Una goccia di sangue da la vita. Allora che aspetti dai vita alla vita. Vieni a donare a Favria giovedì 14 agosto cortile interno del Comune, dalle ore 8 alle ore 11,00. L’emergenza sangue non va mai in vacanza!

 

Nella vita non si deve mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa

 

Ritornare ad avere…cuore

Osservando un recente quadro fatto da una madre, bravissima pittrice, quadro che rappresenta un cuore pulsante, per il compleanno, quaranta anni del figlio mi viene da riflettere che il  cuore non è solo un organo vitale per la nostra vita è anche la dimora dell’animo. Secondo gli Egizi il cuore era il produttore incessante di ogni conoscenza, per i greci e dopo per i romani il cuore era il   centro della vita dei poeti lirici, non solo di allora ma anche per poeti più recenti come di Baudelaire, che gli attribuiva l’essenza della passione e della poesia. Il cuore immaginato come elemento per fare regnare l’armonia dei diversi spiriti, e di condurre questa armonia alla purezza del vuoto secondo il taoismo…il cuore non solo organo che pompa il sangue e ci mantiene vivi ma molto di più. Mi ritornano alla mente le parole del grande ed immenso scrittore russo Tolstoj, l’autore di:”Guerra e pace o Anna Karenina”: “Un uomo può ignorare di avere un cuore; ma senza cuore, come senza religione, un uomo non può vivere”. Questa frase ha una sua dimostrazione nelle vicende di vari personaggi che o sono senza cuore, gretti come l'avvocato Karenin, il marito di Anna, o depravati e disonesti come i nobili Kuragin, oppure sono puri, generosi e fedeli come la Natascia di Guerra e pace o il semplice soldato-contadino Platon Karataev dello stesso romanzo. Oggigiorno, la nostra attuale società sempre di più materiale e premiante dell’apparente e del futile, la crisi non ci sta insegnando nulla, porta ad  esaltare figure capaci di essere impassibili e insensibili, pronte a passare indifferenti davanti alla sofferenza altrui, cinici nel programmare il proprio successo, anche a costo di calpestare ogni morale e ogni rispetto. Ebbene, grazie al quadro, mi viene in mente quanto mi rammenta Tolstoj che non ha senso una vita senza il fremito della coscienza e senza il motore interiore di una fede. Certo, il cuore è un simbolo per indicare tante cose, compresa anche l'istintività o il sentimentalismo vago e sdolcinato. Ma nel suo significato più autentico è la vera cartina di tornasole dell'umanità. Bisogna aver paura di una persona senza cuore perché è pronta a tutto: straccia non solo i sentimenti altrui, ma perde anche ogni dignità propria. Ricordo che nella vita quotidiana ogni azione e sterile senza il cuore, perché il cuore del dipinto significa anche che questo organo umano genera molteplici reazioni, ma forse dimentichiamo una minore ma significativa: la tenerezza dolce e delicata, sobria e intensa.

Favria,  4.08.2014  Giorgio Cortese

 

Enduvinej:

Un s’èn brich, l’aut ès aut, s’arriso ij dent un cun l’aut, cò l’è?

Uno su di un cucuzzolo, l’altro sull’altro, si digrignano i denti l’uno con l’altro, cos’è?

 

Pare ten, mare sciapa, fija scapa, cò l’è?

Padre tiene, madre spacca, figlia scappa, cos’è?

 

Ritengo che rispettare gli avversari paga sempre,  può darsi che questo atteggiamento nuoccia alla loro reputazione.

 

Il prode ettore

Non parlo dell’eroe omerico, il mio preferito, ma di un simpatico cane conosciuto aieri ad un pranzo. Si ad un pranzo perché era accompagnato dal suo padrone, parlo di un piccolo Schnauzer nano, cosi ho pensato che fosse di questa razza,  perfetto sia per vivere in casa, anche in piccoli appartamenti, sia come cane da guardia in spazi aperti. Di origine tedesca, venne utilizzato da molti come cacciatore di topi. È proprio il suo simpatico muso, incorniciato da barba e baffi, ‘schnause’, ad aver dato nome alla sua razza, che venne riconosciuta nel 1895. Alcuni alcuni esemplari compaiono anche in dipinti di Rembrandt e allora era già presente dal XVI secolo. In passato, al cane venivano tagliate le orecchie e la coda, ma questa pratica è caduto in disuso in tempi recenti. Lo schnauzer è un cane da utilità antico, infatti era utilizzato per scortare nei boschi le carrozze di cavalli, anticipandole al trotto, e vigilare sul cammino di queste segnalando ogni tentativo di incursione e aggressione. Questa attitudine fa sì che, ancora oggi, lo schnauzer ed i cavalli si trovino naturalmente e reciprocamente a proprio agio. Ed è allora ben giustificato il nome ettore a questo intelligente e simpatico cane che come  l’eroe omerico era il domatore di cavalli per eccellenza. Pensando al cane, ed ai cani di compagnia mi viene in mente quanto scriveva il  romanziere ottocentesco francese Victor Hugo: “A chi è solo, Dio dona un cane. Il cane è la virtù che, non potendo farsi uomo, si è fatta animale”, un’ idea è curiosa e gradevole.Nell'anonimato delle città, ma ormai anche nell'indifferenza dei paesi, si hanno folle di solitudini che non s'incrociano mai. E così l'unico dialogo possibile, l'unico affetto da donare e ricevere è concentrato su un cane o un gatto. Certo, per queste persone essi sono un dono di Dio, ma forse potremmo donare loro anche un po' di calore umano, di parola e di amicizia. La mia ignoranza sulle razze canine è immensa, prova ne è che ol cane ettore non è uno Schnauzer nano ma bens’, come comunicatomi dalla madre del proprietario che lo ha immortalato in un bellissimo quadro un Jack Russel. L’origine di questa splendida razza  risale all’Inghilterra del 1795, e più precisamente Darthmout nel Devon. Jack Russell trascorse la maggior parte della sua vita come pastore della parrocchia di Swymbridge. Cavaliere emerito e grande cacciatore si dedicò appassionatamene all’allevamento e alla selezione dei terrier. Selezionò un tipo di cane capace di correre con il “Foxhound” e di andare poi sotto terra per stanare le volpi o gli animali che allora veivano. Ritornado al prode ettore  non è un cane  di piccola taglia, certo è piccolo, ma la destrezza di un equilibrista che gioca  all’interno di un negozio della Swarosky con l’energia di un elefante. Forse non sono un buon conoscitore di razze canine  ma dobbiamo ricordare che siamo soli, assolutamente soli su questo pianeta fortuito e fra tutte le forme di vita che ci circondano solo una, il cane  ha stretto alleanza con noi. e chi    non ha avuto un cane non sa cosa significhi essere amato. Perché il cane   è un eterno Peter Pan, non invecchia mai, perciò è sempre disponibile ad amare ed essere amato.

Favria  5.08.2014   Giorgio Cortese

 

Mi rendo sempre più conto che la  storia offre più esempi della fedeltà dei cani di quella degli amici, certo i cani  non sono tutto nella vita, ma riempiono degli spazi della nostra esistenza. Alla notte quando sento un’ abbaiare lontano di un cane, il pensiero mi riporta a  luoghi cari e ben noti e mi fornisce la più bella prova dell’immortalità dell’anima.

 

E Tu di che menta sei?

La profumata menta principessa dell’estate Ma questa pianta profumata ha una sua origine mitologica singolare. Sino dai tempi remoti si hanno notizie della sua coltivazione da parte dei cinesi che ne  vantavano le proprietà calmanti e le sue virtù antispasmodiche. Inoltre sembra che gli antichi Egizi la coltivassero già 1000 anni Avanti Cristo; fu molta utilizzata dagli antichi romani, venne usata da Galeno come pianta medicinale e dai Greci che nella loro mitologia, le attribuirono un'origine curiosa. Secondo la  mitologia Greca, deriva da quello di una ninfa: Minte, amata da Ade, che Proserpina, sua moglie, per gelosia, tramuta pianta. Ade mosso da compassione le conferì un aroma inconfondibile e piacevole. Da allora la Menta divenne un'erba molto conosciuta ed apprezzata. Ippocrate considerava la menta un afrodisiaco, mentre Plinio ne vantava l'azione analgesica. I Greci e i Romani la usavano molto per profumare la persona, le acque per il bagno e per prepararsi infusi. Una volta era usata come cicatrizzante, posta a macerare nell'olio di oliva per un mese al sole. Gli erbari di una volta le attribuivano un notevole impiego; per le influenze, i raffreddori, per il mal di pancia, meteorismo e per disturbi gastrici e biliari. Oggi pensate che la menta nelle sue   numerose varietà viene  utilizzata per delle pastiglie della Ricola, per i chewing gum, utilizzata in bevande dissentanti o con il latte, con il rhum, con zucchero di canna e lime nel mojito, oppure in insalata o in frittata. Insomma ognuno ha la sua menta preferita. Personalmente  ritengo la bellezza come lo stupore nell’animo, spesso è semplice come il desiderio del cibo preferito. Non posso sire altro per spiegarlo se non che è simile al profumo della menta del mio balcone, infatti la posso solo odorare, perché il profumo è il fratello del respiro.

Favria,  6.08.2014   Giorgio Cortese

 

Enduvinej:

Tré ch’ van, trè che veno, tre cg’a fan la tricotrà, trè ch’a fan la tricotrena, trè ch’a sbato la quajà, trè ch’a pesco, tre ch’a lesco, tre cg’ai fan la barba al vesco e trè ch’as na rinfresco, cò l’è?

Indovinello piemontese che trovo difficoltà nel tradurre perché molti termini della fantasia popolare sono abbinati, per indicare un movimento frenetico

J’avie, le api

 

Dòi lusent, doi pognent, doe lavasse, quat pson a na ramassa, cò l’è?

Due cose che luccicano, due che pungono, due foglie grandi, quattro pistoni ed una scopa, cos’è?

La vaca, la mucca, in gergo le orecchie, specie quelle grandi vengono chiamate lavasse e la lavassa è anche il nome della foglia

 

Un uomo forte fa un popolo debole, ma un popolo forte non ha bisogno di un uomo forte e solo al comando.

 

Il timido codirosso.

In questi giorni di luglio, sono riuscito a togliere, finalmente le patate, approfittando di una pausa del continuo maltempo, e asciugandomi il sudore della fronte che cadeva copioso, non è il mio mestiere, nella pause sono rimasto attratto da un piccolo uccello, visto nei libri ma mai osservato dal vero, il timido codirosso. Un piccolo passeriforme appartenente alla famiglia dei turdidi. La livrea nuziale del maschio è tra le più colorate tra gli uccelli migratori e il suo piumaggio è inconfondibile, il colore rosso-ruggine della coda e del groppone, comune sia al maschio che alla femmina ne hanno decretato il nome comune con cui viene chiamato. Il suo richiamo risulta molto gradevole, a differenza del canto, possiede però molta attitudine a imitare il canto degli altri uccelli, come lo stornello. Si ciba di insetti, soprattutto di mosche e farfalle, che ghermisce al volo  e aggiunge alla sue dieta anche numerose specie di bacche. Nel campetto dove ho tolto le patate con l’aiuto dei miei familiari, non ci sono tanti gatti e nessuna gazza  e pertanto questo passeriforme ha nidificato nella fessura di un vecchio fienile, in un luogo riparato sia dai predatori alati che dai predatori felini. Il codirosso è un visitatore estivo, protetto, dell’Europa, è un uccello migratore che sverna nei paesi tropicali del  Mar Rosso fino ai laghi africani, insomma va in vacanza sneza neanche bisogni di prendere l’aereo. Durante l'estate vive in tutta l'Europa fino in Siberia, ma anche in Nord Africa. Pensando al protetto nido del Codirosso mi è venuta in mente una frase del  poeta inglese William Blake, 1757-1827: “All’uccello un nido, al ragno una tela, all’uomo l’amicizia” ma fare amicizia è semplice, la cosa complicata nella vita diventa   mantenerla a lungo. Perché l’amicizia è come  un quadro con milioni di   sfumature, ma solo chi mi ha coinvolto e mi ha avvolto nel suo immenso dare ha potuto colorare il mio animo. ma è anche vero quel vecchio detto greco che: “Ad un cattivo nido una cattiva covata”. Certe persone sono dei veri maestri dell’inganno li frequenti per anni e dopo anni scopri la fregatura, allora diventi simile ad un fiammifero, ti fregano una volta sola e poi ricevono come risultato la stessa   moneta. Purtroppo questo è anche il risultato della società attuale, dove i valori morali sono opportunamente dimenticato dal fanfalucco di turno, una società liquida che si regge soprattutto sull'astuzia, sull'imbroglio, sul tranello, sulla turlupinatura dell'altro. E le vittima che cosa fa, elabora anticorpi e si attrezza a ripagare chi l'ha raggirata con un'analoga trappola. E così si inquinano i rapporti interpersonali, si immiserisce lo stile di vita, si imbarbarisce la politica. Purtroppo, però, la catena non si spezza mai perché l'inganno è una scorciatoia che trova sempre terreno aperto. Nel Principe il solito diffidente Machiavelli osservava: “Sono tanto semplici gli uomini che colui che inganna troverà sempre chi ingannare”Ma il nido del codirosso mi insegna che nonostante tutto bisogna avere fiducia negli esseri umani perché le  prove, le fatiche, le delusioni e le amarezze non riescono mai a pesare di più della gradevolezza e della trasformazione interiore che l’amicizia e la fiducia opera nell’animo. Ritengo che l’amicizia non sia un dovere, essere amico, per me,  è un onore che porto dentro al cuore ogni giorno.

Con amicizia

Favria,    7.08.2014     Giorgio Cortese

 

Quello che abbiamo bisogno è di un Governo saggio e  semplice che deve impedire ai suoi cittadini di farsi del male a vicenda, ma lasciarli comunque liberi per la loro personale ricerca di operosità e di miglioramento. Insomma  il governo non deve togliere di bocca a chi lavora il pane che si guadagna in tasse e balzelli vari. Questo è un buon governo

 

Res Gestae favriesi da portatori di luce a Tarello

In Italia ci sono circa 260 persone che portano questo cognome di cui un centinaio sono in Piemonte, il cognome Tarello è il 13 605° più diffuso in Italia.  Secondo l’araldica pare che sia originario di Oneglia,  in Liguria, donde si diramarono a Genova, per decreto di cittadinanza a favore di Andrea Garello nel 1491, Se ne trovano tracce nel 1528 e nel 1626 e poi per un errore di trascrizione strenne divenuto Tarello. Secondo una seconda fonte il cognome Tarello tipico del biellese e di Viverone in particolare, dovrebbe trattarsi dell'aferesi di nomi o di cognomi come Bertarello, secondo altri deriverebbero invece da soprannomi dialettali originati dal vocabolo tarell,  randello, bastone. Ma il cognome Bertarello da cui proviene per elisione iniziale della radice deriva dal nome gotico berta,  luminoso e da quello celtico, bert, portatore, insomma portatore di luce

Favria,  8.8. 2014  Giorgio Cortese