi deriva dal latino coraticum, aggettivo derivante da cor, cordis cuore. L’etimologia della parola parla da sé, il coraggio è una virtù che si identifica con la purezza di cuore. Il coraggio non consiste solo ed unicamente nella sfrontatezza nei confronti del pericolo, esso è qualcosa di più. Invece la parola pusillanime deriva dal tardo latino pusillanimis, composto di pusillus, meschino, e  animus, animo. Insomma dei vili e pavidi che simili alle foglie autunnali si lasciano trasportare dalla parte del vincitore e danno sempre ragione a tutti. Di personaggi veramente coraggiosi la letteratura è piena, partendo da Catone Uticense, messo come guardiano del purgatorio nella Commedia dantesca per il merito ed il coraggio di aver mantenuto integri i suoi ideali andando contro Cesare e contro l’imminente creazione dell’Impero Romano, arrivando a personaggi più recenti quali il Werther Goethiano che per affermare il suo io arriva addirittura al suicidio definendola quale unica possibilità di affermazione personale. Andando per ordine, il coraggio ha diverse significati dall’estrema rettitudine di Catone e la sua perenne imparzialità è palesemente manifestazione di coraggio, il mettersi “contro tutto e tutti”, dove a quel tempo come “tutto e tutti” veniva identificato il consolato Romano con a capo Cesare, cosa  sicuramente non da poco, un azione che allora pochissimi sarebbero stati in grado di fare e figuriamoci oggi. Accanto a  Catone in questa galleria ideale dei coraggiosi aggiungerei il sopraccitato, integerrimo giovane che ha come unica volontà l’affermazione del suo ego, arrivando fino alla decisione, che assolutamemte non condivido, che la morte è l’unico modo per mettere in atto il suo desiderio. Passando poi ad un altro periodo storico letterario, ecco il coraggio dell’amore con  Romeo e Giuletta, pronti a tutto per affermare il proprio amore. Alessandro Magno, un grande nel vero senso della parola, Pompeo, Silla e lo stesso Cesare si sono ispirati a lui,  capace di creare un regno  con una visione globale per quei tempi. Questi sono solo alcuni esempi di persone e personaggi letterari coraggiosi, perché il coraggio non è anadare a tutto gas a fari spenti nella notte, questa è pua scemenza i veri coraggiosi oggi, sono persone che affrontano ogni giorno la vita quotidiana con magri stipendi o pensioni, con dignità. Il coraggio è di sorridere ancora quando vediamo dei patetici individui attaccati alla cadrega che promettono l’impossibile, e non danno mai nessuno soluzione concreta. Il coraggio reale delle persone non è una virtù  che deve essere celebrata, è un dono intrinseco in ciascuno. Purtroppo come scriveva quel grande scrittore moralista francese del Seicento che fu La Rochefoucauld oggigiorno:”Il mondo ricompensa più spesso le apparenze del merito che non il merito stessoIl male che facciamo non ci attira tante persecuzioni e tanto odio quanto ce ne procurano le nostre buone qualità.”. Da un lato, c'è appunto il giudizio sul merito delle persone: non bisogna essere particolarmente pessimisti per riconoscere che è l'apparenza ad essere premiata e non certo il valore genuino. Tutto questo poi è favorito dal contesto in cui viviamo, pare che solo l'apparire prevalga, la capacità di imbonimento e di ornamento ad avere la meglio.

Favria 10.01.2013                   Giorgio Cortese