La felicità è proprio come la salute, me ne accorgo solo quando non cè!
Natale Collaborare, cooperare, coesione.
In questo momento di grave crisi mi rivolgo con questa lettera
aperta a tutti i concittadini del mio Paese perché cè bisogno di una volta nei
rapporti umani e sociali. Noi tutti favriesi e anche tutti i Canavesani e gli italiani
tutti, si devono rendere conto che senza una leale collaborazione per lavorare su che cosa
ci unisce non è possibile andare avanti. Inizio, allora, questo mio pensiero con due
verbi intransitivi ed un aggettivo: collaborare, cooperare con coerenza. Collaborare,
lemma che deriva dal tardo latino collaborare, partecipare insieme ai
miei simili ad un lavoro e contribuire alla riuscita del medesimo aiutando gli altri.
Cooperare, parola che deriva sempre dal tardo latino cooperare, ovvero operare
insieme con altri per il conseguimento di un fine di pubblica utilità per il nostro
benessere personale. Ed infine laggettivo che li riunisce, coerente, vocabolo che
proviene sempre dal latino cohaerere, insomma essere strettamente unito, come
dovrebbero essere nella pratica quotidiana i due precedenti verbi. Questa mia riflessione
nasce dalla crisi che ormai non risparmia nessuno che morde vorace sia leconomia che
la società e le stesse Istituzioni Pubbliche. Forse sono solo un
sognatore idealista, le mie parole sono vane o come mi disse anni fa un Consigliere
Comunale durante il dibattimento di una delibera parole vuote. Certo non
pretendo di risolvere tutti problemi, ma sono convinto che se rinunciamo alla logica
di Guelfi e Ghibellini e poi alle faide tra Ghibellini Bianchi e Neri, forse il clima
politico per fare qualcosa di concreto a chi soffre di più questa crisi, si rassegnerebbe
e ci sarebbero i margini per fare qualcosa di veramente condiviso che unisca la
collaborazione con la mutua cooperazione per essere veramente coesi ed uniti. Ritengo che
sia giunto il momento per essere delle porte chiuse allinvidia e allavidità,
ma solo aperte al dono della vicendevole e sincera collaborazione. Il dramma e che sono
troppo egoista e mole volte poco comprensivo e allora poco collaborativo. E invece la
collaborazione tra tutti noi è importante e necessaria, certo rimango con le mie iidee,
ma in questi momenti dobbiamo trovare quello che ci unisce nell filo del dialogo e non le
forbici della ripicca e della voglia di rivalsa. Come cittadini della nostra
Comunità dobbiamo essere di stimolo e non inciampo a portare idee e soluzioni
perché il nostro comune punto di riferimento quotidiano è il bene pubblico, la
risoluzione dei problemi dei cittadini. Il confronto, anche quando diviene acceso deve
sempre essere animato da uno spirito costruttivo. Certo non è facile operare sinceramente
con una politica corretta e propositiva per il bene del territorio in cui si vive, vicina
e attenta alle esigenze dei cittadini in ogni suo aspetto della vita sociale, economica e
culturale. Ritengo personalmente che il tempo in cui ci divideva tra destra, centro e
sinistra sia arrivato al capolinea. Togliamoci di dosso questa forma mentis
preunitaria, che ci piaccia o no siamo tutti abitanti dello stivale e la nostra Patria si
chiama Italia, formata da circa 8.092 comuni, salvo variazioni in corso per fusioni.
Da qui dalle nostre Comunità deve partire una leale collaborazione propositiva. Oltre a
dire no dobbiamo anche dire il perché dei no e proporre delle soluzioni per arrivare a
dei si condivisi. La grande operazione culturale e politica di cui ha bisogno il nostro
Paese è quella di raccordare tutte le persone che credono nel rinnovamento e si adoperano
nel quotidiano per realizzarlo. È necessario pubblicizzare queste esperienze
che sono più diffuse di quanto comunemente si crede e che rappresentano fermenti
innovativi da valorizzare per migliorare la qualità della vita nel nostro territorio. Lisolamento,
lentamente, produce atrofia e degenerazione per cui questi semi rischiano di morire o di
doversi vendere al miglior offerente del mercato politico per sopravvivere. Uscire dallisolamento
e creare sinergie, invece, può portare anche alla costituzione di un nuovo soggetto
politico, che non è un nuovo partito, ma dei cittadini responsabili che collaborino
sinceramente e cooperino per la coesione della loro Comunità che purtroppo si stanno
sempre di più sfilacciando, acnhe nel volontariato in pericoloso doppioni che sono solo
motivo di tensione e non di crescita. Bisogna iniziare ad occupare in maniera
propositiva la società per un nuovo modello di sviluppo che integri la crescita
economica e la felicità della gente. Ritengo che questo sia possibile solo se investiamo
sulle risorse umane di cui disponiamo. Con pazienza e tenacia. Dobbiamo però superare la
mentalità del lamento e del fallimento. Dobbiamo scrivere pagine nuove dove si realizzano
fatti che ci coinvolgono con idee propositive e dialogare sinceramente per costruire
percorsi condivisi animati dal bene comune. la solidarietà tra di noi
cittadini non è solo tendere la mano alle Istituzioni ma tenerci tutti insieme per
mano, solo uniti vinceremo la crisi. Abbiamo una splendida occasione con la festa del XXV
Aprile che invece di essere motivo di divisione e lacerazione deve essere il punto
di partenza per riprendere il quotidiano cammino. Quei cittadini sono morti allora
per donarci lattuale democrazia e il benessere economico che ne è scaturito. Non
sporchiamo il loro nobile sacrificio con faziosi ed inutili polemiche..
Colgo loccassione per augurare a tutti buon lavoro e
mi metto a disposizione per collaborare alla crescita della Comunità di Favria
Favria, 23.12.2013
Giorgio
Cortese
Res gestae favriesi da savio a Sabia
il cognome Sabia pare che derivi dal provenzale savi che
dal tardo latino sapius. essere saggio.Nel medioevo e nel periodo rinascimentale, si
chiamavano savi i magistrati, scelti fra le persone più anziane, più esperte e di
maggior prestigio, con funzioni di consulenza o di assistenza tecnica degli organi
esecutivi: i savî dei pupilli; i savî sopra le leggi, sopra le decime, sopra i conti;
savi in giure, consigliere di magistrati per le questioni giuridiche; savi in decretali,
teologo deputato a consigliere su questioni ecclesiastiche; consiglio del savi, il parere
che il giudice aveva lobbligo di chiedere al giureconsulto sul modo di decidere la
causa, prima di pronunciare la sentenza. Nella denominazione di organi collegiali,
consultivi o giudicanti o esecutivi, in varie città. a Firenze nel Medioevo
veniva chiamato consiglio dei savi o dei richiesti. Lorigine del cognome è della
Basilicata.
Favria, 24.12.2013
Giorgio Cortese
Per questo S. Natale ho scelto come motivo di riflessione
una filastrocca di Gianni Rodari, che con il linguaggio semplice dei ragazzi può
esprimere meglio queste mie riflessioni. Si intitola "Speranza" e dice:
Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
"Speranza a buon mercato!"
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.
E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.
AUGURI A TUTTI!
Natale è quando provo nostalgia di casa, anche quando sono a
casa con i miei cari. Invece di essere un periodo di comportamenti insoliti, il Natale è
probabilmente l'unico momento dell'anno in cui la gente sa obbedire ai propri impulsi ed
esprimere i veri sentimenti senza sentirsi imbarazzata e, forse, stupida. Il Natale,
insomma, riguarda l'unica possibilità che l'essere umano, uomo o danno hanno di essere se
stessi
Favria, 25.12.2013
Giorgio Cortese