Se devo prendere alla  lettera la frase latina usata nel diritto penale:"in dubis abstine, nelle situazioni ambigue astieniti,” penso che non si potrebbe più scrivere niente a proposito della scellerate scelte fatta dai nostri politici,  mi riferisco al condono sul gioco d'azzardo,. scandaloso!

La legge è uguale per tutti, non esistono cittadini di serie A con diritto alla grazia e cittadini di serie B, trattati come  sudditi, il recente caso di un senatore, è dal  punto di vista politico un nodo che deve sciogliere il suo partito, e dal punto di vista giuridico, si tratta di prendere atto di una sentenza penale che ha accertato la commissione di un reato di frode fiscale e di trarne le conseguenze che sono previste dalla legge per tutti i cittadini

Ed ecco settembre!

Ed  ecco che è arrivato Settembre, mese della ripresa del lavoro, della scuola, degli aumenti  di tasse, imposte e balzelli e senza la speranza della ripresa dietro l’angolo. Non voglio difendere questo mese, che la stessa onorabilità degli altri dodici, ma ho la sensazione che sotto sotto sia un po’ ingiuriato, almeno nei pensieri, da molte persone. Certo Settembre è un mese di bei colori, la campagna qui vicino fra un po’ si colorerà di splendidi colori. Come già detto sopra, questo mese segna la fine delle vacanze. Il rientro nei luoghi di dimora, di lavoro, tra cui quelli di scuola e di studio. Ma sarei contenti che non ci fosse un rientro per tutto. Si , sarebbe bello, che il ritorno non fosse un completo ritorno. Che qualcosa rimanesse ancora fuori, che una parte dell’animo non accettasse di rientrare nei soliti limiti e schemi. Nella quotidiana e snervante abitudini quotidiane, insomma una resistenza nell’animo che non si adegua alla solite cose quotidiane. Penso all’animo che in questi mesi estivi ha gustato la bellezza di bellissimi panorami e che anche adesso l’animo continui a desiderare la bellezza che ha gustato durante le vacanze per colmarsi di intima gioia. Con il rientro  alla normalità di tutti i giorni, penso che non devo mai  chiudere le saracinesche di quelle stanze dell’animo che hanno gustato la bellezza del periodo estivo. Ed allora il rientro non deve essere un rientro totale, ma lasciare lo spazio al desiderio di libertà nel senso più vero del termine. Rientro, certo,  ma con qualcosa che non mi faccia rientrare del tutto. O meglio: rompo gli schemi di ciò in cui sono rientrato. Ogni giorno anelare sempre al vero e genuino desiderio di libertà dell’animo,  questo desiderio non devo ritirarlo con la valigia delle vacanze in un armadio, ma lo porto dietro ogni giorno, anche nel lavoro, solo cosi penso sarò più umano, senza lasciarmi prendere dal tempesta della disperazione quotidiana. Secondo il filosofo Massimo Cacciari, nel suo libro , Della cosa ultima, Adelphi,: ”Ci sono due generi di disperazione: quello superbo di chi rigetta la speranza che la patria cui anela possa farsi anche via, e quello di chi "si ritira" da ogni desiderio e speranza, di chi si nasconde al loro morso”. Ed allora due sono i modelli di questa tempesta che travolge l'animo. Il primo è che quando scopro  che l’agognata meta dei miei desideri diventa nella realtà   irraggiungibile, quando mi rendo conto che la strada per attuarlo è faticosa   e pesante l'impegno subito mi blocco ma poi passo dopo passo, non perdo la speranza e continuo nel faticoso cammino. Il secondo genere di disperazione germoglia quando mi lascio di meno mordere  nell’animo dal fremito del desiderio e  perdo la speranza, l’animo cade in un grigiore e in un'inerzia mortifera. A tal proposito il poeta  Péguy  scriveva:”disperare è la cosa più facile, è sperare la più ardua e impegnativa”. Ed io com l’inizio del dolce Settembre non smetto mai di sperare.

Favria, 1.09.2013      Giorgio Cortese

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Se si possiede una buona dose di fantasia si affronta la vita con maggiore serenità

 

Res gestae favriesi, da Nike a Nizzia

La storia del cognome Nizzia a Favria inizia nel 1434, quando proviene da Nizza Marittima. .  Bisogna tenere conto che il feudo di Favria era legato a quella parte di Provenza perché ad Eze, nella Contea di Nizza era infeudato un ramo dei Cortina signori in quel tempo del feudo di Favria, il loro capostipite era Guideto e il loro motto era: “purpurata nam stirpe creatus ardeo” e il loro simbolo araldico era un “Leone di rosso”. Guideto ebbe due figli, Guglielmo e Matteo con  Matteo ebbe inizio il ramo di Eze, vicino a Grasse in Provenza l’altro ramo che si estingue il 31 marzo 1781.  Molto probabilmente i  Nizia assumo questo nome  per la loro provenienza da Nizza marittima ma anche  con la deformazione dialettale Nisia che passa successivamente in Nizzia. .Ma se il cognome assunto è relativo al toponimo di provenienza qual è allora il significato di Nizzia che ha dato parigine al cognome Favriese di Nizzia? Potrebbe derivare sicuramente dal nome di persona romano Nicea  che deriva dal greco Nike, la dea della vittoria. Questa dea   nella mitologia greca personificazione della Vittoria, sorella di Cratos, la potenza, Bia,la forza e Zelos  l'ardore. Zeus nominò Nike condottiera del suo carro. Viene raffigurata come una donna con le ali, fatto da cui le derivano gli appellativi di Vittoria Alata e di Dea Alata della Vittoria. Una curiosità da  Nike derivano i nomi Berenice, Veronica, Berenikê o Beronikê, portatrice  di vittoria e il nome di Nicola, quello da cui deriva anche Santa Claus, Babbo Ntale, che vuole dire in greco, Nikólaos,  popolo vittorioso. Variante del  cognome Nizia si trovano in varie parti d’Italia, fino alla provincia di Trapani, il trovano il cagliaritano   Nissardo,   Nizzardo, Nizza e Nizzia, tutti cognomi che stanno a significare l’emigrazione degli abitanti dell’antica Nizza in varie parti d’Italia.

Favria,  2.09.2013      Giorgio Cortese

 

Oggigiorno ridurre i costi inutili è un imperativo morale prima ancora che una necessità di bilancio e non solo chi spende denaro pubblico deve dimostrare di realizzare risultati adeguati, ma anche le imprese private, perchè ogni risorsa sprecata vuole dire sottratte risorse a tutti noi

 

L’aspirina vegetale

Tempo fa ho scritto sul sambuco e il caro amico Giorgio dall’astigiano mi ha inviato questo interessante contributo: “il legno del sambuco viene ancora utilizzato come manico di forconi, pale. È molto robusto , leggero , flessile e non fa bruciare le mani , scegliendo il ramo giusto”. Qualche giorno fa un caro amico mi ha regalato una marmellata fatta con le bacche nere violacee, succose e particolarmente aromatiche del sambuco. Al sambuco si attribuiscono proprietà diuretiche, lassative, antinevralgiche, antireumatiche, sudorifere. Nella tradizione popolare infatti il sambuco viene chiamato "l'aspirina vegetale" per l'effetto sudorifero che provocano i fiori e viene usato in calde tisane per combattere il raffreddore, l'influenza e i reumatismi. I frutti poi sono ottimi antinfiammatori, e vengono usati per esempio per combattere le nevralgie del trigemino. Le  bacche di sambuco contengono circa il 79 % di acqua, il 16 % di carboidrati, ceneri, proteine, e fibre; per quanto riguarda i sali minerali troviamo il potassio, il calcio, il sodio, il fosforo, il ferro, il magnesio, il rame, lo zinco ed il magnesio. Interessante la presenza di vitamine e precisamente abbiamo: vitamina A, alcune vitamine del gruppo B ( B1, B2, B3, B5, B6 ) e la vitamina C presente in discreta quantità. Lunga la lista degli aminoacidi presenti nel sambuco: acido glutammico, acido aspartico, alanina, arginina, cistina, glicina, isoleucina, lisina, prolina, serina, tirosina, treonina, triptofano e valina quelli presenti in quantità maggiore. La  delicatissima marmellata fatta con i frutti del sambuco ha un   effetto leggermente lassativo, utile in caso di stitichezza.. Ma bisogna stare attenti a non confondere il Sambucus Nigra con il Sambucus Ebulus, l’ebbio, perchè le bacche di quest'ultimo sono velenose. Non è difficile distinguerli, l'ebbio ha le foglie piccole, alla cui base sono presenti due stipole che mancano nel Sambucus Nigra. La stipola, lemma che deriva dalla parola latina stipula, stoppia, e il termine che in botanica indica ciascuna delle due appendici fugaci o persistenti e di solito laminari che si sviluppano alla base delle foglie in piante di diverse famiglie come quelle delle:rosacee, papiglionacee, malvacee e in genere hanno la  funzione come elemento di protezione delle gemme o come normali organi fotosintetici, soprattutto quando sono piuttosto grandi.  In conclusione, più una pianta è diffusa sul territorio e vi abbonda, più incide sulla fisionomia del paesaggio, talvolta in modo appariscente, come accade durante la fioritura, la fruttificazione o il mutamento di colore delle foglie in autunno. Eppure questa sarà la pianta su cui meno si soffermerà l'attenzione di chi oggi, abitando quel paesaggio senza dipenderne direttamente, la considera fin troppo comune, banale persino. Mentre proprio l'abbondanza potrebbe averne fatto una risorsa preziosa in tempi diversi dal nostro. questo è il caso del sambuco, Sambucus nigra, specie tipicamente europea, distribuita su tutto il territorio italiano grazie alla sua adattabilità, bastandole per attecchire un terreno che non rimanga secco troppo a lungo; lo testimoniano i numerosi nomi locali in Liguria, Sambugu; Piemonte, Sureau;   Lombardia, Sambüch, Schitac; Veneto, Saugo, Sambugar; Emilia, Zambuch; Marche, Savuchi; Abruzzo, Zammuco; Lazio, Sambuco puzzoloso; Campania, Savuco; Calabria, Savuco; Sicilia, Savuco di gai; Sardegna, Sambucu mascu, Saùcu, Savùcu.. . Il paesaggio quando assume caratteri riconoscibili e capaci di segnare la memoria, e  allora lo spazio diviene luogo. Il paesaggio mostra i modi in cui l'uomo si relaziona col territorio. Ma alla fine è solo un semplice sambuco al quale molte volte non diamo peso nelle nostre passeggiate nella campagna.

Favria,  3.09.2013     Giorgio Cortese

 

L’acronimo scelto per la nuova tassa, Taser, non fa certo ben sperare, è lo stesso nome delle pistole elettriche utilizzate dalla polizia Usa per immobilizzare, proprio con l'elettroshock, i malviventi in fuga, solo che adesso l’elettroshock lo faranno ai nostri soldi!.

 

Mentre la crisi avanza sempre di più, continuiamo a ballare e a festeggiare sul bordo della nave  Italia Titanic che sta affondando……

 

Fiore a stella

Durante i mesi estivi gran parte delle perenni da giardino hanno esaurito la loro fioritura, talune addirittura sono già in riposo vegetativo, a causa del caldo, anche se riprenderanno leggermente lo sviluppo con le piogge autunnali; per ottenere ottime fioriture ogni anno, anche in agosto e settembre, possiamo coltivare i settembrini che, come dice il nome, fioriscono proprio durante le ultime settimane d'estate, fino all'inizio dell'autunno. Si tratta di varie specie di Astri, coltivate anche nei giardini del secolo scorso, per la fioritura abbondante e la facilità di coltivazione. il  nome del genere, Aster, deriva dal greco e significa, in senso ampio: “fiore a stella". Fu introdotto da  Linneo, ma sicuramente tale denominazione era conosciuta fin dall'antichità.  Dioscoride fa riferimento ad un Astro attico, un fiore probabilmente dello stesso genere. Il nome scientifico attualmente accettato , Aster, è stato proposto proprio da Linneo, forma latinizzata di Carl von Linnè, 1707 – 1778, biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna   classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione ” Species Plantarum” del 1753. Ma perché poi gli antichi chiamavano cosi questi fiori? Ma  avete mai osservato una stella per un lungo periodo in queste calde sere d’estate? Se sì, allora avete notato che la stella non è solo un semplice punto di luce nel cielo. La luce delle stelle non è sempre la stessa. In alcuni momenti assume la colorazione blu, a volte è bianca e, persino rosa. Nel mezzo si può notare il colore oro e nelle aree più esterne, i colori scuri. Così, noi abbiamo la sensazione che le stelle, attraverso queste luci, comunicano con noi. Le stelle si possono paragonare agli angeli, messaggeri del cielo. Le stelle che cadono potrebbero essere angeli che cadono sulla Terra. nell’antichità c’era questa credenza ed allora iniziarono ad osservare gli alberi e dei fiori per cercare di trovare degli interlocutori stellari. S’imbatterono in un piccolo fiore azzurro, con un cerchio giallo nel mezzo, che presentava molti punti in comune con le stelle del cielo."Astro" significa "stella", e da allora, fino ad oggi è sempre rimasto tale. Peter Inkerville, nel 1728, dalla Cina, importò l’Astro in Europa; e da lui, un famoso botanico francese ha ricevette i semi del fiore. Il botanico, nel giardino Trianon della reggia di Versailles, riuscì dai semi a far nascere e coltivare un fiore grande e luminoso, poi chiamato: la regina delle margherite.. Astro è uno dei fiori più antichi. Quando gli archeologi aprirono un’antica tomba reale, di 2000 e più anni, trovarono i disegni stellari. Gli antichi greci lo consideravano l'amuleto stellato. Astro personifica l’autunno nel linguaggio ungherese. C’è una credenza popolare che dice: se ti trovi nella notte stellata, tra i fiori Astro, potrai sentire un impercettibile sussurro. In questo modo, il fiore Astro parla con le sue sorelle, le stelle. Ciò, non sorprende, perché secondo la leggenda, Astro era nata dalla polvere caduta dalle stelle. Questa leggenda fu ideata dall’astronomo Gio. Domenico Cassini, durante la sua giovinezza, quando studiava la scienza dei corpi celesti: poi passò il resto della sua vita allo studio della botanica. Nel linguaggio dei fiori, l’Astro indica l’amicizia sincera. In conclusione una curiosità relativa a queste piante si riferisce al cosiddetto “Astro di Sorrentino”: di esso già se ne parlava nel corso dell’800 e nei pressi di Palazzo Adriano, e dopo un periodo di oblio è ritornato in voga, visto che ne sono state individuate delle popolazioni in alcune località della Sicilia. L’Aster in questione presenta delle foglie sub spatolate, con un caratteristico bordo dentellato: le infiorescenze sono a capolino e si passa dalle tonalità di viola fino ad arrivare al giallo tenue. La fioritura va dai mesi di giugno fino a tutto novembre. Davvero caratteristici sono, infine, i fiori, degli acheni, i tipici frutti secchi con un unico seme, con appendice piumosa e leggera.  Quando osservo dei fiori Aster mi viene da pensare che, nella vita quotidiana, ogni tanto, bisogna volgere gli occhi al cielo con tutte le sue stelle per rendermi conto che la vita è una cosa sublime e che va vissuta nella maniera migliore in ogni attimo perché è una occasione unica, irripetibile.

Favria, 4.09.2013    Giorgio Cortese

 

Il significato della vita è ovunque lo si cerca, sotto un cielo di stelle, tra i pini del bosco, od osservando un fiore a stella