Una statistica ben confenzionata funziona meglio di una "grande bugia" alla maniera della propaganda hitleriana: inganna, ma non rivela l'origine dell'imbroglio.
Come una candela ne accende unaltra e così si trovano accese migliaia di candele, così un animo sereno ne accende un altro e così si accendono migliaia di cuori
L'illuminazione pubblica è rappresentata dall'insieme di
oggetti, lampioni, lampade, atti a illuminare gli spazi pubblici. I costi di tali
impianti sono a carico dell'Ente, come il Comune, che ne è titolare. Certo è
difficile oggi per il sottoscritto, che subisce da un giorno all'altro le
accelerazioni sempre più veloci della storia, immaginare quale dovesse essere la vita di
Favria, piccolo borgo agricola, alla periferia dellItalico stivale quasi un
secolo fa, al tempo dei lampioni. Il moderno lampione stradale come oggi viene inteso
risale al 1792, quando l'ingegnere scozzese William Murdock scoprì che, bruciando il
carbone, veniva prodotto un gas la cui combustione era in grado di generare luce e così,
da buon scozzese per risparmiare illuminò casa sua, scaldandosi allo stesso tempo. Ma è
solo il 28 gennaio del 1807 che venne illuminata, per la prima volta, una strada pubblica
Favria, 4.4.2013
Ho letto che il poeta è puro acciaio e duro come una selce
Il pollice verso!
Sul famoso gesto del pollice verso, le fonti sono scarse e discordanti. Un passo delle Satire di Giovenale, verso pollice vulgus cum iubet sembra dare spazio alla circostanza, ma le fonti storiche propriamente dette non ne parlano. Prudenzio, in contra Symmachum, usa il verbo convertere: Et, quoties victor ferrum jugulo inserit, illa delicias ait esse suas, pectusque jacentis virgo modesta jubet converso pollice rumpi Altre espressioni sono pollicem premere e pollex infestus. In realtà, in tutti i passi latini, il problema verte su quale sia il senso da dare all'espressione «verso pollice» o «converso pollice» o simili, se cioè pollice girato debba intendersi all'insù o all'ingiù. Appare certo, ad esempio, che il pollice rivolto in basso non significasse la morte per il gladiatore.
Favria 5.4.2013
La regola dellultimo!
Questa mattina ho avuto il piacere di prendere un caffé con lartista nellarte di tagliare, imbastire e cucire e con il Ragioniere. A noi tre si è aggiunto successivamente il neo pensionato che ha voluto assolutamente offrirlo, adducendo la regola dellultimo! Tornando verso casa pensavo a quello che successivamente ho scritto forse come sempre in maniera esagerata. Ed è vero come dice il lemma latino originario exaggerare parola composta da agger "terrapieno", ed allora mi rendo conto che ogni giorno ammonticchio come un argine una dose elevata di parole nelle mie quasi quotidiane mail, ma scrivere per il sottoscritto è pura passione e poi se devo scrivere a mano, e successivamente copiare al computer riesco ancora meglio ad interiorizzare con migliori risultati le osservazioni che scorrono libere nellanimo. Tornando alla regola dellultimo, pensavo che oggigiorno ci sono degli amici che stanno magari al mio fianco ma solo fino allultimo centesimo, mio e non il loro. Vivo in una società liquida, costruita dalle relazioni facili, sbrigative e superficiali molte volte costruite sui social forum. ma la vera amicizia è tutta unaltra cosa, vale sempre il detto : Chi trova un amico, trova un tesoro. Ma molte volte certi amici sono simili a quanto scriveva Petronio, il noto scrittore latino del I secolo, nel suo celebre Satyricon, dove scherzava sull'amicus ollaris, cioè l'amico della pentola e ritengo che non sia necessario aggiungere altro. La vera amicizia è gratuita, e ad essa si associa l'interesse, ben presto inaridisce. I veri amici sono quelli che mi accompagnano ogni mio cammino quotidiano, senza pensare di calcolare dei vantaggi, e non sono invidiosi. Il vero amico e simile ad un ombra che non smette di seguirmi anche quando cala il sole sembra e pare che si sia dileguato ma invece è solo rimasto indietro per essere lultimo a darmi parole di conforto e di aiuto.
Favria, 6.03.2013
Nella vita
Nella vita, molte volte quelli ritenuti pazzi aprono le vie
che poi percorreranno i sani. Una carissima persona è partita da questa frase per
una bellissima riflessione che voglio condividere.
Nella vita ci sono dei momenti di profonda solitudine, a volte dura un secondo o
poco di più, sono quei brevi istanti nei quali magari voglio fare una cosa e gli altri
non sanno cosa farò, ma soprattutto non lo so nenanche io. In quel momento conta
enormemente come mi sento fisicamente, quali sono le mie motivazioni. In quei brevi
istantio conta il lavoro, conta la stima di chi mi è vicino, conta la mia vita privata,
conta tutto. Ma in quel momento sono solo e se non profondo del mio animo sono sto bene,
farò sicuramente la cosa più ragionevole, la più conservativa e, dunque, alla fine, la
più prevedibile: farò di tutto per uscire da quella solitudine per riunirmi subito agli
altri, alle sicurezze, in una logica che valga per tutti. Se invece mi sento bene, se sono
in pace con me stesso e con il mondo, allora quell'attimo di solitudine diventa un
vantaggio immenso, perchè posso liberare l'istinto e fare quello che DEVO, mentre nessuno
sa cosa sia, nemmeno io. DIVENTO QUELLO CHE FACCIO, per così dire, sparisco nel mio
gesto.Sono momenti di assoluto. Alcune cose belle della vita, anche qualche scelta
importante, le ho fatte così, nel fondo di questa solitudine, svuotata da ogni pensiero,
libera da pressione psicologica, lebere dagli scheme del ragionamento razionale, libere da
da ogni logica di convenienza. Le ho fatte e basta. Sono stati momenti così pieni di quel
" nulla" preziosissimo, che poi, ovviamente,non li ricordo: ricordo il prima e
il dopo, ma il momento magico è svanito, perchè è un dono talmente puro che basta a se
stesso. E' come non esserci più, o meglio, è come esserci in una forma diversa, più
alta e misteriosa, inconcepibile, istintiva, extranaturale. Mi sono successe
.
Favria 7.04.2013