Certi giorni quando mi sveglio, mi sforzo di guardare il mondo dal  balcone. Questo allarga le mie vedute e mi fa scoprire ogni giorno sempre dei nuovi particolari, insomma un orizzonte sempre nuovo. Allargando durante la giornata le mie vedute scopro che  la fatica è maggiore ma la soddisfazione è senza dubbio ineguagliabile!

Ho ricevuto  questa mail che ben volentieri divulgo a tutti e consiglio caldamente di partecipare:

“SAN GIUSTO CANAVESE, 6 e 13 giugno 2013, ore 21:00  Sala Musica del Palazzo Comunale Giovannini.Le due serate  ci guideranno all’AVVICINAMENTO ED ALLA COMPRENSIONE DELLA MUSICA CLASSICA, integrando la trattazione teorica con l’esecuzione dal vivo, al pianoforte, di brani di musica classica dei più importanti e famosi compositori.  Programma delle due serate:

-   Giovedì 6 giugno 2013 ore 21.00 – Dai clavicembalisti (Johann Sebastian Bach) ai classici (Wolfgang Amadeus Mozart); -  Giovedì  13 giugno 2013  ore 21.00  - Dai Romantici (Franz Schubert, Robert Schumann, Felix Mendelssohn, Frederic Chopin, Franz Liszt) al primo Novecento (Leóš Janácek,, Ciaikovski, Claude Debussy, Alexander Scriabin).Naturalmente … l’ingresso è libero.Vi aspettiamo numerosi, anche, e forse soprattutto, chi non ha particolare competenza in campo musicale.  La Segreteria di ABC Canavese.Riferimenti e contatti: Patrizia Blatto – 338 2314440 www.abc-canavese.it          info@abc-canavese.it

 

Dopo aver  meditato su degli episodi recentemente successi, ritengo che due cose nella vita sono infinite,  l'universo e la stupidità umana e nutro seri dubbi sulla prima ne ho la certezza della seconda.

 

Per molte persone il cervello  è l’organo con cui pensano di pensare!

 

Senza parole la vita sarebbe un foglio bianco

Quando si ricerca una parola ci vuole: occhio, orecchio, cervello, estro e naso perché il linguaggio  è un fiume che scorre ed è molto più vecchio di  internet.. Per un cercatore dilettante di parole, come per il sottoscritto,  s’intende,  sono tutte qualità essenziali. Occorre infatti l’occhio che vede e coglie l’originalità di un’espressione quando si legge un testo qualsiasi, una pubblicità, un’etichetta o un titolo di giornale. L’orecchio che sa captare la stessa novità mentre si ascolta la radio, la tv o una conversazione sul lavoro, a pranzo,  al bar. Ma poi occorre sempre avere il cervello allertato che sappia analizzare, semplificare, riassumere con chiarezza. Beh il naso serve, per non dire fortuna, insomma  quel pizzico di fiuto che giova nell’intuire una traccia interessante dietro quel lemma, italiano o dialettale. Ed infine ma non ultimo, l’estro, la fantasia, perché per seguire una parola bisogna essere anche un po’ artisti,   per poter creare nel miglior modo possibile il significato delle parole, ma anche un di pignoleria non  guasta mai. Bisogna sapere che ogni giorno la lingua, che è viva ed in continua trasformazione con sempre nuovi neologismi, che molte volte sono un'abuso affettato della neologia, secondo l'accezione spregiativa corrente.  Ritengo che la  neologia va intelligentemente incoraggiata, perché le lingue vivono, appunto, dell'apporto di parole nuove anche desunte da altre lingue, perché tutte le parole nascono come neologismi. Ad esempio: “accusa” è un neologismo del XIII secolo; "adesso" è un neologismo poco più antico, che ha importato in italiano un "ad ipsum", neologismo del latino medievale che sostituiva il classico "nunc" destinato a morte; "wida/guida" e "widare/guidare" sono neologismi del latino medievale. Oggigiorno l uso eccessivo di termini inglesi mi sembra dovuto più a ridicolo provincialismo che all' evoluzione naturale del linguaggio. Certo che sono pienamente d’accordo nel ritenere utile e accettabile che parole straniere entrino nel nostro vocabolario per arricchirlo e completarlo, ad esempio il lemma:”kamikaze” è intraducibile. Pare che siano circa  6.500 i vocaboli stranieri più frequentemente usati nel nostro linguaggio. E non vengono solo dall' inglese o dal francese o dal tedesco, ma dal giapponese, dall' hawaiano, dal giavanese, dal turco, dal cinese. Siamo in assoluto il popolo che maggiormente ricorre all' uso di termini stranieri. Pare che  il  53% sia inglese, francesi per il 23%, ma ci sono anche parole spagnole, tedesche, in russo e  portoghese. Ma nel parlare comune sono ormai frequenti vocaboli come aikido o ikebana,  giapponesi, come batik, giavanese, o kung fu di origine cinese. Ma non manca  imam e intifada dall’arabo o favelas dal portoghese. Se è vero che molte parole sono intraducibili in italiano, l’uso di altre fa trend scusate tendenza, si dice allora  foulard e non fazzoletto, glacé e non ghiacciato, high society e non alta società! I lemmi di un vocabolario sono circa 120 mila e circa 45.000 i vocaboli che ha teoricamente a disposizione una persona di buona cultura. Certo noi siamo italiani e non francesi che hanno fatto quadrato intorno alla "loro" lingua. D' altronde altre lingue hanno accolto parole italiane che esprimevano concetti nuovi positivi e anche negativi come: “opera, pizza, mafia”. Ritengo ridicolo però un uso eccessivo delle parole straniere, infatti tra le riviste italiane apparse negli ultimi tempi figurano: Flair, Top Girl, All Music, For Men, Fox, Jack, Nick, The Guide, City. L’utilizzo così massiccio dell’inglese mi sembra a una piccola foglia di fico che maschera la nostra marginalità, o meglio un’inutile   rialzo nelle scarpe per aumentare di qualche centimetro la modesta statura nazionale a livello di immagine e di peso geo-politico.Ma il tempo è galantuomo e fa giustizia dei tentativi di trovare sostituti artificiosi dei forestierismi, come è felicemente avvenuto con penalty/rigore o con chauffeur/autista, o con chèque/assegno o con hard disc/disco rigido, non è invece accaduto  con sessuoso per sexy, autostello per motel, paesanistica per folclore. Né miglior fortuna hanno avuto bicimotore per ciclomotore, biciplano per pedalò, fonocassetta per musicassetta, guidoslitta per bob. Tra le parole nuove che ho recentemente letto voglio ricordare: “rimedioso”, che pretende di scovare rimedi per ogni questione, anche lo strampalato lemma:”manoscrittaro”, per indicare chi inonda le case editrici con i propri manoscritti; "gastrocolto", chi ama coltivare le proprie conoscenza nel campo della gastronomia; "mediacrazia", il potere dei mezzi di informazione; "agente di prossimità", cioè poliziotto di quartiere; "orso-pellismo", atteggiamento di chi sa bene che non si deve vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato… e via inventando. Da questi pochi cenni si coglie la divertente importanza di ampliare il proprio lessico, perché se è vero che le idee vanno formulate in parole, è altrettanto sicuro che le parole sono la più operosa fucina delle idee, ma rimanendo sempre con le antenne alzate per evitare di cascare in strani ed inutili neologismi dall’incerto significato.

Favria, 23.05.2013            Giorgio Cortese

 

Non mi interessano i ricchi, mi interessano i poveri, quelli che ti commuovono con un sorriso sincero e con gli occhi pieni di speranza.

 

Piena solidarietà alle maestranze della Berco di Busano

Sono rimasto colpito dalla richiesta di chiusura della Berco a Busano, profondamente scosso da questo evento che mette a disagio centinia di persone l’anello debole in questa società sempre di più socialmente fragile, i familiari che dipendo dal lavoro di questi dipendenti, che attualmente hanno un futuro senza speranza di fronte a loro! Questo mi fa riflettere che di fronte a questo dramma umano e sociale qual è la qualità umana della nostra società? Esprimo piena solidarietà ai lavoratori della Berco di Busano e auspico che la loro complessa vicenda  venga al più presto definita e che chi ci governa democrtataicamente dal popolo faccia valere le proprie ragioni cob pacata autorevolezza. Sono al fianco di lavoratori e di chi lavora e mi sento anch’io oggi, pur essendo impiegato in un altro settore,  un dipendente della Berco per sincera solidarietà con loro. Ritengo ché non dobbiamo rimanere indifferenti a questo dramma, quello che succede a loro potrebbe succedere anche a noi!. E allora non lasciamoli soli e facciamo sentire la nostra vicinanza in questo triste frangente della loro vita. Forse dovremmo tutti porci una domanda, se in questi agitati momenti socio- politico- economici di questo nostro tempo, abbiamo l’obbligo morale di riscoprire la virtù di non lasciare mai nessuno indietro e sentire nostro l’armonico ritmo dei più deboli, di chi è in difficoltà, come autentico basamento di una società nuova e giusta e nasca dalla eceneri di questa crisi che oltre ad aver inghiottito soldi a messo a nudo le incongruenza sociali, prima mascherate dal facile benessere. Già è forse questa la scandalosa verità,  il giusto ritmo di una società autenticamente umana è la “debolezza”.

Favria, 24.05.2013      Giorgio Cortese

 

"In me vis sortis nulla sed ingenium" Dalle sconfitte alla vittoria: è questa la strada di ogni essere umano!

 

Il giusto premio!

Ho trovato una breve favoletta raccolta da Gianni Rodari. Come spesso accade in queste narrazioni popolari, c’è una bella verità:” C’era una volta una vecchia che andava nel suo campo a raccogliere i cavoli. Strada facendo passò davanti a una caverna, e vide in essa dodici uomini. Erano i dodici mesi dell’anno. Essi si rivolsero alla donna e domandarono:  “Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?”    “Tutti sono belli – fece la vecchia. – In gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo c’è il vento…” E andò avanti lodando i meriti di ciascun mese, Allora i mesi le dissero: “Nonna, dal momento che ci hai lodati  tutti, vogliamo farti un regalo. Dacci il fazzoletto.” E riempirono quel fazzoletto in maniera tale che a stento la donna  riuscì a legare insieme i quattro angoli. “Grazie tante!” esclamò la  donna e se ne tornò a casa. A casa disse ai suoi figli: “Ora finalmente avremo abbastanza da  mangiare, guardate un po’ cosa vi ho portato. Così dicendo aprì il fazzoletto da cui uscirono tanti ducati. Tutto andò bene per un po’ di tempo. Ma un giorno una vicina venne a  trovare la vecchia e in curiosità le domandò dove avesse trovato tutto quel denaro. “Me l’hanno regalato i dodici mesi dell’anno”. “Voglio andare a trovarli anch’io”, disse la vicina. E così fece. “Buon giorno a voi tutti”, fece la donna quando li vide. “Nonna, dicci un po’, qual è il mese più bello dell’anno?” “Qual è il più bello?” rifletté la donna. “Nessuno è un gran che. In  gennaio c’è la neve, in febbraio c’è la pioggia, a marzo tira il vento…   davvero non c’è tanto da scegliere.“Bene bene”, fecero i mesi. “Dacci il tuo fazzoletto così ti ricompenseremo per quello che ci hai detto. La donna consegnò il suo fazzoletto e quelli glielo riempirono tanto che a stento si potevano legare i quattro angoli. “Grazie tante”, disse la donna e se ne tornò a casa. A casa disse ai suoi quattro figli: “Ora vivremo altrettanto bene dei   nostri vicini. Guardate cosa vi ho portato.” Slegò il fazzoletto e da esso non uscì fuori altro che immondizia. La  vecchia andò su tutte le furie, corse dalla vicina e la accusò di  averla mal consigliata. “Ma che cosa avete risposto ai mesi, quando vi hanno chiesto quale fosse tra loro il più bello?” domandò la vicina. “Ho risposto che nessuno valeva molto.” “Vedete, essi vi hanno ricompensata proprio come meritavate.”Ecco anche noi veniamo premiati su come agiamo!

Favria, 25.05.2013                            Giorgio Cortese