Grazie a tutti, del magnifico risultato!
Venerdì 15 novembre a Favria alla donazione di sangue erano
previsti 65 donatori, siete arrivati in 75!!! siete veramente generosi, un sentito grazie
ai 73 donatori che hanno effettuato la donazione di sangue intero, ai 2 donatori che hanno
fatto gli esami, un grazie di cuore ai 3 donatori, che per mancanza di sacche verranno la
prossima volta. Un grazie al Direttivo del gruppo, sempre presente ed attivo, un grazie ai
dottori dellequipe medica per il loro lavoro. Ad oggi il Gruppo
Favria, 19.11.2013
Secondo Svetonio, il buon pastore deve tosare le pecore, non scorticarle.Ma gli attuali governanti ad ogni livello pensano solo a scorticarci!
Res gestae favriesi da Teobaldo a Tibaldi
Tracce del cognome Tibaldi si trovano ufficialmente nei documenti
ufficiali nel 1805. Siamo nel pieno del periodo Napoleonico e nel Canavese si
forma una nuova circoscrizione delle diocesi Subalpine e Favria viene assegnata alla
diocesi dIvrea. Il 19 ottobre, 11 pratile anno XIII, viene compilato uno
Stato delle giornate im
Deriva dal germanico Theudobald, composto da theuda,
"popolo", "feudo", "comunità" e bald,
"coraggioso". Si può quindi interpretare come "ardito tra il popolo".
Dalla forma Theudobald passò per un fenomeno linguistico denominato sincope, che consiste
nelleliminazione di una lettera o di una sillaba allinterno della parola, a
Theobald, e nel latino medievale, questo nome, venne ulteriormente influenzato
dai numerosi nomi di origine greca, con la sua radice theos, "dio". Una
curiosità in Inghilterra venne introdotto dai Normanni, andando ad affiancare una
preesistente forma inglese antica, Tibald, ed oggi q
Favria, 20.11.2013
Abbiamo in Italia una fonte energetica inesauribile: la stupidita' umana!
La malapianta dellinvidia ed il perverso piacere dellodio
penso che sia capitato a tutti di assistere alla fioritura
perversa di odi familiari, tra colleghi o avversari politici destinati a durare per anni e
capaci di non invidiare nulla in creatività e malvagità a certe saghe televisive
americane e ai relativi rancori parentali. questa continua fioritura, che non conosce
gelate dellodio con la sua malapianta dellinvidia è forse di gran lunga
il più durevole dei piaceri, noi esseri umani forse perdiamo in fretta le grandi amicizie
e i grandi amori ma forse siamo così maligni nel detestare tutto molto ma molto a lungo.
Secondo un famoso poeta francese ottocentesco, Baudelaire:L'odio è un liquore
prezioso, un veleno più caro di quello dei Borgia, perché è fatto col nostro sangue, la
nostra salute, il nostro sonno e due terzi del nostro amore. Ed è amaramente vero,
ecco il sottile, costante piacere dell'odio che viene distillato proprio come
un liquore prezioso. Anche se non esplode in atti inconsulti esteriori,
avvelena l'animo e attossica l'esistenza della persona contagiata che magari si altera
ogni volta che magari incontra la persona di cui prova invidia e si nutre del sottile ma
effimero piacere dellodio. Eppure, in molti casi, non si fa nulla per sradicarlo,
anzi, lo si coltiva quietamente dentro di sé. Ma lodio si nutre dellinvidia,
che subdolamente la alimenta, anche se poi linvidia è unaccusa che gli
sfruttatori fanno da sempre agli sfruttati quasi volessero crearsi un alibi, quasi
giustificare linvidia come sano sentimento! Ma linvidia è solo colpa
dellinvidioso e niente dellinvidiato? Linvidioso, a parer mio, vuole
ciò che ha linvidiato e che linvidioso non ha e che forse non avrà mai, per
suoi demeriti e qui inizia a covare lodio che si alimenta anche quando i
favori che riceve dallinvidiato sono troppo grandi, perché non possono più
essere ricambiati. Infatti i piccoli atti di generosità sono graditi anche perché non
impegnano più di tanto e permettono, prima o poi, una sorta di saldo col contraccambio.
Diverso è il caso di un favore importante, anzi decisivo per il successo di una persona.
Questo grosso favore è, infatti, facile che lentamente lo si senta come un peso e una
specie di monito costante. La gratitudine si trasforma, così, insensibilmente in odio, in
recriminazioni, in negazione. E si la riconoscenza è fiore raro ad attecchire, e si
capisce il perché. Tante volte è quasi un peso riconoscere di essere debitori di
qualcosa a un altro perché la personale superbia non ammette una sia pur blanda
dipendenza. Altre volte è la superficialità che non e
Favria, 21.11.2013
Sun nen i crin c'a venu vej ma sun i vej c'a venu crin.! Nela vita non sono i maiali a diventar vecchi ma i vecchi a diventar maiali!.