La superficialità
Andando sempre di corsa e dando un'occhiata superficiale alle
cose, mi accorgo solo del brutto della vita. Le persone maleducate, le strade sporche, i
servizi che non funzionano, i politici incapaci che promettono e non mantengono e intanto
i prezzi che salgono! Ma, proviamo solo per un giorno a rallentare, a trovare il tempo di
goderci con calma le nostre Comunita'. Trovare il tempo di parlare con le persone che
incontro, il tempo di non far partire la mattina presto la mia nenia arrabbiata,
scontenta, avida, ingorda, sempre uguale ... tutti i giorni, il tempo di sorridere, il
tempo di fare una passeggiata. Un solo giorno. Oggi io provo e voi?
Favria, 17.06.2013
Sarebbe impossibile ed ingiusto aprrezzare tutto ma,
fermandomi ad osservare ed ascoltare, scopro un sacco di cose belle. Ho scoperto, ad
esempio, che sorridendo alle persone ottengo spesso dei sorrisi, e questi mi fanno stare
bene bellanimo.
Nessun essere umano non può perdere ciò che non ha mai
avuto
Ma nella vita di ogni giorno occorre più classe nel saper perdere o nel saper vincere?
Nella vita di ogni giorno si può perdere ed essere grandissimi,
così come vincere ed essere dimenticati. La corretta gestione della sconfitta può
fare di noi delle persone migliori anche dal punto di vita etico e morale. Imparare
a saper perdere è di fondamentale importanza per fare della sconfitta unoccasione
miglioramento quando incontro domani delle nuove difficoltà. Premetto che saper
perdere non significa non voler vincere o non dare alcuna importanza alla vittoria.
Ma quante persone ci hanno insegnato a perdere? Poche, perché fa sempre male parlare
delle sconfitte. Eppure fanno parte della vita di tutti i giorni, ad ogni passo siamo
messi di fronte a una sfida e, di conseguenza, a una potenziale sconfitta.
Nella vita qualche colpo lo si incassa sempre, ma devo rialzarmi e ricominciare a
combattere con la consapevolezza di quello che è successo. Questa è larte del
saper perdere e del trarre profitto dalle cadute e per poter tenere sempre alta la testa
nei momenti peggiori e, soprattutto, fai capire che dietro a ogni sconfitta si nasconde un
insegnamento.Chiunque abbia fatto parte di una squadra sa quanto è importante vincere,
specie da giovani. Fa parte di un desiderio innato che và al di la della singola
prestazione, poichè riguarda la vita intera. Il volere vincere è un atteggiamento nei
confronti del mondo, ma man mano che cresco mi rendo conto che la cosa più
importante che lo sport mi ha insegnato è imparare a perdere, perchè non c'è niente di
più importante nella vita che saper accettare una sconfitta con dignità. Una partita od
una sfida si perde o si vince non solo grazie al mio impegno ed alla mia abilità,
ma anche a causa di alcuni fattori che fanno parte del regno dell'imponderabile.
Ma anche quando si vince ci vuole classe ed è dura non lasciarsi andare alle grida
di vittoria e credo, comunque, sia umano esultare. Certo saper perdere con leggera grazia
è umanamente dura ma quando si fa un passo indietro è la più grande delle vittorie.
L'importanza di un animo retto e onesto si può anche misurare dal numero di anni
che può permettersi di perdere. Infatti la persona umile ha tutto da guadagnare e
l'orgoglioso tutto da perdere, perché la modestia trova sempre la generosità e
l'orgoglio l'invidia, e quando si vince o si perde, resta da vedere se si vince o si perde
da uomini. Ma forse, cè una cosa più triste che perdere la vita, è la
ragione di vivere, più triste che perdere i propri beni, è il pensiero di perdere
Ai posteri l'ardua sentenza
Favria, 18.06.2013
Chissa perché le persone quando vedono la debolezza nei loro simili hanno sempre la tentazione ad usare la forza.
Far ballare le parole.
Il caldo torrido di questi giorni mi fa venire in mente un lemma
dialettale che esprime il grande caldo: tuf . A prima vista sembra una parola
idiomatica piemontese e viene voglia di affibbiargli da subito un radice arcaica e
forse indoeuropea. Ma in realtà il lemma in questione deriva dal greco. E si proprio
dalla lingua usata dai mercanti dellantica Grecia che commerciavano con i primi
agricoltori che abitavano millenni fa il Bel Paese abbiamo trattenuto dei termine che sono
arrivati sia nella lingua italiana ma anche in piemontese. Allora in tutta Italia la
prima forma di cultura agricola è stata denominata della ceramica impressa
cardiale che tra origine dallEgeo e propagata dai mercanti greci di allora. E
plausibile quindi che il greco fosse uno degli idiomi parlati molti millenni fa dagli
importatori in Italia dellagricoltura, la lingia commerciale insomma come adesso linglese.
Ecco che allora il lemma tuf, deriva dal greco thyphos, vapore, nebbia, afa, altro
termine greco, simile in piemontese e provenzale. Da tale termine potrebbe derivare
stofia, stofi ipotizzando ex-tuf, pensando a chi sbuffa per
Favria, 19.06.2013
Nella vita quotidiana niente resiste tranne le qualità della persona onesta.
Defecatore!
Pensate se qualcuno Vi chiama come defecatore! Penso
che la prima risposta sarebbe quella di dire ma vai tu a defecare! Già il
lemma defecare che deriva dal latino defaecare, che a sua volta deriva da di faex
faecis, feccia, arrivato nella lingua italiana attraverso il francese déféquer,
e da tutti viene identificato fiustamente come un atto corporale. Ma, pensate, che
il termine defecatore è un lavoratore registrato dall'Istat nella sua
Classificazione delle professioni e delle attività economiche. Solo in tempi recenti con
il progresso tecnologico, l'espressione è stata rivista come addetto alla
defecazione, mentre defecatore resta a definire un apposito impianto. Ma
dove esiste una mansione simile? Questa attività di defecatore esiste nel mondo
dellindustria chimico-farmaceutica. La defecazione in questo ambito industriale,
secondo il vocabolario Devoto Oli, identifica la separazione di impurità da una
sospensione, specie quando costituita da sughi zuccherini, mediante sedimentazione,
filtrazione o per aggiunta di opportune sostanze defecanti. Insomma in questo caso
il defecare è un atto con cui si purgano le impurità durante una lavorazione. Insomma si
sfeccia, che abbiamo detto deriva anchessa dal latino de-faex,faecis, feccia. La
feccia è sempre secondo il vocabolario
Favria, 20.06.2013