Piemuntes faus e curters, piemontese falso e cortese!
5.2.1576 Parigi val bene una messa.Frase
attribuita a Enrico IV, di fede ugonotta, che per ottenere il trono di Francia accettò di
convertirsi al cattolicesimo.
Faurer lè curt ma lè cum un turc, febbraio è corto ma
simile ad un turco!
Regna il nulla provvisorio!
Purtroppo nella nostra Patria nulla è stabile, fuorché il
provvisorio. Ho talvolta l'impressione che convivano due Stati, la prima la mia Patria,
una rispettosa dei principi morali cui si ispirano i paesi più progrediti dell'Occidente,
l'altra di tipo Quarto Mondo, disordinata, sciatta, priva di scrupoli, affaristica e
intrallazzata. Il grosso problema è dovuto al bizantinismo della politica italiana
è favorito anche dalla spasmodica attenzione a noi novelli servi della gleba e
poveri pantaloni per ogni soffio che alita dal Palazzo. Ma la politica italiana ruota
spesso intorno al nulla. E anche il nulla, a volte, diventa una notizia.
Favria, 6.02.2013
Giorgio
Cortese
Insegnami la dolcezza ispirandomi la carità, insegnami la
disciplina dandomi la pazienza e insegnami la scienza illuminandomi la mente..
Sant'Agostino
Dalla vetrina del sarto!
Osservare da un altro angolo
sulla piazza del paese.
Sabato mattina ero nel negozio di un noto artigiano favriese,
anzi no un artista, perché ritengo che creare da un rotolo di stoffa pantaloni e giacche
sia opera di un artista come lo scultore dal grezzo marzo o pietra fa uscire degli splendi
capolavori. Parlavo con Lorenzo e con Mauro sulla visuale che da questo negozio si
ha sulla vicina piazza davanti allaustero castello. Già il castello, che è uno dei
simboli della nostra Comunità a cui sono legate le nostre comuni radici sia per i
favriesi che per quelli dadozione come per il sottoscritto. Stavamo parlando di
tutto e del nulla quando tutti e tre siamo stati rapiti solo per un attimo ad osservare
dalla vetrina, osservando il colore grigio di quella giornata, guardando
attentamente i passanti muoversi affaccendati nella piazza. Non sono riuscito
a fare a meno di buttare un occhio sullespressione sorpresa di una signora di
mezza età, mentre legge il settimanale del pettegolezzo, o della camminata ciondolante di
un ragazzino vestito da rapper, che fa gracchiare il suo telefonino con i pezzi hip hop.
Per un attimo non ero dentro il negozio, ma simile ad esploratore intento a
comprendere, con la lente della ragione la fauna dei bipiti miei simili circostanti.
Ritengo che in tutte le Comunità e città ogni giorno ci sia tanto da scoprire in
una briciola di secondi dalla vetrina privilegiata di questo negozio; si cè tanto,
ma davvero tanto da capire. Questi brevi istanti di osservazione mi fanno maturare almeno
due modeste considerazioni. La prima riguarda la necessità di togliere la cataratta dagli
occhi dellanimo, con questo intendo rifermi allaccumulo di immagini stupide o
le ore che passiamo al lavoro davanti agli strumenti multimediali e anche ai modelli
banali che ci propina ogni giorno la televisione. Purificare lo sguardo fisico e interiore
con meno televisione e più letture autentiche, con più calore umano come la chiacchiera
con gli amici sopra citati e poi dopo maggior riflessione. La seconda nota che
vorrei proporre punta, invece, alla capacità di giudizio, al saper criticare
argomentando, per avere come obbiettivo quello di farmi unopinione autonoma in modo
ponderato e serio. Sospettare di tutto e bere tutto sono due estremi da evitare, entro i
quali però si deve esercitare la propria valutazione con discernimento e pacatezza,
ricordando sempre quello che diceva il poeta francese Alfred de Musset: Ognuno ha i
suoi occhiali, ma non sa mai troppo bene il colore delle lenti. Ma nella vita come
scriveva Massimo DAzeglio: Tutti siamo di una stoffa nella quale
la prima piega non scompare più.e il sarto, si sa, è un esperto di tessuti.
Perché la vita, molti giorni è simile ad un treno che si muove velocemente negli
imprevedibili binari del destino. Personalmente ho a volte limpressione che uno dei
segreti dellumana esistenza sia proprio negli incontri che la vita mi offre. Non
importa se belli o brutti, solo il tempo mi fa capire il loro significato e la direzione
in cui realmente mi portano. Trovo affascinante il concatenarsi degli eventi che, appunto
ogni incontro, genera. C'è una regia a volte atroce ma spesso anche meravigliosa che mi
spinge a credere sempre di più in Dio Padre.
Un sabato mattina di gennaio 2013 a Favria.
Uno dei tre vicino alla sedia del Ragioniere!
Favria, 7.02.2013
Giorgio
Cortese
Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran
tempesta, / non donna di province, ma bordello! Dante, Divina Commedia
La ribellione di Shays, 3 febbraio 1787.
La Ribellione di Shays, Shays Rebellion, così
chiamata da Daniel Shays, luomo che capeggiò la rivolta, fu in principio, una crisi
economica. Oppresse dai creditori europei che reclamavano il pagamento dei debiti di
guerra, le economie statali collassarono e, con esse, anche le condizioni di vita di
tantissimi contadini, molti dei quali erano veterani della Guerra rivoluzionaria che
aspettavano i benefici loro promessi per i servigi resi alla Patria. Furono invece colpiti
dalle misure dausterità decise dal governo per far fronte alla situazione, che
talvolta si concretizzavano nella confisca delle terre. La Ribellione di Shays prese vita
senza che il Congresso continentale avesse nulla a che farci, soprattutto per iniziativa
di una milizia locale del Massachusetts che agì senza alcuna supervisione federale. La
ribellione venne soffocata, ma limpotenza dellAmerica era lì, evidente a
chiunque, in patria come allestero. Una crisi economica, i confini insicuri e la
costante paura di un contrattacco inglese, infatti la Gran Bretagna non aveva ancora
lasciato i forti che sorgevano sulla riva statunitense del Grandi Laghi, persuasero
anche gli stati affezionati allidea della propria indipendenza che una più
perfetta unione era necessaria. Fu così che si formarono gli Stati Uniti dAmerica
che conosciamo. Gli stati rinunciarono alla facoltà di condurre una propria politica
estera, di stabilire le proprie politiche commerciali, di negare fondi al governo
federale. Gli Stati Uniti diedero vita a una struttura esecutiva con il potere di fare la
guerra, esercitare la politica estera e fare quelle leggi che non si potevano più
rimandare. Nel 1794, la risposta governativa alla cosiddetta Ribellione del Whisky, nella
Pennsylvania occidentale, mostrò la potenza che derivava da una struttura federale, al
contrario di quanto accadde quando un debole Congresso dovette far fronte alla Ribellione
di Shays. Washington schierò un esercito di più di diecimila uomini per sedare la
protesta di qualche centinaio di distillatori che si rifiutavano di pagare una nuova
imposta sul whisky, introdotta per finanziare il debito federale. Fu un chiaro segnale del
soverchiante potere che il nuovo governo disponeva in campo politico, economico, militare.
Il 3 febbraio 1787 la ribellione di Shays viene schiacciata, ponendo fine alla
sollevazione che porterà ai negoziati che produrranno la stesura della Costituzione
degli Stati Uniti. Le conseguenze sono che circa quattro mila persone firmarono delle
confessioni riconoscendo la partecipazione agli eventi della ribellione, in cambio
di amnistia, diverse centinaia di partecipanti sono stati poi incriminato con l'accusa
relativi alla ribellione. La maggior parte di questi sono stati graziati in seguito a
un'amnistia generale che escluse solo alcuni capi. Diciotto uomini furono giudicati
colpevoli e condannati a morte, ma la maggior parte di queste condanne in appello ebbero
la pena commutata o perdonati ed amnistiati. Solo due condannati, John Bly e Charles Rose,
sono stati impiccati il 6 dicembre 1787. Lo stesso Shays che ha dato il nome alla
rivolta venne graziato e nel 1788 e tornò in Massachusetts, dopo che si era nascosto nei
boschi del Vermont. Successivamente si trasferisce a Conesus nello stato di New York, dove
visse povero e dimenticato fino al 1825. La morale è semplice, di questi tempi stiamo
attenti ai brontolii di chi è rimasto senza lavoro e soffocato dai debiti. Una società
che si rispetti amministra la Giustizia per tutti i suoi concittadini. La pura
Finanza non crea ricchezza, ma sposta solo quella che altri hanno creato, perché il
benessere dipende dalla quantità di energia utilizzabile disponibile e quindi godibile
pro-capite, forse questi concetti sono troppo difficile per i nostri politici?
Favria 8.2.2013 Giorgio Cortese