Diffondere al meglio per migliorare  la cultura e l’informazione

Gentile Signor Sindaco leggo che nel suo programma Elettorale aveva promesso alla voce Polo Culturale l’intenzione di creare “…. una nuova sala internet…”.

Visto che con determina n. 93 procedete a tale indirizzo, e me ne compiaccio come cittadino, mi domando allora come mai non create anche uno spazio Wi Fi libero in alcune zone di Favria come ad esempio nel giardino davanti alla Biblioteca, in piazza della Repubblica vicino alla casetta dell’acqua e nell’attiguo Parco Martinotti, o in alcune zone del parco Bonaudo e vicino alle cappelle delle varie Borgate.

Ritengo che garantire una rete gratuita Wi-Fi costituisce un passo innovativo per il nostro territorio e, soprattutto, un chiaro segnale di promozione della cultura e della libera informazione. Con internet Wi-Fi free l’informazione digitale e gli aspetti di carattere lavorativo e ludico,comunicazione, informazione, fonte di conoscenza e formazione.

L’adozione della rete libera sarebbe un modo concreto per rivitalizzare i due parchi comunali di Favria e poi l'uso fuori casa ed ufficio del computer e di altri  dispositivi simili è ormai abituale e, per alcune professioni ed attività, viviamo in un epoca contraddistinta da un grandissimo sviluppo indispensabile; della rete internet e dei servizi ad essa connessi.

Ritengo che la possibilità di fornire questo servizio gratuito si possa svolgere tecnicamente al meglio con una rete Wi-Fi, cioè senza fili, l’accesso al servizio da parte dei cittadini e dei turisti è erogabile tramite semplice iscrizione e consegna di username e password, numerose sono le iniziative a favore del wifi gratis nelle città d’Italia, ovvero il potersi collegare gratuitamente ad internet in determinate zone della città e comunità. Oggigiorno internet è ormai il mezzo di comunicazione e informazione più diffuso ed efficace e la maggior parte dei cittadini è provvisto di uno strumento per accedervi.

Inutile dire che l’accesso a internet gratuito nella nostra Comunità la renderebbe più appetibile anche dal punto di vista commerciale, sarebbe una grande agevolazione, non solo per chi usufruisce della rete, ma anche per i negozianti, i commercianti che si renderebbero così più visibili e offrirebbero un servizio in più al consumatore.

Oggi l'informatica è un universo che dà vita a un ecosistema cognitivo che è tanto più forte quanto più vario. Inoltre, nella società della conoscenza, la disponibilità di alfabeti e grammatiche digitali significa autonomia e libertà di crescita, mentre la disponibilità del codice sorgente significa trasparenza e possibilità di condivisione del sapere. Il software libero permette di trasformare in vantaggi reali e tangibili tutte queste opportunità. Questo consentirà ai cittadini di ottenere lo stesso tipo di risultati senza nessun esborso aggiuntivo per l'acquisto delle licenze d'uso del software.  Sarebbe interessante considerare il wi.fi un servizio al cittadino, e al turista occasionale, pari alla viabilità o al verde pubblico.

Sono certo che Favria saprà tenere il passo anche in queste "cose facili", che richiedono soltanto una visione aperta ed attenta sulle opportunità che la tecnologia offre a tutti..

Cordiali saluti  e buon lavoro.

Favria,  21.06.2014    Giorgio Cortese

 

La mitica partita del secolo: Italia-Germania 4-3

Se capitate in Messico, beati voi, fate un salto allo stadio di Città del Messico e potrete osservare la grande lapide di marmo che i messicani fecero deporre a immortale memoria degli eroi dell'Azteca. Eroi, si, perchè i giocatori delle due nazionali diedero vita quella sera di giugno ad uno spettacolo mitico, conquistando la passione  di milioni di amanti del calcio nel mondo. Certo allora abbiamo vinto, ma l’onore va l'onore va equamente diviso con i gli avversari che hanno contribuito a dare sul campo una  grande prova  di coraggio e orgoglio pari alla nostra passione e determinazione. I Mondiali del 1970 portarono all’assegnazione definitiva della Coppa Rimet al Brasile, prima squadra a vincere tre edizioni del trofeo. Di lì in poi, il trofeo cambiò il proprio titolo in “Coppa del mondo”. Ma la memoria collettiva di quell’edizione è indissolubilmente legata  alla semifinale tra Italia e Germania Ovest, giocata allo stadio Azteca di Città del Messico. Allora avevo dodici anni e mi ricordo che la partita era iniziata lentamente, le due squadre si studiavano sul campo con mosse e contromosse, poi via a via come un copione perfetto di un film di successo è divenuta prima straordinaria,  entusiasmate e sovrumana,  e mi è entrata nella mia memoria come nel ricordo collettivo di tutti quegli italiani che attraverso la televisione hanno assistito allo spettacolo. Questa partita ha ispirato libri,  film e rappresentazioni teatrali, riproponendo sempre la sua carica emotiva ed emanando il proprio fascino anche sulle generazioni successive a quelle direttamente coinvolte. Si giocò in notturna, di fronte a 102.444 spettatori presenti allo stadio. In Italia più di 30 milioni di spettatori seguirono la telecronaca di Nando Martellini o la radiocronaca di Gianni Ameri. Mi ricordo ancora la recriminazione del sempre composto nostro telecronista del momentaneo pareggio dei tempi regolamentari dopo due minuti  abbondanti che era finito il tempo regolamentare,, da parte del tedesco Schnellinger, terzino del Milan. Una partita mitica il resto sono solo chiacchiere

Favria, 25.06.2014   Giorgio Cortese

 

Alborada nella splendida valle

Alba dal provenzale alva che deriva dal latino albus, bianca, sottinteso di lux, luce. L’aggettivo latino albus, da cui deriva il lemma Alba, significa "biondo,bianco". Variante del nome: Albina e Dawn,  Sant'Alba è celebrata il 16 dicembre e il 17 gennaio. L’Alba è quel breve spazio di tempo tra il mattino ed il levare del sole, chiamato appunto alba perché il cielo si imbianca quando il sole si approssima all’orizzonte e già prima della levata del sole sull’orizzonte si manifesta uno stato di luminosità via via in aumento, il crepuscolo mattutino, variabile secondo le località. Pensate che questo primo chiarore del mattino avverrebbe in brevissimo tempo se non avessimo l’atmosfera che crea l’effetto della rifrazione e della diffusione dei raggi solari nell’atmosfera e che mi permette di ammirare quando riesco con lo stesso immutato stupore l’Alba con la sua   impenetrabile grandezza dove i sogni della notte si congiungono ai primi luminosi pensieri della giornata. Perché se voglio che ogni giorno sia migliore del precedente devo prima passare per il buio sentiero della notte, ogni giorno è diverso dall’altro, ogni alba porta con se il suo speciale prodigio, il suo istante incantato,  per iniziare con  il nuovo giorno con un sorriso perché altrimenti è un giorno perso. L’Alborada è un componimento poetico-musicale, in francese Aube ed in tedesco Tagelied, tipico della poesia dei trovatori, un canto che annunciava l’aurora, che è divenuto in seguito l’esortazione al congedo rivolta a una coppia d’innamorati. I’Alborada ha origine in Galizia, Spagna, gli strumenti caratteristici erano caratteristici la dulzaina, una specie di oboe rustico ed il tamboril, piccolo tamburo. Era ed è una   musica, nella versione popolare, da eseguirsi all'alba con ritmo vivace. Sono ispirati all’Albordada anche altri tipi di componimenti, come l’Albata, sinonimo di mattinata come canto mattutino alla propria bella, e come tipo di composizione vocale e strumentale. L’Aubade  francese e l’Alborada spagnola, sono state usate dal 19° secolo come titolo di composizioni strumentali come l’Alborada del grazioso di . Ravel del 1912 e l’Aubade per pianoforte e 18 strumenti di  F. Poulenc del 1929. Quest’anno l’evento in questa splendida valle coincide, per la prima volta, con il  solstizio d'estate, ed è stato scelto il  colore bianco per  dare rilievo come l'alba, oltre a descrivere il primo chiarore del giorno,  segna la fine della notte, sia intesa anche come inizio, principio della vita. Se penso all’alba rammento ad una mattina d’inverno quando era mancata per un improvviso black out la luce in casa che quella pubblica. Mi ricordo della Luna, come fosse adesso,  piena, grossa e rotonda, che cercava di fare capolino dal cielo nuvoloso per  illuminare, di tanto in tanto, con la sua luce riflessa la strada e il parco monumentale. Le venerande piante, sembrano simili a sentinelle che con la loro presenza hanno assistito all’evolversi della vita della Comunità, “patriarchi silenziosi” ma attenti bioindicatori delle variazioni del passato prossimo che superano la cosi detta memoria generazionale.Ripenso al buio che tutto avvolge ed ecco che allora il retaggio dell’uomo paleolitico delle caverne riemerge dalla mia memoria genetica: “La vecchia paura del buio” che è paura della conoscenza, e di quello che attende al fondo della conoscenza, la scoperta della morte. Penso a cosa hanno ricamato attorno alla paura del buio gli psicologi. Penso che è certo un’esperienza che tormenta non solo il bambino ma anche ogni adulto,  e  solo con il buio che si sente  ramificarsi nelle ossa un brivido, una sensazione di disagio che si prova solo quando si trova solo in una strada o in una stanza oscura.  C’è indubbiamente l’oscurità che nasce dalla profondità del mistero: non per nulla nei testi sacri indiani delle “Upanisad” si afferma che “gli dèi amano l’oscuro e detestano l’evidente”. In quel momento per esorcizzare la cupa atmosfera precedente al sorgere del sole ho cercato nell’animo una parola magica! Un bel vocabolo luminoso da sostituire alla parola Buio, che già da sola mette inquietudine. Penso che ci vorrebbe anche un nuovo modo per definire quell'oscurità che cambia tutte le cose e tutte le fa più paurose. Per trovarla ci vorrà un bel po' di fantasia e l'aiuto dell’immaginazione, magari,  chissa?….Ma poi il lemma era davanti ai miei occhi, la bianca e luminosa Alba che di bianco e di speranza tinge il cielo e tutto l’umanità ancora addormentata. Purtroppo non siamo più abituati alla notte senza “l’inquinamento” della luce artificiale. La notte, nei centri abitati, a differenza di quella meravigliosa valle. non sono mai buie, le luci sempre accese sono tante, fin troppe. Utili, di sicuro, quando garantiscono la percorribilità delle strade, inutili quando lampeggiano sulle vetrine, sui cartelloni pubblicitari, sulle insegne di negozi e locali notturni.  In pianura, densamente popolata le luci accendono le strade e spengono il cielo, dicono astronomi e astrofili che le stelle scompaiono messe in ombra,dalla luminosità artificiale. Se il cielo fosse sereno avrei l'occasione godere di uno degli spettacoli naturali più belli che ci siano: il firmamento. Uno spettacolo che, per di più, è gratis! E’  è proprio nel buio che s'accendono le stelle e risplende la luna ed è dal grembo della notte che fiorisce l'alba. Anche noi, perciò, siamo "tenebrosi”, pur col candore della nostra pelle; su di noi si stende il sudario oscuro della quotidianità faticosa e pesante. Ma pure per noi sono aperte nel cielo le stelle della speranza e si schiude l'aurora della vita, e allora godetevi questa Alborada in questa magnifica valle con l’augurio sincero che il sole che sorge ogni giorno sia un sole sempre nuovo, che viviamo bene la nostra vita perché la  meraviglia del creato non sprechi con noi miseri esseri bipedi le sue stupende meraviglie.

Favria,  27.06.2014 Giorgio Cortese   

 

Da Manaus alla perfida Albione

Dove eravamo rimasti? Ah già a Kiev, finale di Euro 2012 con quel  secondo posto dell’Italia agli Europei rimane una piccola impresa del nuovo corso targato dal divino Cesare. A Differenza del paese reale, della società e dell’economia a quattro anni dalla debacle in Sudafrica la nazionale di calcio, almeno quella  si è presto rialzata. Adesso siamo arrivati in Brasilea Manaus, dondata nel lontano 1669. Nel 1856 capitale dell’Amazzonia, ricevette il nome di  Manaus, per celebrare la tribù Manáos,  Madre degli Dei, un  popolo indigeno della regione che fu   spazzato via dalla dominazione portoghese, un po’ come Torino che da romani venne chiamata Augusta Taurinorum, per ricordare il popolo indigeno dei Taurini spazzato via da Annibile e dai suoi mercenari nelle seconda guerra punica. Anche il nome Amazzonia ha una sua origine curiosa, nel 1540, l’esploratore-avventuriero spagnolo Francisco de Orellana, proveniente dal Perù, aveva esplorato quelle terre per conto del Regno di Spagna, scoprendo un grande fiume durante il viaggio che chiamò inizialmente Rio Orellana. Attaccato poi da una tribù indigena di donne guerriere, cominciò a chiamare quel grande fiume  Rio delle Amazzoni, in riferimento alle mitiche Amazzoni greche. All’esordio con l’Inghilterra quella che veniva definita da Foscolo nei sepolcri   Aglia avara, ripreso poi durante la seconda guerra mondiale con lo slogan: “la perfida Albione” per la sua fama di depredatrice dei popoli e dei continenti e che abbiamo incontrato nella notte fonda di domenica mattina. Nella vita di ogni giorno si dice che più delle parole vale l’esempio. Idea che si  tira fuori soprattutto quando si sospetta che vincere sia impossibile, o almeno altamente improbabile. Ma l’Italia nel cuore della notte ha vinto con merito, e da tutte le case dove si vedeva la partita, nei locali pubblici e nelle piazze è esplosa una gioia incontenibile che ci ha fatto dimenticare per alcune ore i balzelli che lunedì andiamo a pagare o che abbiamo già pagato. Sarebbe troppo facile paragonare il calcio come metafora della società, ma questa Italia che in campo ha abbassato le creste sostituendole con i tatuaggi, pare esserlo davvero. Come nella politica e nell’economia, non abbiamo delle stelle e neanche dei super fenomeni nei immensi giacimenti di risorse naturali, ma abbiamo delle persone che a Manuas hanno giocato con il cuore e con la testa, hanno creduto nelle loro possibilità, la loro mediocrità e la loro forza, questo è il loro valore aggiunto. Anche la nostra Patria da un po’ di tempo ha provato a crederci ad avere la speranza  Siamo aperti alla speranza che non abbaglia e forse abbiamo compreso che sia nel calcio che nella vita reale nel Patrio Stivale non c’è di meglio. La nostra più grande partita da vincere è quella di sfatare il luogo comune che ci siamo auto cuciti addosso, quello che se l’Italia vince, è il simbolo della nazione operosa che trova sempre il modo di togliersi dai guai, se perde, invece siamo lo specchio di una nazione confusa e pigra, allergica ai rigori, che vive solo di ricordi, di arte e passato. Ma che non regge il ritmo di nazioni più moderne, giovani, dinamiche, questo è un circolo vizioso dal quale è ora di uscire. Dobbiamo uscire da questo circolo vizioso utilizzando la nostra marcia in più., l’umiltà. Non abbiamo bisogno dell’arroganza, abbiamo visto che fine abbiamo fatto con gli arroganti, abbiamo bisogno di iniziare a crescere sia come tifosi, e magari anche come italiani. Perché si può essere ugualmente validi e costruttivi anche non vincendolo un Mondiale. Si può proporre comunque un’immagine buona anche sbagliando un gol facile. Abbiamo, solo bisogno di un buoni esempi anche nelle piccole cose della vita quotidiana, abbiamo bisogno di fare squadra  con onestà e sincerità. Abbiamo bisogno di  gente che non si rassegna, che si strizza i muscoli e l’anima per riuscirci, che non protesta e non fa scena ma che ogni giorno lavora onestamente

Favria, 28.06.2014   Giorgio Cortese       .

 

Molte volte il quotidiano pericolo non viene da quello che non conosco ma da quello che penso che sia vero ed invece è farlocco!