La superficialità

Andando sempre di corsa e dando un'occhiata superficiale alle cose, mi accorgo solo del brutto della vita. Le persone maleducate, le strade sporche, i servizi che non funzionano, i politici incapaci che promettono e non mantengono e intanto i prezzi che salgono! Ma, proviamo solo per un giorno a rallentare, a trovare il tempo di goderci con calma le nostre Comunita'. Trovare il tempo di parlare con le persone che incontro, il tempo di non far partire la mattina presto la mia nenia arrabbiata, scontenta, avida, ingorda, sempre uguale ... tutti i giorni, il tempo di sorridere, il tempo di fare una passeggiata. Un solo giorno. Oggi io provo e voi?

Favria, 17.06.2013                 Giorgio Cortese

 

Sarebbe impossibile ed ingiusto aprrezzare tutto ma, fermandomi ad osservare ed ascoltare, scopro un sacco di cose belle. Ho scoperto, ad esempio, che sorridendo alle persone ottengo spesso dei sorrisi, e questi mi fanno stare bene bell’animo.

 

Nessun essere umano non  può perdere ciò che non ha mai avuto

 

Ma nella vita di ogni giorno occorre più classe nel saper perdere o nel saper vincere?

Nella vita di ogni giorno si può perdere ed essere grandissimi, così come vincere ed essere dimenticati.  La corretta gestione della sconfitta può fare di noi delle persone migliori anche dal punto di vita  etico e morale. Imparare a “saper perdere” è di fondamentale importanza per fare della sconfitta un’occasione miglioramento quando incontro  domani delle nuove difficoltà. Premetto che “saper perdere” non significa non voler vincere o non dare alcuna importanza alla vittoria. Ma quante persone ci hanno insegnato a perdere? Poche, perché fa sempre male parlare delle sconfitte. Eppure fanno parte della vita di tutti i giorni, ad ogni passo siamo messi di fronte a una sfida e,  di conseguenza,  a una potenziale sconfitta. Nella vita qualche colpo lo si incassa sempre, ma devo rialzarmi e ricominciare a combattere con la consapevolezza di quello che è successo. Questa è l’arte del saper perdere e del trarre profitto dalle cadute e per poter tenere sempre alta la testa nei momenti peggiori e, soprattutto, fai capire che dietro a ogni sconfitta si nasconde un insegnamento.Chiunque abbia fatto parte di una squadra sa quanto è importante vincere, specie da giovani. Fa parte di un desiderio innato che và al di la della singola prestazione, poichè riguarda la vita intera. Il volere vincere è un atteggiamento nei confronti del mondo, ma man mano che cresco mi  rendo conto che la cosa più importante che lo sport mi ha insegnato è imparare a perdere, perchè non c'è niente di più importante nella vita che saper accettare una sconfitta con dignità. Una partita od una sfida  si perde o si vince non solo grazie al mio impegno ed alla mia abilità, ma anche a causa di alcuni fattori che fanno parte del regno dell'imponderabile.
Ma anche quando si vince ci vuole classe ed è dura  non lasciarsi andare alle grida di vittoria e credo, comunque, sia umano esultare. Certo saper perdere con leggera grazia è umanamente dura ma quando si fa un passo indietro è la più grande delle vittorie. L'importanza di un animo retto e  onesto si può anche misurare dal numero di anni che può permettersi di perdere. Infatti la persona umile ha  tutto da guadagnare e l'orgoglioso tutto da perdere, perché la modestia trova sempre la generosità e l'orgoglio l'invidia, e quando si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde da uomini.  Ma forse, c’è una cosa più triste che perdere la vita, è la ragione di vivere, più triste che perdere i propri beni, è  il pensiero di perdere la speranza. Personalmente ritengo che nella vita di ogni giorno non esistono dei vincitori, ma solo i vinti e siamo tutti perdenti? Certo chi si espone può perdere,  ma chi non lotta ha già perso e spesso è già una grande vittoria saper perdere in buon punto.

Ai posteri l'ardua sentenza

Favria,  18.06.2013                          Giorgio Cortese

 

Chissa perché le persone quando vedono la debolezza nei loro simili hanno sempre la tentazione ad usare la forza.

 

Far ballare le parole.

Il caldo torrido di questi giorni mi fa venire in mente un lemma dialettale che esprime il grande caldo: “tuf ”. A prima vista sembra una parola idiomatica piemontese e  viene voglia di affibbiargli da subito un radice arcaica e forse indoeuropea. Ma in realtà il lemma in questione deriva dal greco. E si proprio dalla lingua usata dai mercanti dell’antica Grecia che commerciavano con i primi agricoltori che abitavano millenni fa il Bel Paese abbiamo trattenuto dei termine che sono arrivati sia nella lingua italiana ma anche in piemontese.  Allora in tutta Italia la prima forma di cultura agricola è  stata denominata “della ceramica impressa cardiale” che tra origine dall’Egeo e propagata dai mercanti greci di allora. E’ plausibile quindi che il greco fosse uno degli idiomi parlati molti millenni fa dagli importatori in Italia dell’agricoltura, la lingia commerciale insomma come adesso l’inglese. Ecco che  allora il lemma tuf, deriva dal greco thyphos, vapore, nebbia, afa, altro termine greco, simile in piemontese e provenzale. Da tale termine potrebbe derivare stofia, stofi ipotizzando ex-tuf, pensando a chi sbuffa per la fatica. Come si vede sono moltissimi termini neolitici, quindi legati a agricoltura, pastorizia, ceramica, principali novità dell’epoca, sono simili in greco e latino e, vista la direzione dell’ondata agricola, presumibilmente sono influenze greche sulla penisola. In certi casi i termini di origine greca sono andati a localizzarsi non in latino, ma nei dialetti occitani, con estensione all’area piemontese, cioè in una zona dove la prima cultura agricola ha lasciato profonde testimonianze. Ho trovato i seguenti esempi come dal lemma greco sagma, deriva il piemontese soma, in italiano somaro. Tale animale non è tipico dell’Europa occidentale ed ha seguito l’ondata neolitica agricola da est ad ovest portando con sè i vocaboli delle culture originarie. Erca, da arca, cioè la madia, il luogo ove riporre il pane, altro tipico prodotto di origine orientale. Interessante è il lemma greco antico cauma, che significa  calore e che da questo deriva la parola italiana calma. Questo lemma in origine  era un termine pastorale, riferito al meriggio, quando nell’ora di massimo calore le mandrie si sistemano nei pianori a ruminare e riposare. Essendo il periodo di minore attività degli animali tale vocabolo è passato ad indicare il sentimento della tranquillità. Anche in questo caso l’allevamento del bestiame e quindi l’introduzione dell’agricoltura da oriente è una condizione necessaria per fare emergere questo termine e si evidenzia la connessione con l’antiva cultura greca. Ma quello che mi ha colpito di più è la parola piemontese toma  che deriva dal termine greco  temno che significa tagliare, dividere, riferito al latte che deve essere diviso in sottoprodotti, siero, parte solida da cui nasce il formaggio. Ed infine la parola piemontese grinta, in italiano  l’amarena o ciliegia selvatica, il termine greco è agriotes e significa precisamente selvatichezza. Ma in piemontese per indicare il caldo si usa anche il termine “baf” che significa soffio di aria calda “baf ‘d caud”, in piemontese. In italiano esiste la sua corrispondenza in buffa,  folata di vento. Ma significa anche berretta o cappuccio per ripararsi il volto e le guance o la bocca, l’organo con cui si soffia. Con questo lemma viene anche indicata la visiera che  dall’elmo che copre il naso e la bocca Nel gioco della dama,  si dice buffa quando si soffia all’avversario il pezzo con cui avrebbe dovuto prendere. Questo lemma deriva dal francese francese bouffer, gonfiare, ma la sua origine è dal latino bufo, il nome latino del rospo, come voce onomatopeica di gonfiare. Passato in piemontese  come baf ma ritornato nel linguaggio giovanile con il piemontesismo  banfare  o banfone per indicare la persona che racconta balle. E  a tutti sarà capitato di incontrare almeno un banfone nel mezzo del cammino della nostra vita.

Favria, 19.06.2013                 Giorgio Cortese

 

Nella vita quotidiana niente resiste tranne le qualità della persona onesta.

 

Defecatore!

Pensate se qualcuno Vi chiama come “defecatore!” Penso che la prima risposta  sarebbe quella di dire  ma vai tu a defecare! Già il lemma defecare che deriva dal latino defaecare, che a sua volta deriva da “di faex faecis, feccia”, arrivato nella lingua italiana attraverso il francese “déféquer”, e da tutti viene identificato fiustamente  come un atto corporale. Ma, pensate, che il termine “defecatore” è un  lavoratore registrato dall'Istat nella sua Classificazione delle professioni e delle attività economiche. Solo in tempi recenti con il progresso tecnologico,  l'espressione è stata rivista come “addetto alla defecazione”, mentre “defecatore” resta a definire un apposito impianto. Ma dove esiste una mansione simile? Questa attività di defecatore  esiste nel mondo dell’industria chimico-farmaceutica. La defecazione in questo ambito industriale, secondo il vocabolario Devoto Oli, identifica la separazione di impurità da una sospensione, specie quando costituita da sughi zuccherini,  mediante sedimentazione, filtrazione o per aggiunta di opportune sostanze defecanti. Insomma  in questo caso il defecare è un atto con cui si purgano le impurità durante una lavorazione. Insomma si sfeccia, che abbiamo detto deriva anch’essa dal latino de-faex,faecis, feccia. La feccia è sempre secondo il vocabolario la “Superfluità, parte più grossa, e peggiore, quasi escremento di cose liquide, e viscose: morchia s'è dell'olio, posatura se del vino” leggendo un libro ho trovato un lemma molto interessante riferito all’industria dello zucchero di “predefecatore” e “defecazione continua”, che non hanno invece applicazione nel linguaggio comune . poi vi sono molti vocaboli  che citano l'aggettivo “feccioso”, che significa “pieno di feccia, imbrattato di feccia, dal latino faeculentus.Certo che senza scomodare la parola latina “faeculentus” di persone vili, spiacevoli ne incontro ogni giorno e sono costretto pure a sopportarle perché non posso tirare lo sciacquone del bagno e liberarmene  dalla vista e dal’olfatto in poco tempo e questo è un vero peccato!.

Favria, 20.06.2013               Giorgio Cortese