Non basta solo aumentare i balzelli per governare!

Aumento, dal latino augmentum che deriva dal sanscrito ogman, la radice aug che significava allargamento, accresco, in persiano rarakas, screscere divenire forte che parte dalla radice di un'altra parola indoeuropea vag, forza, energia, uag, vigoroso, da cui derivano le parole vegeto, vigore, lo stesso significato ha la parola persiana sopore. E si parlo di aumento dopo aver appreso l’aumento delle tariffe della mensa scolastica e che avremo  nei prossimi mesi un nuovo balzello dopo la maligno IMU arriverà la tenebrosa tassa  denominata Tares che sostituirà la tassa sui rifiuti, Tarsu, e la tariffa igiene ambientale, Tia. Anno nuovo, stangate nuove, il legislatore ha stabilito che la Tares servirà a finanziare i cosiddetti "servizi indivisibili" prestati dagli enti locali, vale a dire quei servizi comunali di cui beneficia l’intera collettività ma per i quali non è possibile effettuare una suddivisione in base all’effettiva percentuale di utilizzo individuale. Un esempio di servizio indivisibile è rappresentato dall’illuminazione pubblica o dalla manutenzione delle strade pubbliche. Servizi di cui indubbiamente beneficiamo tutti, ma per i quali non si può quantificare il maggiore o minore beneficio tra un cittadino ed un altro. Per assicurare la copertura di questi servizi indivisibili i Comuni dovranno applicare con la Tares un costo aggiuntivo a carico del contribuente che è di 30 centesimi a metro quadrato e che potrà essere innalzato dai Comuni fino a 40 centesimi, e dato che buongiorno si vede dal mattino si è visto quali tariffe sono state applicate all’Imu, nutro una certa preoccupazione per l’impatto economico che questa avrà. E poi mi domando, ma se pagheremo questa tassa avremo sempre il palazzo Comunale e i monumenti ben illuminati e la piazza centrale, il centro della nostra Comunità con il Castello in un desolante oscuramento dopo la mezzanotte? Ma stiamo attenti,  aumentare le tasse non sempre conduce lo Stato ed i Comuni  ad incassare di più, questa teoria non è farina del mio sacco ma  elaborata agli inizi degli anni ottanta da un economista americano, Arthur Laffer,  che diede il nome alla sua celebre curva. Se ragioniamo, a mano a mano che aumenta il livello di tassazione aumentano inizialmente le entrate fiscali, fino a raggiungere un certo punto oltre il quale le tasse altissime scoraggiano sempre più imprenditori a rischiare il capitale, le fabbriche chiudono, i disoccupati non pagano più le tasse, e così via in una spirale che conduce rapidamente all’azzeramento dell’attività economica dello Stato. In realtà l’effetto non è immediato, in quanto all’inizio un aumento delle tasse porta a un incremento delle entrate fiscali, ma alla fine della corsa il risultato è inevitabile, la desertificazione. Insomma sul breve periodo  l’aumento vertiginoso di imposte crea un incremento di entrate, l’aumento degli obblighi assicurativi e bancari crea un maggiore introito per la grande finanza. Ma ben presto le fabbriche si trovano con livelli insostenibili di imposte dirette e i costi stratosferici di benzina, elettricità, gas e le mettono nell’impossibilità di essere concorrenziali con l’estero. Di conseguenza si ricorre alla cassa integrazione a spese dello Stato, aumentando così la spesa pubblica, gli operai e i dipendenti cassa integrati guadagnano meno e possono spendere di meno, i commercianti vendono sempre meno prodotti ed entrano in crisi, in una spirale che conduce ad eserciti di disoccupati e ad una tragica depressione. Sono veramente indignato per questi aumenti che avverranno in questo inizio di anno! Ritengo che  ogni aumento deve giustificato in ogni suo dettaglio e a fronte di ogni aumento si dovrebbe indicare su dove si è risparmiato altrimenti mi pare che la volontà dei nostri governanti sia solo quella di fare sempre comunque cassa e di lasciare i buchi nel secchiello, intanto poi con qualche ritocco ad una tariffa e l’aumento in percentuale a qualche altro balzello si sistemano le necessità economiche per rastrellare gli euro necessari. Ritengo ingiusto l’aumento del costo del servizio di refezione scolastica, una mazzata per le famiglie favriesi e pensare che nel programma elettorale al riguardo del Polo scolastico c’era scritto: “….Si valuterà, a scadenza del contratto con la ditta esterna che confeziona i pasti per le scuole, la possibilità di gestire la mensa in proprio, realizzando un idoneo locale all’interno delle scuole medie. Gestire in proprio la mensa, cucinando in loco i pasti, significa un maggiore controllo sulle derrate alimentari e una maggiore qualità sulla fragranza dei pasti… “. Per adesso l’unica “fragranza” che annuso è  quella dell’aumento dei buoni mensa, tralasciando l’antipasto dell’IMU e la prima portata della Tares insomma un sentore che la pressione fiscale e tributaria aumenterà ancora

Favria,  12.01.2013    Giorgio Cortese

 

Nella vita strada facendo ho perso tante certezze ed acquisito molti fertili dubbi.

 

Da sversare a svers

La nostra lingua è bella perché capricciosa: ha regole contraddette da eccezioni. Ed è perciò molto simile alla politica. La lingua è viva e si  trasforma come tutto ciò che è vivo. Ho letto giorni addietro una mail dove veniva citato il verbo “sversare”. Dato che sono una persona curiosa sono andato a cercare il significato di detta parola ma prima ho trovato quella di “versare” che deriva dal latino vertere, in provenzale versar, in francese verser,  ed in piemontese svers. In piemontese  questi due modi di dire: “ avèj l’anima arversa..  a sversè fòra”  hanno un forte significato nella lingua madre e se vengono tradotti perdono molto della loro enfasi. Insomma, pare che versare significa, voltare, volgere, girare, oppure per scrivere e fare un  discorso   girando in torno all’argomento, proprio come questa mia mail. Continuando a cercare il significato di “ sversare” ho consultato diversi dizionari, alla fine ho trovato che il lemma sversare significa far defluire una sostanza tossica e inquinante. Certo è una voce di chiara origine dialettale ma è adottato addirittura in un decreto del Presidente della Repubblica del 1973! Il termine dialettale vuole anche dire : “spiattellare, spifferare”, in  disuso è invece il significato di “traboccare”. Sversato  significa anche sgarbato, si può usare come:”Non essere così sversato a  tavola”. Ma allora mi domando perché invece di dire che un liquido putrido o inquinante si è versato in mare o da qualche altra parte, non si dice che   è stato sgraziato in mare? Certamente, versare in mare petrolio o scaricare immondizia in un parco nazionale non è un atto molto aggraziato, è uno sgarbo alla civiltà e certamente si può dire che è un atto sversato. Ma l’atto è quello di versare o quello di riversare. Chi mi sa spiegare che lingua è quella in cui esiste il verbo “sversare”? Non sono un purista della lingua di Dante, ma solo un mediocre ragioniere e, anzi ritengo che si parli per comunicare e che la comunicazione debba avvalersi di ogni mezzo. Mi stanno bene le parole prese dall’inglese e dal francese o da altre lingue, e anche certi neologismi, quando servono, ma  mi pare riduttivo utilizzare delle  parole che hanno un significato vengano usate assegnando loro altri significati. Altrimenti la comunicazione perde efficacia e non ci si capisce più. Per finire con licenza parlando il lemma sversa può avere una serie di interpretazioni, può essere usato per descrivere uno stato d'animo o una posizione. “Si è sversi” quando non si è di buonissimo umore. Ritengo che la frase  merita un'attenta analisi. Non necessariamente un tipo sverso sul divano in senso di stato in luogo deve essere per forza di cose sverso anche di stato d'animo. Anzi, mi sentirei proprio di affermare il contrario, che un individuo sverso sul divano è, nella stragrande maggioranza dei casi, tutt'altro che sverso, ma beatamente in olimpica calma con se stesso e con tutta l’umanità.

Favria  13.11.2013             Giorgio Cortese

 

L’affetto nella favola di Esopo:  La pulce ed il bue.

“Quel giorno una piccola pulce sembrava meno vivace del solito. Le sue minuscole alette non avevano voglia di scuotersi e le zampettine che normalmente la portavano a saltellare avanti e indietro, erano pressoché immobili. Era una pulce graziosa e nervosetta, anche se quel mattino la noia pare va essersi impossessata di lei. Per vivacizzare le sue ore decise di andare a trovare il bue della fattoria. Il grande animale pascolava quieto nelle verdeggianti distese erbose che circondavano le stalle, scuotendo di tanto in tanto la sua lunga coda sotto i caldi raggi del sole. Con agili piroette l'animaletto andò a posarsi davanti a lui. "Salve " Strillò con un vocino acuto. "Oh, buongiorno". Rispose gentilmente il bue avvicinando il suo grosso muso al minuscolo corpicino dell'insetto. "Sai", disse la piccolina "avevo voglia di chiacchierare con qualcuno" "Bene, e di cosa vogliamo parlare?" Chiese il bue. "Non so..., raccontami un po' del tuo lavoro " "Io lavoro per l'uomo e svolgo duri compiti. Il mio padrone é un contadino e per lui tiro l'aratro, obbedendo a ogni suo ordine". Spiegò il bue. "Che buffo!" Squittì la piccola pulce "Io invece non prendo ordini da nessuno e mi riposo quando ne ho voglia. L'unica cosa a cui devo fare attenzione è di non essere schiacciata dalle manacce di qualcuno. Ma tu cosa ne ricavi da tanta fatica?" Il bue, con un moto di commozione nella voce, mormorò: "Ecco vedi, quelle mani di cui tu hai paura, si trasformano per me in tenere carezze". Mentre parlava alcune lacrime di gioia gli scivolarono lungo il muso. "L'uomo apprezza il lavoro che svolgo per lui e mi ripaga con tanto affetto." La pulce, stupita dal pianto del suo amico, si allontanò piano ripensando a quanto udito. Chissà, forse quel affetto di cui il bue parlava con tanta commozione era veramente un bel premio.” A volte è difficile comprendere come per certe persone realmente disinteressate l'affetto possa costituire la migliore ricompensa del loro operato. La favola scritta in modo così sapiente da Esopo, mi fa riflettere che nella nostra attuale società, dove i nostri simili vivono spesso, nella stragrande maggioranza per uno  scambio di interessi e di favori, probabilmente già a quel tempo lo era, un esempio di "puro disinteresse" è molto positivo. E' come un invito a riscoprire la sincerità e la semplicità nel fare qualsiasi gesto, da quello più piccolo a quello più grande, apprezzando quello che ci viene dato. Dare senza pretendere di riavere qualcosa in cambio.  Come il donare il sangue,  un   piccolo gesto che  può fare grande la vita. Grazie del Tuo dono. Ti aspetto con tutto il Direttivo  Fidas Favria mercoledì 16 gennaio dalle ore 8-11 nel cortile interno del  Palazzo del Municipio di Favria

Favria,  14.1.2013            Giorgio Cortese

 

Caro politico ricorda che potrai essere seduto anche sul trono più alto del mondo, ma, sarai sempre comunque seduto sul tuo sedere