La tofeja!

Ci sono delle ricette che legano il loro nome in modo preponderante alle modalità di preparazione o al tipo di cottura, per esempio la bagna càuda, il fritto misto o il bollito, ma ce ne sono anche che traggono la loro denominazione dal recipiente usato. Questo è proprio il caso di una delle specialità caratteristica del Canavese, la tofeja. Nasce, non c'è dubbio, nel Canavese, il cui nome curioso ed ostico per chi non sa il piemontese, si  tratta, infatti, di un recipiente in terra cotta destinato appunto alla cottura, assai lenta, di carne e legumi, sfruttando il calore residuo del forno quando è stata ultimata la cottura del pane. L’etimologia stessa del nome tofeja si può ascrivere al tipo di calore utilizzato per la cottura, infatti, all’interno del forno, esso è sicuramente soffocante. Il termine piemontese che definisce questa situazione, spesso ambientale, è tuf con il verbo derivato tufé, vocaboli per i quali si può trovare un’origine dal greco latino typhos che significa vapore. Ma l’unicità della tofeja sta nel fatto che l’apertura, con relativo coperchio sempre in terra cotta, è abbastanza inferiore al diametro del ventre, circa 13 cm, inoltre è fornita di quattro orecchiette,  messe a bella posta per potervi agganciare un apposito attrezzo di ferro con manico ad arco e due ganci snodati. Questo permette la movimentazione della marmitta bollente estraendola dal forno del panettiere e mantenerla in perfetto equilibrio durante il trasporto fino alla tavola imbandita. La durata della cottura è di svariate ore, normalmente si lascia la tofeja anche tutta la notte ritirandola al riutilizzo del forno per la sua funzione panificatoria. In tal modo la cottura è lentissima ed in grado di consentire la trasformazione degli ingredienti in un’autentica leccornia per il palato e anche in una bomba calorica. Dovendo definire in modo semplicistico questa ricetta, ai non canavesano, si può chiamare zuppa di fagioli con cotenne di maiale e altre parti povere del suino immolato sull’altare dei ghiottoni, dei grupiun. Questo piatto povero di ingredienti, era nato come molti altri dall’intelligenza e saggezza contadina che sapeva sfruttare tutto quello che avevano a disposizione, e non si lesinavano di inserire nel recipiente di cottura altre parti, non nobilissime e poco conservabili, del maiale macellato quali: il piedino, il codino, il musetto, le orecchie e, talvolta, costine e cotechino. Altro elemento fondamentale di questo piatto, che vista la sua consistenza energetica, avevano già inventato il piatto unico, sono i fagioli che rientrano come ingrediente nutritivo e saporito, anche se con qualche inevitabile effetto collaterale, consiglio vivamente di areae dopo questo lauto pranzo i locali per evitare sgradevoli odori nauseabondi.. Le deliziose quaiette o preti(1) mangiati a S. Antonio di Castellamonte, alla Società Operaia, ieri sera,  chiaro esempio di come si recuperino anche le parti meno nobili dalla macellazione del maiale, con altri piatti tipici della cucina piemontese, il canavesano salampatata,  i paurun an bagna cauda,  hanno cementato l’amicizia che mi unisce ai quindici colleghi intenditori di buoni cibi..È risaputo che la storia dell’uomo e quella del cibo hanno avuto spesso itinerari paralleli. Chi mangia il “pane” e siede a tavola con un altro, non condivide solo lo sfamarsi bensì anche il desiderio di stare con gli altri, di relazionarsi. La tavola e la comunione del cibo sono gli strumenti privilegiati per saldare vecchie relazioni e per intrecciarne delle nuove, per creare unità oltrecchè per imparare a conoscere sé stessi e l’altro. BUN AUTIT A TUTTI!

Favria, 08.02.2014   Giorgio Cortese

(1)Il nome, probabilmente, deriva dal fatto che tale ghiottoneria era destinata  una volta al prete del paese, generalmente l'ospite di riguardo a cena.

 

Per costruire il bene  comune, ritengo che occorra la sincera passione anche per edificare le piccolo azioni del quotidiano

 

Lavoro nel 2014

Che senso ha parlare di lavoro nel 2014? E’ chiaro che in questi anni molte cose sono cambiate e nella sarà come prima. Ma non bastano le nuove leggi per il lavoro senza che si intervenga con politiche veramente attive che coinvolgano i giovani già dalla scuola ad una guida, orientamento ed accompagnamento al mondo del lavoro. Abbiamo bisogno di un rapporto sempre più stretto del mondo produttivo con scuole ed università. Ritengo che gli investimenti dall’alto non siano sufficienti, perché il lavoro sarà sempre più figlio di chi saprà creare e da lavoro dipendente si parlerà sempre di più di lavoro autonomo ed imprenditoriale. Ci serve nel 2014 un cambio di cultura e mentalità, ritengo che anche questa nella pratica sia la vera innovazione.

Favria, 9.2..2014    Giorgio Cortese

 

Il contribuente è uno che lavora per lo Stato senza essere un impiegato statale, perché nessuno è patriottico quando si tratta di pagare le tasse.

 

Nihil sub sole novi. Tasi e paga, pantalone!

Certo non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole e confesso che rimango sempre di più disorientato dalla  frenetica *giga, da questo ballo di acronimi per indicare sempre nuove tasse. Passiamo dalla  Tares, Tarsu, Trise, Tari e Tasi.  Ma qualcuno ci capisce qualcosa? Ogni quotidiano o telegiornale fa a gara nel pubblicare quadri riassuntivi, specchietti concisi dove si tenta di spiegare le varie sigle con relative aliquote, ciascuno in modo diverso dall'altro. L’unica cosa che ho capito,nella mia profonda ignoranza è che hanno fatto finta di   toglierci l'IMU sulla prima casa, per poi metterci di colpo tre o quattro altre tasse alla volta. Mi sembra di assistere a quella famosa pubblicità sui fustini detersivi per lavatrice, ma al contrario. A Carosello facevano vedere che ne pagavi uno e ne portavi via due, adesso invece i nostri italici fenomeni,  fingono di scontarmene, una, l'IMU, per poi rifilarmene ben quattro o cinque alla volta. La tassazione immobiliare non lascia, ma raddoppia, anzi no, triplica! Nasce  infatti, il nuovo tributo sui servizi, Trise, a sua volta suddiviso in due parto, la Tari sui rifiuti e la Tasi sui servizi indivisibili. Che sostituiranno la Tares e l'Imu sulle prime case non di lusso. Imu che invece resterebbe sull'abitazione principale di pregio e sulle seconde case. Tari e Tasi non differiranno solo per una consonante, ma per l'intera struttura. La prima sarà una tariffa e sarà commisurata alla superficie calpestabile già utilizzata per pagare fin qui Tarsu, Tia 1 e Tia 2. Per poi trasformarsi più avanti in Tarip, una tariffa puntuale e commisurata alla quantità e qualità di rifiuti prodotti. La Tasi invece sarà un tributo con un'aliquota di partenza dell'1 per mille che utilizzerà la stessa base imponibile dell'Imu. Fermo restando che il tetto massimo del prelievo non potrà superare le aliquote massime Imu: 6 per mille sulla prima casa 10,6 sulla seconda. Pare che sia in arrivo una stangata che varia dai 99 ai 174 euro a famiglia. Colpiti i meno ricchi. Chi ha una rendita catastale di 400 euro pagava, di Imu, senza figli, 69 euro. Di Tasi ora ne pagherà 168, ossia 99 euro in più. Differenza che sale a 168 in presenza di 2 figli. Con rendita da 500 euro l'aggravio nel passaggio da Imu a Tasi va da 74, senza figli, a 174, con 2 figli. Con aliquota al 2,5 per mille, se salisse al 3,3 per mille la stangata salirebbe ulteriormente. E le più  “'bastonate” sono sempre le famiglie meno agiate, quelli che prima della crisi erano il famoso ceto medio, ma che se continua   così diventeranno i futuri paria. Speriamo che dall’embrione della “Jobs act”, nasca un costruttivo dibattito come quella relativa alla proposta di introdurre: “assegno universale per chi perde il posto di lavoro”.  Ma se la crisi continua le risorse fino ad ora destinate alla cassa integrazione, risorse che si stanno sempre di più assottigliando, verranno divise anche a chi fino ad oggi ne era escluso, l’idea è buona ma i soldi da dove usciranno, da una nuova tassa dal nome fantasioso? Purtroppo, una  massa enorme di persone, però, continuerà ad essere ignorata e non avrà nessun diritto, sono le persone già disoccupate, che continueranno ad essere semplici numeri utili per compilare statistiche. Persone senza volto e senza voce che continueranno ad essere l'immagine di sfondo nella rappresentazione teatrale nella quale sono protagonisti i lavoratori occupati ed i loro rappresentanti, i quali continueranno a parlare di disoccupazione soltanto come possibile problema di chi già lavora. Una guerra tra poveri, senza nessuno sbocco, speriamo con la Jobs act”, si trovi una soluzione e lodevole è quello di accettare i contributi esterni e non presentarlo come un prodotto già preconfezionato, sempre dando questi soldini sotto forma di qualche servizio per la Comunità di appartenenza, perchè la pura beneficenza, il dare soldi senza pretendere nessuna prestazione di lavoro è per conto mio immorale. Per ora   tasi e paga, pantalone!

PS *La giga è un tipo di ballo popolare antico diffuso in innumerevoli varianti in molte regioni d’Europa, deriva dal tedesco "geiger" che significa violinista, in inglese è chiamata  jig, in francese, gigue. In occitano gigo.

Favria,  10.2.2014   Giorgio Cortese

 

La forza degli Amministratori pubblici  è inversamente proporzionale al peso delle imposte.

 

Homo homini lupus  scriveva Plauto

Homo homini lupus, scriveva Plauto, il commediografo latino, tanti secoli orsono, chiudendo in frase un concetto elementare e doloroso. Siamo istintivamente nemici gli uni degli altri, detestiamo il prossimo e vorremmo idealmente sbranarlo, il mondo è un bosco dove fare e subire agguati mortali. Certo, molta acqua è passata da allora, si è tentato di addomesticare il lupo, gli è stata data una cuccia, una ciotola, un lavoro da svolgere, è stato inserito in una società regolata da norme e divieti, gli è stato persino detto di amare il prossimo suo come se stesso. E’ stato un percorso nobile, la bestia ha cominciato a pensare, a capire che nella collaborazione c’è maggiore possibilità di benessere che nella lotta costante, che si può vivere insieme agli altri senza puntare costantemente alla giugulare. Quando le cose vanno bene, il lupo perde il pelo e buona parte del suo vizio, approfitta di una nuova morale, si riposa in pensieri nuovi, persino affettuosi. Ma basta poco perché i denti aguzzi sostituiscano il sorriso, perché la mano si trasformi in zampa ungulata e la fame detti ancora gli antichi comportamenti aggressivi. Una efficace sintesi fiabesca di questa ancestrale e modernissima disposizione al massacro la ritroviamo oggi nel film “Hunger Games”, che in pochi mesi ha già incassato in giro per il mondo più di seicento milioni di dollari. Vanno a vederlo soprattutto i ragazzini, perché sono loro i protagonisti del film, ma può interessare anche gli adulti che abbiano voglia di alzare un dito per capire da dove tira il vento. La trama, come sempre nei film americani degli ultimi anni, è dichiaramente semplice. Ogni anno dodici adolescenti vengono chiamati a Capitol, la capitale di Panem, lo stato post apocalittico che ha sostituito l’America, per scontrarsi all’ultimo sangue sotto lo sguardo delle telecamere. Mors tua, vita mea, non c’è altra legge. Ogni partecipante al gioco deve ammazzare gli altri e resistere come ultimo sopravvissuto. E’ un reality portato alle estreme conseguenze, un’isola dei famosi in cui vince chi elimina fisicamente gli altri giocatori. I ragazzi lo trovano bellissimo, citano a memoria alcuni dialoghi, si identificano completamente in quei guerrieri sanguinari. Non gli sembra affatto una storia assurda, pura fantascienza, sanno che il mondo che hanno attorno non è poi tanto diverso da Panem: questa non è l’epoca della solidarietà, non è il momento di cantare “Se tutte le ragazze, i ragazzi del mondo si dessero la mano…”, non c’è spazio per nessuna debolezza e nessuna compassione. Siamo nella fase calante del neoliberismo, la più crudele e insensibile. Non c’è posto per tutti, la sera non passa più l’uomo che riempiva le ciotole, bisogna solo combattere per affermare se stessi e, di conseguenza, fregare gli altri. I giochi della fame sono iniziati, il gong è suonato, e solo chi ha le spalle larghe, il pelo sullo stomaco, l’occhio vigile e il cuore criminale potrà salvarsi. Dovrà studiare per andare all’estero, approfittare degli ultimi risparmi dei genitori, imparare le lingue, dovrà passare sopra mille cadaveri senza rallentare la corsa, dovrà sgomitare, infierire, dimenticare gli amici. Hunger Games è la metafora perfetta del nostro tempo, i ragazzi questo lo hanno capito. Gli fa schifo tutto ciò, sia chiaro, perché volevano un altro mondo, un’altra vita, ma noi adulti gli abbiamo preparato solo un campo di battaglia, un Colosseo dove scontrarsi per la sopravvivenza. E loro sono costretti a sguainare le spade, a incoccare le frecce, a eliminarsi a vicenda, a crepare come giovani lupi.  Ma questo non è il nostro futuro, i giovani devono crescere nei valori dei padri per portare avanti l’evoluzione sociale ed economica della nostra società, altrimenti siamo alla barbarie del detestare ed odiare il prossimo.

Favria, 11.2.2014    Giorgio Cortese

 

La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare; ma bisogna prenderla, perché è giusta. Martin Luther King

 

Una  donazione di sangue allunga la vita, anche la   Tua!

Forse non lo sai, Tu che mi leggi in questo momento ma, tutti i gli esseri umani che possiedono alcuni requisiti fisici hanno la possibilità di scegliere liberamente di diventare donatori di sangue. Forse Ti sfugge, molte volte durante la frenetica vita quotidiana che il sangue non è riproducibile in laboratorio e per questa ragione è fondamentale la collaborazione di tutti coloro che hanno le condizioni fisiche necessarie alla donazione. Insieme ai suoi componenti, globuli bianchi, globuli rossi, piastrine, plasma, plasmaderivati,  costituisce per molti ammalati un fattore unico e insostituibile di sopravvivenza nei servizi di primo soccorso, negli interventi chirurgici, nei trapianti di organo, nella cura dei tumori e delle varie forme di anemia, in caso di intossicazioni da farmaci e in numerose altre patologie. Ma allora, se non hai smesso di leggere, Ti domanderai come puoi donare? Prima di essere ammesso alla donazione verrai sottoposto ad un’accurata visita medica e a esami diagnostici e strumentali. Dimenticavo, se Vuoi donare devi possedere questi requisiti:  età compresa tra i 18 e i 65 anni; buone condizioni fisiche generali;  peso non inferiore a 50 chili, e non devi avere dei  comportamenti a rischio di trasmissione di malattie infettive virali. Ti aspettiamo venerdì  14 febbraio 2014 ore 8 -11,30, entro le 10,30 per i nuovi donatori  nel cortile interno del Comune a Favria, provincia di Torino. Il   prelievo, dura circa dieci minuti, et voilà  hai fatto un  piccolo gesto per fare  grande la vita. Donare sangue, semplicemente importante. Ricordati che una   donazione di sangue allunga la vita. Anche la Tua! Per  info  e programmare meglio la donazione tel 333 171 4827

Ti aspettiamo

Favria, 12.2.2014  Giorgio Cortese