30 novembre.   Per Sant'Andrea piglia il porco per la sèa (setola); se tu non lo puoi pigliare, fino a Natale lascialo andare

AVVISO, Dicembre 2013

 Caro donatore/donatrice il Direttivo  Fidas di Favria Ti aspetta Sabato 14  dicembre 2013 dalle ore 15,00 alle ore 19,00 presso la nostra sede  per il tradizionale scambio di Auguri Natalizi, con il consueto panettone, per un bel momento di condivisione. Ti sarà inoltre consegnato il calendario  prelievi 2014. Precisiamo che hanno diritto al panettone tutti i donatori che hanno effettuato almeno una donazione nell’anno 2013 e le medaglie Oro e le onorificenze Re Rebaudengo, le medaglie Oro non più attive, padrini e madrine della bandiera. Ricordiamoci sempre che la  vita non aspetta. Doniamo il sangue! Con cordialità,                                   

Il Presidente  del Gruppo

Favria,   1.12.2013                   Giorgio Cortese

 

Tirate il sipario, la farsa è finita

Per questa mia considerazione hi preso spunto da una frase di François Rabelais, ed è vero la  vita è un'opera di teatro che non ha prove iniziali. Canta, ridi, balla, ama e vivi intensamente ogni momento della tua vita, prima che cali il sipario e l'opera finisca senza applausi. Qualche volta è necessario avere il coraggio di ridimensionare la mia personale sicurezza, la vitalità, l'orgoglio per quello che  compio e iniziare a scavare più in profondità alla ricerca di ciò che è autentico, ricordandomi sempre che non ho la possibilità di ripetere l'unicità della mia vita, con buona pace di tante fantasie reincarnazioniste. Proprio per questo è folgorante l'invito di Charlie Chaplin, 1889-1977, il grande protagonista della storia del cinema col suo Charlot, a cantare, a ridere, a ballare, ad amare e a vivere ogni istante, impedendo che si dissolva nella vanità e nella superficialità o che si riduca, come diceva Shakespeare, a una recita o a un racconto rumoroso e senza significato. L’episodio di oggi del cavaliere disarcionato mi ricorda che quando il  sipario, certo, calerà e se anche ci saranno applausi, presto cadranno nel silenzio e ci sarà un solo Giudice a vagliare la parte da che ognuno di noi ha recitato.  Perdonatemi l’accostamento ma a prima vista il cavaliere disarcionato è  simile ad Al Capone, il noto gangster che accusato delle più grandi infamie, alla fine fu condannato per evasione fiscale. La storia si ripete, ieri in USA Al Capone fu condannato per evasione fiscale! Oggi al Tappone è stato condannato per evasione fiscale! Si potrebbe affermare che lo disse Al Capone, lo confermò Al Tappone, che dopo tanto male, si paga per evasione. Ma il disarcionamento del cavaliere oggi, mi sembra la fine di una commedia, una commedia alla quale gli elettori, senza tanti fragori potevano farlo anni fa, non hanno mai messo la parole fine. Ma oggi cala il sipario, la scena è finita, anche l’ultimo atto è terminato, gli attori, come in teatro, non devono replicare, e penso che nessuno più vuol rivedere o rivivere in questo teatro ormai con le luci spente, con un silenzio tombale. La mia speranza è che il tempo guarisca il tessuto politico lacerato e grazie per chi in questi anni ci ha provato. Ma ormai questo è già il passato e da domani si ricomincia senza alibi di sorta! Il sipario, certo, calerà ala fine per tutti noi e se anche ci saranno applausi, presto cadranno nel silenzio e ci sarà un solo Giudice a vagliare la parte da noi recitata

Favria, 2.12.2013                    Giorgio Cortese

 

Santa Bibiana 2 dicembre

Quand ca fa bel a Santa Bibiana, quanta dì e na smana, le uve fina  a  la sma ‘d la cana

 

Res gestaea favriesi dalla gentilezza d’animo a Bono.

L’origine del cognome Bono va forse ricercata  nel soprannome e nome augurale: “bono”, da bono, versione antica di buono, ed è intuitivamente legato alla gentilezza d´animo e di carattere, almeno così si spera, di chi lo porta. Questo nome fu adottato sin dall´inizio, dai conquistatori Longobardi e Franchi, per cui, con l´aggiunta dell´naggettivo waldaz “ potente”, l´aggettivo formò il nome proprio Bonaldo e Bonando, possibile base di vari cognomi.Bonomo, Bonfiglio, Bonomo, Bonconte, Buoncompagno, Buonamico e Buonvicino, si sono formati sulla stessa radice. Diffusione: dai secoli centrali del Medioevo si diffonde in tutta Italia. L’etimologia: dall´aggettivo italiano volgare bono, “buono, di buon carattere e buoni sentimenti”. Varianti e derivati: Bono, Bob, De Boni, De Bono, Bonelli, Boniello, Bonetti, Bonini, Bonucci, Bonioli, Bonotti, Bononi,Bonacci, Bonazzi, Bonassi, Bonassoli, Bonaca, Bonaghi, Bonaldi, Bonani, Bonante, Bonatti, Boneschi, Bonichi, Bonicelli, Boniti, Bonutti.

Favria, 3.12.2013  Giorgio Cortese

 

Certe persone ritengono che un grammo di immagine valga più di un chilo di fatti e allora si perdono in fiumi di parole.

 

Crumiro a chi?

“Crumiro” è in effetti un lemma molto interessante sia da un punto di vista linguistico sia da un punto di visto storico-sociale. Questo vocabolo viene usato per  la prima volta nella seconda metà dell’Ottocento nell’àmbito del sindacale specialmente nell’espressione polemica “fare il crumiro”. Il significato di “crumiro” significa che una  persona che non partecipa allo sciopero dei suoi colleghi di lavoro. Da questo punto di vista il significato di crumiro,   così come avviene nella lingua francese per denominare qualcuno che rompe lo sciopero, briseur de grève, in italiano ha cominciato ad avere la sua diffusione solo tardi, e cioè a partire dagli anni Cinquanta, quando cominciò a esserci una sintonizzazione al linguaggio sindacale sul modello francese. Mi viene in mente il bellissimo film di Pietro Germi, uscito intorno alla metà degli anni Cinquanta, intitolato “Il ferroviere”? Raccontava dolorosamente e lucidamente i sensi di colpa, la sofferenza interna e la voglia di riscatto di un ferroviere, magistralmente interpretato dallo stesso Germi, che assiste alla disgregazione della sua famiglia e le complicazioni di lavoro dovute sia ad in incidente ferroviario sia al suo voler rifiutare lo sciopero dei suoi compagni, sia, infine, al suo continuo ubriacarsi, fino alla toccante morte finale del protagonista, mentre a letto sta suonando la chitarra. Davvero un film intenso e sincero che oggi mi piacerebbe rivedere. tornando alla parola crumiro dal francese. kroumir, e questo dall’arabo. Khrumir  o. Khumai, è il nome degli abitanti della Crumìria, regione della Tunisia occidentale. ai confini con l’Algeria, costituita dalla catena  costiera dei monti della Medjerda, di media altezza, 1000 m.sm circa, ma aspra e impervia, che si innalza alle spalle di Tabarqa. Regione molto ricca di piogge, è coperta da folti boschi che danno in abbondanza sughero. Oggigiorno i Crumiri sono circa 35.000,  berberi arabizzati, in passato soggetti quasi solo di nome al bey di  Tunisi, esercitavano largamente il contrabbando con l’Algeria; una serie di atti di banditismo da parte loro fornì il pretesto per l’intervento dei Francesi in Tunisia nel 1881. L’Italia, dopo le Guerre d’Indipendeza era quasi senza alleatti a livello internazionale e nella impossibilità di acquisire con mezzi pacifici i territori a maggioranza italiana dell' Austria, nel 1880 indirizzò il suo espansionismo territoriale verso il  Nordafrica. Le aspirazioni di allora, convergevano verso la   Tunisia e in  secondo luogo, verso la Libia. Ma anche la Francia aveva messo gli occhi sulla Tunisia. L’occupazione francese di Tunisi del 1881  trovò, così, l'Italia ancora isolata, tanto più che un mese dopo, nel giugno dello stesso anno, fu conclusa l’alleanza dei Tre imperatori, con la Germania e l’Austria. Proprio in quel periodo, il capo del governo italiano Agostino Depretis venne a conoscenza che il Papa Leone XIII stava interpellando i ministri degli esteri stranieri a proposito di un loro possibile intervento per ripristinare il dominio dello Stato Pontificio e allora l’appoggio dell'Austria, la nazione cattolica più prestigiosa, sarebbe stato di grande utilità per l'Italia al fine di allontanare un'azione europea in aiuto del Papato. Ritornando alla parola crumiro, senza la cappa, il lemma arriva dalla Francia, dove venne usato la prima volta in occasione di un grande sciopero dei lavoratori del porto di Marsiglia, in grande maggioranza italiani,  proclamato il 28 febbraio 1901 e continuato fino all'8 aprile. Nel corso dello sciopero si ventilò la possibilità di sostituire gli scioperanti con “Arabi”, e probabilmente qui nacque l'uso di identificare con i Krumiri i non scioperanti. Il termine viene impiegato per la prima volta in Italia, nello scritto sul quotidiano socialista “Avanti!”  del 31 marzo 1901, intendendo esprimere disprezzo per un gruppo di lavoratori italiani che erano stati ingaggiati per sostituire gli scioperanti. La definitiva consacrazione del lemma per indicare un sabotatore dello sciopero fu poi uno sciopero dei carbonai a Genova, il 12 giugno 1901,  in occasione del quale venne formalmente costituito un "sindacato giallo denominato “Lega Cattolica del Lavoro”, con lo scopo di fornire lavoratori durante gli scioperi. In tale occasione il termine krumiro venne utilizzato in modo così massiccio che in breve divenne il termine tecnico per designare i non scioperanti. Ma oltre al lemma “crumiro”   ad inizio del novecento, come termine dispregiativo è stato anche accostato la parola “beduino” ed è rimasto dispregiativo sia in italiano che in alcuni dialetti settentrionali: “sembri un beduino”, oppure “agisci come un beduino”,  e in Lombardia si dice infatti: “ta parat un beduin” per commentare chi si presenta malconcio e sporco. Ma la parola crumiro indica anche dei biscotti a forma di piccola mezzaluna, fatti di farina, rossi d’uovo e zucchero, specialità piemontese di  Casale Monferrato, che sono buonissimi, chiamati Krumiri, inventati da Domenico Rossi nel 1878, per il loro nome esotico ci sono anche i Kroumirs, dolci di pasta di mandorle, inventati da Auguste Redon nel 1895, di  Cofolens. comune francese situato nel dipartimento della Charente nella regione di Poitou-Charentes. I Kroumirs, dolci di pasta di mandorle di Confolens, in Francia. E quello relativo ai biscotti è l’unico lemma che mi piace usare e mangiare i termini dispregiativi sono solo aria fritta!

Favria,  4.12.2013         Giorgio Cortese

 

4 dicembre

Santa Barbara e san Simon, liberene da la losna e dal tron

 

Certo il dubbio può anche essere il padre del sapere, ma oggi forse  è importante sapere cogli occhi, con la paura e con la pancia vuota, non solo con le orecchie, e coi libri.

     

Frequenza

Frequenza lemma che deriva dal vocabolo latino . frequentia, per indicare un avvenimento o azione che si ripete spesso. Un avvenimento frequente in Italia sono le alluvioni, dette anche “alluvioni lampo, dopo forti e violente pioggie, pensate che sono state più di 80 negli ultimi 25 anni.   Le alluvioni, allagamenti ed inondazione lampo hanno, sin dai tempi più antichi, loro malgrado segnato tappe drammatiche nella storia del nostro Paese,  anche con il triste tributo di vittime umane. Ma che cosa sono le alluvioni? Le a alluvioni sono tra le manifestazioni visibile del dissesto idrogeologico che purtroppo affligge molte parti della nostra Patria. Pare , secondo gli esperti, che ben  5581 comuni sono a rischio idrogeologico, .Insomma il 70% dei comuni italiani, di cui 1700 a rischio frane, 1285 a rischio alluvione e 2596 soggetti ed entrambi i rischi. Inoltre le aree a rischio elevato e molto elevato di alluvione sono diverse migliaia e coprono una superficie di 7.774 kmq, pari al 2,6 % della superficie nazionale.  Nell’aridità dei numeri sono delle cifre che sprigionano molta angoscia. Se vediamo la storia passata, la maggior parte delle alluvioni si verificano nella stagione autunnale, tra i mesi di Settembre, Ottobre e Novembre, quando l'ingresso delle prime intense perturbazioni atlantiche che acquistano molta energia dal Mediterraneo ancora caldo, incrementandone cos’ la loro potenza di precipitazione. Se si scorro nel tempo, ho un vago ricordo, di quella che in termini di vite umane è stata  la catastrofe maggiore,  quella della diga del Vajont. Era il lontano 9 Ottobre 1963 quando una frana si staccò dal Monte Toc cadendo nel bacino della diga e creando un'onda che tracimò investendo i paesi sottostanti tra cui Longarone. Ufficialmente i morti furono 1909 ma secondo altre stime si raggiunsero le 2000 vittime.  Ma già il primo  Dicembre del 1923, sempre una diga, quella del   Gleno, in Val di Scalve, Bergamo,  fu la causa  della morte di 356 persone nel primo Dicembre del 1923,  allora,  il pilone centrale della diga cedette e le acque del lago artificiale si riversarono nella vallata sottostante. Tra i due eventi luttuosi,  l'alluvione dei Campi Bisenzio, 1 vittima, il  22 novembre 1926, l’alluvione di Palermo, 11 morti, il  21 Febbraio 1931, quando un'ondata eccezionale di precipitazioni per cinque giorni continui e forte vento di Tramontana causarono lo straripamento dei principali fiumi che attraversano la città.  Il 13 Agosto del 1935, il  Disastro di Molare, 111 vittime,  quando a causa di una violenta precipitazione il lago di Ortiglieto straripò a Molare, inondando diversi paesi e le campagne in provincia di Alessandria. Negli anni cinquanta, precisamente il 22 ottobre del 1951, con 100 morti,  l’alluvione del Polesine, 84 morti, il   14 Novembre 1951, l’alluvione di Salerno, 318 vittime,  del 25-26 Ottobre 1954 quando in solo 24 ore cadono più di 500 mm di pioggia e l'Alluvione di Ancona con 10 morti del 5 Settembre 1959. E poi la grande alluvione di Firenze  il 4 novembre 1966, che causò la  morte di 34 persone e danni inestimabili anche al notevole patrimonio artistico di Firenze. L’alluvione on Piemonte  nel Novembre 1968 che colpì interi paesi del Biellese ed Astigiano causando 72 morti. E poi sempre vi vicino alla storia recente l’alluvione della Valtellina,  Estate 1987 con  53 vittime.   Ma dato che siamo ottusi, le alluvioni si ripetono ed ecco allora un’altra alluvioni di Campi Bisenzio il 15 Novembre 1991, e a Poggio a Caiano  il 31 Ottobre 1992. Nel 1994 l’alluvione in Piemonte del Novembre 1994  con 70 vittime, 2226 senzatetto, quando le abbondanti piogge fecero tracimare il Tanaro ed il Po allagano Asti, Alba, Ceva, Alessandria, Trino, Casale Monferrato e numerosi altri paesi fino a Valenza. L’alluvione   in Lombardia del 12 Settembre 1995 causata da una violenta perturbazione che provocò l'esondazione di vari corsi d'acqua, 1 vittima e centinaia di sfollati. Nel   Giugno  del 1996 l’alluvione in Versilia, con 13 vittime e 1500 senzatetto. L’alluvione di  Crotone del 14 Ottobre 1996, 6 vittime e l’alluvione di Sarno e Quindici con 159 vittime. Nel 2000 l’alluvione a Soverato del 9 Settembre, vi ricordate quando a causa di un grosso nubifragio fu inondato un campeggio con 12 vittime. Sempre nel 2000 l’alluvione in Piemonte del 13-16 Ottobre, evento che ha anche interessato il nostro territorio, vi ricordate della furia dell’Orco!  Nel 2003 l’alluvione di  Carrara, dove un violentissimo nubifragio causò 2 morti. Sempre in Piemonte il  29 Maggio 2008 l’alluvione nel comune di Villar Pellice, per giungere ai tempi nostri con le alluvioni di Cancia del 18 Luglio 2009, Messina il1 Ottobre 2009 e Atrani  il 9 Settembre 2010, e adesso la Sardegna e la Calabria. A quando il prossimo frequente evento? Queste alluvioni non sono solo dei tributi molto che purtroppo paghiamo ai cambiamenti climatici. Dare la colpa ai cambiamenti climatici questi fenomeni estremi è fin troppo semplice e superficiale; è più corretto dire che si tratta di episodi violenti che fanno parte della normalità del nostro clima e che dobbiamo essere pronti a saper fronteggiare in qualsiasi momento. Se, poi, stiano aumentando o diminuendo lo possono dire solo gli esperti e gli studiosi che hanno dati alla mano, a seguito di ricerche e studi molto approfonditi. Partendo dal presupposto che il clima cambia, è sempre cambiato e sempre cambierà, in quanto è un susseguirsi di cicli naturali. Quindi qualsiasi cosa accada, sia che aumentino o diminuiscano i fenomeni estremi, non abbiamo molto da fare per evitarli, piuttosto dobbiamo prepararci per prevenirli ed affrontarli al meglio. Perchè Madre Natura fa quel che le pare, è composta da forze molto più impetuose rispetto a noi piccoli esseri umani che, nonostante le moderne tecnologie, siamo ancora costretti a piegarci di fronte alla furia del vento, del mare, della pioggia e di tanti altri agenti atmosferici che si piegano con frequenza

Favria, 5.12.2013    Giorgio Cortese

 

Nella vita sapere ciò che tutti sanno, è non sapere nulla. Il vero sapere incomincia là dove le persone ignorano.