Grazie a tutti Voi per i Messaggi di Auguri!!

Ogni giorno doniamo o riceviamo piccoli gesti: un saluto, un sorriso o un Sms di auguri, che possono sembrare piccoli o insignificanti ma che regalano all'animo di chi lo riceve una luce di felicità' che illumina la giornata. Grazie Della Vostra amicizia.

Cuorgnè, 28.2.1958  Giorgio Cortese

 Grazie!!!

Per arrivare alla fine della scalata ci vogliono i giusti appigli e io li ho trovati in Voi che ogni giorno mi confermate un affetto che va al di là del quotidiano contatto ma è semplicemente quel "tocco di cuore" che da voce alla mia forza di continuare a crederci! Un sentito e sincero grazie per chi mi ha voluto bene. Un grazie per chi mi vuole bene. Un grazie va a Dio per avermi donato anche questo giorno. Il mio grazie è dedicato a tutti Voi che leggete i miei semplici pensieri, che li postate e Li condividete, nella speranza che aiutino a riflettere. Il mio sincero grazie è   dedicato anche a chi mi critica e dialoga con me per aiutarmi ma crescere, giorno dopo giorno. Dedicato a chi non  ha il tempo di leggerle e non li trova interessanti. Un grazie a tutti voi per i Vostri messaggi affettuosi di auguri. Grazie a tutti Voi se il pennello intinto con i colori del mio animo scivola leggero su una tela bianca dipingendo magicamente le sfumature dei miei pensieri. Grazie a voi i miei semplici pensieri acquistano pregio. Certo che “Grazie”, è solo una parola, mentre la riconoscenza che ho per Voi tutti vale molto di più. 

Grazie di cuore a tutti per i numerosissimi  auguri, più di 500!!! tra sms, mail e  telefonate. Grazie mille !!!!

Favria,  28.02.2013             Giorgio Cortese

la PIZZA

Alta, alla napoletana, o bassa, alla romana. Semplicissima, con pomodoro e origano, o sovraccarica di ingredienti, dall'uovo al prosciutto, alle verdure, ai frutti di mare. Cotta nel classico forno a legna o surgelata e riscaldata nel microonde. A taglio o tonda, da asporto o consumata in vecchi locali storici con le tovaglie di carta. Italiana per antonomasia. Tanto da conservare il proprio nome in tutto il mondo; dall'America al Giappone, c'è un solo modo di pronunciarla: pizza. Nata come cibo povero, realizzabile con pochi essenziali ingredienti, oggi la pizza presenta tante e tali varianti da rappresentare un pasto completo e perfettamente equilibrato. La vera ambasciatrice dell'Italia nel mondo ha una storia antica, che parte dalle focacce di farro in epoca pre-cristiana; ha attraversato epoche e continenti, ha resistito a guerre di gourmet e invasioni di cucine etniche, e ormai ha conquistato, pacificamente, tutto il mondo. Un'antenata della pizza era probabilmente già diffusa in epoca etrusca. I Romani usavano preparare focacce di farro chiamate libum, ma già Virgilio, l'autore dell'Eneide, descrive la preparazione di focacce rotonde realizzate con farina di frumento, acqua, erbe aromatiche e sale. Attorno al 1500 a Venezia si preparava un impasto sottile a base di uova, burro e zucchero che veniva cotto nel forno. Con la scoperta dell'America venivano importati in Europa alimenti fino a quel momento totalmente sconosciuti nel vecchio continente, tra cui il pomodoro, destinato a diventare un ingrediente fondamentale per la pizza, solo a partire dal 1700, a Napoli. Fino a quel momento nel Sud Italia era molto diffusa, almeno dal 1600, una schiacciata di farina di frumento condita con diversi ingredienti come lo strutto, poi sostituito dall'olio di oliva, il formaggio e erbe aromatiche come basilico e origano. La pizza al basilico era anche detta pizza alla mastunicola, e, insieme alla pizza coi cicinielli, pesciolini piccolissimi, è la più antica di cui si tramanda la ricetta. Dalla seconda metà del '700, oltre al pomodoro, i partenopei iniziarono ad aggiungere alla pizza anche la mozzarella di bufala. La prima ricetta di pizza napoletana pressoché identica a quella che si conosce oggi risale alla metà del 1800. La pizza è citata in innumerevoli canzoni, poesie e romanzi, fin dai tempi antichi. Se Virgilio in una delle sue opere citava le tecniche di preparazione dell'antenata romana della pizza, una delle prime "apparizioni letterarie" della versione attuale della pizza risale al Seicento, in un'opera napoletana, il Cunto de li Cunti, che raccoglie vari racconti fra cui uno intitolato "Le due pizzelle", in cui si parla di un alimento fatto da un disco di pasta con un ripieno. Dumas padre, celebre romanziere de "I tre moschettieri" ma anche prolifico autore di letteratura di viaggio, alla pizza ha dedicato appunti, informazioni precise e acute osservazioni. Oltre a elencare i tipi di pizza più in voga nella sua epoca: all'olio, al lardo, alla sugna, al formaggio, al pomodoro, ai pesciolini. In "Usi e costumi di Napoli" di De Boucard, della metà del XIX secolo, si legge la prima ricetta della pizza e si citano le varietà più in uso: quella con aglio, olio, origano e sale; con formaggio grattugiato, strutto, basilico; con pesce minuto; con mozzarella, con prosciutto, arselle; e con il pomodoro.