Avviso prelievo collettivo donazione sangue

Donare fa vivere, questo lo sai già. Una donazione di sangue, può salvare la vita. Ma donare o predisporsi a donare fa molto di più: proietta ad un livello superiore, oltre la solita formula del “dare per avere”. Anche Tu supera le barriere, salta sopra a pregiudizi, egoismi, parole senza fatti. E ti accorgerai che sai volare! Grazie del Tuo aiuto. Ti aspettiamo mercoledì 16 gennaio dalle ore 8-11 nel cortile interno del  Palazzo del Municipio di Favria

 

Calumeau, scialmò, clarinèt

Il Clarinetto è uno strumento musicale che fa parte della categoria dei legni. Il clarinetto è composto, all'estremità superiore da un''imboccatura, detta anche bocchino, e a quella inferiore da una svasatura a campana. Il legno che si usa per costruire il clarinetto è in prevalentemente l'ebano, che gli dona il caratteristico colore nero, ma alcuni modelli sono costruiti in metallo e cristallo. Il clarinetto ha ventiquattro fori di dimensioni diverse: sette fori, di cui sei circondati da anelli, sono chiusi dalle dita, gli altri vengono chiusi dai cuscinetti azionati dalle diciassette o diciotto chiavi , dipende dal modello, o dagli anelli. Il clarinetto è diviso in cinque parti unite ad incastro con guarnizioni in sughero: ogni parte ha la sua funzione. L’invenzione di questo strumento musicale è attribuita a Cristoforo Denner di Norimberga, 1655-1707, avvenuta a Norimberga in Germania il  14 gennaio 1690, cosi denominato dal chiaro timbro della sua voce, dal latino clarus. Ma non tutti gli storici si trovano d'accordo nello stabilire la data precisa di tale invenzione, da porsi secondo alcuni negli ultimi decennî del secolo XVII, secondo altri nel primo anno del secolo successivo. L'invenzione del clarinetto fu in sostanza un miglioramento e un perfezionamento dello chalumeau usato nelle orchestre francesi, che a sua volta derivava dall'antica cennamella usata nelle campagne e dai pastori. Già gli antichi egizi usavano uno strumento simile chiamato “memet”, costituito da una coppia di canne e conosciuto dal 2700 aC. Esistono vari tipi di strumenti che adottano questo principio tra cui le launeddas sarde, conosciute dal  900 a. C. Sullo stesso principio si basa lo chalumeau, il predecessore del clarinetto, costituito da un tubo cilindrico di canna alla cui parte superiore c'era un'incisione fatta per ricavare l'ancia.. si dice ancia  la   sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti detti appunto ad ancia. .Non bisogna poi confondere il vero chalumeau con lo Schalmei tedesco, specie di oboe ad ancia doppia, impropriamente detto dai Francesi anch'esso chalumeau. Ma lo chalumeau su cui il Denner applicò la sua invenzione, e che si trova usato anche nelle antiche partiture italiane sotto il termine di scialmò o salmò, in piemontese clarinèt, era composto di un tubo cilindrico e di una sottile linguetta di canna collocata sopra un'imboccatura fatta a becco.

Favria, 14 gennaio  2013     Giorgio Cortese

 

14-15 gennaio 1968 magnitudo 6,1!

Viene definito Terremoto del Belice il violento evento sismico di magnitudo 6, 1, che tra la notte tra il 14 ed il 15 gennaio del 1968, allora avevo 10 anni, colpì una vasta area della Sicilia occidentale compresa tra la Provincia di Agrigento, quella di Trapani e quella di Palermo. Dato che la maggior parte dei comuni colpiti più duramente faceva parte del comprensorio comunemente definito Valle del Belice per definirlo si ricorse a tale termine. Tra i 14 centri colpiti dal sisma vi furono paesi che rimasero completamente distrutti:  Ghibellina, Poggioreale, Salaparuta, Montevago. Le vittime furono 370, un migliaio i feriti e circa 70 000 i senzatetto. Si ricordano gli altri paesi e cittadine che hanno subito danni ingenti:  Melfi, Partanna, Campreale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Sambuca di Sicilia, Sciacca, Santa Ninfa, Salemi, Vita, Calatafimi, Santa Margherita del Belice. Il terremoto del 1968 mise drammaticamente a nudo lo stato di arretratezza in cui vivevano quelle zone della Sicilia occidentale, in primo luogo nella stessa fatiscenza costruttiva delle abitazioni in tufo, crollate senza scampo sotto i colpi sussultori del sisma. Le popolazioni di quei paesi erano composte in gran parte da vecchi, donne e bambini, visto che i giovani e gli uomini erano già da tempo emigrati in cerca di lavoro. Questo dato rappresentava il disagio sociale che lo Stato conosceva e trascurava, così come trascurò le conseguenze del sisma, che hanno rappresentato, in fatto di calamità naturali, uno dei primi, e tristemente celebri, casi italiani nella storia del dopoguerra: l'impreparazione logistica, l'iniziale inerzia dello Stato, i ritardi nella ricostruzione, le popolazioni costrette all'emigrazione, lo squallore delle baracche per coloro che restavano. Allora venne finanziata e costruita l'autostrada Palermo- Marzara del Vallo, soprannominata da molti l'autostrada del deserto, al posto della viabilità ordinaria dissestata, invece di far fronte alla ricostruzione della viabilità ordinaria di collegamento tra i centri abitati, opera più essenziale ed urgente, che invece languì per lungo tempo. Gli anni che seguirono il terremoto furono costellati da appalti, buone intenzioni, proclami, stanziamenti. Fatto sta che ancora oggi non tutto è stato ricostruito. Adesso come allora la nostra Patria è impreparata ad eventi meteo climatici ed ai terremoti e cosi poi l’italica burocrazia uccide più del terremoto e le persone vengono uccise due volte prima dalla fragili case e poi da chi gli impedisce di riappropriarsi della vita col lavoro.

Favria, 15 gennaio 2012             Giorgio Cortese

 

Nella vita di ogni giorno non mi  basta avere solo ragione, ma bisogna anche dimostrare che gli altri hanno assolutamente torto.

 

Mi consenta!

In questi giorni il cavaliere oscuro ha descritto chi ha emesso la sentenza per il suo recente divorzio come “giudichesse femministe e comuniste“."Le giudichesse", lemma mai sentito, inesistente nella lingua italiana, totalmente originale; di fatto potenza neologistica di un personaggio, sul viale del tramonto, che solo i posteri diranno quanti danni ha combinato in questi ultimi venti anni alla nostra Patria. Ai frequentatori assidui del vocabolario italiano non sarà certo sfuggita la differenza, gli “ismi” rimano tra loro per una banale questione di assonanza. Ma al di là dell’apprezzamento musicale rimane una verità incontrovertibile quelle degli arricchiti ma che rimango nell’intimo degli ignoranti di professione, inclini a sproloquiare su tutto al netto dell’istruzione. Prendiamo ad esempio i concetti di uguale valore e lo applichiamo a due lemmi presi dal mucchio: Femminismo e Maschilismo, per non uscire dal tema.. Se quest’ultimo candida il maschio a essere superiore, d’istinto si darà al primo lo stesso valore, dichiarando che il femminismo non è che vocazione alla supremazia del sesso debole. Niente di più sbagliato. Il desiderio, o la convenienza,  di estendere ad entrambi i termini la stessa valenza, fa del fruitore superficiale un candidato perfetto alla bocciatura di quinta elementare. Femminismo, infatti, è altra cosa: identifica un movimento che guarda alla parità tra gli uguali, alla faccia del mero significante che lo vuole concorrente in una gara tra sessi all’ultimo sangue. Ora, chiarito che i due termini sono equipollenti nel significante ma non nel significato, come definire chi accusa di femminismo una donna che fa il giudice di professione? Senz’altro un signore, ma di più ancora un maschio dal lessico parziale. E se a qualcuno viene in mente di dire che, dopo tutto, quell’uomo è un gran liberale, fosse solo perchè nella sua personale bilancia i due ismi sono in perfetto equilibrio, gli si faccia notare che, almeno fino a quando non metterà mano al vocabolario come vorrebbe fare con la Costituzione, superiorità e parità hanno pesi differenti. Tanto che solo un trucco contabile può accampare diritti uguali per tutti a prescindere. Nella grammatica italiana per certi lemmi si usa il  cosiddetto maschile con valenza neutra: il giudice, il presidente, insomma una convenzione linguistica e non sempre questa coincide con il genere naturale, il sesso di una persona o di un animale.

Favria  16.01.2012             Giorgio Cortese