Sorpresa estiva!

Ho trovato nella buca delle lettere una spiacevole sorpresa! La Tares che non è un virus o gli auguri di un amico di un lontano paese, ma la nuova italica furbata che sostituisce la Tarsu! Insomma abbiamo appena finito di pagare la vecchia tassa rifiuti che esce questa nuova, ma adesso sembra più bassa perchè paghiamo solo l’80% della vecchia Tarsu. La vera amara sorpresa sarà a fine anno con il conguaglio di cui ancora ignoro l’importo. Intanto noi ex cittadini ma sudditi pantaloni continuiamo  a testa bassa a pagare

Nella vita solo ciò che è trascorso o mutato o scomparso mi rivela il suo volto reale.

A ritroso

Un recente episodio mi fa pensare che l’attuale crisi invece di portare  nuove idee per creare nuovo lavoro crei invece nei ragionamenti delle persone un andare a ritroso su cose vecchie che hanno già fallito nel passato. Si ho usato l’aggettivo ritróso, anticamente retróso che deriva dal latino  retrorsus, volto all’indietro, lemma composto da  retro, indietro,  e versus o vorsus, volgere. Certo che noi esseri umani se fossimo visti da un marziano penso che appariremmo molto strambi.  Passiamo la nostra breve vita nel ragionare sul passato, a lamentarci del presente, a tremare per ogni novità che ci può riservare  l'avvenire. Non è mai un male riflettere sul tempo: oggi, ad esempio, abbiamo già consumato  195 giorni del 2013 e ne aspettiamo ancora 171. Siamo, insomma ininterrottamente sospesi tra la nostalgia del passato che ormai è solo ricordo e l'incertezza di un futuro non privo di sorprese, di enigmi e forse di drammi. Ma il presente è, di solito, la stanza ove ci lamentiamo di più. Provo sempre un grande senso di stupore se penso alle  tre dimensioni del tempo, passato, presente e futuro con la sua fluidità inarrestabile. Certo ogni giorno cammino sempre in avanti, lasciando alle spalle il passato, con il passo del tempo che non è ne lento ne veloce, ma che viene dilatato se provo rammarico e corre in fretta nei momenti gioiosi della giornata. Il sentire dei discorsi  di soloni improvvisati su  improbabili ritorni al passato mi fa venire in mente il lemma “ a ritroso”, per indicare chi va  all’indietro, rispetto a quello che dovrebbe essere il verso normale del movimento. Ma il vocabolo ritroso significa anche chi va controcorrente o chi è restio a dei cambiamenti e forse le parole sentire chi mi hanno fatto nascere nei pensieri questa ragionamento fanno emergere la mia paura di essere restio al fluire del tempo e alle sue novità che mi ostino a chiamare attempate! Sul passato si recrimina perché lo si è perso, oppure lo si rimpiange idealizzandolo. Il presente genera solo lamenti per la nequizia dei tempi; il futuro, proprio perché ignoto, mi intimorisce. Ma il tempo continua ad avanzare con quel passo che è né lento, né veloce. In  conclusione mi viene sempre in mente il motto latino “Duc in altum!“ Prendete il largo!  Per fare memoria grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirmi con sincera  fiducia al futuro.

Favria,  13.07.2013    Giorgio Cortese                 

 

In questo mondo ritengo che ci siano in giro più pazzi che savi, e nei savi stessi stessi forse c’è più pazzia che saggezza.

 

Scende la sera

Scende la sera simile ad una carezza leggera che tutta la Comunità attende con grande festa.  La sere sono dolci  in queste notti di luglio  che mi fanno  sognare ogni oltre dire. Calda e fatata notte bianca Tu giungi amata, porti sorprese a lungo attese, mille e più stelle lucenti e belle, canti lontani, misteri arcani. Nella notte bianca al limitare della pubblica illuminazione nel bui spazi dei limitrofi campi cose assai misteriose, forme indistinte  sembrano tinte di strani colori. In questa notte di luglio la luna osserva sorniona la Comunità che è quasi addormentata, la festa è finita. Tremule luci, paiono di lontano, su Favria danzare. La Luna, disteso ha l'argenteo velo, su tutta la campagna ormai addormentata e lungo la gagliarda roggia si sentono i profumi dei campagnoli fiori. Simile ad una dama addormentata la Comunità che la notte bianca ha già festeggiato e adesso l'aria, trasparente e pura percorre le vie gioiosa portando il saluto al primo mattino.

Favria, 14.07.2013

Giorgio Cortese

 

La filosofia dovrebbe essere il giudice di un’epoca, ma attualmente è un brutto segno quando ne è invece l’espressione.

 

Il passerotto

In questi giorni di estate al mattini mi affaccio dal balcone ed osservando il vicino parco rimango sempre ogni giorno stupito a sentire i gorgheggi dei merli, il voli dei colombi ed i battibecchi delle gazze, il richiamo del rigogolo e gli arabeschi che disegnano in cielo le aerodinamiche rondini. Insomma il popolo degli uccelli è vasto, e tra di essi ce ne sono di maestosi. Ma quello che mi stupisce sempre è il   passero, che non appartiene certo all'assemblea dei  “grandi”,   pesa un nonnulla, il suo piumaggio è scialbo, il suo cinguettio discreto. Le aquile abbondano sulle bandiere dei paesi conquistatori. Il passero, invece, non incute soggezione, è buffo e grazioso, forse un tantino insolente. Il suo corpo minuscolo esulta di leggerezza e di semplicità, ed il suo timido cinguettio modula gioiosamente l'aria. Pensate che in francese il passero è chiamato moineau, da moine, monaco. Si questo uccello mi ricorda un frate francescano, perché becchetta libero, si bagna nelle piccole pozze d'acqua, esprimendo la sua felicità di essere in vita, libero, senza preoccuparsi del domani. Personalmente ritengo un buon antivirus contro l’animo inscurito, osservare questo piccolo volatile nella sua semplicità. Mi insegna il significato della serenità, il distacco, la gioia di vivere, l'armonia col mondo. Purtroppo, molte volte, questi stati d’animo positivi sono realtà che spesso ne dimentico il sapore, immerso come sono in cose sofisticate, in possessi pesanti, in piaceri spossanti. Il passerotto   mi  offre sempre un'immensa lezione di come trasformare la povertà in festa, la vulnerabilità in armonia.

Favria, 15.07.2013                           Giorgio Cortese