Le parole false infettano l’animo di chi le ascolta.

Dare, Ricevere, Ricambiare.

La donazione del sangue un bene prezioso. La donazione di sangue a Favria a una storia di ben 25 anni, da quando nel lontano maggio del 1988 venne inaugurata la sede del locale gruppo comunale, ora intitolato nel 2008 in occasione del ventennale del gruppo a due donatori benemeriti, Lorenzo Tarizzo e Domenico Chiarabaglia. In Italia la raccolta del sangue è sempre avvenuta attraverso l’azione volontaria. Ciò significa che il sangue umano non è considerato un “bene” soggetto alle leggi del mercato. Altrove, ad esempio negli Stati Uniti ed in Francia, non è così: il sangue umano è un bene economico, non disponibile in quantità illimitata e, pertanto, soggetto alle leggi del prezzo. Questo diverso modo di considerare un bene prezioso come il sangue un oggetto di “dono” o un oggetto di “vendita” ha mosso già in passato numerose critiche. Il “pagamento del sangue oltre ad attenuare lo spirito altruistico, comporta forti rischi, infatti può stimolare la donazione da parte di persone affette da virus patogeni che, sebbene consapevoli della loro malattia, potrebbero non dichiararla pur di incassare il prezzo per la donazione”. La conclusione è, quindi, che “il sistema entro cui l’offerta di sangue proviene da un donatore piuttosto che da un venditore, sia un sistema migliore, dal momento che la motivazione al dono si rivela discriminante sotto il profilo della qualità del bene donato". Inoltre nella logica del "sangue" come oggetto di dono esso assume una forma di dono "del tutto particolare": non ha infatti le caratteristiche "tradizionali" che il dono ha; è una donazione "corporea" che "fisicizza" la reciprocità. Tra i punti fondamentali per descrivere il concetto di dono ricordo brevemente che il dono si articola in tre fasi: dare, ricevere, ricambiare. Martedì 13 agosto, nonostante le vacanze estive 29 concittadini hanno donato spontaneamente il sangue presso la sede Fidas nel prelievo straordinario di agosto, 27 sangue intero e due esami. Tra i 27 donatori ci sono stati tre nuovi donatori. Grazie del Vostro dono! Grazie donatori di sangue, eroi silenziosi ma sempre presenti nel nostro quotidiano. Grazie al Direttivo Fidas Favria L.Tarizzo-D.Chiarabaglio Grazie all’equipe medica e all’Unità di Raccolta Fidas di Torino, per il loro aiuto e supporto logistico. Grazie a tutti per lo splendido risultati raggiunto, le donazione per il primo prelievo straordinario fatto a Favria nel periodo estivo erano di 20 donatori, risultato ampiamente raggiunto e superato! Assomando le donazioni di oggi con quelle del 2 di agosto arriviamo a circa 80 donazioni effettuate a Favria nel mese di agosto, un ottimo risultato

Favria,  14.08.2013             Giorgio Cortese 

 

Ogni giorno affronto la vita serenamente quando il piede, la mano, la testa e il cuore  procedono in accordo

 

La semplicità delle stelle splendenti

Alcune notti addietro, lontano dalle luci cittadine, lontano dall’inquinamento luminoso ho provato ad  osservare le stelle cadenti, in  direzione Nord-Est,   verso la  costellazione di Perseo. Perseidi infatti sono le meteore che compongono il magico sciame di agosto.  Osservando il cielo notturno stellato mi è venuto da pensare che forse c’è  una stella per ognuno di noi, sufficientemente lontana perché i nostri errori non possano mai offuscarla.  Certo con il quotidiano egoismo e l'orgoglio riesco molte volte a sporcare la terra in cui  mi muovo, ad appestare il tempo in cui opero, e riesco anche a volte a ferire delle persone che mi circondano. Eppure, ritengo che il male non riesce a contaminare tutto l'orizzonte: ci sono sempre spazi intatti in noi e fuori di noi, simili a quelle stelle che occhieggiano vivide in cielo. La luve pulsante di quelle stelle lontane, nel cuore della notte mi ricorda che la luce delle speranza è sempre più forte della notte della disperazione,   pur con la sua piccolezza. La luce delle stelle è simile ad un fiore che non ha bisogno del sostegno di alcuno stelo. La luce che rimane nei nostri animi è simile ad un cielo azzurro ad una fornta di acqua fresca che mi ristora. Certo, quella notte ho alzato alzo lo sguardo, aguzzato la vista e guardo il cielo notturno. Cadono le stelle, lanciando un grido di gioia luminoso, esibendo una coda fulgida e fugace. In quei momenti che osservavo le stelle con il cellulare spento ho spento il cellulare e mentre che aspettavo, con fiducia, ho parlato di tutto tranne che di politica,lavoro, soldi, carriera, acquisti, tasse, mutui, gossip estivi, di colleghi e capi e poche altre cose. Sembrerà impossibile, ma le cose davvero importanti della vita sono fuori da questo elenco. Mi ha fatto benissimo, e non tanto per le stelle in sé, insignificanti polveri vaganti per il cosmo, come mi spiegherebbero certi rotocalchi televisivi scientifici, tanto ben fatti e tanto raziocinanti da essere, loro malgrado, infaticabili demolitori di sogni. Le stelle cadenti non sono il fine, ma il mezzo. In altri termini l’evento non è stato che io mi sia sdraiato al buio in compagnia per vedere le stelle cadere, ma sono le stelle a cadere affinché io possa sdraiarmi al buio in compagnia, mi sembra così semplice, in una società sempre di più complicata. Oggigiorno  tutto sembra progettato affinché abbiamo una vita ad una sola dimensione. Quale mi direte voi? Ma è semplice la dimensione orizzontale, infatti tutto ci spinge a guardare rasoterra, come se ogni cosa nella vita si esaurisse tra merci da desiderare e consumare e cambiare. E non solo merci ma anche persone, amici e passioni calcistiche e politiche, tutto passeggero, come se tutto si esaurisse tra... beh, andate a rileggerVi, per favore l’elenco buttato giù alla rinfusa qualche riga sopra. Le stelle cadono per dirmi che esiste anche il cielo con le sue ragioni, le sue esigenze e la sua strada verso la felicità. Esistono i sogni che non si consumano.  Esistono motivi per vivere che non si riducono al grigiore imperante che cerca di avvolgermi tra le sue tenere spire ogni ora del giorno, cercando prima di strapparmi qualche ora, poi qualche giorno ed infine la vita intera. Le stelle cadono per dirmi che non esiste sola la terra ma anche il cielo, esistono i sogni ed i nostri desideri per arrivare alla strada verso la  felicità, purché i desideri non riguardi un certo elenco….

Favria, 15.08.2013             Cortese  Giorgio

 

Quando gli elefanti combattono è sempre l'erba a rimanere schiacciata. Proverbio Africano

 

Il cavallo dei Verdi, chiamato Incitatus.

La situazione politica attuale richiama agli eventi dell’antica Roma. La trasandatezza di alcuni cittadini democraticamente eletti,  il non rispetto delle regole,  il malcostume, la calunnia,mi porta alla mente la storia ormai leggendaria, dell’impero governato da Caligola e del suo equino, Incitatus. Caligola amava moltissimo le corse del circo, ma la popolarità di tale disciplina in epoca imperiale fu pari a quella del calcio oggi e non si vede la ragione per cui anche il primo dei Romani non potesse avere le stesse passioni dei suoi sudditi. All’inizio del primo secolo esistevano quattro scuderie ufficiali denominate dai colori delle livree indossate dai loro fantini dei Rossi, dei Bianchi, degli Azzurri e dei Verdi. A quest’ultima andava il favore di Caligola, tanto che spesso cenava nella scuderia della squadra preferita e ricopriva di doni gli aurighi. Uno di essi, un certo Eutico, fu gratificato con due milioni di sesterzi e il permesso di farsi aiutare dai pretoriani nella costruzione di nuove stalle. Ancora più profondo l’affetto che Caligola mostrava verso il più importante cavallo dei Verdi, chiamato Incitatus. Spesso si sente raccontare che Caligola avesse nominato console Incitatus, ma è venuto il momento di fare chiarezza, partendo dall’interpretazione delle fonti al riguardo. Cassio che dice quanto segue: “…invitava Incitatus a pranzo, gli offriva chicchi di orzo dorato e brindava alla sua salute in coppe d’oro; giurava inoltre in nome della salvezza e della sorte di quello ed aveva anche promesso che lo avrebbe designato (apodeixein) console (upaton), cosa che avrebbe sicuramente fatto, se fosse vissuto più a lungo”. Perché Incitatus non fosse disturbato il giorno prima della corsa, soleva obbligare i vicini al silenzio per mezzo dei soldati, oltre ad avergli fatto costruire una scuderia d’avorio e una mangiatoia d’avorio, gli regalò gualdrappe di porpora e finimenti con gemme, una casa e un gruppo di servi. Allora c’erano i cavalli adesso con il calcio mi sembra di vedere dei novelli Caligola e degli incitatus con i pantaloncini corti che corrono su di un campo di calcio! L’atteggiamento di Caligola, mi fa ricordare che cosa scriveva il  De Sanctis, nella storia dell’umanità ci sono i corsi e i ricorsi storici! Purtroppo, non c’è nulla da fare! Non mancano gli Imperatori, sono gli uomini quelli che ci mancano!

Favria, 16.08.2013     Giorgio Cortese

 

L'inizio è la parte più importante di un lavoro.

 

Sambucus nigra

Il  sambuco comune, Sambucus nigra,  è una pianta legnosa molto diffusa in Italia, soprattutto lungo le linee ferroviarie, parchi, boschi umidi e rive di corsi d'acqua. L’etimologia del lemma sambuco deriva dal latino sambucus o sabucus, già attestato in Plinio è incerta, ma probabilmente d'origine non indoeuropea. Si pensa che possa derivare da una forma mediterranea, saba, "acqua", col significato di "pianta che vive nell'acqua" o "con l'acqua". Storia, mito, magia: il nome greco del sambuco “Actè” significava “nutrimento di Demetra”, evidentemente per l’utilizzo che veniva fatto delle sue bacche, nere per il Sambucus nigra, rosse per il Sambucus racemosa. La voce latina  sambuca, richiama una macchina da guerra triangolare, una sorta di ponte levatoio che veniva utilizzato durante gli assedi, ancora in uso nel Medioevo.   La parola “sambuco” indicava anche un piccolo flauto, ancora oggi facilmente realizzabile con un ramoscello di questa pianta priva del midollo interno. In Bretagna, Danimarca, Russia e altri paesi, questa pianta veniva utilizzata per proteggere le case dai malefici; D’altra parte il sambuco poteva anche attirare i poteri maligni, per esempio se veniva bruciato dall’uomo. Secondo le leggende il  sambuco è un albero molto amato dalle fate e dalle luminose entità che abitano il magico mondo al di là del velo del visibile. Il profumo dei fiori si diceva che portasse nell’Altromondo, e dormire sotto le sue fronte poteva voler dire non svegliarsi mai più: l’anima sarebbe stata rapita dalle creature fatate e non sarebbe più tornata ad abitare il corpo, abbandonato al sonno eterno. Il sambuco era considerato, quindi, una Porta di Morte, ma anche di rigenerazione e nutrimento, dato che ogni sua parte recava aiuto all’uomo contro malesseri e malattie, e le sue bacche erano fonte di cibo per gli antichi. Oggigiorno viene usato come aroma nel pane per fare il "pane col sambuco". Con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante, che è molto usata in Tirolo e nei paesi nordici. La si può anche far fermentare, ottenendo così una specie di spumante. Lo sciroppo entra anche nella preparazione di cocktail, come l'Hugo. Le bacche sono eduli solo dopo cottura e vengono impiegate per gelatine e marmellate, di cui non abusare, a causa delle proprietà lassative. Le bacche vengono utilizzate anche per minestre dolci, come la   Fliederbeersuppe del nord della Germania. La pianta viene utilizzata anche a scopo ornamentale, mentre dal legno del tronco si ricava un legno duro e compatto, utilizzato come combustibile e per lavori al tornio; il legno dei giovani rami al contrario è tenero e fragile e non trova applicazioni pratiche.

Favria,  17.08.2013                 Giorgio Cortese

Certe persone sono tenacemente legate alla loro arroganza  come una cozza agli scogli.