Grazie a tutti, del magnifico risultato!

Venerdì 15 novembre a Favria alla donazione di sangue erano previsti 65 donatori, siete arrivati in 75!!! siete veramente generosi, un sentito grazie ai 73 donatori che hanno effettuato la donazione di sangue intero, ai 2 donatori che hanno fatto gli esami, un grazie di cuore ai 3 donatori, che per mancanza di sacche verranno la prossima volta. Un grazie al Direttivo del gruppo, sempre presente ed attivo, un grazie ai dottori dell’equipe medica per il loro lavoro. Ad oggi il Gruppo Fidas di Favria, intotolsato a L.Tarizzo - D. Chiarabaglia ha raggiunto l’incremento di 47 sacche rispetto al 2012, e l’anno non è ancora finito!Grazie a tutti!. Grazie a chi dona sangue, perchè dona la vita. Il  sangue è l'energia che alimenta la vita del corpo umano. Il sangue non si può creare in laboratorio: perchè qualcuno lo possa ricevere, occorre che qualcun altro lo doni. Per questo il sangue non basta mai. La donazione è un grande gesto di altissimo valore civile. Chi dona aiuta concretamente gli altri, soprattutto chi è più debole e nel momento del maggiore bisogno. Chi dona contribuisce a salvare quelle persone che ogni giorno rischiano la vita per mancanza di sangue. Chi dona alimenta il valore della solidarietà e il progresso sociale e culturale della nostra società. Chi dona aiuta anche se stesso: solo una grande disponibilità di sangue garantisce salute e sicurezza per tutti, anche la Tua che mi leggi!.Oggi più che mai,   c'è bisogno di coinvolgere la popolazione giovane nei problemi legati alla donazione del sangue come necessità e responsabilità per la donazione intesa, soprattutto, come risorsa indispensabile per gli ammalati e quindi programmazione dei fabbisogni regionali e nazionali, gestione corretta della chiamata del donatore con particolare attenzione ad azioni che portino ad un incremento dell’indice di donazione. Un sincero grazie ai  donatori di sangue, l’augurio mio e del Direttivo che ogni giorno anche chi non è donatore rifletta sull’importanza di questo straordinario atto di amore e di solidarietà che è la donazione del sangue come strumento di salvaguardia della salute, alla quale spesso si pensa purtroppo solo quando viene meno. Riassumendo ad oggi  2013 + 55 donazioni rispetto a pari periodo 2012 totale sacche raccolte di sangue intero, plasma e piastrine: 542 sacche!!! Attualmente abbiamo nel gruppo 350 donatori e l’indice donazione del gruppo 1,6% pari alla media nazionale ma ancor al di sotto della media europea.  la media favriese è che su 5194 abitanti, dati del sito comunale, i donatori sono 350 e le sacche raccolte 542 con una media di 14,84% della popolazione che dona e 9,6% di raccolta sacche per abitanti

Favria, 19.11.2013   Giorgio Cortese

 

Secondo Svetonio, il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle.Ma gli attuali governanti ad ogni livello pensano solo a scorticarci!

 

Res gestae favriesi da Teobaldo a Tibaldi

Tracce del cognome Tibaldi si trovano ufficialmente nei documenti ufficiali  nel 1805. Siamo nel pieno del periodo  Napoleonico e nel Canavese si forma una nuova circoscrizione delle diocesi Subalpine e Favria viene assegnata alla diocesi d’Ivrea.  Il 19 ottobre, 11 pratile anno XIII, viene compilato uno “Stato delle giornate impiegate attorno alla nuova Chiesa parochiale dai lavoranti infrascritti”, dove figurano: Donè, garzone;Bima Domenico;Riva Gio.Battista; Biesta Gio.Battista; Cochiello Dalmazzo; Cattaneo Francesco; Dematteis Giuseppe; Buffo Gio.Pietro;  Perino Giovanni Battista; Pechenino Francesco; Tibaldo Giuseppe; Gais Antonio; Vigada Matteo   (tratto dall’Archivio Parrocchiale di San Michele. Compagnia del Corpus Domini, Registro 1720- 1765). Il Prefetto di Ivrea in data 13 fruttidoro anno 13, 13 agosto, ordinava la completa demolizione della cappella di San Pietro de Leveza, l’8 sttembre 1805, il piccone demolitore abbatteva la vetusta cappella.  Come si vede nel documento trascritto  il cognome è stato scritto, per un errore di grafia in Tibaldo, ma è Tibaldi. Questo cognome deriva dal nome proprio di persona maschile Teobaldo.

Deriva dal germanico Theudobald, composto da  theuda, "popolo", "feudo", "comunità" e bald, "coraggioso". Si può quindi interpretare come "ardito tra il popolo". Dalla forma Theudobald passò per un fenomeno linguistico denominato sincope, che consiste nell’eliminazione di una lettera o di una sillaba all’interno della parola, a  Theobald, e  nel latino medievale, questo nome, venne ulteriormente influenzato dai numerosi nomi di origine greca, con la sua radice theos, "dio". Una curiosità in Inghilterra venne introdotto dai  Normanni, andando ad affiancare una preesistente forma inglese antica, Tibald, ed oggi questo nome  è quasi scomparso, anche se Tebaldo è un  personaggio dell'opera di  Shakespeare, Romeo e Giulietta. In francese,  Thibault, Thibaut, Thibaud

Favria,  20.11.2013    Giorgio Cortese

 

Abbiamo in Italia una fonte energetica inesauribile: la stupidita' umana!

 

La malapianta  dell’invidia ed il perverso piacere dell’odio

penso che sia capitato a tutti di assistere alla fioritura perversa di odi familiari, tra colleghi o avversari politici destinati a durare per anni e capaci di non invidiare nulla in creatività e malvagità a certe saghe televisive americane e ai relativi rancori parentali. questa continua fioritura, che non conosce gelate dell’odio con la sua malapianta dell’invidia è forse di  gran lunga il più durevole dei piaceri, noi esseri umani forse perdiamo in fretta le grandi amicizie e i grandi amori ma forse siamo così maligni nel detestare tutto molto ma molto a lungo. Secondo un  famoso poeta francese ottocentesco, Baudelaire:”L'odio è un liquore prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia, perché è fatto col nostro sangue, la nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Ed è amaramente vero,   ecco il sottile, costante piacere dell'odio che viene distillato proprio come “un liquore prezioso”. Anche se non esplode in atti inconsulti esteriori, avvelena l'animo e attossica l'esistenza della persona contagiata che magari si altera ogni volta che magari incontra la persona di cui prova invidia e si nutre del sottile ma effimero piacere dell’odio. Eppure, in molti casi, non si fa nulla per sradicarlo, anzi, lo si coltiva quietamente dentro di sé. Ma  l’odio si nutre dell’invidia, che subdolamente la alimenta, anche se poi l’invidia è un’accusa che gli sfruttatori fanno da sempre agli sfruttati quasi volessero crearsi un alibi, quasi giustificare l’invidia come sano sentimento!  Ma l’invidia è solo colpa dell’invidioso e niente dell’invidiato? L’invidioso, a parer mio, vuole ciò che ha l’invidiato e che l’invidioso non ha e che forse non avrà mai, per suoi demeriti e qui inizia a covare l’odio che si alimenta anche quando i   favori che riceve dall’invidiato sono troppo grandi, perché non possono più essere ricambiati. Infatti i piccoli atti di generosità sono graditi anche perché non impegnano più di tanto e permettono, prima o poi, una sorta di saldo col contraccambio. Diverso è il caso di un favore importante, anzi decisivo per il successo di una persona. Questo grosso favore è, infatti, facile che lentamente lo si senta come un peso e una specie di monito costante. La gratitudine si trasforma, così, insensibilmente in odio, in recriminazioni, in negazione. E si la riconoscenza è fiore raro ad attecchire, e si capisce il perché. Tante volte è quasi un peso riconoscere di essere debitori di qualcosa a un altro perché la personale superbia non ammette una sia pur blanda dipendenza. Altre volte è la superficialità che non esita a chiedere ma ignora il ringraziare. Se nella vita chiedere è importante,  ma se sono sinceramente riconoscente, questa è vera grandezza d’animo.

Favria,  21.11.2013         Giorgio Cortese

 

Sun nen i crin c'a venu vej ma sun i vej c'a venu crin.! Nela vita non sono i maiali a diventar vecchi ma i vecchi a diventar maiali!.