La pazienza può far frantumare dei macigni,  a condizione di saper aspettare.

Il senso del Natale oggi! Il dono come natale di gratuità

Oggigiorno siamo assaliti sempre di più dall’ansia del regalo, dall’apparecchiare al meglio la tavole per il giorno di Natale. Nel mese di Dicembre e non solo in questo mese, purtroppo, sembra che abbiamo smarrito il legame con l’autentica dimensione umana  del dono. Sommersi  come siamo dai doni di ricevere e di donare, dai subdoli messaggi commerciali che ci fanno vedere un Natale mercificato e squallido che ha perso il suo originario e rivoluzionario significato per tutta la   Storia dell’umanità. Abbiamo perso  in questo mese di dicembre nella frenesia puramente commerciale  il senso della gratuità, non riusciamo più a vederla come ricchezza nelle nostre mediocri vite e nelle nostre relazioni, convinti di essere noi gli unici protagonisti di ogni cosa, coloro che determinano l’evolversi delle vicende e delle società. Eppure il Natale cui ci prepariamo dovrebbe ricordarci sia il dono per eccellenza che è ogni vita nuova che nasce, sia il dono inaudito che Dio ha fatto all’umanità e alla creazione intera con la venuta di Gesù.   Come la vita, infatti, il dono è qualcosa che mi precede, che si discosta dai diritti-doveri, che non può mai essere pienamente restituito, che nasce da  attività liberate e origina a sua volta capacità inaspettate. La gratuità non è tale solo perché non comporta una cifra che ne determina un valore venale, ma più ancora perché suscita gratitudine e, più in profondità ancora, perché sgorga da un animo a sua volta grato per quanto già ha ricevuto. Nel dono autentico non si riesce mai a tracciare un confine certo e invalicabile tra chi dà e chi riceve: non perché vi sia il calcolo di chi pesa il contraccambio, ma perché,  c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Chi dona, infatti, gode a sua volta della gioia che suscita in chi riceve. D’altronde, il fondamento del vero  amore, il  greco  thelema,  è il piacere  e desiderio di fare qualcosa e di farlo bene  è la rinuncia alla reciprocità e alla sicurezza che ne deriva. Da inguaribile ottimista ritengo che il senso di gratuità è presente nella vita umana ogni giorno sotto molteplici forme,  ma questo molte volte ci sfugge a causa della nostra miope osservazione solo produttivistica –commerciale che pensa sempre al dare per avere, ma per la ripresa economica, sociale e politica dobbiamo dare spazio al principio di gratuità, altrimenti la nostra società sarà sempre di più disumanizzata. Come donatore  di sangue, quando dono sono consapevole che il   vero dono non è solo  una possibile forma di scambio tra le persone, ritengo che bisogna riscoprire la gratuità anche nel sociale perchè un esperienza che arricchisce il nostro animo e contribuisce al Bene Comune. Il Senso del S. Natale non è solo una tavola ben addobbata, una luccicante ed ammicante vetrina,  il mangiare il panettone, o preparare dei succulenti dolci. Certo sono tutti cose che sono piacevoli alla vista, all’olfatto e alla nostra innata golosità, ma sono solo dei miseri contorni. Penso che nel periodo che precede il S. Natale ci sia una maggiore sensibilità alla dimensione del dono ed al senso del Natale stesso. Nel periodo precedente al S. Natale, penso che sia importante che il senso di solidarietà non esiste solo nel periodo antecedente il S. Natale ma per tutto l’anno, la solidarietà umana, è uno stile di vita sobrio ed essenziale, che non è una frettolosa alternativa alle inesorabili ferree leggi economiche, ma un migliorativo aiuto per una più equa distribuzione di quei doni naturali che intrinsecamente destinati a tutti e allora evitiamo di banalizzarlo commercialmente.

Favria  14.12.2013                Giorgio Cortese

 

Al Disembar, cum Natal, ‘l fa la festa al fiasch e ‘l gal

 

 Auguri di Natale Centro Incontri Pensionati

È Natale anche se a volte non ci crediamo!

Tra poco sarà Natale! Certo quando arriva il S. Natale tutto è più bello. Quando Arriva il S. Natale tutto si riempie di felicità come il Vostro cuore, cari soci del Centro Incontri Pensionati!Ma quest' anno, per noi gente comune, il S.Natale sarà ancora più povero, spogliati dall’amara sorpresa della TARES e dell’IMU, e per Voi forse con la Vostra sudata pensione ci saranno meno  pacchettini colorati e   regali agli amati nipoti comprati!  Ma non è per Voi un malinconico tempo il periodo del S.Natale; nel Vostro lungo camminare nella vita avete accumulato l’abbondanza nell'amore, nella bontà, nella carità per tutti i fratelli bisognosi. L'augurio mio è semplice, costruiamo insieme il possibile per avverare almeno un sogno, per elargire un attimo di speranza, di bene, dove tutto ciò manca. E allora ogni buon auspicio prenda la sua strada oggi, arrivando alla sua sana destinazione, arrivando a portare il significato del S. Natale ovunque come per prodigio. Possa questo incantesimo unificare i nostri animi e renderli custodi perenni di una bontà globale. Ritengo che tutti i giorni vanno vissuti con quest'obiettivo "Donare tutto a tutti"! E Voi che avete alle spalle una lunga vita ci insegnate sempre a trovare comunque il coraggio di  sorridere e di festeggiare, perché non è solo Natale per i ricchi, è Natale per chi è ricco dentro come Voi! E vedrete che nell'immensità di questa quotidiana attenzione si accenderà eternamente la stella del S. Natale... Buon Natale!

Favria. 14.12.2013          Giorgio Cortese

 

Pazienza con pazienza  si mette nel sacco l’avversario

 

Res gestae favriesi da speziale a Cardamone.

Cardamone o Cardamo deriva dal greco kardamon voce di origine semitica, passata attraverso il latino  cardamomum". Il lemma greco "kardamomon", è composto dai vocaboli "kardamon" e "amomon", con i rispettivi significati di crescione e amomo. Il cardamone, nel linguaggio attuale "cardamomo", è quindi una grande pianta erbacea perenne, a fiori giallastri avvolti in spate, che cresce spontanea sulla costa del Malabar in India sud-occidentale e che viene coltivata soprattutto per i suoi frutti, i cui semi da secoli sono industrialmente impiegati per vari usi. Con ogni probabilità, il termine "cardamone" fu attribuito al capostipite dei ceppi Cardamone nel Mezzogiorno come soprannome, in relazione al tipo di attività svolta, ed in seguito è stato cognominizzato. Infatti, l'uso dei semi del cardamone, bruni esternamente e bianchi all'interno, farinacei e di odore aromatico, era riservato nei secoli scorsi ad un ristretto numero di attività. Con  l'olio denso ottenuto da tali semi, contenente per lo più amido, zucchero, acqua e cellulosa, veniva largamente utilizzato in liquoreria e pasticceria per l'odore quasi canforaceo e per il sapore rinfrescante. Già nell’antichità i Persiani, racconta Erodoto si  cibavano dei semi pestati del cardamone, dal sapore piccante, credendo che avesse proprietà di seccativa. Ma con il cardamone il maggiore uso della sostanza ottenuta veniva usato in maniera massiccia in Italia, nel campo medico per aumentare la secrezione gastrica sotto forma di tintura. Di conseguenza, coloro i quali avevano quasi quotidianamente a che fare con il cardamone erano i medici ed i farmacisti, ossia i cosiddetti speziali, che il più delle volte trasmettevano la propria preziosa e redditizia attività da padre in figlio: è dunque possibile che il cognome Cardamone si sia originato in epoca medievale in primo luogo dalla redditizia attività dello speziale, o, con minore probabilità, dai mestieri artigianali di pasticciere o di produttore di liquori. Nel dialetto campano e calabrese il lemma cardamone significa neonato o dormiglione ma forse è riferito all’azione terapeutica della titntura che veniva assunta oralmente per seccare i succhi gastrici. Attualmente in Italia 724 persone hanno il  cognome Cardamone e pare che sia al 4.198 posto tra i cognomi più diffusi d’Italia.

Favria, 15.12.2013                 Giorgio Cortese