Nella vita non discutere mai con un idiota… ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza

 Il sacchetto dove lo metto!

Siamo in emergenza cronica rifiuti e allora mi domando ma è la società che fa la spazzatura? Oppure ogni civiltà, società o la comunità ha   spazzatura che si merita! Molti dicono che una  volta, non c'era il problema dei rifiuti, infatti le persone usavano cose naturali: non c' erano i detersivi, non esistevano i supermercati dai quali si esce con tante borse di plastica  e gli amministratori della cosa pubblica forse non usavano internet ma non erano interdet.   Come sono cambiate le cose da allora! Oggi si fa molta fatica, per riuscire a riciclare anche una minima parte di tutti i rifiuti che buttiamo via ogni anno. E poi se non avviene la raccolta, la montagna della plastica, carta, verde ed indifferenziato cresce a dismisura e per noi cittadini che i rifiuti paghiamo e, riteniamo per questo ormai colma la misura. Ma quanti sacchi d’immondizia con quell’odore acre che asfissia“, ma perché non c’è un po’ di pulizia, ma perché non la portano via? Scommetto che nei sacchi dell’indifferenziato, nelle spazzature ci sono pezzi di verdure, mele marce e generi alimentari in confezioni rotte di cui le bestiacce vanno ghiotte. Meno male che siamo in inverno, altrimenti con questo dolce profumino andremmo in giro col naso tappato perché il netturbino del consorzio  non è passato! Dalla zona agricola all’acquedotto nel mio paese il lezzo è sempre quello. Una voce non confermata dice che nelle strade del centro hanno visto una  pantegana farsi il bagno   nella pubblica fontana. Ma sarà questo il nostro futuro di essere sommersi da una valanga di rifiuti fuori dall’uscio e con nessuno che ci aiuti!

Favria, 14.03.2013                      Giorgio Cortese

 

Il dramma di questi tempi è che i nostri politici ad ogni livelli hanno paura di porsi delle mete per il bene di tutti noi perchè gli manca il coraggio di  raggiungerle

 

Scapa signur che 'l riva 'l muradur

 

Il mondo è di per sé sonoro,  mentre il vuoto è silenzio sempre. Invece ciò che nasce dall’animo calmo nell’animo calmo in esso si mantinene

 

Quando il silenzio è rumore il tempo si ferma ed i sogni  si dileguano spinti via dal vento

 

Dopo tante parole ecco il silenzio, in un linguaggio che unisce.

La civiltà contemporanea è la civiltà del rumore. Anche in tv si urla sempre per farsi notare, per non parlare dei comizi  politici, nei grandi discorsi di piazza delle ultime elezioni. Il neo eletto Papa invece è riuscito da subito a farci ritornare al silenzio, facendo pregare tutta la piazza, perché il mondo non si guarda, si ode, non si legge,  ma si ascolta. Il secolo passato e l’inizio di questo sono secoli del rumore. Pensate che già ai primi del ’900 i futuristi interpretano e anticipano i tempi. Fanno vedere il rumore, nelle loro sculture, nelle loro pitture, nei loro scritti sono 'rumorosi'. Provano a innovare la musica introducendo uno strumento chiamato 'intonarumori', ma anche gli 'scoppiatori', i 'rombatori', i 'sibilatori', i 'gorgogliatori', i 'crepitatori', gli 'stropicciatori' e via dicendo. Con essi, piuttosto che con ottoni e violini, pensano di meglio interpretare la società moderna. Il fatto che poi il primo concerto per 'intonarumori', al Teatro Dal Verme di Milano nel 1914 sia finito in una rissa, scatenata dai vari Marinetti, Boccioni e Carrà, scesi in platea per prendere a pugni i contestatori, rientra nella logica della civiltà del rumore. Ma  la civiltà industriale, quella del rumore, per intenderci, ha però le sue origini nell’800. E non è un caso che proprio nella seconda metà di quel secolo ci siano artisti capaci di aprire le porte al nuovo secolo proprio attraverso il rumore. Il  treno, macchina rumorosa per eccellenza, è al centro di quel romanzo anticipatore della cultura novecentesca che è La bestia umana di Emile Zola, in cui è descritto in toni noir e dissoluti un mondo stregato dalla ferrovia, e quindi dal rumore. Nel  L’Urlo di Munch, del  1885  interpreta perfettamente l’angoscia dell’uomo davanti alla modernità che tutto travolge. Un dipinto che si può collocare accanto al fischio del vapore o allo sferragliare di una locomotiva. Stiamo nel mondo con tutti i sensi, ma recepiamo per la maggior parte con la vista e con il rumore. Oggigiorno molti ritengono che  a fare più chiasso si viene notati di più. Purtroppo siamo in una società dove tutta la vita è rumore. Fino a poco tempo fa   solo la morte è silenzio. Ma noi siamo riusciti a rendere rumorosa anche questa. Oggi è sempre più comune sentire applausi a un funerale. Il rumore è il segnale del degrado della nostra civiltà e basta ascoltare la tv per capire. Ormai siamo alla fiera del privato ostentato in pubblico attraverso il rumore, molti pensano infatti :”faccio rumore quindi esisto”. Insomma una percezione fasulla della propria esistenza con una perenne “notte bianca”.  Tutti si sentono in diritto di fare rumore e si urla anche quando non serve. Pensiamo alla mania di protagonismo di chi parla al telefonino facendo conoscere a tutti la sua vita privata. Siamo al paradosso: la privacy degli altri ti viene sbattuta in faccia senza che ci si possa difendere. Ma nella la vita quotidiana c’è un linguaggio che unisce ed uno che divide. Ci sono dei lemmi che creano valore ed esprimono fratellanza, forza e calore e ci se ne sono altri che recidono ed eliminano ogni dialogo. Le parole che uso ogni giorno hanno un grande potere,  che forse non ha limite. Le parole possono  creare delle lodi ma distruggere con una battuta l’animo di una persona, posso inorgoglire, accarezzare e ferire, ma le parole possono essere vere o fasulle. Ci sono parole che danno la spinta per andare avanti altre che ti tagliano le gambe. Allora ho incominciato allora a chiedermi che forza può avere il silenzio, anche se personalmente ho un grande sgomento del silenzio perché negare la parola dei miei simili è un atto violento contro gli altri esseri umani, ma questa è la forza negativa del silenzio che è allestita contro l’altro, come  rifiuto del dialogo, come artificiale distacco, insomma un muro che si crea giorno per giorno contro gli altri. C'è inoltre  il silenzio del cielo prima del temporale, del parco   prima che si levi il vento, del mio animo e  poi c'è il silenzio che chiede soltanto di essere ascoltato. Ma il silenzio non è solo mancanza di comunicazione, ma anche inquinamento da troppe parole vuote, che servono solo per coprire il vuoto che abbiamo dentro. Allora se la parola non ha più senso, bisogna lasciare spazio al silenzio e ascoltare con attenzione. Il  silenzio depura l’animo permettendo di parlare con me stesso e non solo con il mio latente smisurato IO. Mi sono reso conto che il silenzio  mette a tacere refoli di parole inutili ed invasive. Riesco raramente a raggiungere il silenzio ma quando giungo in questo stato interiore lascio fluire dal mio animo delle emozioni che non  hanno bisogno di parole per essere trasmesse. E poi stare in silenzio è anche un buon esercizio per tenere in allenamento gli altri sensi, stare in silenzio vuole dire, contemplare, analizzare, respirare e sentire con l’epidermide e con l’animo.  Nel silenzio le parole dette o sentire durante la giornata trovano nell’animo il giusto spazio e peso e trovo anche dei legami che mi erano sfuggiti, dei significati abbinati al momento che vanno oltre  alla parola pronunciata. Nel silenzio prendono forma i miei pensieri,  i miei sentimenti,   le miei emozioni. Il silenzio si tinge di caldi colori quando c'è quell'ascolto profondo fatto di condivisione di sensazioni mai giudicate ma sempre accolte perchè fan parte della mia vita.. Il silenzio è la voce delle mie emozioni, sembra  un paradosso  ma sa urlare a tal punto da sconvolgermi .Non credo che esista il silenzio assoluto,  quando tace la bocca parla la mente,  quando tace la mente parla l’animo. I silenzi  vanno sempre ascoltati  essi parlano più  di mille parole. Non so se sono riuscito a fare capire cosa intendo per silenzio è  difficile interpretarlo, è difficile spiegarlo. Dice tante cose profonde e sincere. Purtroppo, ogni giorno, lavoriamo continuamente per dare forma alla nostra vita, ma copiando mio malgrado, come un disegno, i lineamenti della persona che sono e non di quella che ci piacerebbe essere.

Favria, 15.03.2013               Giorgio Cortese

 

Nella vita non dar retta ai tuoi occhi,e non credere a quello che vedi. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guardiamo con il nostro intelletto e scopriamo quello che conosciamo.

 

L'ombra delle bugie segue la verità cosi mi  da l’opportunità   di viaggiare illuminato