Una casa senza libri è come un corpo senza cuore.

 Il valore di una Comunità

Ho letto con apprensione e sgomento che dopo circa un anno sono sorte delle dispute tra l’Amministrazione Comunale e gli attuali gestori della Casa di Riposo che una volta era intitolata a Domenico Nizzia, poi successivamente Casa del Sole ed ora Villa Nizzia, premetto che la mia lettera non vuole essere polemica con nessuno, ne un atto di accusa, ci mancherebbe, ma solo esprimere lo stato d’animo di un favriese e i dubbi che come me assillano parecchi concittadini. Certo  se la struttura negli ultimi anni ha cambiato spesso nome ma la sua funzione è sempre stata la stessa, l’assistenza agli anziani. Voglio ricordare che se esiste una casa di riposo a Favria lo si deve ai lasciti fatti da generazioni di favriesi che nei vari testamenti e legati nei secoli scorsi si sono sempre ricordati di lasciare alla Casa di Riposo dei terreni e del denaro per portare un aiuto concreto alla  sopraccitata Casa di Riposo quando questa era un Ente Morale, una istituzione che fino alla fine degli anni 70 ha   tradizionalmente perseguito nei secoli scorsi l'opera di assistenza ai poveri, agli anziani, agli infermi e a quanti versavano in condizioni di difficoltà. Una volta la beneficenza aveva all’epoca esclusivamente natura caritativa e filantropica e le diffuse forme di povertà erano terreno fertile per il sorgere di iniziative, per lo più confessionali come nel caso di Favria dove esisteva già nel settecento una Congrega della Carità, che si proponevano come unica risposta alla crescente domanda di aiuto. In tutti questi innumerevoli anni la Casa di Riposo con svariati nomi è sempre stata un valore aggiunto alla nostra Comunità ma è sempre stata causa di discordia tra Amministrazione Comunale ed i vari gestori che si sono succeduti. Non voglio in questa sede dare la parte della colpa a qualcuno o fare sedere sulla poltrona della ragione alcuno, ma l’ultimo episodio letto nella stampa locale mi lascia davvero sbalordito e Mi auguro che la Magistratura accerti eventuali responsabilità a  carico di chi ne abbia avute nella gestione della vicenda, con riferimento alla fidejussione accettata dall'Amministrazione Comunale ed ora sospettata di falsità e con riferimento alle migliorie eseguite ed alle spese legali che dovranno essere sostenute; come detto, non intendo accusare nessuno, ma credo che i cittadini abbiano diritto di conoscere la verità. La prima domanda da profano è perché da subito, dopo la gara non poteva fare le opportune verifiche sulle garanzie e perché solo adesso? Ma chi paga le eventuali migliorie e tutte le spese legali? Le richieste di chiarimento finora poste sono di carattere economico", ma esiste nella Casa di Riposo un valore aggiunto, il fattore U, che sta per esseri umani. Gli ospiti della casa di riposo sono esseri umani, avanti negli anni, esseri umani, la Terza Età, una parte importante della nostra vita, che ha bisogno di tante piccole attenzioni. Quale impatto avrà nel loro fragile animo il  nuovo cambio dei gestori e  forse di una parte del  personale? Ed infine arrivo al terzo quesito che non è proprio una domanda ma un angoscia interna nel mio animo, non vorrei per il sincero bene che nutro per Favria che alla fine in questo interminabile “de bello legale” ci rimettessero non solo i cittadini di Favria nel trovarsi a pagare il conto finale ma anche la struttura stessa e gli anziani che ivi risiedono, con la nefasta ipotesi di una nuova chiusura come è già avvenuto nel passato. Sono solo un mediocre ragioniere e non me ne intendo di finezze giuridiche ma penso che dobbiamo tutti sempre ricordarci quanto affermava il filosofo dell’Antica Grecia Protagora, secondo cui “l’uomo è la misura di tutte le cose”.  sostenendo che la virtù è conoscenza e che gli uomini sarebbero virtuosi se sapessero cos'è il bene, perché molte volte il male è semplicemente la mancanza di un piccolo granello di buon senso nell’affrontare i problemi.

Grazie dell’attenzione

Favria,   3.06.2013                         Giorgio Cortese

 

Se nella vita se non dico mai niente, nessuno mai mi   chiederà di ripeterlo.

 

Isola verdeggiante.

Viviamo in un mondo dove abbiamo codificato tutto, dalle persone alle località dove abitiamo. Ma esistono e convivono dei luoghi che paiono nascosti, perché molte volte, presi dalla fretta non riusciamo a cogliere l’intima e seducente bellezza del luogo.  Uno di questi è villa  Soave a  Favria in provincia di Torino, un’isola verdeggiante, permettetemi il paragone con la poesia di Tagore perché  calza molto bene nel descrivere la piacevole bellezza del luogo, che da l’impressione di non abitare neanche più a Favria stessa! Sabato pomeriggio nella mia solita e puntuale passeggiata pomeridiana sono passato davanti  alla strada che conduce all’ingresso di questa splendida struttura, una villa settecentesca, infatti la villa reca l’iscrizione su di un camino del 1746!  Leggendo sul sito dedicato a questa villa, ho notato la splendida e curioso legame che  dal primo proprietario avvocato Capello è passata alla famiglia dalla Famiglia Giobert – Soave di Torino, avvocati della Real casa Savoia, ed ora ristruttura  dall’attuale famiglia che è sempre di avvocati. Entrando nel parco, sono rimasto affascinato dal giardino all’inglese,  ma poi  ho provato la sensazione di trovarmi in un altro luogo passeggiando nel grande giardino quando sono arrivato sopra una piccola altura,  dove veramente mi sembrava di essere nell’isola verdeggiante di Tagore, posta “al centro del mare travolgente del destino della vita”. Da quel piccolo e nascosto belvedere osservare una Comunità con altri occhi ed assaporare il profumo di rose antiche, insomma l’espressione soave dell’esistere delle cose.  Personalmente ritengo che le rose emanino   il profumo per eccellenza, racchiudono, nel loro tenero bocciolo di petali, il senso del mondo e di ogni cosa creata. Assaporare la fragranza della rosa e sorridere significa incontrare la vita, la bellezza e la luce di ottimistica speranza per il futuro. Guarda “mi sono detto, abito qui da quasi 28 anni , ma non mi sono mai accorto di questa isola verdeggiante, pur passando davanti diverse volte, e  molto spesso”, un isola dalla verde forza vitale. Se le nuvole tracciano il loro cammino, il sole risplende di forza ardente, dal legno secco germogliano di nuovo le gemme grazie alla forza verde, allora tutti noi esseri umani e piante abbiamo qualcosa di visibile e qualcosa di invisibile in noi stessi. Nella vita quotidiana ciò che vediamo è solo una debole ombra, molto più potente e vitale è ciò che non si può vedere. Concludo, ringraziando Andrea il padrone di casa per avermi  aperto la porta alla vista di questa isola verdeggiante che non è solo composta dal vasto parco ma anche dal portico, dal teatrino e le sale affrescate e restaurate della villa un luogo che merita di essere visto e vissuto in un dei numerosi catering che ivi vengono organizzati

Favria,  4.06.2013           Giorgio Cortese

Ps. Il titolo del piccolo racconto è stato preso in prestito da una poesia di Tagore

 

Secondo Aristotele anche quando le leggi sono scritte, non dovrebbero mai rimanere immutate e allora cambiamo il Porcellum

 

La speranza

Quante volte nel rispondere ad un augurio dico "speriamo! " Ma cos'è la speranza? Non è forse quella "luce" che mi nasce dentro anche se nuvoloni grigi oscurano il mio cielo? Ritengo la  speranza la forza della vita, che ognuno di noi custodisce nel profondo del suo animo. La speranza è quella giornaliera vitamina che mi da la voglia di farcela, di aspettare e magari poi di "indossare" un paio di ali nuove e riprendere il volo dopo ogni caduta. Mi viene da pensare alla speranza come ad una porta socchiusa, una luce oltre l'orizzonte, un profumo impresso nel profondo del mio animo che mi permette di guardare al futuro con una Luce diversa. E se il  terreno che incontro nel mio giornaliero cammino mi appare arido e duro, so che poi  arriva la pioggia e lo ammorbidisce e per questo che tengo sempre viva la  speranza.

Favria, 5.06.2013                 Giorgio  Cortese

 

Un gruppo di persone che condivide un obiettivo comune può raggiungere l'impossibile.Nonostante l’insipienza intellettuale di altri. Perché nella vita non è  importante il dire ma il dare e soprattutto il fare