Come   un limone...

Un amico mi ha portato nel mese di gennaio, grazie Luigi, dei bellissimi limoni che sono maturati nel mite clima della Liguria. Nel sentire il loro gradevole profumo mi viene da chiedermi  quanti benefici si nascondano dietro un limone? Già nelle epoche passate, il limone è sempre stato considerato un vero e proprio farmaco, un alleato, assieme ad altri alimenti, per il benessere e la salute del corpo. Mi ricordo che da bambino, come medicina naturale, mi preparavano una  bella   spremuta di limone per scacciare via il raffreddore, rammento che in casa veniva bevuta anche contro il mal di testa. Oggigiorno gli esperti hanno individuato diverse qualità del frutto per il benessere del nostro organismo. Come precedente detto combatte i raffreddori ed influenze grazie al contenuto di Vitamina C, possiede proprietà antibatteriche, migliora la digestione e favorisce il transito intestinale, contrasta l'acido urico e depura il fegato, ostacola l'insorgere dell'osteoporosi,  rafforza i vasi sanguigni, grazie alla vitamina P, contribuisce a dissolvere i calcoli biliari e i calcoli renali grazie all'acido citrico, e pare secondo recenti studi che contrasti   l'insorgere di tumori. Le  origini del limone sono incerte, si pensa che i primi luoghi in cui sia cresciuto siano la Cina, da li passò in India. Gli antichi Egizi lo utilizzavano per imbalsamare le mummie e spesso lo riponevano nelle tombe con datteri e fichi. I Greci coltivavano gli alberi di limone vicino agli ulivi per preservare questi ultimi da attacchi parassitari. Tra i Romani, anche Plinio parlò del limone nei suoi trattati e lo prescrisse, tra l'altro, come antidoto verso diversi veleni, e veviva importato come merce esotica e solo per la corte imperiale. In Occidente il limone si diffuse intorno all'anno 1000 grazie agli Arabi che lo portarono in Sicilia, e lo impiegavano come antidoto contro i veleni, come astringente contro le forme dissenteriche ed emorragiche nonché per tenere lontano il demonio dalle case. Il lemma limone deriva infatti dall’arabo lìmùm che deriva a sua volta dal persiano lìmùn, dal sanscrito nimbù.  In Europa la prima vera coltivazione di limoni venne impiantata a Genova a metà del quindicesimo secolo. In America il limone e gli altri agrumi furono portati dagli Spagnoli e dai missionari dopo la scoperta di Cristoforo Colombo. Nel 1747 il medico scozzese  James  Lind, consigliò l'utilizzo del succo di limone come cura contro lo scorbuto. Lo scorbuto dipendeva dalla carenza massiccia e prolungata di vitamina C, presente nella frutta e nelle verdure fresche e ciò spiega anche perché si iniziò ad utilizzare i limoni in grande quantità a bordo delle navi. Solamente nel XVIII secolo il limone, simbolo del calore e del sole mediterraneo,  cominciò ad essere usato in cucina per aromatizzare cibi e bevande. Divenne così importante che i Corbarelli,   importante famiglia fiorentina di intarsiatori di pietre dure che operarono nel XVII e XVIII secolo, hanno lasciato nelle loro opere una sorta di "marchio di bottega", un limone tagliato a metà.  In Piemonte esiste una città con questo nome, che non ha alcun legame con il frutto di limone, anche se  il limone, da tre secoli compare nello stemma comunale. Il toponimo Limonus è attestato già nel 1290, ma l’origine pare che derivi dal celtico limo, la pianta dell’olmo, che  compare in molti luoghi francesi ed è ben presente nella cultura medievale piemontese. La pianta dell’olmo era usata una volta  in agricoltura per sostenere la vite, e divenne nel Medioevo simbolo di sostegno, amicizia e protezione. Il lemma limone mi ricorda anche il modo di dire: “spremere come un limone”, e in questi ultimi tempi ci sentiamo sempre di più spremuti come limoni, da tasse eccessive come l’Imu, Tares, Mini Imu e future Tasi e allora mi viene da “spremere i limoni”, pregare fervidamente, ardentemente, premendo forte le mani giunte come se vi si tenessero dei limoni da spremere perché chiudano i vari sprechi e ci diano un po’ di respiro, mi viene da pensare che forse la cura ci farà uscire dalla crisi, ma il paziente Italia rischia di rinsecchire economicamente e socialmente. Ma poi penso che il  nostro cervello è come un limone che più lo spremi e più dà succo e la bellezza del limone abbaglia il cielo, e ogni giorno la bellezza della vita dimora nello cose semplici come il frutto di limone che ho davanti.

Favria,  27.03.2014    Giorgio Cortese

 

Ogni giorno l’entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo, infatti il mondo appartiene agli entusiasti capaci di non perdere la calma.

 

Res gestae Canavesane dalla Lince a Pianasso

Un caro amico mi ha chiesto di cercare sull’origine del cognome Pianasso. Premetto che i cognomi che portiamo possono essere buffi, stravaganti, curiosi e talvolta simpatici. I cognomi, sono un libro di storia perché raccontano la storia di individui e intere famiglie e sono strettamente legati ai luoghi e alle circostanze che li hanno generati. Esplorare la genealogia e l'etimologia di un cognome è, infatti, il modo migliore per scoprire dove vivevano i propri antenati, che mestiere facevano e addirittura quali caratteristiche fisiche, caratteriali e sociali li contraddistinguevano. Dalla ricerca trovo che il  cognome Pianasso è   un toponimo, il nome proprio di un luogo geografico,. Pianasso si trova nel comune di Pont. Potrebbe derivare dal provenzale Piajo, platano, acero bianco, oppure da Pian, piano,  superficie. Potrebbe trattarsi della fusione di termini simili, in piemontese si dice piana la traccia o impronta del piede e allora   andare a caccia seguendo le orme è: “andè a la pìanà nast, odorato fiuto”. Oppure il piano dove soggiornava la lince detta Luv Ravass, Pian Luv Ravassa, divenuto in seguito per troncamento delle parole nel dialetto Pianasso

Favria, 28.03.2014            Giorgio Cortese

 

 La  vera  dignità in ognuno di noi, non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli veramente

 

Questione di naso.

Dei cinque sensi, l’olfatto è forse, il più trascurato. Pensate che già nell’antichità i filosofi erano diffidenti verso l’olfatto. Aristotele lo bollava come il più mediocre di tutti i sensi. E in epoca moderna si pensava che il naso fosse un organo di serie B, un residuo dell’evoluzione lasciatoci dai nostri progenitori. Ma nello stesso tempo schiere di poeti e di scrittori lo hanno celebrato e hanno scritto pagine su pagine sul fascino degli odori. Mi vengono in mente celebri personaggi dal naso lungo come l’egiziana Cleopatra, che forse per questo aveva un certo fascino capace di circuire il grande Giulio Cesare e poi Marco Antonio. E poi  la nobiltà d’animo di Cyrano de Bergerac  che si vergognava dell’enorme proboscide che si trovava al posto del naso. Il naso questo sconosciuto che può apparire comico per la mentalità corrente . Ma pensate cosa sarebbe la vita senza fragranze, senza odori, saremmo malati di anosmia, la perdita della capacità di perce­pire gli odori che ci toglie il colore alla vi­ta, perché l’olfatto è legato anche al cibo o alla sensualità. Attraverso que­sto organo non solo percepisco i profumi e gli o­dori, ma personalmente nel sentirli mi pare di richiamare in vita ricordi ed emozioni, insomma, stimo­la la mia  immaginazione e forse persino i miei sogni. Ritengo che niente fa rivivere il passato più intensamente di un odore o una fragranza che una volta vi era associato. Il naso questo organo sottovalutato, è quello che ci permette di   riconoscere gli odori  pericolosi, fa parte del mio personale bagaglio genetico, perché anche un bambino riesce a riconoscere subito un latte acido senza bisogno di assaggiarlo. La memoria della specie umana ha saggia­mente selezionato dei meccanismi attraverso cui rifuggiamo da odori negativi, acidi o cose marce. Poi sviluppiamo memoria per alcuni odori che ci accompagnano dall’infanzia come scriveva Prou­st.. Mi viene da pensare che le parti più odorose siano quelle  parti dove si raccoglie l’essenza del nostro animo umano, perché l'occhio, che è senza odore, è   solo lo specchio dell’anima. Certe persone aggiungono litri di profumi al corpo nella speranza di aggiungere anima o fingere di averne, se manca, una. Nella nostra frenetica civiltà purtroppo certi odori, come nei formaggi ad esempio sono diventati per molti sgradevoli, per noi  bipedi evoluti. Forse se nei giorni che  brancoliamo nel buio, dovremmo reimparare ad andare a naso, insomma a seguire il fiuto dell’istinto per accorgersi quando c’è puzza di bruciato.  Andare a naso, per paradosso, spesso diventa una strategia efficace di valutazione per chi deve decidere, negli USA   è stato coniato un termine che  vede come  protagonista l'olfatto: “Sell with smell”. L'aroma  branding, l'uso dei profumi per marchiare un prodotto, imprimendolo per sempre nella mente del consumatore. Nella Cina del 970 d.C. gli uomini d'affari dell'imperatore avevano  scoperto che, in epoca di crisi, le loro sete erano più attraenti  se venivano profumate. Pare che nel nostro animo il buon odore è associato  alla nozione stessa di "buono". Alcune aziende  si sono create quasi inconsapevolmente un logo olfattivo. Anni fa durante una ricerca di mercato gli interpellati sull'odore della vanillina non dicevano talco, bensì   borotalco,un marchio famoso!. Studiando questi casi emergono dati significativi sull'efficacia del marketing olfattivo. Gli odori hanno anche un effetto subliminale, pare che i venditori di auto usate utilizzano spray macchina nuova che fa sentire a suo agio il compratore anche  nella più vecchia delle auto, e gli agenti immobiliari spruzzano   aroma torta nel forno in cucina prima di portare il cliente  a visitare la casa ed infine nei centri commerciali mandano odore di pizza negli  impianti di condizionamento dell'aria per indurre i clienti a fermarsi nei  loro ristoranti.   Nella vita ogni parola ha il suo odore, c'è un'armonia e disarmonia degli odori e dunque delle parole. I due  odori che apprezzo sono quelli del pane caldo e della terra bagnata dalla pioggia nelle sere d’estate, odori legati a momenti piacevoli.

Favria, 29.03.2014   Giorgio Cortese

 

Nella vita bisogna comportasi come l’uomo saggio che impara molte cose dai suoi avversari. E  ciò che devo imparare a fare, lo imparo facendo, ed allora se devo fare una contesa la conduco per poter vivere dopo in pace, comportandomi nella vita quotidiana come ad un pranzo, evitando di alzarmi assetato o ebbro.

 

Res gestae favriesi, da meliga a Mellano

Il cognome Mellano è tipicamente piemontese, è caratteristico di Savigliano, Fossano, Cuneo, Saluzzo, Mondovì e dintorni nel cuneese, con un ceppo anche a Torino e piccole presenze in Liguria, qualcuno lo fa derivare dal termine monferrino meila per "meliga, granoturco", ma secondo me proviene più facilmente dal cognomen latino Mellanus attestato in epigrafi, poi nel Medioevo divenuto personale nella forma Mellanus, Mellano; Mellana è anche il nome di una frazione di Boves, nel Cuneese. Da notare che Melano in greco significa nero e questo potrebbe essere l’origine del cognomem latino. Quindi, in conclusione, possiamo affermare che questo cognome possa trattarsi di un patronimico, oppure di un cognome toponomastico che attesta la probabile origine geografica del capostipite

Favria, 30.03.2014               Giorgio Cortese

 Nella vita di ogni giorno la cosa necessaria è fare le incombenze quotidiane con slancio ed entusiasmo assaporando il gusto di tutto quello che si fa .