Il saputello

Il saputello è un esemplare di Australopithecus Spaccapallis – sottospecie, questa, nata da una mostruosa, con due M perché è Molto Mostruosa, mutazione genetica dell'Australopithecus Afarensis all'alba dei tempi. Da ciò si deduce necessariamente che il saputello non appartiene al genere Homo.

 

La tragedia della vita è ciò che muore dentro ogni essere umano con il passare dei giorni

 Cachinno?

Cachinno è un lemma poco usato e una ed indica una sghignazzata sprezzante. Deriva dal latino cachinnus, attraverso il quale la parola risale al greco e al sanscrito. Al riguardo è nota la citazione di Dante: “Lo tuo riso sia sanza cachinno, cioè sanza schiamazzare come gallina”. Il D’Alberti di Villanuova avverte, già nel 1825: “Oggidì non s’userebbe se non nello stile pedantesco”, pedante è colui che servilmente imita gli antichi. Per il Tommaseo è anche “Ridòne, chi ride spesso e volentieri” e come sinonimo cita “sghignapappole”, quasi un “cachinno spappolato”,  il risum effusum dei latini.

 

Governiamo meglio ogni giorno, per  condividere le idee, solo così gestiremo meglio i problemi e forse riusciremo a fare nascere dai quotidiani ostacoli delle opportunità

 

La verde siepe

Ogni mattina prima d’iniziare a lavorare non posso fare a meno di osservare dall’ufficio, la siepe verde che rigogliosa svetta dal muretto del piazzale interno, e che delimita la proprietà di un giardino confinante. Certo la siepe più  famosa d'Italia è quella citata da Giacomo Leopardi nella poesia L'Infinito e che nell'immaginazione del grande poeta, rappresentava un limite da superare con lo sguardo. In effetti, nell'architettura dei giardini e del paesaggio, una delle funzioni principali delle siepi e' proprio stabilire una verde e viva barriera visiva.  Le siepi sono inoltre un elemento decorativo, particolarmente quando vengono potate in forme geometriche, come nei giardini all’italiana. Inoltre, rappresentano un’ottima barriera frangivento naturale e non è infine da trascurare il loro apporto all’equilibrio naturale ed alla biodiversità, come habitat protetto per diverse specie di insetti e piccoli uccelli. Già il lemma sièpe che deriva dal latino saepes, che deriva a sua volta dal vocabolo greco dal greco  sekos, recinto. In antico tedesco, sweiga, recinto per il bestiame. In piemontese cioenda, in borgognone. seu, semel, sambuco, con cui erano costituite una volta le siepi, ed in provenzale seps.  Pensate che la parola piemontese cioenda risale al latino medievale claudenda, da claudere 'chiudere'. Sempre dal latino clavem si ha il lemma piemontese ciavè, in italiano chiave.  Ritornando alla siepe che osservo ogni mattina, prima di iniziare a lavorare, mi viene da pensare che ogni giorno dobbiamo lanciare il nostro cuore oltre la siepe del personale egoismo. Devo ogni giorno gareggiare che le mie umane miserie per lanciarmi oltre la siepe dei pensieri limitati e veleggiare lontano guardando lontano oltre l’orizzonte dell’infinito. Ecco in quel brevissimo istante che vengo assalito da questi refoli di pensieri il tempo sembra essersi fermato per un momento ed allora assaporo brevemente il dolce gusto di un’emozione. Una promessa silenziosa riempie il mio animo, in quel momento il tempo si è fermato per un istante e sfuma l’ansia dell’ignota giornata. Poi riprendo a lavorare con passione perché ho lanciato il mio cuore oltre quella siepe, e lasciato per un attimo la mia sciatta esistenza sotto l'ombra dell’albero della vita già vissuta una albero, complice discreto dei miei sentimenti.

Favria, 30.05.2013                Giorgio Cortese

 

Ogni giorno è un nuovo giorno per sperare.

 

I nuovi corsari delle multinazionali.

Il dramma di diversi miei amici che si trovano in questi giorni senza nessuna prospettiva per il futuro, in quanto l’azienda dove lavoravano ha chiuso, spero non definitivamente i cancelli, senza nessuna possibilità di dialogo mi fa riflettere su quanto segue. Questa crisi ci va vivere in acque sempre di più tempestose e con la mancanza di lavoro generata dalla speculazione internazionale si aggiunge la debolezza del Governo dell’Italico Stivale nel proteggere i suoi  sudditi, scusate volevo dire cittadini. In questo fosco scenario si muovono dei novelli corsari, si avete capito bene. Dei corsari che a differenza di quelli della Tortuga che avevano la lettera di corsa dei vari governi, questi manager oggi hanno la lettera di corsa da società multinazionali, che non hanno mai una figura fisica di riferimento ma   anonimi ed oscuri consigli di amministrazione che, sono sempre al servizio di fare sempre di più utili.  In questa società  liquida,  i grandi gruppi leader mondiali dell’economia sono diventati spesso inafferrabili, con la produzione realizzata in Paesi a basso costo, i domicili legali posti in nazioni con tasse ridotte, i centri di ricerca da un’altra parte ancora.  Gli ultimi casi nel territorio Canavesano, apparsi sui locali media, sono eclatante e mi obbligano a riflettere sugli obliqui contorni di una finanza globalizzata che si alimenta soprattutto di speculazione; su quelle misteriose scatole “cinesi” chiamate holding. La chiusura degli stabilimenti lasciando i dipendenti in mezzo ad una strada è dovuta anche all'assenza di una politica e di una legislazione, che almeno a livello CEE e nazionale ponga gli Stati sullo stesso piano, per giungere al più presto all'armonizzazione fiscale e sociale. Infatti le grandi aziende, con la loro produzione nei Paesi a basso costo, le sedi nei Paesi a bassa fiscalità, i centri di ricerca da qualche altra parte, sono divenute inafferrabili. Non rispondendo più né alla politica né ai governi. Negli ultimi anni, la “delocalizzazzione nella globalizzazione”, ovvero spostare gli stabilimenti laddove il lavoro costa molto di meno che da noi, in un paese ex–comunista; in seguito i prodotti che la multinazionale li produce verranno immessi sul nostro mercato di consumo occidentale. Le tecnologie oggi consente la tempestività ed immediatezza: quasi che i fusi orari avessero cessato di esistere; ovviamente, ovunque si produce, si pagano imposte, ma non le stesse, poiché taluni Stati fanno ponti d'oro agli investitori. Cosicché il tornaconto raddoppia: meno costo del lavoro, meno tasse sul fatturato. Vi è poi una terza e decisiva questione: i profitti. Le  multinazionali infatti, dispongono dell'appoggio delle loro lobbies, hanno una ben chiara strategia: investire-disinvestire laddove massima è la convenienza. Ciò può avvenire in parte alla luce del sole, ed attraverso i mercati borsistici più evoluti, per l'Europa Londra, Francoforte, Zurigo, in altra parte manovrando verso esotici lidi, Bahamas, Isole Vergini, Panama, a citarne alcuni. Perché mai tutti le multinazionali dispongono da quelle parti di una holding dagli indecifrabili contorni, di una “dipendenza” che spesso si riduce a un paio di locali, o addirittura a una casella postale? In verità è che da quegli angoli del pianeta, i novelli corsari, possono giungere e partire con un tocco sul computer azionato a migliaia di chilometri di distanza, capitali destinati ad ogni sorta di speculazione. Dal petrolio all'oro, dai cereali alle materie prime. Ci siamo mai chiesti il perché di tante navi che viaggiano alzando “bandiere ombra”, come quella della Liberia? Oggi come in passato, è quasi impossibile quantificare i diversi flussi di capitali, andare a verificare le quote di mercato del lecito, del meno lecito o addirittura del piratesco. Tuttavia  mai come oggi Economia & Finanza mondiali sono all’anarchia del disordine, persino il corsaro Francis Drake, quando attaccava i galeoni spagnoli carichi d'oro, agiva richiamandosi a Sua Maestà Britannica, oggi le multinazionali fanno agiscono solo per a se stesse per il massimo profitto. Il fatto che le multinazionali facciano i loro affari alla faccia dei governi, dell'opinione pubblica, dei sindacati, dei governi, è un inquietante segnale. Lo strapotere delle multinazionali, infatti, fa a pugni con le fondamentali regole della democrazia. Penso che sia ora di dire basta ad un certo tipo di cultura che vuole solo speculare nei profitti per tornare a meccanismi più semplici anche se meno remunerativi. Ma soprattutto una rivalutazione della persona, il cui valore non è certo misurabile solo nella riga dei costi in un bilancio aziendale.

Favria, 31.05.2013             Giorgio Cortese

 

Giugn….. strench al pugn