Io dono ad Agosto e tu?
A tutti noi donatori di sangue abituali sarà capitato di
sentirsi dire: Ma perché vai a donare?. A tutti questi la mia risposta
è invariabilmente la stessa: Non voglio essere io a convincerti a farlo, ma tu a
convincere me a non farlo. Linterlocutore a quel punto non ha molte
argomentazioni, perché sono veramente pochi i casi in cui si può fare del bene senza che
costi nulla al benefattore. La donazione del sangue è uno di questi. Me ne sono convinto
fin dal 1988, quando effettuai la mia prima donazione di sangue. Fui chiamato da un
cugino e dai sui amici ad andare a donare
Favria, 28.07.2013
Quello che certe persone chiamano prudenza non è forse che il primo sintomo dellegoismo?.
Non solo il grande caldo rende arido
In questi giorni sotto la morsa dellinfernale Caronte, con le temperature che si infiammano mi viene da pensare che il grande caldo con la carenza dellindspensabile acqua, porta inevitabilmente allinaridimento del suolo. Il lemma aridità, deriva dal latino aridus. Ma se in agraria laridità del suolo si verifica quando il terreno è privo di un regolare flusso idricio. Tra noi esseri umani, che ci riteniamo pensanti, lardità è la mancanza di sentimento, di scarsa sensibilità per chi ci circonda e una povertà didee. Laridità genera una grettezza mentale che è un subdolo virus che cerca sempre di penetrare nei nostri animi rendendoci insensibili agli altri e cinici con tutto il mondo. Una salutare contromossa o antivirus è quella di rimare sempre vigile e ascoltare gli altri come se fosse la prima volta e cercando di vederli sempre con nuovi o con altri occhi e non con la banale osservazione dellandare di fretta. Leggevo in questi giorni unarticolo che mi ha fatto molto riflettere e pensare alla mia debole fede, scitto da un grande filoso russo Vladimir Solovëv che in un suo scritto: Il bizantinismo e la Russia, affermava che Bisanzio cadde perché, pur avendo accolto in teoria lidea del regno cristiano, di fatto si fossilizzò nella costante e sistematica contraddizione tra le sue leggi, la sua amministrazione e le esigenze di un principio morale superiore, insomma un cristianesimo di facciata e rituale, ma che non era era il principio motore della vita. Forse anche noi oggi anche senza il grande caldo ci stiamo inaridendo, e meno male che Papa Francesco che il suo esuberante e contagioso entusiasmo cerca di non fare inaridire la nostra millenaria tradizione ma di farla rifiorire nella sua rigogliosa genuinità.
Favria, 29.07.2013
Molti giorni preferisco pensare bene della gente, perché così mi risparmio un sacco di preoccupazioni
Ha ha, oltre il confine
In questo tempo di vacanza molte persone, almeno chi può permetterselo va in ferie. allestero. Leggevo un articolo su un quotidiano di questi luoghi di vacanza in paesi abbastanza vicini e che si bagnano sulle rive del Mediterraneo, quando la mia attenzione è caduta sul vocabolo confine. Parola questa, che deriva dal latino confine, con il significato di delimitare. Insomma limite di un territorio, di un terreno che esiste per ogni unità amministrativa dalla frazione al Comune, Provincia, Regione, Stato Nazionale ed Europa e così via. Molte volte il confine può essere una siepe o staccionata che ci impedisce di proseguire oppure un ha-ha. Si avete letto bene lha-ha è una recinzione invisibile, una siepe interrata e perciò nascosta, che suscita sorpresa in chi se la trova davanti allimprovviso. Infatti lespressione in inglese è : ha-ha!. Questa barriera, costituisce un elemento fondamentale nellarte inglese del giardinaggio: almeno da quando si decise, con un lavoro avveduto di cura, di dare un aspetto il più possibile spontaneo al paesaggio durante il Settecento. Ma ritornando al lemma confine cè in piemontese la parola finansa che forse mi aiuta meglio a spiegare il significato di confine e viene usato per indicare dove arriva la proprietà di terreno. Al confine, in finansa£ si trova sempre la pietra di confine, denominata in dialetto termo che deriva dal latino terminus. Il motivo per il quale si mettevano le pietre interrate nei confine dei terreni è semplice, tali confine dovevano durare. Nel Medioevo nsi usava anche il pioppo, ed ecco perché in piemontese si denomina termol, il pioppo tremulo. Ma ritornando alla parola piemontese finansa, questa deriva direttamente dal provenzale, finansa, a sua volta è traslata passata nel francese come finance e poi in italiano finanza. Ma il bello di questo vocabolo è che deriva dal latino finis, ossia fine e qui ritorniamo alla parola iniziale confine, lasciando perdere il significato attuale del lemma finanza. Secondo un proverbio cinese:Dio sorride se apri una porta.. questo proverbio è un severo avvertimento non solo per chi erige muri materiali tra i popoli, anziché gettare ponti o aprire porte ma anche per ciascuno di noi che spesso preferisce isolarsi nei sui spazi protetti, temendo tutto ciò che sta fuori o tenendolo a debita distanza. È significativo che, pur con tutte le ragioni comprensibili, le nostre porte mentali siano oggi porte blindate, simili a muri invalicabili. Ma aprire vere soglie, attraverso le quali sia possibile l'incontro, vuole dire di stendere sempre, la mano verso l'altro, per scoprire che il suo volto è come il tuo e spera in un sincero ascolto. E poi è triste se si alza un muro. Se certe persone si girano dallaltra parte per non salutare, poverini il mondo gli resterà chiuso come un pugno. Se vogliamo che il mondo gli si apra devono fare lo sforzo di aprire anche loro la mano nellinconro con laltro. Oggigiorno, constato amaramente che, lattuale società globale è molto simile ad una persona che si side sulla schiena dellaltro, soffocandolo e costringendolo a portalo. Ma nello stesso tempo che sta in groppa cerca di autoconvincersi di essere pieno di compassione verso il prossimo e desiderano, a parole, di migliorare la loro condizione, tranne che scendere, veramente, dalla schiena. Purtroppo la storia umana è piena di muri più o meno visibili e di ha-ha! di stupore. Dalla schiavitù fino al colonialismo e alle moderne prevaricazioni delle multinazionali e a certi esiti della stessa globalizzazione scorre un filo nero di sopraffazioni e di abusi. Spesso questi crimini sono stati compiuti anche da chi aveva la bocca piena di parole che andavano nel senso opposto, come socialismo, solidarismo, fraternità, uguaglianza. Ma, senza ricorrere a questi fenomeni storici generali, quante volte, vediamo delle persone che stanno comodamente seduto sulle spalle degli altri, per cinico opportunismo approfittando di quelli che stanno sotto, per il loro personale interesse con la furbizia e con oblique bugie. Ritengo che solo se migliorano le relazioni sociali con schietta sincerità si può far notare a certe persone che è ora che scendano dalla schiena degli altri per avere una società senza barriere, un mondo aperto e con un aria più "respirabile".
Favria, 30.07.2013
Nella vita basta poco per rimproverare una persona, ma occorre molto tempo per dimenticare un rimprovero.
Dallalbero della cuccagna alle due facce dellattuale crisi
Queste calde sere di luglio mi fanno ricordare che quando ero
bambino andavo con i miei genitori in vespa ad assistere alle varie feste campagnole.
Allora in quelle felici feste dinfanzia non mancava mai lalbero della
cuccagna. L'albero della cuccagna era un gioco popolare i cui partecipanti dovevano
cercare di prendere dei premi posti in cima ad un palo, e in genere i premi erano
prosciutti, salami o altri generi alimentari. Solitamente il palo veniva ricoperto di
grasso o altra sostanza per rendere difficile l'arrampicata da parte dei concorrenti. Pare
che allorigine ci sia il culto arboreo diffuso in tutta Europa a partire dall'area
celtica e lalbero attuale è quanto rimane delle feste pagane legate agli antichi
culti della fertilità, centrali presso le popolazioni agricole. Al centro dei bisogni
c'era il cibo. Al centro della scena c'era l'Albero di Maggio, venerato come simbolo della
nuova stagione e delle sue promesse di abbondanza. Attorno c'era la festa, e le feste
popolari hanno al centro il cibo, anche quando sono religiose. Le popolazioni germaniche
onoravano in generale gli alberi e gli dei a cui essi appartenevano, e festeggiavano le
nuove fioriture con "sacrifici", probabilmente offrendo agli dei focacce dette
Kuchen appese all'albero consacrato. Attorno all'albero sacro si celebravano
del resto le feste principali delle civiltà agricole arcaiche come il solistizio destate
e il solistizio dinverno. Una variante dello stesso culto, ma collocata nel periodo
del solstizio d'inverno, sarebbe lalbero di Natale , preso dalla Chiesa per
rendere onore ai Santi che segnavano l'ingresso nel nuovo anno, come San
Nicola, il Santa Klaus del nord Europa. All'origine del termine "Cuccagna" c'è
probabilmente la radice gotica "koka" torta, per significare la
possibilità di godere di ogni bene. Nelle varie lingue il lemma assume vari nomi: in
Francia, con nome di origine occitana, si chiama "Cocagne" e in Piemontese
Cuccagna, in Gran Bretagna, "Cockaigne", forse calcato sul francese; in Spagna,
"Cucaña", a Malta, "Kukkanja ed infine in Italia si dice: il
paese di Cuccagna. In Italia, l'uso dell'albero della cuccagna di cui parlo sarebbe
stato introdotto dai
Favria, 31.07.2013