L'amicizia non è gelosa nè permalosa;scusa ma non accusa, gode ma non si rode. Gli amici nella vita  sono de veri gemelli nell'animo, essi convengono in tutto. Uno non è lieto senza l'altro, né l'uno o l'altro possono sopportare la pena da soli.  I veri amici sembra che si scambino i corpi, fanno a turno nel dolore come nel piacere, sostenendosi sinceramente nelle più avverse condizioni.

 I novelli “Garibuja”

In piemontese c’è un modo proverbiale per indicare uno sciocco si dice che è "furb come Garibuja o Gariboja, Griboja, Ghërboja.". Nell'antica tradizione popolare piemontese esisteva un personaggio di nome Garibuja che sovente veniva ricordato ai bambini per far capire loro che dovevano essere un po' più furbi. Si raccontava ai bambini che Garibuja era tanto furbo che per non farsi derubare i soldi li nascondeva nelle tasche delle altre persone, oppure per non farsi bagnare dalla pioggia si buttava nel torrente! Ecco qui alcuni altri modi di dire sempre riferiti a questo personaggio campione della dabbenaggine: “Furb com Gariboja o furb com ël pare ëd Gariboja”, furbo come Garibuia o furbo come il padre di Garibuia; “Furb come Garibuja ch' o dava da beive ar cioche e o vistiva ir campanin” che dava da bere alle campane e vestiva il campanile, “Furb come Garibuja, c'a pupava sua mare 'n sla schi-na”, ”, furno come Garibuja  che prendeva il latte dalla madre dalla schiena, “Furb cmè Gribuja che pir nent bagnese a s'ascundiva ant i ariane”, furno come Garibuja, che per non bagnarsi dalla pioggia si nascondeva in un ruscello. “Furb com Gariboja che a stërmava jë dnè ant la sacòcia dj'àutri, furbo come Garibuja  che nascondeva i soldi nelle tasche degli altri. Questo personaggio campione di stupidità arriva dalla Francia, precisamente in Borgogna dove si chiama   Jean Gribouille: “Tu ressanne à Jean Gribouille qui se bôte en gliau de pô qu'ai ne mouille” i të smije a Gariboja ch'a l'é campasse a meuj për pa bagnasse. In Francia il personaggio di Gribouille è protagonista del romanzo “La Sœur de Gribouille” scritto nel 1862 da Sophie Rostopcina, contéssa di Ségur. Certo che nella vita l'intelligenza ognuno se la deve conquistare, soltanto la stupidità si espande gratuitamente. Ritengo che essere  intelligenti non è solo frutto di nascita, ma è risultato di un costante e paziente esercizio, di una sorta di libera e gioiosa ascesi che attrezza la mente e l'animo a percorsi ardui e gravosi su sentieri molte colte ripidi ed impervi. Lo studio esige rigore, tempo, applicazione e non si concilia con la genericità e la dissipazione. Quello che, invece, non esige fatica e impegno è la stupidità che come si vede ogni giorno cresce senza costi e senza limiti. Certo gli stupidi sono sempre più numerosi e mi impressionano, non foss'altro che per il loro grande numero. In questi mesi di campagna elettorale ho avuto la conferma che l'intelligenza ha un solo sobrio abito e una sola strada ed è sempre in svantaggio. La stupidità è versatile e può indossare qualsiasi abito. Certo che poi gli stupidi sono anche molto fortunati, ma meno male che non solo la  fortuna è cieca, ma spesso rende ciechi anche quelli che ha abbracciato: così, essi si lasciano trasportare dal disprezzo e dalla superbia e nulla è più insopportabile di un uomo stupido e fortunato. La fortuna, infatti, non è solo cieca ma spesso anche acceca, ed è sufficiente scorrere le cronache per vedere quante stupidaggini crede di potersi permettere chi è stato baciato dalla buona sorte, soprattutto economica odi carriera politica. Mi sembra che avviene una specie di mutazione genetica in chi ha avuto la fortuna di raggiungere un certo ruolo sociale e politico. Certe persone una volta che ricoprono un determinato ruolo di potere o di autorità, cambiano radicalmente il loro modo di agire, disprezzano le antiche amicizie e si gettano a conquistarsene nuove e più importanti, diventar cattivi, leggeri, insolenti. Nella vita un vita quotidiana un uomo è veramente forte se riesce a resistere alla fortuna ed al potere che alle avversità per non diventare un novello Garibuja.

Favria 25.03. 2013           Giorgio Cortese

 

 

Scriveva Johann Wolfgang Göethe: "Chi sbaglia con la prima asola, non si corregge con la abbottonatura".  Certo che i politici che hanno sbagliato negli ultimi venti anni  non correggono i loro errori adesso con inutili promesse