Leggevo La Stampa di martedì 8 ottobre che in Cina è stata emessa una regola nelle scuole che i ragazzi e ragazze devono stare ad una distanza minima di mezzo metro, per evitare dei flirt!La cosa mi ha lasciato alquanto stupito e mi ha fatto ricordare quando avevo letto recentemente in un libro: “Il nemico, a trecento metri di distanza, è un bersaglio. A tre metri è un uomo”. Ho letto questa frase in un libro,  e questo mi ricorda un altro racconto di origine tibetana dove si racconta l'esperienza graduale di trasfigurazione che la relazione con l'altro subisce secondo le distanze: da lontano sembra avanzare una bestia, poi vedi che è in realtà un uomo; è solo quando l'hai di fronte e lo guardi in viso che scopri i tratti di un fratello da tempo assente.  Ecco è questo che manca oggigiorno a tutti noi capire che la la distanza è la legge fondamentale dell'odio. Quanto più tu scacci un altro, lo guardi da lontano e lo consideri un'entità, tanto più diventi sospettoso e ostile e credi di avere in lui un nemico. Non è vero che ci è accaduto spesso di dire male di persone che conoscevamo a distanza o per sentito dire, e di scoprire poi - una volta incontrate - che erano ben diverse? Bisogna, allora, rischiare più frequentemente di abolire le distanze e di ritornare «ai tre metri» o meno dell'incontro che rende più reale quel volto, più umana quella presenza. E allora, forse, si potrà giungere persino all'abbraccio.

Favria                        Giorgio Cortese