Benvenuti al patrio monopoli.

Che tristezza perdiamo un altro pezzo del made in Italy, con la vendita di azioni di Telecom a Telefonica spagnola, nonché  l’acquisto dell’Air France dell’Alitalia alla faccia della italianità di queste aziende! Queste ultime due notizie sono  sicuramente un pessimo segnale all’Italia e al mondo che viene dato con l’ingresso del capitale straniero. Con tutta sincerità, anche se non sono un economista, ma sono un cittadino sinceramente preoccupato della  politica industriale italiana, visto che non ci sono occupati, mi domando come possa continuare e poi dato che non ci sono spiragli di miglioramento ma solo di peggioramento. Parlo per il mondo dei consumi e per il mondo del lavoro. Sembra che gli errori del passato non siano serviti a nulla. Abbiamo dimenticato il travaso di soldi pubblici che ci e’ costato a suo tempo il mantenere la bandierina tricolore sulle azioni di Alitalia? Sembrava, e fu deciso dall’allora capo del Governo “oggi senatore quasi disarcionato” che, i francesi o chi per essi sarebbero stati un disastro totale. Bella roba! Oggi, non solo siamo punto e a capo, ma siamo tutti, comunità economica nazionale, più  poveri e sempre di più presi per il lato “B”. Poi ci sarebbe la storia dell’Italico capitalismo, a partire da una grande industria, la  cui unica e diffusa caratteristica e’ sempre stata: “perdite pubbliche, profitti privati! Appare evidente che oggi accanto alla crisi del nostro locale capitalismo ci  sono due problemi urgenti che dobbiamo risolvere: 1) la crisi dell’euro; 2) la crisi tutta italiana dovuta ad uno Stato sprecone e inefficiente! Fino adesso, con indubbia scempiaggine abbiamo mischiato le due cose, ed i risultati sono evidenti a tutti. Forse va prima risolta la crisi dell’Euro che manca di un governo centrale che decida veramente le scelte monetarie per permettere finalmente di capire su dove si basa veramente il valore attuale dell’Euro?  Chi crede che l’Europa possa essere risanata solo grazie ai tagli alla spesa dovrebbe studiare le nefaste ripercussioni della politica deflazionistica perseguita dalla repubblica di Weimar nel 1930-1932 che provocò la depressione e un’insostenibile disoccupazione, avviando di fatto il declino della prima democrazia tedesca. Oggi come ieri, il prezzo del nostro fallimento politico ed economico può essere altissimo. Certo solo il tempo è galantuomo, e ci dirà se i paesi in difficoltà per carenze di sviluppo e di occupazione beneficeranno delle decisioni prese in questi ultimi anni dai governi centrali europei. Sinceramente nutro la speranza, ma posso e non voglio tacere che i provvedimenti che l’Italia prende in linea con gli indirizzi dell’eurosistema e dell’Ue allungheranno la lenta agonia economica del paese. Ma noi sudditi pantaloni,  che assistiamo impotenti in questo periodo di crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, dopo anni di manovre che hanno portato a sacrifici e sofferenze nelle fasce più deboli e nelle piccole e medie imprese, la domanda che nasce è  come mai i politici italiani non rinunciano ai propri privilegi e non pensano minimamente a ridursi lo stipendio e tutti benefici che in parte mantengono anche dopo la fine del mandato. Pensate che dopo la dura vita di cinque anni di logorante mandato politico al Parlamento ogni ex politico ha diritto ad un vitalizio pari a 2.486 euro al mese contro i 780 euro dei loro colleghi francesi. Ma si sa che l'Italia è un paese difficile da gestire, e quindi i nostri politici hanno privilegi come l'affitto, che i francesi non hanno, i trasporti gratis che i francesi non hanno, ma dispongono di tariffe agevolate. Sapere che un politico paga il 40% del biglietto intero fa meno male che sapere che non lo paga affatto e questo deve cominciare a far riflettere i nostri cari politici.. Passando poi alle più alte cariche dello Stato, di quelle che oggi sono già in pensione, scopriamo benefits a dir poco vergognosi. Infatti tutti gli ex Presidenti di Camera e Senato hanno diritto per 10 anni, ma fino al 2012 era per tutta la vita,  ad auto blu, ufficio in centro con personale, tutto pagato dai contribuenti e ovviamente gratis per loro. Tutto questo ci costa circa mezzo milione di euro l'anno, soldi che vediamo uscire dalle nostre tasche per gente ormai in pensione che non serve più a nulla. M a anche i dipendenti statali che lavorano alle dipendenze di Camera e Senato hanno di cui rallegrarsi: rispetto agli comuni dipendenti statali guadagnano cinque volte di più, circa 150 mila euro annuali compresa la quindicesima mensilità. Cosa fanno questi superuomini per guadagnare così tanto? Tutto ciò e profondamente ingiusto, la sensazione provata è quella di nausea verso delle istituzioni che non fanno nulla per cambiare i vecchi difetti del passato. Politici che hanno un disinteresse totale del bene comune e che non hanno a cuore che i propri interessi. Se la politica vi indigna non disinteressatevi, non fate come coloro che non vogliono sporcarsi le mani perché 'è cosi e non cambierà mai nulla'. Essere disfattisti e pessimisti non serve a nulla, ma da cittadini è necessario che vi documentiate per conoscere, per essere informati e partecipare attivamente, anche contestando, alle scelte di chi ci chiede dei voti per governare il nostro Paese. Dite basta a questi spreconi e privilegiati, rialziamo la testa e riprendiamoci il diritto di eleggere dei candidati del territorio, non i soliti satrapi paracadutati dalle lontane stanze dei bottini, ma allora a quando un nuova legge elettorale? Abbiamo bisogno di ripartire dagli ideali politici di don Sturzo tenendo sempre presente che la ragione morale che deve sempre condizionare la ragione politica e la ragione economica, con  uomini politici che hanno come stella polare il bene comune e che ogni giorno cerchino di trasformare l’impegno politico in vera e propria carità politica. Io ci spero e Voi?

Favria, 29.09.2013                 Giorgio Cortese

 

Donare il sangue

Il bisogno di sangue e dei suoi componenti è in costante aumento a causa dell'invecchiamento della popolazione e di cure sempre più numerose e nuove. Il sangue è indispensabile per moltissime terapie e non solo nelle situazioni di emergenza. Non puoi sapere a chi doni il tuo sangue, ma sappi che la tua donazione è destinata a molti tipi di malati, a quelli oncologici e alle persone che hanno emorragie importanti per traumi, interventi chirurgici, tra cui i trapianti, o durante il parto. E allora che aspetti vieni a donare per info cell 333 171 48 27  corteseg@tiscali.it


?? ??????? ???? ??????? ?????? ???? ??????
????? ????????? ????????.            

 

Cine doneazã sânge are suflet    

 

Res gestae favriesi da una moneta a Gazzetta

Il cognome modernamente inteso è cinque-seicentesco. nasce quando inizia a  rispondere a tre caratteristiche, la prima di stabilità  con la trasmissione di generazione in generazione, la seconda dell’immutabilità ed infine la terza con la perdita di corrispondenza del significato alla realtà dell’attuale portatore. Il  cognome Gazzetto o Gazzetta, di chiara origine veneta deriva da un’antica moneta veneziana, la gaxeta, coniata a partire dal 1539, del valore di 2 soldi, che veniva utilizzata per acquistare uno dei primi giornali stampati  nell’italico stivale, che prese il nome della moneta a Venezia nel 1563.  Veniva redatto a mano per incarico del governo ed era pubblicato tutti i mesi. Si trattava di un foglio d'informazione ufficiale, contenente notizie sul governo dello Stato e sulle guerre che la Serenissima conduceva nel Mediterraneo. Le notizie erano distinte semplicemente per luogo e per data. Ma il lemma gaxeta deriva dall’antico  indo-persiano kaged o   kagiz, con il significato di carta, passato poi al greco come gaza, con il significa di tesoro, nel senso di scrigno di notizie. Alcuni invece fanno risalire il lemma al volatile gazza. Infatti nella mitologia germanica la gazza era la messaggera degli dei .

Favria, 30.09.2013      Giorgio Cortese

 

Se Utubar al caragna, la ven ducia la castegna

 

Siamo meno distratti con l’uso dell’acqua, ogni goccia d’acqua conta!.

Devo fare un’amara constatazione, la sottovalutazione delle riserve idriche per usi domestici. mi viene da ridere poi con quale appellativo viene oggi chiamata, “oro blu”. Certo nomignolo ben indovinato, ma oi ci fermimamo li.   In  realtà l’acqua è una sostanza straordinaria e unica nell’universo, la sostanza più studiata dai ricercatori e tuttora misteriosa, tante sono le sue anomalie chimico-fisiche. Anomalie che, sorprendentemente, hanno conferito all’acqua il ruolo di utero della vita stessa. Non è solo in gioco il consumo di una risorsa naturale, per la quale non è davvero possibile immaginare un sostituto; è in gioco la preservazione della vita in un minuscolo e privilegiato luogo dell’universo che è la buccia del nostro pianeta. Nessuna tecnica e nessuna statistica, purtroppo, persuaderà mai qualcuno a rispettare, conservare, salvare una cosa di cui non si percepisce il valore fondamentale per la sopravvivenza della vita. Purtroppo, una maggiore sobrietà negli stili di vita non scatterà per la sola diffusione di dati preoccupanti su incombenti desertificazioni e sul crescente inquinamento. Se ai tempi di Francesco d’Assisi solo un’ispirazione mistica e poetica poteva portare a definire l’acqua « utile et humile et pretiosa et casta », oggi anche una maggiore familiarità scientifica con la sua struttura può accenderci di empatia verso di essa. Invece, proprio oggi, paghiamo un difetto di fratellanza con la natura, e, per rimanere all’acqua, di capacità di meraviglia nel riconoscere la sua sorprendente natura, la sua ingegnosità nell’incessante aggregarsi con altre molecole in una rete connettiva che copre il 70% della crosta terrestre e che ancor più sorprendentemente costituisce il 70% del corpo umano. Relazionandosi in maniera duratura con le altre molecole, la singola molecola d’acqua acquisisce proprietà uniche e straordinarie. La vediamo quindi adoperarsi incessantemente per costruire legami cooperativi fra molecole, come in una vera e propria società solidale, una società di mutuo soccorso: lo scambio di ioni per mantenere l’equilibrio elettrolitico nel corpo umano ne è un esempio. Lo scopo di questa struttura sovramolecolare sembra proprio quello di assicurare un bene universalmente apprezzato: il dispiegarsi della vita, il suo sviluppo e la sua conservazione. Dobbiamo ricordarci che ogni goccia d’acqua conta, perché senza di essa noi non saremmo qui e questa breve lettera non verrebbe ne pubblicata ne letta. Acquisire la consapevolezza che l’acqua copre un ruolo così decisivo potrebbe scaldare il cuore della gente e di chi ha la responsabilità delle scelte ambientali? Il futuro dell’uomo è assicurato solo fino a quando dureranno le risorse cosiddette 'rinnovabili' che, in realtà dopo essere state usate, per intero rinnovabili non sono. Esse decadono per un principio termodinamico. È stato calcolato che, entro qualche decina d’anni, avremo bisogno di tre Terre per produrre le risorse necessarie a mantenere il livello di consumi attuale. Ma di Terra ce n’è una sola. È allora ineluttabile che più velocemente consumiamo più abbreviamo l’esistenza alle generazioni future. Ogni tanto mi viene da pensare che sono solo un piccolo bipide, un essere umano e non il dominatore del mondo. La Terra in cui vivo non è uno spazio per le mie quotidiane conquiste, ma è un organismo vivente, cresciuto lentamente con delicati  equilibri che stringono tra loro le cose. Questo delicato equilibrio permette all’acqua di scorrere gagliarda nella roggia, all’albero di fiorire al  passrero nel parco vicino che saltella ed infine  al sottoscritto di pemsare e scrivere. Insomma abbiamo tutti il sacro dovere di rispettare le limitate risorse per non sprecarle inutilmente.

Favria,  1.10.2013                Giorgio Cortese

 

Senza lavoro non c’è dignità, e senza dignità perediamo la consapevolezza di essere esseri umani

 

Come un rateo

Certi giorni mi sento come un rateo  Si proprio un rateo, lemma che deriva dallo spagnolo ratear, probabilmente  penetrato nel linguaggio della burocrazia milanese durante la dominazione spagnola. Da mediocre ragioniere mi rendo conto che molti giorni che per raggiungere un valore aggiunto alla giornata, devo sforzarmi mediante un continuo riscontro a non realizzare per il domani quello che posso fare bene adesso

Favria, 2.10.2013               Giorgio Cortese

 

Che cos’è l’amore?

Una persona che mi legge, mi ha chiesto il parere sul tema Eros = Amore.

Purtroppo sono poco cosa nel descrivere questi sentimenti che fanno intimamente parte della nostra umana natura, ma ritengo da mediocre ragioniere, di sintetizzare che due sono le grandi gioie della vita d’amore di un uomo: la prima quando per la prima volta può dire “amo”; l’altra ancora più grande quando può dire “sono amato”. Ritengo che sia bellissimo ed esaltante il giorno in cui uno può dire a un’altra persona: “Ti amo”; ma è ancor più alta e inesprimibile la gioia di sapersi amati. Ma c’è un risvolto negativo che è l’altra faccia della medaglia. Lo esprimo con le parole di uno scrittore francese morto a Parigi nel 1929, Georges Courteline, dove ho letto recentemente questa citazione in un libr: “È duro, senza dubbio, non essere più amati quando si ama; ma è niente in confronto a essere ancora amati quando non si ama più”. Forse, è, questa, un’esperienza amara sia per chi è ancora amato e sente su di sé non più un dono ma un peso, sia per chi ama perché il suo amore è solo una fonte di sofferenza e di infelicità. E qui mi viene da pensare alla sempre di più diffusa solitudine, nonostante che il supporto tecnologico ci permetta di parlare e di vedere attraverso lo schermo del computer altre persone, ma quante persone sono forse lì, adesso, davanti al telefono, e aspettano uno squillo e invece nessuno più si ricorda di loro. D’altronde, riprendendo le parole di un poeta francese De Musset: “chiunque ha amato porta in sé una cicatrice”. Ma allora che cos’è l’amore? Nessuno tra i poeti e i pensatori ha trovato risposta alla domanda che, noi miseri bipedi, ci facciamo da millenni: “ che cos'è l'amore?” Può sembrare una domanda banale, soprattutto ai nostri giorni quando la parola  “amore” viene pronunciata  ed inflazionata  e non solo nelle canzoni. E invece è arduo dare risposta a quell'interrogativo, un po' come cercare una definizione di Dio. Per descrivere che cos’è l’amore in tutte le sue forme bisogna partire dagli antichi greci,  che distinguevano tre volti o aspetti dell’amore: Eros, Agape e Philia.  il primo Eros figlio di Povertà e Acquisto, secondo la concezione platonica, è l’amore carnale in cui esso occultamente manifesta il desiderio erotico del mutuo scambio, di un dare ed avere. Nasce dalla fame e diventa potere di acquisto di qualcosa che ne plachi la bramosia dei sensi. Il secondo è chiamato Philia, l’amore sentimentale, quello che si stabilisce in un rapporto di complice amicizia, di affiatamento e di comunità di intenti. Il terzo, Agape che è l’Amore spirituale o universale che eleva l’uomo e gli fa comprendere che non è lui a possedere Dio ma Dio che lo possiede. Ma forse neanche questa suddivisione è esaustiva perché il sentimento dell’amore non può essere definito e descritto in pienezza. Sarebbe come tentare di chiudere in una mano la luce, la luce ci sfuggirà dalle dita oppure fare confluire in un piccolo stampo una  gigantesca colata incandescente. L'unica via per conoscerlo è viverlo e, nonostante il molto parlare d'amore fatto da poeti, scrittori, filosofi, psicologi e persone comuni, mi accorgo che in questi tempi l'uomo e la donna riescono sempre meno ad amare in modo autentico. Sanno tutto sul sesso, arrivano anche alla bellezza dell'eros e a tutto il suo fascino ma  approdano veramente all’amore? Forse il vero amore come scriveva Victor Hugo, la vecchiaia lo rende ancor più forte, e il credere nell'eternità lo fa continuare.

Favria,  3.10.2013             Giorgio Cortese