30 volte degli straordinari GRAZIE!!!
Oggi 1 agosto si è svolto a Favria un prelievo straordinario
che aveva come scopo il prelievo di sangue mirato, il gruppo zero e il recupero di
donatori con vari gruppi sanguigni che da diversi anni non donavano più! Siesta stati
stupendi, un grazie di cuore ai 28 donatori straordinari che hanno risposto allappello,
un grazie sincero a due nuovi straordinari donatori. Un grazie allequipe
medica ed un grazie a tutto il Direttivo che con impegno e slancio ha collaborato un mdo
encomiabile. La donazione di oggi mi fa riflettere che ogni anno migliaia e migliaia di
persone hanno salva la vita grazie a una donazione di sangue, ed anche in questo settore
il volontariato della Fidas spicca per impegno e voglia di progredire, come nel caso
odierno.
Personalmente ritengo i donatori di sangue dei veri
angeli salvavita ai quali stringo idealmente la mano uno per uno anche a nome di
chi dal vostro sangue ha riavuto la vita o la salute
Un immenso grazie ed alla prossima giovedì 14
agosto a Favria, To, ore 8-11,00 cortile interno del Comune, perché lemergenza
sangue non conosce crisi e non va mai in vacanza.
Favria, 1.08.2014 Giorgio
Cortese
La bellezza esteriore colpisce locchio, ma il merito di
una persona conquista lanimo
Che strano destino hai patata! Nasci nella terra, ma appena
cresciuta Ti porto alla luce e poi ti pelo la pelle ruvida ti pelo tutta
e poi Ti
divido in tanti pezzi a volte Ti metto a mollo senza pelarti, altre volte pelata e
tagliata e fette di metto a friggere nellolio, patata bianca, gialla o rossa sei una
delizia per la bocca e calda e croccante di gusto nel palato dal tuo sapore
prelibato
Essere anziani non si improvvisa per arrivare occorrono anni.
Se è vero che ogni essere umano vorrebbe vivere a lungo senza
però invecchiare, è anche vero che nella vita di ogni giorno vale di più lombra
di un anziano, che la presenza d'un giovane.
Alcuni affermano che gli anziani sono stanchi e aspettano quel
momento. Io credo che non si è stanchi mai di vivere, forse la stanchezza proviene solo
da una sterminata malinconia, per non essere più ascoltati.
Essere anziani non è solo una questione puramente anagrafica,
anziano è chi non desidera affrontare la vita, purtroppo molti di questi vecchi hanno
solo venti anni.
Personalmente ritengo gli anziani sono due volte giovani
perché vivono sempre il presente, ricordando il passato e vivono il loro presente
giocando ed insegnando a noi giovani come sfidare il futuro
Favria, 2.08.2014 Giorgio Cortese
Certe persone credono di pensare ma in realtà stanno solo
ricostruendo i loro ottusi pregiudizi
La baia del silenzio
Il mondo è di per sé sonoro, mentre il vuoto è silenzio
sempre. Invece ciò che nasce dallanimo calmo nellanimo calmo in esso non
si dissolve. Quando il silenzio è rumore il tempo si ferma ed i miei pensieri si
dissolvono. Sono in questi pochi istanti che nascono delle idee luminose. Ma molte volte
neanche poi me ne accorgo sempre preso dal ritmo quotidiano che conduce alla noia. Sempre
immerso nel rumore non mi accorgo che gli attimi di silenzio mi donano tiepidi attimi di
felicità. Quando il silenzio è rumore il tempo si ferma ed i sogni si dileguano
spinti via dal vento. La civiltà contemporanea è la civiltà del rumore. Anche in tv si
urla sempre per farsi notare, per non parlare dei comizi politici, nei grandi
discorsi di piazza delle ultime elezioni. ma il momdo che ci circonda non solo si osserva,
non solo si legge ma si ascolta. Il secolo passato e linizio di questo sono
secoli del rumore. Pensate che già ai primi del 900 i futuristi interpretano e
anticipano i tempi. Fanno vedere il rumore, nelle loro sculture, nelle loro pitture, nei
loro scritti sono 'rumorosi'. Provano a innovare la musica introducendo uno strumento
chiamato 'intonarumori', ma anche gli 'scoppiatori', i 'rombatori', i 'sibilatori', i
'gorgogliatori', i 'crepitatori', gli 'stropicciatori' e via dicendo. Con essi, piuttosto
che con ottoni e violini, pensano di meglio interpretare la società moderna. Il fatto che
poi il primo concerto per 'intonarumori', al Teatro Dal Verme di Milano nel 1914 sia
finito in una rissa, scatenata dai vari Marinetti, Boccioni e Carrà, scesi in platea per
prendere a pugni i contestatori, rientra nella logica della civiltà del rumore. Ma
la civiltà industriale, quella del rumore, per intenderci, ha però le sue origini
nell800. E non è un caso che proprio nella seconda metà di quel secolo ci siano
artisti capaci di aprire le porte al nuovo secolo proprio attraverso il rumore. Il
treno, macchina rumorosa per eccellenza, è al centro di quel romanzo anticipatore
della cultura novecentesca che è La bestia umana di Emile Zola, in cui è descritto in
toni noir e dissoluti un mondo stregato dalla ferrovia, e quindi dal rumore. Nel LUrlo
di Munch, del 1885 interpreta perfettamente langoscia delluomo
davanti alla modernità che tutto travolge. Un dipinto che si può collocare accanto al
fischio del vapore o allo sferragliare di una locomotiva. Stiamo nel mondo con tutti i
sensi, ma recepiamo per la maggior parte con la vista e con il rumore. Oggigiorno molti
ritengono che a fare più chiasso si viene notati di più. Purtroppo siamo in una
società dove tutta la vita è rumore. Fino a poco tempo fa solo la morte è
silenzio. Ma noi siamo riusciti a rendere rumorosa anche questa. Oggi è sempre più
comune sentire applausi a un funerale. Il rumore è il degrado della nostra civiltà e
basta ascoltare la tv per capire. Ormai siamo alla fiera del privato ostentato in pubblico
attraverso il rumore, molti pensano infatti :faccio rumore quindi esisto.
Insomma una percezione fasulla della propria esistenza. Ormai è tutta una perenne notte
bianca a tutto volume. Tutti si sentono in diritto di fare rumore... Si urla anche
quando non serve. Pensiamo alla mania di protagonismo di chi parla al telefonino facendo
conoscere a tutti la sua vita privata. Siamo al paradosso: la privacy degli altri ti viene
sbattuta in faccia senza che ci si possa difendere. Ma in quei attimi in cui riesco a
stare nel silenzio, impresa sempre di più difficile, sulla tela del tempo contemplo
il mondo che scorre davanti ai miei occhi. Montagne di sabbia si infrangono su orizzonti
di speranze andate deluse, sorvolo il pensiero che la vita sia una steppa di carte
truccate. Volo nel regno del silenzio dell osservare anche per Te che cerchi di
leggermi con il pensiero, non ad alta voce, perché il suono della mia stessa voce
che adesso sarebbe rumore non parole ma solo rumore fastidioso che mi distrae dal
pensare. Ecco cosi giungo in quel luogo felice del mio animo la mia baia del silenzio dove
voglio volare incontro a nuovi sogni appeso al filo di un aquilone colorato dalle mie
passioni, qui il silenzio illumina l'animo, sussurra calma e serenità. Qui il
silenzio in questa baia del mio animo mi porta lontano da me stesso e mi fa veleggiare nel
firmamento della gioia e pace interiore .
Favria 2.08.2014 Giorgio Cortese
Il temporale
Il temporale un mix di tuono e suono dentro a fitte nuvole nere
perse nel cupo cielo che ha smarrito la luce del sole
Jè doe seuri binele che se soren dapres e se
ciapen mai, cò lè?
Ci sono due sorelle gemelle che si corrono dietro e npon si
prendono mai?
Le roe del cher, le ruote del carro.
Da vivv le boele nt el corp, da morte l cor pent le
boele, cò lè?
Da vivo le budelle nel corpo, da morto il copo nelle budelle,
cosè?
El crin, il maiale
Le gibigiane del fellone.
Cè gente che ama parlare di niente. È lunico
argomento di cui sa tutto. Insomma ci fanno vedere delle gibigiane con il loro fare da
squallidi felloni. La voce gibigiana significa quel riverbero di sole che da ragazzi
si faceva addosso alle persone con uno specchietto, ma significa anche di una donna che
sfoggia un'eleganza vistosa. E una voce di origine dialettale di origine lombarda. Letimologia
della voce forse nome composto, nella seconda parte del quale si può riconoscere un
gianna, strega, dal nome della dea mitologica Diana, che sopravvive in tanti
dialetti del nord Italia con il senso di strega, poi in milanese cè il
termine di giübiana, fantasma, giobia, giovedì, giorno delle streghe. In Piemonte
si usa il lemma veccia, i Modenesi spirito folletto; i Napoletani la chiamano la
palommella; i Corsi lucciola; in Romagna bagliore. Il suo ingresso nella lingua
italiana è dovuto ad Alessandro Manzoni in una sua poesia giovanile, conosciuta appunto
come Gibigiana: "Del sole il puro raggio/ rotto dall'onda impura,/sulle vetuste
mura/gibigianando va". La politica dei nostri tempi ha riscoperto in modo decisivo
una figura. Quella del demagogo che fa direttamente appello al popolo: lo blandisce o lo
incita, proiettandolo, apparentemente, al centro della scena pubblica. Questi felloni, dal
medievale fellonis, forse di origine celtica feal con il significato di malvagio,
poi passato al provenzale fels, e da qui allitaliano con il significato di
traditore, ribelle, persona perfida, sleale. Per queste persone le ricette per ingannare i
cittadini sono eterne,dalla capacità di puntare tutto sulla comunicazione alla
semplificazione senza ritegno di ogni cosa, dal suscitare la paura alla promessa
dell'ordine, dallorganizzare sempre delle feste e dal distribuire cibo o altri
generi al fine di avere il consenso dei più poveri, assicurare il tutto ed il suo
contrario, promettere tanto e mantenere quasi nulla, la de La vittima perfetta di questi
demagoghi ad ogni livello è sempre un preciso tipo umano e psicologico, lhomus
pseudofurbus, quello che, sentendosi più furbo degli altri, sillude di potere
facilmente fare fesso il prossimo. Lesca che lo porta ad abboccare, la molla che lo
spinge in trappola è sempre la stessa. Ad accecarlo con delle fallaci gibigiane da parte
del fellone di turno è al tempo stesso la fiducia incondizionata nella personale astuzia
e la radicale sfiducia nellintelligenza altrui. È lidea di essere sempre il
più dritto in un mondi di polli, un pollo che si pensa un aquila. Una visione del mondo
che contiene anche una disgustosa morale, secondo la quale i polli, in quanto polli,
meritano di essere spennati. Una singolare idea di meritocrazia, diffusissima ma
rigidamente individualista, se infatti il furbo fosse mai sfiorato dal sospetto di essere
in compagnia di altri milioni di furbi come lui, lincantesimo si spezzerebbe. Questi
poveri polli che si fanno intortare dalla gibigiane dei felloni di turno si pensano anche
loro dei felloni e pensano che la società sia simile ad una giungla in cui vige la
legge del più furbo. Poveretti se si rendessero conto un attimo che nella quotidiana
giungla non sono i predatori ma la preda, forse si renderebbero conto di come vivono.
Certo è unoccupazione assai faticosa, per i furbi, dover sempre dissimulare la loro
scarsa sincerità e rimediare alla parola mancata. I furbi sono individui che conoscono la
verità ma che la sostengono solo se è loro utile, altrimenti l'abbandonano. Quando
conosco bene questi furbi mi vanto allora di essere un grande fesso. e per le
quotidiane gibigiane inforco sempre gli occhiali da sole della mia coscienza, giudice si
severo ma sempre infallibile.
Favria 3.08.2014 Giorgio Cortese
Enduvinej:
Tré ch van, trè che veno, tre cga fan la tricotrà,
trè cha fan la tricotrena, trè cha sbato la quajà, trè cha pesco,
tre cha lesco, tre cgai fan la barba al vesco e trè chas na rinfresco,
cò lè?
Indovinello piemontese che trovo difficoltà nel tradurre perché
molti termini della fantasia popolare sono abbinati, per indicare un movimento frenetico
Dòi lusent, doi pognent, doe lavasse, quat pson a na ramassa,
cò lè?
Due cose che luccicano, due che pungono, due foglie grandi,
quattro pistoni ed una scopa, cosè?