Un'oblazione a FIDAS FAVRIA
Effettuare una erogazione liberale a favore di Fidas Favria
permette di contribuire ad aiutare chi ha bisogno e nel contempo di avere un beneficio
fiscale. Sostienici effettuando un Bonifico Bancario a favore di: DONATORI SANGUE PIEMONTE
GRUPPO DI FAVRIA, Via Barberis 10, 10083 Favria. Presso BANCO POPOLARE Dipendenza
Cuorgnè. Codice IBAN: IT52T0503430450000000020457.Causale: Liberalita', indicando
codice fiscale o partita Iva per la ricevuta e lindirizzo dove mandarla.. Aiutaci
anche tu a sostenere il sistema trasfusionale nazionale. Il sangue non si fabbrica, SI
DONA! Ti aspettiamo
DONATORI SANGUE PIEMONTE GRUPPO DI FAVRIA
Coord.IBAN: IT52T0503430450000000020457
Grazie
Evidentemente l'ambizione di certe persone sorpassa
il loro mediocre talento e per questo si sentono inostituibili
Per chi suona la campanella?
A Palazzo Chigi la cerimonia della Campanella si celebra solo per
il protocollo e nellultimo passaggio di consegne il Premier uscente non ha nascosto
il fastidio. Questo evento di protocollo mi ha fatto venire in mente la figura di
Aristide, figlio di Lisimaco, detto "il Giusto, nato ad Atene nel 530 A.C. e morto
nel 462 a.C. Questo politico e militare ateniese combatte vittoriosamente per Atene nella
battaglia navale di Salamina contro i Persiani e poi di nuovo nella splendida battaglia di
Maratone contro lo sbraco Persiano, battaglia che salvò Atene e ci permettere di vivere
la società attuale cosi come la conosciamo, perché se avesse vinto Serse, non
avremmo mai avuto tutta la cultura della Filosofia dellAntica Grecia che da li a
pochi anni si diffuse nellantica Atene. Nel 479 a .C. guidò per l'ennesima
volta alla vittoria l'esercito ateniese contro i Persiani nella battaglia di Platea e
successivamente data la sua probità e la sua rettitudine, da cui il suo soprannome
"il giusto", fu incaricato di assicurare e raccogliere il contributo che ogni
città facente parte della lega doveva versare ogni anno alla cassa federale. Sebbene
avesse amministrato il tesoro della lega per molti anni, morì talmente povero che lo
stato fu costretto a pagargli il funerale. Ma un episodio non militare lo rende veramente
grande, tra una vittoria e laltra subì lostracismo. Una procedura che
permetteva alla democrazia dellantica Atena di allontanare dei cittadini che si
ritenevano pericolosi per la democrazia stessa, mediante un forzato esilio, e la sua colpa
era quello di essere immensamente popolare. Durante la consultazione fatta per cacciarlo,
venne avvicinato per strada da un tale che voleva liberarsene mettendo il nome di Aristide
sul suo coccio, la scheda elettorale di allora, ma non sapeva scrivere. Volentieri
Aristide diede laiuto richiesto. Poi chiese: Ma tu, conosci questo Aristide?
Hai ricevuto da lui qualche torto? Né luna né laltra cosa, rispose il
cittadino analfabeta, ma sono stanco di sentirlo chiamare Aristide il Giusto. Ho limpressione
che i nostri concittadini decidano ormai le loro scelte in base allo stesso senso di
fastidio, epidermico e disinvolto, che animava lo sconosciuto ateniese. Ho la sensazione
che il morbo che rodeva la democrazia dellantica Atene alle nei palazzi del potere a
tutti i livelli. Ma chi vogliamo al governo forse un ex comico che propugna solo di
spaccare tutto o il ritorno ad un nababbo gaudente? Se la casa del mio vicino brucia,
brucia anche la mia, se la mia Patria è nelle secche della politica del fare
niente, ben vengano dei giovani coraggiosi, chiamiamoli pure populisti che si impegnino a
trovare dell giusto soluzioni con tanto buon senso. Ritornando al concetto del casa che va
a fuoco, se cè un incendio devo si chiamare i pompieri, e se accorrono dei
volontari a dare una mano non importa se hanno il patentino o meno. Vedo, invece, che si
cerca di trovare il pelo nelluovo per mettere in difficoltà chi si è buttato con
generosità per cercare una via duscita. Abbiamo tutti limpegno morale e
civico di sostenere il Governo Renzi, Il Governo di tutti, i Ministri non hanno colore
politico hanno come colore il tricolore della nostra bandiera. Tutti dovremmo essere tutti
uniti a sostenere Matteo Renzi, dovrebbero aiutarlo a salvare lItalia.. Ma tanti
dicono sempre no o si aggrappano alla forma o, e questo denota una grave forma di
opportunismo e anche di vigliaccheria, si sfilano. Se ci fosse solo incenso da
condividere, la fila sarebbe lunga; poiché cè il rischio
chi me lo fa fare!
Con il suo impegno il neogoverno dovrà dimostrare che si può andare lontano e
bene, costruendo ulteriore unità attorno a obiettivi riformatori chiari, condivisibili e
perciò largamente condivisi senza disperdere intenzioni ed energie e senza lasciarsi
inchiodare in qualcuna delle trincee ideologiche care agli aggressivi portabandiera dello
pseudo-progressismo. Cè tanto da fare, come: tagliare le pastoie che bloccano le
braccia, ed il lavoro, della nostra amata Patria, le famiglie, le reti sociali, la scuola,
le imprese che costruiscono e condividono beni e futuro, ramazzare via arroganze e inerzie
di palazzo, dare trasparenza e sobrietà alla struttura politica e istituzionale,
bonificare spese inutile e una burocrazia irresponsabile che si autocelebra, restituire
equilibrio e sostenibilità a un sistema fiscale che oggi, purtroppo, umilia e demotiva
gli onesti e i solidali imprenditori e vessa i lavoratori. Il neo premier che piaccia o no
è il nuovo pulito che avanza, una storia nata nel clima sincero e onesto di una
giusta, concreta e competente idea di servizio, di una coraggiosa e saggia capacità di
aprire e percorrere strade anche ardue, ma mai azzardate. Forza Matteo i figli della
nostra Patria che Tu rappresenti hanno la storica occasione di ripetere e confermare il
meglio di ciò che i padri, i politici, hanno fatto, e non sei affatto condannato a
ripetere e amplificare gli errori. In conclusione mi viene voglia di dare un modesto
suggerimento al neo Premier, quello di cercare di scoprire la formula della colla che
tiene molti nostri parlamentari attaccati alla cadrega! Ritengo che sia la migliore del
mondo e se si trova la formula, brevettandola anche con lantidoto si farebbe
una fortuna.
Buon cammino
Favria, 3.03.2014 Giorgio Cortese
Uno dei paradossi della democrazia è quello che tutti possono
parlare, ma non è obbligatorio ascoltare.
Res gestae favriesi da Martinus a Martinetto
Cognome tipicamente piemontese, con varianti in Martinetti. Il
cognome deriva dalla cognominizzazione, del nome personale
"Martino", a sua volta, derivato dal cognomen latino "Martinus",
probabilmente portato da un antico colono romano. Ma da questo Martinus deriva anche il
lemma martinetto o martinello, antico congegno usato un tempo per tendere la
balestra, detto più comunemente. martinello. Nellattrezzatura dei velieri, specie
nei secoli 15°-17°, altra denominazione dellamantiglio dei pennoni, costituito da
un sistema di cavi collegati e tesati in successione da uno o più particolari bozzelli di
grosse dimensioni, detti anche mocche di ragna.Ma con martinetto si indica anche una
macchina impiegata per il sollevamento, fino a unaltezza limitata, di grossi
carichi, soprattutto autovetture, carri ferroviarî, se il martinetto èp di piccole
dimensioni di chiama cric, di derivazione francese, vocabolo onomatopeico. Dal nome
originario Martino deriva anche lemma martinicca, freno a ceppi,
azionato a mano mediante una vite, usato nei veicoli a trazione animale, si suole dire
infatti mettere, dare, tirare la martinicca. Infine la famosa
campana della martinèlla, che deriva dal nome di S.Martino,
in quanto protettore dei soldati, con martinella, nel medioevo a Firenze veniva chiamata
una a una campana che nellimminenza di una guerra era innalzata sopra larco
della porta di S. Maria e suonava continuamente a monito del popolo, suonare la
martinella, al momento della partenza delle truppe dalla città, veniva issata sul
carroccio. Ma è anche il nome del campanello elettrico che viene fatto suonare dal
presidente della Camera in casi eccezionali, quando si crea un tumulto in aula, oppure per
sgombrare la tribuna del pubblico.
Favria, 4..03.2014 Giorgio Cortese
Per migliorare davvero dovremmo per un attimo smetterla di
rivendicare i nostri diritti e pensare ai nostri doveri
Ignoranti presuntuosi del mi piace su Fb!
Certe persone parlano volentieri di ciò che ignorano e ne
parlano benissimo! Ciccano mi piace sui social forum senza sapere il perché! Alcune
settimane addietro sono andato in treno ad un corso di aggiornamento per lavoro. Ecco che
nonostante gli appelli alla moderazione dei cellulari, sul treno litaliano
medio viaggia e vive con un telefonino incorporato al padiglione auricolare e sento un
signore che spiega a un interlocutore lattuale situazione socio-politica. Un vero
maestro di saccenteria ignorante. Arrivo a casa alla sera e assisto in televisione ad un
dibattito tra due 'esperti' e il discorso sta scivolando verso un tema di natura
economica. Rimango sconcertato ed impressionato da due diverse sensazioni, la
prima quella della chiara incompetenza in materia dei due e laltrettanto decisa
fermezza e sicurezza nel sostenere senza la minima ombra di esitazione. Certo sono due
casi limite ma, nel quotidiano tutti noi contribuiamo un po tutti a dimostrare la
nostra personale saccenteria ottusa attraverso la nostra piccola o grande arroganza,
oppure attraverso lapprossimazione negli studi, la superficialità nella
preparazione, linesperienza e lignoranza, coniugata però alla presunzione
saccente. Ritengo che la più pericolosa sorta di stupidità è, infatti, quella di chi si
crede sapiente e acuto. Queste persone veleggiano senza timore alcuno nel vasto mare
del ridicolo, con grande boria, lanciando giudizi, offrendo consigli, dispensando analisi.
E, attorno, molti o tacciono o condividono. Ritengo che il vero conoscere, infatti, si
raggiunge solo nella paziente, rigorosa e faticosa ricerca, è ginnastica della mente e
dellanimo e chi la raggiunge ha compiuto lunghissimi allenamenti!
Favria, 5.03.2014 Giorgio Cortese
Per vivere bene il presente quotidiano si deve evitare il
pensiero della o della morte ingannatore, perché fa dimenticare la volontà di
vivere bene adesso.
Il vero amico
Si narra che due amici, passando per i monti videro
apparire davanti a loro un orso. Uno, più svelto, salì su un albero e vi restò
nascosto, mentre laltro, che già stava per esser preso, si gettò al suolo,
fingendo desser morto. Lorso gli avvicinò il muso, annusandolo, ed egli
tratteneva il respiro, perché, a quel che dicono, lorso non tocca i cadaveri.
Quando lorso si fu allontanato, quello che era sullalbero discese e chiese allaltro
che cosa gli avesse detto nellorecchio lorso. Di non viaggiar mai più
con dei compagni che nel pericolo non restano al tuo fianco, gli rispose quello.
Favola Esopo. Le disgrazie mettono alla prova la generosità degli amici.
Favria 6.03.2014 Giorgio Cortese
Devo sempre ricordarmi di assicurarmi di aver terminato di parlare
prima che chi mi ascolta decida di smettere di farlo.