Certi custiun i rangia mac l'avucat Lansô. Certe questioni le aggiusta solo l'avvocato Lenzuolo.

 Non è solo una semplice mano.

Mano, dal latino manus, in provenzale mas. Ma la radice di questo lemma è  etimo indoeuropeo “ma”, che aveva il significato originario di misurare, preparare e costruire che si estende ed abbraccia. E’ insomma un membro dell’ ssere umano attaccato al braccio per cui mezzo egli fa tutte le sue operazioni. Pensate che in turco si dice OL che ha il doppio significato di mano e di forza.  Nel tempo ha assunto il significato di una quantità  indeterminata di persone, manipolo Nei primati la mano è l'organo prensile che si trova all'estremità del braccio, collegato a questa tramite il polso. Comprende cinque dita, che costituiscono la parte più predisposta al senso tattile. La mano è il primo strumento del genere umano; nell' homo sapiens è anche un modo di espressione quando aiuta la  parola o la sostituisce tramite il linguaggio sei segni, ed in questi giorni che sono molto afono ne riscopro il forte valore comunicativo. La mano comprende cinque dita dette,  pollice, dal latino pollex-pollicis;  indice,  il dito utilizzato durante azioni in cui si indica un oggetto, una persona o una direzione;medio, il dito centrale, posto nel mezzo delle altre dita; anulare,  il dito sul quale si porta la fede nuziale; ed infine il mignolo, il dito più piccolo detto in latino digitus minimus. La mano è poi  un frequente strumento di misura. Può misurare una quantità, una "mano" di farina, o una distanza, il pollice. La mano serve inoltre a contare, ed il sistema decimale deriva probabilmente dal numero di dita delle due mani. Ma la mano ha assunto molti modi di dire. L’ economista liberale inglese Adam Smith aveva coniato il concetto della “mano invisibile del mercato”,  secondo cui tutto si svolgerebbe come se una "mano invisibile" mettesse a posto le cose affinché la somma degli interessi particolari risulti in un interesse generale, ma come abbiamo visto questa mano invisibile ci sta schiacciando in questa crisi economica sociale e politica. Penso allora che la nostra Patria si può risollevare solo se fa ricorso  a” cento mani”, modo di dire quando si ricorre a tutte le possibilità di cui si dispone e con tutta la personale volontà. Certo affrontiamo molte volte i problemi quotidiani in situazioni di emergenza e  per questo si dice “ a mani nude”, ossia senza l'aiuto di utensili, riferito a chi compie un'operazione che sarebbe facilitata dall'uso di attrezzi; anche con le mani prive di protezione. Ma nello stesso tempo certi balzelli come l’IMU sono simili a dei furti “ mano armata”, modo di dire quasi esclusivamente per una rapina o aggressione. E allora lo Stato raccoglie i nostri sudati risparmi per costruirci una casa a “piene mani”,  che significa in grande quantità, come riempiendosi completamente le mani di qualcosa. Leggendo poi i media è ora di finirla che i cittadini democraticamente eletti “allunghino le mani” suoi soldi pubblici, i nostri, per  i loro bisogni privati. Infatti allungare le mani si usa quando qualcuno  rubacchiare e sottrae   soldi o oggetti non suoi,  senza il permesso di farlo. L'immagine è presa dal gesto di chi opera furti di destrezza, riuscendo ad allungare le mani fino ai beni altrui senza che il derubato se ne accorgano dice anche “avere le mani lunghe”. Questi due ultimi modi di dire si usano anche quando dei maleducati si spingono con dei gesti verso le donne, e da queste ultime tali gesti non sono voluti, “fanno la mano morta”. Insomma i vari  “barman” sono stati “svelti di  mano” o se preferite  hanno la “mano lesta”. Modo di dire che si usa per i borseggiatori o un abili ladruncoli, oppure per quelle persone manesche e rissose che rincorrono spesso alle percosse per indurre gli altri alla propria volontà. Se abbiamo questo deficit è anche colpa  di tutti quei personaggi che in questi decenni hanno fatto “ a man bassa”. Che significa arraffare, prendere tutto quello che si può. In genere collegato al rubare, ma si dice anche in riferimento al mangiare o al bere cose che piacciono molto. Il termine deriva da un uso medioevale  “mani a basso” che  era il segnale che negli antichi eserciti dava il via al saccheggio. Certi personaggi politici che non mollano la “cadrega” si dice che hanno”  le mani in pasta2 perché sono addentro a qualcosa, in una particolare a una questione d'affari, o essere legati a una situazione di potere e simili. Questo modo di dire allude al procedimento casalingo con cui si fa la pasta alimentare, che prevede di tuffare le mani nell'impasto di farina e acqua, latte, uova o altro. Ma poi alcuni di questi politici sono stati presi “con le mani nel sacco2, sono stati sorpresi a a compiere qualcosa di scorretto, o con le prove evidenti della sua colpevolezza, come un ladro colto nel momento in cui nasconde la refurtiva in un sacco. Una variante di   questo modo di dire è “ prendere con le mani nel sacco”. Tra la prima e la seconda repubblica si parlava tanto di “mani pulite” ma visto il trend di certi personaggi politici nella seconda repubblica mi pare che abbiano sempre le “le mani sporche”, insomma si sono sempre invischiati in qualcosa di illecito, insomma persone poco oneste. Questo modo di dire trae origine dagli assassini,  che avevano quindi le mani sporche del sangue della loro vittime. E noi pantaloni elettori ci troviamo molto spesso ad avere le mani legate, insomma  non abbiamo la possibilità di rimandarli subito a casa ma dobbiamo aspettare che finisca il loro mandato elettorale, come se avessimo le mani materialmente legate. Abbiamo bisogno di politici onesti che ci amministrino con “ con mano ferma”, con  fermezza, con autorevolezza, senza cedimenti.  Tornado a certi politici ritengo che questi ultimi abbiamo compiuto sottrazione di denaro pubblico, con rimborsi gonfiati, forse perché  nella posizione che occupavano i soldi erano a “portata di mano”. Insomma facilmente raggiungibili tanto vicini che sarebbe sufficiente allungare una mano per arrivarci. Certo la crisi che non accenna a passare mi fa venire la voglia di “alzare le mani”, segno evidente della mia impotenza. Questo termine trae il significato da quello di dichiarare la resa, ed è  evidente che chi tiene le mani in alto non ha nessuna possibilità di usare qualche arma. Ritengo che prima di  “alzare le mani al cielo” per manifestare la mia esaperazione devo pensare sempre che “siamo  nelle mani di Dio”, mi devo affidare a Lui ed accettare la sua volontà.

Favria, 18.02.2013           Giorgio Cortese

 

Tutti gli uomini per natura tendono al sapere. Peccato che l’umanità geme per metà schiacciata sotto il peso dei progressi che ha fatto, per l’altra metà dalla sua indifferenza ai propri simili.

 

Pifferaio e pifferi

Il piffero, dal medio alto tedesco Pifer, dal latino piffarus, anglosassone pipere,  antico francese pifre. Il lemma tedesco deriva dal latino pipa, pigolio, dal suono dello strumento, pipare; verbo onomatopeico pipare, pigolare. Ma vuole anche dire in francese  persona grassa e tonda, dato che il pifferaio suonando gonfia le guance. Il piffero  è uno strumento musicale a fiato in legno, simile a un flauto a bocca, in uso nella musica popolare italiana e ha un timbro che richiama quello dell’oboe; veniva suonato solitamente da girovaghi che si accompagnavano a suonatori di zampogna o cornamusa. Se si parla del piffero non può che venire in mente la fiaba del Pifferaio Magico di Hamelin, ma ogni leggenda ha il suo fondo di verità. Così anche le favole, come quella del pifferaio magico che nella città tedesca di Hamelin fece prima strage di topi e poi di 130 bambini per punire gli abitanti, o il sindaco, del mancato pagamento della derattizzazione. Con una melodia ipnotizzò dapprima i ratti che lo seguirono fin dentro al fiume annegando. E' invece incerta la fine dei bambini di Hamelin, anch'essi seguirono il pifferaio magico scomparendo però in una caverna. E' una delle più antiche favole della tradizione tedesca, divenuta celebre con i fratelli Grimm e molte volte citata da poeti e scrittori. In questa storia potrebbe esserci un fondo di verità ambientato nel 1284. L'evento non è soltanto frutto della narrazione, tramandata oralmente o per iscritto, ma anche di monumenti a memoria eretti nel XVI secolo. Un'antica porta di Hamelin reca l'iscrizione "Eretta nel 1556, 272 anni dopo che il mago portò 130 bimbi fuori della città". Una vetrata di Hamelin del 1300, andata poi distrutta nel XVII secolo, riproduceva il pifferaio magico con un insolito abito multicolore arlecchinesco e numerosi bimbi in preghiera. La sua esistenza è comprovata da un acquerello disegnato da un viaggiatore nel 1592 e da diversi documenti scritti a partire dal 1300. Quello che segue è il più antico disegno sulla storia di Hamelin, disegnato nel XVI secolo. Secondo una interpretazione dei fatti la favola potrebbe prendere origine dalla peste portata nelle città europee dai topi. Questa ipotesi però non tiene in conto che la prima versione della favola citava soltanto una strage di bambini, soltanto nel XVI secolo iniziarono a comparire nel racconto anche i topi. Inoltre, la peste colpì l'Europa alla metà del 1300, circa settanta anni dopo l'evento di Hamelin. Secondo un'altra interpretazione i 130 bambini di Hamelin potrebbero aver preso parte a una crociata dei bambini verso la Terrasanta, morendo di stenti durante il viaggio. La tesi più accreditata è comunque la migrazione, forzata o spontanea, dei bambini verso le terre della Moravia per dar vita alla colonizzazione di questi territori da poco conquistati dai tedeschi. L'evento è datato alla fine del 1200 e trova conferme anche in altre città vicine ad Hamelin, tutte sovrappopolate ed esposte al problema della povertà. Oggi invece abbiamo in questa crisi  socio economica una grande povertà intellettuale e allora il  Pifferaio Oscuro ha trasformato la nostra Patria in un circo, con battute da bar, dove il clown, il barzellettiere, lo showman ha sempre la meglio. Bugie, menzogne e fughe della realtà sono da sempre l’arma del venditore di fumo di turno che alle domande serie le evade con la tracotanza di un sorriso beffardo, con l’odio celato dietro a un sorriso falso. Il piccolo Pifferaio, da uomo di spettacolo e clown navigato quale è, sa come buttare tutto in caciara. Pare che in questo clima elettorale i problemi reali, quelli con i quali ci confrontiamo ogni giorno, sembravano non interessare nessuno. Certo oggi gli ostacoli sono tanti, mancano le sicurezze del posto di lavoro ma non per questo dobbiamo rinunciare ad avere un sogno, per vincere la crisi siamo noi tutti il valore aggiunto se ci crediamo di costruire un mondo migliore. Certo molti politici attuali mi pare che potrebbero fare la fine dei pifferi di montagna, che andarono per suonare e furono suonati. Cioè  a forza di  andare a far valere le proprie ragioni con prepotenza ed arroganza verranno sconfitti.

Favria, 19.02.2013

 

Ritengo che molte volte si dice diplomazia ma non è altro che  la fine arte nel permettere a qualcuno di agire  come  si vorrebbe