Grazie!

Oggi è avvenuto a Favria il prelievo di luglio, abbiamo raccolto 51 sacche di sangue intero, 2 esami e 3 nuovi donatori. Grazie a tutti i donatori, garzie al Direttivo e grazie all’equipe medica. Prossimo appuntamento giovedì 14 agosto, venite numerosi. Il bisogno di sangue e dei suoi componenti è in costante aumento a causa dell'invecchiamento della popolazione e di cure sempre più numerose e nuove. Il sangue è indispensabile per moltissime terapie e non solo nelle situazioni di emergenza. Non puoi sapere a chi doni il tuo sangue, ma sappi che la tua donazione è destinata a molti tipi di malati, a quelli oncologici e alle persone che hanno emorragie importanti per traumi, interventi chirurgici, tra cui i trapianti, o durante il parto. Molti vorrebbero donare il sangue, ma non lo fanno per paura o per scarsa informazione. Donare il sangue è semplice e sicuro. E' sufficiente essere maggiorenne, in buona salute e pesare più di 50 kg.. Il prelievo è eseguito da personale qualificato che utilizza materiale sterilizzato e monouso. Nessuna paura quindi, il donatore non corre alcun rischio. Diventare donatore abituale,  che dona sangue in maniera periodica,  è una scelta consapevole e importante per se stessi e per gli altri: per alcuni malati il sangue è una necessità quotidiana ed è quindi fondamentale poter contare sempre su nuovi donatori.   Ricordate  che con la Vostra  generosa  donazione di sangue, si permette a delle altre persone di beneficiare di un grande regalo che molto spesso favorisce la loro sopravvivenza.  

53 volte grazie ai donatori di oggi.

Favria, 16.07.2014      Giorgio Cortese

 

Diverso tempo fa ho smesso di cercare la felicità perché ho capito che lei vive già nel mio animo, basta cercarla con altri occhi per distinguerla

 

Una vita in grigio o in bianco e nero!

Nella vita quotidiana il bene e il male, sono quasi sempre associati al bianco e al nero,  il bianco è il bello e il nero il brutto, si associano al facile e  al difficile,  si collegano  all’allegro e al dolore, nella vita ogni tanto si pensano come all’indispensabile e all’inutile. Ma è anche vero che senza le parole scritte con l’inchiostro nero  la mia vita sarebbe un foglio bianco. Certe volte sento dire da alcune persone che per loro la   vita è tutto: o bianco, o nero! Personalmente preferisco avere sempre un filo di dubbio, del mettermi sempre in gioco, di avere il tormento nella ricerca della pura verità su chi ha ragione. Mi sembra in quei frangenti di avere il mal di montagna, un senso di nausea e di vertigine, appena sento le ragioni dell’altro. Certo vivere la vita in un rigido bianco e nero non si gustano gli altri colori. Nella vita ci sono molte sfumature . Purtroppo oggigiorno vige la regola del con me o contro di me, molte volte cerco di mettermi in mezzo per sentire entrambe le ragioni, e questo è  già difficile nel mediare,  ma sicuramente non posso stare fuori. In certi frangenti del quotidiano cammino vengono preso da un senso di vuoto e di inutilità, la noia. Ecco se  fosse un colore, la noia sarebbe il grigio senza sfumature, il profondo grigio dell’anima. in quei momenti l’animo si ferma sospeso, le cose, le persone e il tempo si avvicendano prive di senso e si velano di tristezza. Le altre emozioni orbitano intorno alla noia come attutite, zavorre  di sentimenti  senza spinta vitale. In quei momenti emergono in aiuto il bianco ed il nero e tutte le loro sfumature, e sfido con l’entusiasmo   nuove opzioni di scelta, anche dove non sembrano essercene. Camminando su tutti i colori dell’iride dei miei sentimenti con tutte le loro infinite combinazioni e non solo. Ci sono anche i profumi, i suoni, le luci, le emozioni. Mi sembra quasi ad un magnifico banchetto pantagruelico dove le portate non finiscono mai, ed è già tutto lì a disposizione, mi basta per andare avanti e superare la calma piatta della gelida noia grigia.

Favria,   17.07.2014 Giorgio Cortese

 

Intanto il sole è sempre lì che splende e poi chi  porta gli occhiali a specchio non ha diritto ad arrabbiarsi se la  gente lo fissa dritto negli occhi e poi comincia ad aggiustarsi i capelli.

 

Festa del grano!

Il  grano, lemma che deriva dal latino granum, frumento; chicco,  e l’essere umano hanno una lunga storia in comune, da alcuni ritrovamenti fossili sembra che già 10.000 / 8.000 a.C.  gli esseri umani coltivassero questo frumento. In Italia la coltura cerealicola nell'età neolitica è accertata dai ritrovamenti delle palafitte lacustri attorno alle rive meridionali dei laghi alpini e nel basso piano padano. La prima testimonianza scritta, dove si parla di pane e di birra, la ritroviamo nel codice dì Hamurabi, un sovrano della prima dinastia di Babilonia, vissuto intorno alla metà del 1.700 a.C. In una tomba dell’Antico Egitto è stata ritrovata una forma di pane a focaccia piatta di circa 3.500 anni fa e sembra che siano stati gli egiziani a scoprire che lasciando fermentare l'impasto di farina si sviluppa gas capace di far gonfiare il pane. Anche gli antichi Greci e Romani furono grandi consumatori di pane. Durante il periodo di Roma capitale del mondo il pane è stato l'alimento base per la popolazione. Il primo negozio di pane fu aperto a Roma nel 150 a.C. e ben presto il pane sostituì una polenta fatta con farina di cereali, chiamata "plus", che era usata in tutta Italia. Un grande interesse per questo alimento si ritrova anche nel Medioevo; infatti i signori feudali imponevano ai propri sudditi di utilizzare, per macinare il grano e per far cuocere il pane, solo i propri mulini ed i propri forni. Ben presto però il pane quotidiano diventò un cibo incerto ed incominciò ad apparire lo spettro della fame. Il 1348, l'anno della peste, sembrò la fine del vecchio mondo, con la classe contadina avvilita e affamata, si fermò la storia del pane. Durante il Rinascimento, con tutto il fiorire delle arti e dei mestieri, riprese valore l'arte dei fornai e si usavano macchine simili a quelle ritrovate , ai giorni nostri, negli scavi di Pompei. Anche successivamente, nei momenti di crisi, i fornai furono considerati incettatori ed affamatori del popolo, come riporta il Manzoni nei Promessi Sposi" rievocando la sommossa del pane. Il 7 Giugno 1640 dei contadini catalani, chiamati segadors, mietitori in catalano, armati di falci entrano a Barcellona, uccidendo i funzionari del re di Spagna Filippo IV e dando il via alle sollevazioni per l'indipendenza della Catalogna. Altre reazioni popolari ci sono state anche, in varie epoche, contro le imposte sulla panificazione e la tassa sul macinato. Veri e propri tumulti si sono verificati in Val di Sieve, in Romagna, in Emilia in seguito all'introduzione della tassa sul macinato decisa dal governo italiano nel 1868 e abolita nel 1880. Una curiosità,  il  pane bianco, fino alla rivoluzione francese, era un alimento destinato ai ricchi. La povera gente si nutriva di pane nero, un pane che, secondo i dietologi, è più sano e nutriente di quello raffinato e lavorato che oggi si può trovare nella più moderna panetteria. Se oggi il pane  è considerato l'elemento base dell'alimentazione umana, non è stato però, il primo alimento dell'uomo. Infatti i più antichi abitanti della Terra si nutrivano di carne, di pesce, di piante e di erbe, di frutti selvatici ed anche del latte di alcuni animali. Per ricavare il pane è necessaria la a mietitura, al pari della vendemmia, ha un posto particolare nel calendario della campagna. Tra le attività  dell’azienda agricola, uno dei momenti più significativi. e se la vendemmia è sempre stata l’ultima operazione dell’annata agraria prima di San Martino con la  raccolta delle uve, la prima grande attività una volta dell’agricoltura era l’operazione di raccolta dei cereali maturi che consiste nel taglio delle piante. Oggi la raccolta delle spighe è un’operazione che viene svolta con macchine mietrebbiatrici imponenti, grandi come palazzi, che raccolgono le spighe e separano immediatamente i chicchi, passando alle rotoimballatrici i residuati che vengono subito trasformati nelle balle tonde, che hanno preso il posto dei covoni di paglia. La mietitura una volta era seguita dall’altra operazione di riunire in fasci o covoni le spighe. Se ripenso al grano, mi. viene in mente dei campi d'oro ballando nel vento, come le onde del mare, mi viene in mente i ricordi da ragazzo alle giornate assolate ed ai ricordi di persone anziane che narravano di covoni di paglia profumati dalla fatica del loro lavoro, le risa e i canti nei campi nella meravigliosa estate! Il ricordo di stare sotto l’ombra maestosa delle maestose querce sotto l’arsura del sole cocente. Ma con il lemma grano non si indica solo il frutto della terra, il grano era anche una moneta del Regno delle Due Sicilie, battuta per la prima volta da  Ferdinando I d’Aragona ed era anche una moneta dell’Ordine di Malta. In musica si intende come grano un microevento sonoro al limite della percettibilità uditiva. In meccanica con il lemma inglese “grub screw” si denomina una vite con due estremità, una conica "a punta" e l'altra priva di "testa", così conformata in modo da poter passare completamente attraverso il foro filettato. Al posto della "testa", per poter avvitare e svitare il grano, si trova un intaglio per il cacciavite oppure un foro esagonale entro il quale si può inserire una  chiave a frugola. Con grano si intende anche un particolare tipo di valvola, solitamente usata dalle aziende che gestiscono la rete di distribuzione idrica, utile per ridurre opportunamente la quantità massima di acqua,  al minuto, che può essere assorbita dall'utente interessato. 1451 Grano è un asteroide scoperto nel 1938. Con grano si indica un unità di misura usata in Inghilterra, usata per pesare i diamanti e le perle, e viene anche indicata per misurare il peso delle pallottole. In toponomastica in Italia è una frazione del comune di Vezza d’Oglio in provincia di Brescia, Lombardia. Si trova anche un toponimo simile in Germania nel Brandeburgo e negli Stati Uniti, Nel Dakota del Nord.. Come si può vedere il grano è entrato molto in profondità nel dna non solo come alimento ma come parte della nostra storia di esseri umani.

Favria, 18.07.2014      Giorgio Cortese

 

Secondo Aristotele, gli Ateniesi hanno inventato il frumento e le leggi: del frumento hanno poi sempre fatto uso, delle leggi mai. E noi dopo migliaiia di anni continuano a persevera nell’errore

 

Ghirba

Pensate all’origine di questo lemma ghirba che deriva dall’arabo qirba, otre di pelle. Era un otre  di pelle usato da tribù dell’Africa per trasportare l’acqua: la parola, portata in Italia dai soldati italiani della guerra d’Africa del 1895-96 e di quella libica del 1911-13, è rimasta nell’uso di reparti militari, soprattutto alpini, per indicare l’otre di pelle per il rifornimento di acqua, e presso i campeggiatori, per indicare il recipiente di tela impermeabilizzata (o di materiale plastico) che generalmente viene appeso ad alberi o tende per mantenere fresca l’acqua da bere. Ed è rimasto anche il suo significato metaforico di pelle,  come allegoria della vita, in frasi del gergo militare: riportare a casa la ghirba., salvare la pelle; lasciarci la ghiba., rimetterci la vita

Favria,  1907.2014 Giorgio Cortese

 

Nella vita bisogna sempre pensare come esseri umani d’azione ma poi agire come  esseri umani di alto pensiero

 

Memento Marò!

Marò! Come si può restare indifferenti, o distratti, di fronte al dramma umano dei due militari concittadini trattenuti in India. Non volevo ritornare sul caso dei fucilieri della Marina Militare, per quanta carta sia stata stampata invano in questi quasi tre anni, quelle che si chiedo è solo giustizia per le povere vittime dei pescatori, giustizia per i due marò cinicamente utilizzati e strumentalizzati dai vari soggetti politici in Italia che in terra di India.  Quello che chiedo è solo giustizia per gli accusati, che protestano con tenacia e grande dignità la propria innocenza e hanno diritto, in una sede propria, a un rigoroso e affidabile processo. Ma più passa il tempo, più temo che in questa storia, ormai resa tristemente poco trasparente da troppe manipolazioni delle leggi, delle prove e delle notizie, di giustizia se ne troverà poca comunque vada a finire. Giustizia nel ripristinare i principi cardine del diritto che sono stati violati in molti modi da controparti indiane che sono arrivate all’assurdo, per poter rivendicare la propria competenza per un fatto avvenuto in acque internazionali, di ipotizzare il processo "per pirateria" a carico di due militari impegnati in un’operazione internazionale "contro la pirateria". In coerenza con quanto ho appena ricordato aggiungo che se l’Italia si fosse comportata o ancora dovesse comportarsi riguardo alle vittime indiane e alle loro famiglie così come si sono comportati gli Stati Uniti nel caso della tragedia del Cermis. Già, Vi ricordate quanto avvenne il 3 febbraio 1998 un aereo statunitense che volava ben al di sotto dell’altezza minima di volo prescritta dalle regole dell’aria, tranciò il cavo della funivia del Cermis causando la morte di venti persone. I due piloti, del Corpo dei Marines, non vennero mai perseguiti dalla Giustizia italiana. Ecco se anche noi adesso ci mettiamo nel fare giustizia per quei poveri pescatori indiani arrivando alla cinica conclusione che si siano suicidati da soli, ecco che allora, come italiano mi vergognerei di essere cittadino di questo Paese. Ma non mi sembra un’ipotesi reale e non voglio neanche pensare a questa eventualità.

Favria   20.07.2014    Giorgio Cortese

 

E’ importante lo sforzo di affrontare i problemi importanti sempre rimanendo calmi e sereni,infatti la rabbia offusca la ragione.